Mario Modotti: differenze tra le versioni
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Sposato con un figlio, lavora nei [[Cantieri Riuniti dell'Adriatico]] a [[Monfalcone]], qui entra in contatto con i gruppi antifascisti con i quali comincia a collaborare. Dopo l'[[8 settembre]] comincia fin da subito ad organizzare i primi nuclei della lotta partigiana in Friuli. Il [[15 settembre]] è comandante della [[Brigate Garibaldi|battaglione Garibaldi] costituitosi sul monte Corada per poi passare al comando della brigata "Ippolito Nievo" del [[Brigate Osoppo#1944 - i Comandi unificati Garibaldi Osoppo|comando unificato Garibaldi-Osoppo Friuli]], attiva in [[Val Cellina]].
L'occupazione della [[Repubblica libera della Carnia]] nel dicembre [[1944]] da parte delle forze nazifasciste, dopo lunghi combattimenti, lo obbliga a tornare in pianura. E' tradito da una spia e viene catturato dalle [[Brigate nere]] di [[Palmanova]], e portato nella caserma "Piave dove subisce le peggiori sevizie, ma non rivela nessuna informazione. Processato in carcere a [[Udine]] è condannato a morte e fucilato con altri 28 partigiani, tra i quali [[Mario Foschiani]], nel cortile dello stesso carcere.
In una lettera scritta il giorno di [[Pasqua]] del [[1945]] dopo 19 giorni dalla sentenza scrive al figlio Marietto
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