Giulio Andreotti: differenze tra le versioni

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Nell'agosto [[1958]] fu coinvolto nello "[[Caso Giuffrè|scandalo Giuffrè]]" per la mancata vigilanza quando era [[Ministero delle Finanze|Ministro delle Finanze]], ma fu scagionato dalla [[Camera dei deputati|Camera]] nel dicembre dello stesso anno. Venne invece censurato dalla Commissione d'inchiesta parlamentare del [[1961]]-[[1962]] su alcune irregolarità nei lavori dell'[[aeroporto di Fiumicino]].
 
Fu [[Ministero della Difesa|Ministro della Difesa]], nei primi [[Anni 1960|anni Sessanta]] quando esplose lo scandalo dei [[fascicoli SIFAR]] e del [[Piano Solo]], un presunto progetto di un [[golpe]] [[neofascista]] {{cn|promosso, secondo il [[periodico|settimanale]] [[L'Espresso]], dal [[generale]] [[MSI|missino]] [[Giovanni De Lorenzo]]}}.
 
L'incarico ministeriale rivestito da Andreotti fu onerato, da una successiva [[legge]], della responsabilità della distruzione dei fascicoli, con cui il [[Sifar]] aveva schedato importanti politici italiani, di cui aveva composto dei ritratti poco favorevoli; {{cn|alcuni, però, sostengono che Andreotti non abbia proceduto alla distruzione dei fascicoli, ma li abbia conservati nel suo celebre e misterioso archivio cartaceo che, negli ultimi anni della sua carriera parlamentare, aveva sede nel suo ufficio di [[piazza in Lucina]]}}.