Fortezza Vecchia: differenze tra le versioni

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Sin da epoche remote la zona della Fortezza Vecchia fu interessata da numerosi insediamenti, dei quali ancor oggi restano alcune testimonianze, quali ad esempio i resti di un abitato di capanne risalenti al passaggio tra l'[[Età del bronzo]] e l'[[Età del ferro]], al di sopra dei quali si trova uno strato di reperti di epoca [[Civiltà etrusca|etrusca]] e [[Storia romana|romana]]. <ref>L. Cauli, G. Messeri, M. Taddei (a cura di), ''Archeologia e Territorio Livornese. Atti II Seminario'', Livorno 2003, p.42.</ref>
 
In età [[Medioevo|medioevale]] il nucleo originario della fortezza era costituito da una torre quadrata posta ai margini di [[Porto Pisano]], il grande scalo portuale che si estendeva tra [[Pisa]] e l'allora villaggio labronico. Tale manufatto, sia pure sbassato nella sua altezza è ancora visibile.
Successivamente, a breve distanza dalla prima, fu innalzata una seconda torre a pianta circolare, che la tradizione vuole costruita per volontà di [[Matilde di Canossa]], pur senza effettivi riscontri storici.
Dopo la seconda metà del [[XIV secolo|Trecento]] le due torri furono unite da una cinta muraria voluta dalla [[Storia di Pisa|Repubblica di Pisa]], la cosiddetta "''Quadratura dei Pisani''" (o "Rocca Nuova"), probabilmente in sostituzione di una precedente palizzata lignea.
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Il suo successore, [[Francesco I de' Medici|Francesco I]], innalzò invece una palazzina rivolta verso il mare e, sul lato opposto, una piccola cappella dedicata a [[San Francesco d'Assisi|san Francesco]], dove nel [[1606]] si svolsero le solenni cerimonie per l'elevazione di Livorno al rango di città. <ref>La cappella, restaurata, è stata riconsacrata nell'anno [[2007]].</ref>
 
Con la fine della dinastia medicea e il passaggio del [[Granducato di Toscana]] ai [[Lorena (dinastia)|Lorena]], la Fortezza Vecchia divenne sede di una caserma militare (1769) per nobili, al fine di formarli ufficiali dellesercito toscano. Successivamente diviene l'alloggio degli ultimi schiavi e "bonavoglie" liberati dopo la soppressione del Bagno penale.rte dell'800 un carcere di stato
Durante l'occupazione francese, alla fine del [[XVIII secolo|Settecento]]napoleonica, i [[Bastione|bastioni]] furono sopraelevati con l'apertura di numerose e caratteristiche bocche per i [[cannone|cannoni]]. Nello stesso periodo sulla sommità del Mastio fu posto un telegrafo visivo.
 
Parzialmente adibita a prigione (vi sarà recluso per breve tempo anche Francesco Guerrazzi) e inglobata successivamente nell'area doganale del porto, la fortezza, negli anni che vanno dalla metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]] ai primi decenni del [[XX secolo|Novecento]], subì numerose modifiche con l'apertura di nuovi varchi interni ed esterni alla cortina muraria.
 
La [[seconda guerra mondiale]] causò danni ingentissimi, distruggendo quasi completamente il Palazzo di Cosimo e la maggior parte degli edifici presenti sugli spalti, ad esclusione del possente [[Maschio (architettura)|Mastio]] di Matilde.
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[[Immagine:Livorno Fortezza Vecchia vista dal porto.JPG|thumb|220px|right|Bastione della Canaviglia]]
 
La Fortezza Vecchia presenta una forma asimmetrica ed è costituita da tre bastioni (l'Ampolletta rivolto verso la città, la Canaviglia verso il porto e la Capitana verso nord est), sebbene inizialmente ne fosse previsto anche un quarto rivolto a nord ovest, verso il mare aperto. Sugli angoli dei bastioni della Canaviglia e dell'Ampolletta, ora sostituiti da copie in marmo, erano apposti due grossi mascheroni in bronzo in forma di teste leonine (attualmente esposti nell'ingresso del Palazzo della Provincia), opera di Pietro Tacca ed allievi, alle cui campanelle venivano ormeggiate le galee capitane dei cavalieri di S. Stefano.
 
I danni riportati nell'ultimo conflitto bellico hanno cancellato gran parte delle costruzione presenti all'interno, ma hanno lasciato sostanzialmente intatta la cortina muraria cinquecentesca.
Per migliorare l'accessibilità dell'interno, i restauratori hanno istallato una caratteristica passerella metallica, che copre l'intero perimetro del fortilizio, permettendo una suggestiva vista dall'alto anche della "Quadratura dei Pisani" e della annessa torre quadrata.
 
