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All'inizio del [[V secolo]], la pressione sui confini occidentali di Roma crebbe d'intensità. Ma non erano quei soli confini ad essere sotto tiro: era la stessa Roma ad essere minacciata, sia sul [[fronte interno]] che sui suoi limiti orientali.
===UsurpatoriGuerre civili ed usurpatori (193–394305–394 d.C.)===
{{vedi anche|Usurpatori dell'impero romano|Crisi del terzo secolo|Anarchia militare}}
[[Immagine:Raphael-Constantine at Milvian Bridge.jpg|305px|thumb|right|''[[Battaglia di Costantino contro Massenzio|Battaglia di Ponte Milvio]]'' di [[Giulio Romano]] (1499–1546). [[Stanze di Raffaello]] dei [[Musei Vaticani]].]]
{{Campagnabox Costantino I}}
L'esistenza di un esercito spesso incline a sostenere i propri comandanti piuttosto che l'imperatore, implicava anche che quegli comandanti potevano acquisire il controllo esclusivo sugli eserciti loro assegnati e utilizzare questo potere per [[Usurpatori dell'impero romano|usurpare il trono imperiale]]. La cosiddetta "[[crisi del terzo secolo]]" comprende tutti quei disordini, omicidi, usurpazioni di potere, lotte intestine, la cui origine viene tradizionalmente associato all'assassinio dell'imperatore [[Alessandro Severo]] nel [[235]].<ref name="grantP280">Grant, ''The History of Rome'', p. 280</ref> Tuttavia, [[Cassio Dione Cocceiano|Dione Cassio]] indica nell'anno [[180]] la data di avvio di un più generale declino dell'impero, in conicidenza l'ascesa al potere di [[Commodo]],<ref name="enemiesP226">Matyszak, ''The Enemies of Rome'', p. 226</ref> un giudizio su cui concorda anche [[Edward Gibbon]],<ref>Gibbon, ''The Decline and Fall of the Roman Empire'', p. 113</ref> mentre Philip Matyszak arriva addirittura ad affermare che ''"la disgregazione [...] era iniziata ben prima"''.<ref name="enemiesP226"/>
{{vedi anche|Crisi del terzo secolo|Anarchia militare}}
Ma, anche a non voler considerare la crisi del III secolo come l'inizio assoluto del declino di Roma, essa nondimeno segnò una notevole lacerazione per l'impero, in cui i Romani si trovarono a muoversi guerra l'uno con l'altro in un modo di cui non si aveva memoria se non dai convulsi giorni che segnarono la fine della [[Repubblica romana|Repubblica]]. Nello spazio di un solo secolo, ben ventisei ufficiali rivendicarono a sé il potere e regnarono su parti dell'impero per mesi o addirittura per giorni, finendo sempre, salvo che in due casi, di morte violenta.<ref>Matyszak, ''The Enemies of Rome'', p. 227</ref><ref name="luttwakP128"/>
L'epoca fu caratterizzata da eserciti spesso più inclini a combattere se stessi piuttosto che i nemici esterni, fino a toccare il fondo nel [[258]].<ref>Gibbon, ''The Decline and Fall of the Roman Empire'', p. 133</ref> Ironia della sorte, mentre furono le usurpazioni a determinare la frammentazione interna dell'impero, fu proprio la potenza di molti generali lungo la frontiera a renderne possibile la riunificazione con la forza delle armi.
La situazione era complessa, spesso con tre o più usurpatori contemporaneamente presenti. [[Settimio Severo]] e [[Pescennio Nigro]], entrambi generali ribelli promossi imperatori dalle loro truppe, entrarono in conflitto per la prima volta nel [[193]] nella [[battaglia di Cyzicus (193)|battaglia di Cizico]], nella quale Nigro fu sconfitto. Ci vollero tuttavia altre due sconfitte nella [[battaglia di Nicea]], quello stesso anno, e nella [[battaglia di Isso (194)|battaglia di Isso]], l'[[194|anno dopo]], perché Nigro fosse definitivamente battuto. Quasi immediatamente dopo che le aspirazioni di Nigro sulla corona imperiale fossero messe a tacere, Severo si trovò a contendere con un altro rivale al trono nella persona di [[Decimo Clodio Albino|Clodio Albino]], che inizialmente era stato un suo alleato. Albino fu proclamato imperatore dalle sue truppe in [[Britannia (provincia romana)|Britannia]] e, giunto in [[Gallia]] attraverso la [[stretto della Manica|Manica]], sconfisse in battaglia il generale di Severo [[Virio Lupo]], prima di essere a sua volta sconfitto e ucciso nella [[battaglia di Lugdunum]] ([[Lugdunum|Lione]]) da Severo in persona.
