Concilio di Orange: differenze tra le versioni

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Agostino sosteneva che gli esseri umani sono tanto contaminati dal [[peccato]], (sia perché a causa del peccato di [[Adamo]] ha corrotto l'intera sua discendenza contaminandola e perché il [[peccato]] è radicato nella natura umana) che noi non possiamo che scegliere e fare il male. Dato che gli esseri umani, secondo questa concezione, non sono in grado di scegliere di stare dalla parte di Dio, Dio stesso, mediante la sua grazia, sceglierebbe chi fra gli esseri umani è destinato alla salvezza ([[predestinazione]]). Agostino, così, respinge per l'essere umano la capacità di pervenire da sé stesso alla [[Salvezza (Bibbia)|salvezza]].
 
Al tempo del '''secondo concilio di Orange''' del [[529]], era emerso il [[Semipelagianesimo]], il tentativo, cioè, di raggiungere un compromesso fra l'[[Agostinismo]] ed il [[Pelagianesimo]]. Di fatto, molti fra coloro che sostenevano il [[Semipelagianesimo]] erano più vicini ad Agostino che a Pelagio. Essi semplicemente non erano disposti a seguire la logica delle posizioni di Agostino fino alle sue conclusioni, cioè quelle alle quali più tardi sarebbe giunta la teologia nelle dottrine della [[predestinazione]] ([[Giovanni Calvino]]: Dio solo sceglie chi debba essere salvato), come pure quella della [[doppia predestinazione]] ([[Beza]]: non solo Dio sceglie chi debba essere salvato, ma anche chi debba rimanere in stato di perdizione e sia passibile di [[inferno|castigo eterno]].
 
Fondamentalmente il [[Semipelagianesimo]] seguendo le idee del monaco francese [[Giovanni Cassiano]], concorda con Agostino che da solo gli esseri umani non possono decidersi per Dio, ma afferma che Dio, attraverso lo [[Spirito Santo]] mette in condizione gli esseri umani di volgersi dal male verso Dio. Ne risulta che il [[Semipelagianesimo]] respinge sia l'idea emergente della [[predestinazione]] come pure l'idea della [[perseveranza dei santi]]. Pelagio era stato condannato come [[eresia|eretico]] per aver negato la dottrina del [[peccato originale]], e così sono le idee semipelagiane quelle che si affermano nei '''Canoni del concilio di Orange'''.
 
I '''Canoni del Secondo concilio di Orange''' respingono chiaramente ciò che più tardi sarà conosciuta come [[doppia predestinazione]]. Agostino non l'aveva di fatto sostenuta perché il suo interesse principale, rispondendo a Pelagio, risiedeva nell'idea di depravazione e di grazia. La questione della [[doppia predestinazione]] sarà soprattutto oggetto dell'attenzione della [[Riforma protestante]] come sarà resa popolare da [[Beza]], ed emerge fortemente nel [[Sinodo di Dordrecht]] ([[1618]]-[[1619]]) contro [[Jakob Hermandszoon|Giacomo Arminio]].
 
I Canoni del Concilio di Orange aiutano a rendere stabile la dottrina agostiniana della [[depravazione totale]], del [[peccato originale]] e della [[Grazia (teologia)|grazia di Dio]] che domineranno nella Chiesa sino alla metà del [[1700]]. Dato che erano stati scritte come risposta a [[Pelagio]] queste concezioni mettono in forte rilievo il ruolo sovrano di Dio nella salvezza. La comprensione agostiniana della [[Grazia (teologia)|grazia]], però, permetteva la scelta umana, per quanto nei limiti della [[precognizione di Dio]]). Concezioni posteriori sviluppate in circoli [[Calvinismo|calvinisti]] al riguardo della [[predestinazione]], permetteranno alla grazia di Dio d'operare solo negli eletti e solo attraverso il suo sovrano decreto di salvezza, indipendentemente dalle scelte umane e dall'idea stessa di precognizione vedasi la [[Confessione di fede di Westminster]].