In origine si accedeva al complesso fortificato solo via mare. Una piccola chiatta, trainata da una fune tesa tra la fortezza e l'antico scalo, ancora esistente della scomparsa Piazza S. Trinita, conduceva all'ingresso est, in adiacenza all'orecchione del bastione dell'Ampolletta. Sbarcati al piccolo attracco, ci si trova di fronte ad un imponente portale incassato nella scarpata muraria. Il suo arco è ornato da pietre di [[Vada]] tagliate a cuneo pere adeguarla alla strombatura; l'ingresso è chiamato "Porta del Duca". Sopra al portone un'iscrizione marmorea con stemma mediceo riporta il motto del duca Alessandro: "Sotto una fede et legge un Signor solo". Oltre il robusto portone si apre una galleria coperta con una caditoia centrale al soffitto ed una saracinesca in ferro per la difesa. Vi si trovava il posto di guardia e immediatamente dopo il "Cortile d'Arme" a pianta quadrata.
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Caratteristico inoltre è il Bastione della Capitana, al cui interno si trovava una polveriera che esplose durante l'ultima guerra mondiale, causando una traslazione verticale del bastione stesso e il crollo parziale della [[Volta (architettura)|volta]] di copertura interna.
 
Infine, all'interno del Mastio di Matilde, sono conservati alcuni stemmi dei comandanti che hanno prestato servizio nella fortezza che in origine erano chiamati ''Sopracciò della Fortezza''; tali stemmi sono quelli sopravvissuti alle distruzioni dei Francesi del 1799. qui era situata anche una cappella affrescata, dove, nel maggio del [[1790]], si tenne una prima messa.
 
I danni riportati nell'ultimo conflitto bellico hanno cancellato gran parte delle costruzione presenti all'interno, ma hanno lasciato sostanzialmente intatta la cortina muraria cinquecentesca.
Per migliorare l'accessibilità dell'interno, i restauratori hanno istallato una caratteristica passerella metallica, che copre l'intero perimetro del fortilizio, permettendo una suggestiva vista dall'alto anche della "Quadratura dei Pisani" e della annessa torre quadrata.
 
== Curiosità ==
 
Una tradizione locale, riportata dal Vivoli, racconta che nella volta di una galleria della Fortezza vi si trovasse un'antichissima iscrizione che diceva: "Io Coscetto da Colle fui il primo a salire sulle mura di Gerusalemme", alludendo alla prima Crociata in Terrasanta. Tale racconto è storicamente infondato, poichè se esistesse sarebbe in assoluto la prima iscrizione conosciuta in italiano volgare e poichè al tempo delle Crociate la Fortezza non era ancora costruita, l'ipotetica iscrizione si sarebbe caso mai trovata originariamente nell'antica torre quadrata, inglobata nella Quadratura dei Pisani.
 
I comandanti della Fortezza erano tenuti anche al controllo del porto antistante e ad osservare il rigido protocollo delle precedenze dei saluti di artiglieria in occasione di visite di sovrani o personalità politiche che giungevano in città via mare. Ad esempio, per i Papi, o imperatori si dovevano sparare 60 "masti" e tutta l'artiglieria a palla, per le imperatrici, re e regine si salutava con 40 masti e tutta l'artiglieria, per gli alti prelati dela Chiesa, i principi imperiali o reali, gli elettori dell'impero ed altri sovrani un saluto di 30 masti e 20 salve di cannone e al momento dello sbarco a terra di nuovo 20 masti e 14 tiri di salve, ecc.
 
Il 17 ottobre 1600, accolta con archi di trionfo, colpi a salve delle artiglierie e con festose acclamazioni della popolazione la principessa Maria de' Medici, uscendo dalla Porta del Soccorso della Fortezza, si imbarcava sulla galera "Capitana" sontuosamente addobbata per l'occasione e partiva per la Francia, quale nuova consorte del re Enrico IV di Borbone.
 
==Note==
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* G. Piancastelli Politi Nencini (a cura di),'' La Fortezza Vecchia, difesa e simbolo della città di Livorno'', Cinisello Balsamo (Milano) 1995.
* G. Piombanti, ''Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno'', Livorno 1903.
* G. Vivoli, ''Annali di Livorno'', Livorno, 1974, 1976 (ristampa anastatica).
 
==Voci correlate==