Dopo questi tumulti, Severo non dovette più fronteggiare minacce interne per tutta la durata del suo regno,<ref name="declineP129">Gibbon, ''The Decline and Fall of the Roman Empire'', p. 129</ref> e anche il suo successore [[Caracalla]] poté regnare per un pezzo ininterrottamente prima che fosse ucciso da [[Macrino]],<ref name="declineP129"/> che si autoproclamò imperatore al suo posto. Nonostante lo status di Macrino venisse ratificato dal [[Senato romano|Senato]], le truppe di [[Elagabalo|Vario Avito]] proclamarono invece il loro comandante: i due, nel [[218]], si incontrarono pertanto in [[Battaglia di Antiochia (218)|battaglia ad Antiochia]], da cui Macrino uscì sconfitto.<ref name="declineP130">Gibbon, ''The Decline and Fall of the Roman Empire'', p. 130</ref> Ma lo stesso Avito – meglio noto come [[Elagabalo|Eliogabalo]] – fu assassinato poco dopo<ref name="declineP130"/> e anche [[Alessandro Severo]], proclamato imperatore sia dalla [[Guardia pretoriana]] che dal senato, fu a sua volta assassinato dopo un breve regno.<ref name="declineP130"/> I suoi assassini avevano agito a beneficio dell'esercito, insofferente della propria condizione sotto il suo comando, che preferì innalzare al suo posto [[Massimino Trace]]. Tuttavia, così come fu innalzato agli onori del potere dalle proprie truppe, così da quelle stesse truppe fu rovesciato: pur avendo vinto la [[battaglia di Cartagine (238)|battaglia di Cartagine]] contro un [[Gordiano II]] fresco di nomina senatoria, fu ucciso dalle stesse forze che lo avevano sostenenuto<ref>Gibbon, ''The Decline and Fall of the Roman Empire'', p. 131</ref> no appena a a queste parve non sufficientemente all'altezza da poterla spuntare con il nuovo candidato senatoriale al potere imperiale, [[Gordiano III]].
Il destino di Gordiano III non è conosciuto con certezza, anche se è possibile che sia stato ucciso da [[Filippo l'Arabo]], suo successore, che regnò solo per pochi anni prima che l'esercito elevasse un altro generale a imperatore proclamato, questa volta [[Decio]], che, per impossessarsi del trono, sconfisse Filippo nella [[battaglia di Verona (249)|battaglia di Verona]] del [[249]].<ref>Gibbon, ''The Decline and Fall of the Roman Empire'', p. 135</ref> Molti generali che seguirono, non poterono battersi come usurpatori del potere, per il semplice motivo che furono uccisi dalle loro stesse truppe prima che la contesa avesse inizio; il che per lo meno serviva ad attenuare momentaneamente le perdite di uomini sacrificati alla causa dei conflitti interni.
Il solo a far eccezione a questa regola fu [[Gallieno]] che, negli anni in cui regnò da solo, dal [[260]] al [[268]], dovette confrontarsi con un notevole dispiegamento di usurpatori, di cui si conserva un'eco nei [[Trenta Tiranni (Historia Augusta)|''Tyranni triginta'']] dell'''[[Historia Augusta]]'', molti dei quali furono da lui sconfitti in accanite battaglie. Agli eserciti furono tuttavia risparmiate ulteriori corpo a corpo fino a circa il [[273]]-[[274]], quando Aureliano sconfisse [[Gaio Pio Esuvio Tetrico|Tetrico]], usurpatore [[Impero delle Gallie|gallico secessionista]], nella [[Battaglia di Chalons (274)|battaglia di Chalons]], che segnò la riannessione dell'[[Impero delle Gallie]] al corpo dell'impero. La successiva decade vide il succedersi di una serie quasi incredibile di usurpatori, talvolta 3 in contemporanea, tutti a contendere per lo stesso seggio imperiale. Molte delle battaglie non sono documentate, principalmente a causa dei disordini dell'epoca, fino a quando [[Diocleziano]], egli stesso un usurpatore, non sconfisse [[Marco Aurelio Carino|Carino]] nella [[battaglia del fiume Margus]] per divenire, così, imperatore.
A questo punto, una forma di stabilità si affacciò di nuovo sull'impero, diviso ora, dopo la riforma di [[Diocleziano]], in una [[Tetrarchia]] che affiancava due imperatori maggiori e due minori, un sistema che seppe tener lontane le guerre civili per po' di tempo, fino al [[312]]. In quell'anno, le relazioni tra i tetrarchi collassarono per sempre e [[Costantino I]], [[Licinio]], [[Massenzio]] e [[Massimino Daia]] entrarono in urto tra loro per il controllo dell'impero. Nella [[battaglia di Torino (312)|battaglia di Torino]] Costantino sconfisse Massenzio, mentre Licinio superò Massimino nella [[battaglia di Tzirallum]]. Dal [[314]] in poi, Costantino batté Licinio nella [[battaglia di Cibalae]], poi nella [[battaglia di Mardia]], e quindi ancora nella [[Battaglia di Adrianopoli (324)|battaglia di Adrianopoli ]] ([[324]]), nella [[battaglia dell'Ellesponto]] e nella [[battaglia di Chrysopolis]].
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