Metodo Michela: differenze tra le versioni

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{{W|stenografia|gennaio 2009}}
Il '''metodo Michela''' di [[stenografia]] meccanica è stato ideato nel [[1862]] (e brevettato nel [[1878]]) dal Prof. [[Antonio Michela Zucco]], da cui prende il nome. Esso si basa sull'utilizzo di un'apposita tastiera formata da 20 tasti, simili a quelli di un [[pianoforte]]. Ad ogni tasto è associato un segno grafico ed un preciso valore fonico. I segni grafici utilizzati in totale sono sei e si ripetono sulla tastiera secondo il seguentelo schema: nella figura al lato.
 
[[Immagine:Tastiera Macchina Michela con segni stenografici.jpg|thumb|350px|Tastiera Macchina Michela con segni stenografici]]
 
Nel [[19901980]], per consentire l'utilizzo dei programmi di trascrizione assistita ([[Computer Aided Transcription (CAT)]]), essendo piuttosto complessa la gestione dei segni grafici da parte dei [[personal computer]] dell'epoca, essi sono stati sostituiti con segni letterali (senza alterarne minimamente il valore fonico) secondo il seguentelo schema in figura.
 
[[Immagine:Tastiera macchina Michela con rappresentazione tasti letterali.jpg|thumb|350px|Tastiera macchina Michela con rappresentazione tasti letterali]]
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'''VALORE FONICO DEI SINGOLI TASTI''' (con indicazione delle dita)
 
Segno F (la serie) = Suono F > mignolo sin.
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'''VALORE FONICO COMBINAZIONI DI DUE TASTI'''
 
Segni FP (la serie) = Suono T > mignolo-medio sin.
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'''VALORE FONICO COMBINAZIONI DI TRE TASTI'''
(considerato che per le combinazioni a tre tasti ovviamente si usano tutte le dita per ciascuna serie, non saranno riportate le dita da utilizzare; naturalmente, nel caso della seconda e terza serie, si useranno l’indice per pigiare il tasto nero o il primo tasto bianco e il pollice per pigiare contemporaneamente uno o due tasti bianchi).
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Segni uie (3a serie) = Suono UI (OUI francese)
 
 
 
'''SEGNI DI INTERPUNZIONE E ALTRE INDICAZIONI'''
 
Segni n (4a serie) = .
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'''SCRITTURA DELLE CIFRE'''
 
Sono previste diverse possibilità.
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'''SCRITTURA DELLE PAROLE'''
 
Come detto, ad ogni sillaba di parola corrisponde sulla tastiera Michela una combinazione di tasti. Si può avere una prima idea delle possibilità del sistema ove si tenga presente che, mentre per riprodurre le parole con una tastiera dattilografica occorre scrivere una lettera per volta, con la tastiera Michela il contenuto di una sillaba si esaurisce, come si è detto, in una battuta. Ad esempio, alle undici lettere della parole «f-e-l-i-c-e-m-e-n-t-e» corrispondono le cinque sillabe «fe-li-ce-men-te» e le cinque combinazioni sulla tastiera Michela: “Fe” “SCNi” “SCe” “SZPen” “Fpe”, senza considerare le possibili abbreviazioni che, per il caso in questione, possono ridurre le battute a due soltanto (FRIi SPepzs).
 
 
'''I CRITERI ABBREVIATIVI'''
 
