Ponte dell'Olio: differenze tra le versioni
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==La fornace==
Dopo la metà del XIX secolo fu costruita a Ponte dell'Olio una fornace per calce in zolle di tipo a fiamma lunga. La società "Fornace di Calce Val Nure V. Ghizzoni e soci" commissionò al capomastro muratore Emilio Rossi la costruzione della prima fornace e poi a seguire di tutte le altre. Emilio diventa anche socio della società di V. Ghizzoni. Nella prima fornace ricavarono il forno per fare il pane per gli operai, erano le mogli che si organizzavano e cuocevano a turno il pane, il forno conteneva il pane anche per tre famiglie ed ogni donna metteva un segnetto diverso alle proprie pagnotte. Quando la società inizia la costruzione della seconda fornace affida la direzione tecnica al garibaldino Carlo Carenzi, che si recò in carrozza ad Ottone, in val Trebbia per studiare impianti simili.Al suo ritorno vengono decise la modifiche da fare alla fornace esistente:le camere a fuoco passano da quattro a due e vengono introdotte altre migliorie.L'insieme viene incorporato in una sola torre ellittica in muratura munita di passaggi interni. Seguono altri potenziamenti impiantistici e l'intero complesso viene ultimato intorno al 1920 raggiungendo il totale di dieci forni in cinque fusti successivamente diminuì la richiesta di calce e due fusti vennero abbattuti e con loro il forno per fare il pane per gli operai, passando da cinque a tre. In tempi successivi anche il giovane Giovanni Rossi (figlio di Emilio Rossi) entrò nella società come dirigente.
I forni di tipo a fiamma lunga venivano alimentati a legna, lignite o carbone, le fornaci erano accese da un bambino con la candela della sariola il quale riceveva in cambio una monetina, i forni erano a ciclo continuo ed i fuochisti facevano il turno di 8 ore più una di cavata della calce. Il sasso calcareo all'inizio viene raccolto nel Nure, poi nelle miniere della borgata ed infine in una località chiamata "Case Ladri". Per portare la calce da questa località alle fornaci, è stata costruita, nel 1939, una teleferica, che fu poi abbattuta nel 1954. Il trasporto del materiale (dalle fornaci ai mercati o ai negozi) avveniva con traino animale, poi con il decovil (un carrello motorizato) e solo nel 1937 inizia l'uso del camion. I forni erano riempiti dall'alto, i sassi erano sollevati con la carrucola, alla fine del 1800; con l'arrivo dell'energia elettrica, per il caricamento è costruito un montacarichi a due mandate. Di fianco alle fornaci, adiacente a villa Rossi, nel 1910, costruiscono un magazzino per la calce, ceduto dalla famiglia Rossi nel 1998, è attualmente sede degli uffici comunali. Nel dopoguerra la società cambiò nome trasformandosi in "Cementirossi". L'impianto è stato chiuso nel 1958. All'interno del complesso industriale avvennero alcuni incidenti, fortunatamente ebbero tutti esito positivo, per tanto gli operai consideravano San Rocco il loro protettore, in quanto essendo il santo a cui è dedicato l'oratorio vicino alle fornaci, vegliava sempre su di loro.
L'impresa Giovanni Rossi fornì anche il materiale necessario ai Visconti di Modrone, per la ristrutturazione del castello medievale e l'edificazione della borgata, in stile medievale.
Attualmente le fornaci
==Evoluzione demografica==
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