Roberto Saviano: differenze tra le versioni
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Nei suoi scritti, articoli e nel suo libro, [[Gomorra (romanzo)|Gomorra]], usa la letteratura e il reportage per raccontare la realtà economica, di territorio e d'impresa della [[camorra]] e della criminalità organizzata in genere.
Dalle prime minacce di morte del [[2006]] da parte dei cartelli camorristici, denunciati nel suo "expose" e nella piazza di [[Casal di Principe]] durante una manifestazione per la legalità<ref>[http://video.google.it/videoplay?docid=-1379776011054106582&hl=it Il video dell'intera manifestazione dell'Ottobre 2006 a Casal Di Principe con l'intervento di Saviano]</ref>, Roberto Saviano è sottoposto a un serrato protocollo di protezione. Attualmente, più di due anni di vita sotto scorta, conta cinque agenti e due auto blindate.
Numerose le sue collaborazioni con importanti testate giornalistiche italiane ed internazionali. Attualmente in Italia collabora con [[L'espresso]] e [[la Repubblica]], negli [[Stati Uniti]] con il [[Washington Post]] e il [[Time]], in Spagna con [[El pais]], in Germania con [[Die Zeit]] e [[Der Spiegel]], in Svezia con [[Expressen]] e a breve in Gran Bretagna con il [[Times]].
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Il successo ottenuto dal libro ha creato diversi problemi all'autore: a partire dalle lettere minatorie, le telefonate mute ma anche e soprattutto da una sorta di isolamento ambientale.
Durante una manifestazione per la legalità tenuta nell'[[Ottobre]] del [[2006]] a Casal Di Principe, lo scrittore, denunciò in piazza, gli affari dei capi del Clan dei Casalesi, [[Francesco Bidognetti]], [[Francesco Schiavone]] (attualmente in carcere) e dei due reggenti, [[Antonio Iovine]] e [[Michele Zagaria]] invitando la popolazione a ribellarsi<ref>vedi nota 1</ref>. A causa delle minacce ed intimidazioni subite
Il [[14 Marzo]] [[2008]], durante il Processo Spartacus, il legale dei boss [[Francesco Bidognetti]] ed [[Antonio Iovine]], Michele Santonastaso (coadiuvato dal collega Carmine D'Aniello), lesse dinanzi alla prima sezione di corte d'assise d'appello Raimondo Romeres, una lettera scritta congiuntamente dai boss [[Francesco Bidognetti]] ed [[Antonio Iovine]] (il primo in carcere, il secondo latitante da 13 anni). La lettera conteneva una richiesta di spostamento del processo per legittima suspicione causata dalle influenze che Roberto Saviano, [[Rosaria Capacchione]] ed il Pm [[Raffaele Cantone]] avrebbero avuto sui giudici.<ref>http://robertosaviano.it/documenti/9201/ Processo Spartacus. Lettera choc, minacce dei boss in tribunale. Roberto Saviano è definito dai boss, ''prezzolato''.</ref> A seguito della lettera, il [[Ministero dell'Interno]] ha deciso di rinforzare le misure di sicurezza dello scrittore, aumentando la scorta da tre a cinque uomini.
Il [[14 ottobre]] [[2008]], arriva la notizia di un possibile attentato nei confronti di Roberto Saviano. Un ispettore di Polizia della DIA di Milano <ref>Episodio citato da Roberto Saviano in un'intervista alla trasmissione di Canale 5, 'Matrix' di mercoledì, 15 ottobre 2008</ref> informò la [[Direzione Nazionale Antimafia|Direzione distrettuale antimafia]] di essere venuto a conocenza, dal pentito [[Carmine Schiavone]] (cugino del boss [[Francesco Schiavone]] detto Sandokan), di un piano, ormai in fase operativa, per uccidere lo scrittore e gli uomini della scorta entro Natale con un attentato spettacolare sull'[[Autostrada_A1_(Italia)#Tratto_Roma-Napoli|autostrada Roma-Napoli]] in stile [[Strage_di_Capaci|Capaci]]<ref>[http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200810articoli/37303girata.asp Un piano per uccidere Saviano, La Stampa, 14 ottobre 2008]</ref>. Tuttavia, [[Carmine Schiavone]], interrogato dai magistrati, ha smentito, di essere a conoscenza di un piano dei Casalesi per uccidere Saviano
Nell'ottobre del 2008 Roberto Saviano ha deciso così di lasciare l'Italia, ''"almeno per un periodo e poi si vedrà"'', anche in seguito alle minacce, confermate da informative e dichiarazioni di collaboratori di giustizia che hanno svelato il progetto di eliminarlo da parte del [[clan dei Casalesi]].
{{quote|Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido - oltre che indecente - rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me.|Roberto Saviano<ref>[http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/cronaca/camorra-3/lascio-italia/lascio-italia.html Io, prigioniero di Gomorra lascio l'Italia per riavere una vita], La Repubblica, 15 ottobre 2008</ref>}}
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