Antonio Michela-Zucco, nel suo primo e conciso manuale sul sistema stenografico di sua ideazione ("Stenografia Michela - Processo sillabico istantaneo ad uso universale mediante piccolo e portatile apparecchio a tastiera" op. cit.), precisava: “...L'erudizione di detto processo (conoscenza della tastiera e dei segni) dà campo allo stenografo di farsi un concetto esatto di quanto sente pronunciare per trascriverlo correttamente, ciò che si ottiene anche con certe abbreviazioni che gli suggerirà la pratica, pur conservando la fedeltà di riproduzione...”. A differenza degli altri sistemi stenografici dell'epoca, l'ideatore non prevedeva uno specifico sistema abbreviativo, anche perché la particolare ergonomia della tastiera e la ridotta competenza di ciascun dito (2 tasti), già di per sé, consentivano ad un operatore sufficientemente allenato di raggiungere velocità ragguardevoli utilizzando la semplice scrittura fonetica. Anche dopo l'adozione della macchina da parte del Senato del Regno, l'utilizzo delle abbreviazioni rimase piuttosto limitato: vennero introdotte solo alcune sigle per rappresentare i termini più ricorrenti in ambito parlamentare e il criterio abbreviativo dell'eliminazione della vocale finale per alcune parole. Occorre considerare che all'epoca non era infrequente il caso che le note stenografiche venissero trascritte da soggetti diversi dagli stenografi che le avevano riprese, in alcuni casi anche in luoghi diversi e piuttosto distanti, proprio traendo vantaggio dalle caratteristiche peculiari del sistema, che nasceva come "fonografico", studiato cioè per rappresentare graficamente il suono di qualsivoglia fonema pronunciabile in qualsiasi lingua, e “meccanico” e quindi, a differenza dei sistemi manuali dell'epoca, in grado di produrre strisce stenografiche perfettamente intelligibili da parte di qualsiasi operatore a conoscenza del metodo.
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''1) L'eliminazione della vocale finale''
 
Un’abbreviazione “storica” effettuata dai “michelisti” di tutte le generazioni è quella che consiste nell'eliminare l'ultima vocale delle parole (ad esempio, cam-min = cammino, pit-tor = pittore e così via) ed assorbire la consonante dell’ultima sillaba nella sillaba precedente. Tale criterio abbreviativo, che deriva dalla stenografia manuale, è di facile e pressoché universale applicazione e consente di ridurre di un'unità le sillabe di quasi tutte le parole. Rispetto ad altri criteri, ha il grande pregio di poter essere applicato molto rapidamente alla maggior parte delle parole, anche quelle meno frequenti. Occorre tener presente che, perdendosi in questo modo le informazioni relative al genere ed al numero delle parole, (es: con Cet = concetto\concetti) le stesse andranno ricostruite in base al contesto al momento della rielaborazione del testo stenografico da parte dello stenografo o automaticamente dal computer, nel caso si utilizzi un programma di trascrizione assistita. Alcuni operatori, per evitare un'inutile proliferazione di detti conflitti preferiscono utilizzare detto criterio solo per i sostantivi, gli aggettivi ed i participi passati singolari, sia femminili che maschili, indicando invece la sillaba finale delle parole plurali, anche in considerazione del fatto che in diversi casi è possibile utilizzare a tal fine la quarta serie. Ad esempio: prat = prato; pioG = pioggia; ra-gion = ragione; fi-nal = finale; cam-pion = campione; pra-ti = prati; pioG-Ge = piogge; ra-gioi = ragioni; fi-nai = finali: cam-pioi = campioni
 
 
''2) L'eliminazione della vocale intermedia''
 
Come la vocale finale, anche le vocali situate all'interno della parola possono essere in molti casi soppresse, utilizzando a tal fine la seconda serie per scrivere la consonante restante, senza che ciò comprometta la loro interpretazione:
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''3) L’eliminazione della sillaba intermedia''
 
In diversi casi è possibile sopprimere addirittura un'intera sillaba; anche in questo caso non deve però trattarsi di sillaba tonica o di sillaba comunque significativa ai fini dell’interpretazione. Ad esempio:
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''4) I suffissi integrali''
 
Alcuni suoni della 4a serie possono essere utilizzati per abbreviare alcune desinenze finali piuttosto frequenti. Essi vengono definiti "suffissi integrali", poiché vengono inseriti nella sillaba come sua parte integrale e non invece in una sillaba a parte:
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''5) La fusione di parole''
 
5) La fusione di parole
 
Altra abbreviazione piuttosto frequente è quella effettuata attraverso la crasi, ossia la fusione tra l'ultima vocale di una parola e la prima della parola seguente (ad esempio: con-tril-qual = contro il quale). Questo criterio è molto applicato per le sequenze avverbio\articolo, al fine di abbreviare alcune espressioni ricorrenti.
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''6) Utilizzo alternativo di alcuni suoni della 1a serie''
(la regola che segue è frutto delle esperienze di gara degli stenografi del Senato (cfr. Ramondelli e Del Signore, “Evoluzione del sistema di stenotipia Michela”, op. cit.).