Il nipote di Rameau: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: wikilink con apostrofo errato
mNessun oggetto della modifica
Riga 1:
{{Tmp|scheda libro}}
{{W|filosofia|luglio 2008}}
 
Riga 10:
La conversazione immaginata e riportata da [[Diderot]] si svolge per mezz’ora, dalle cinque alle cinque e mezzo, nei giardini del ''[[Palais Royal]]'' (unità di tempo, di luogo, di azione). Rameau intrattiene il filosofo raccontando episodi della propria vita; gli confessa senza pudore la propria immoralità, e dà prova del suo straordinario talento di pantomimo e di una sensibilità musicale fuori dal comune. Parente del celebre [[Jean-Philippe Rameau]], il Nipote è un musicista fallito, un adulatore di professione, un miserabile di talento; uno scroccone che sopravvive facendo il buffone di corte nei salotti della borghesia parigina. Agli occhi del filosofo, quest’individuo spregevole appare come un misto di delirio e di buonsenso, di abiezione e di onestà. E proprio per questa sua contraddittorietà, Rameau sconcerta e affascina [[Diderot]], il quale constata stupefatto e a tratti inorridito come sia possibile che una stessa persona sia dotata della più profonda sensibilità estetica e del tutto sprovvista del sentimento morale <ref> « ''MOI. – Comment se fait-il qu’avec un tact aussi fin, une si grande sensibilité pour les beautés de l’art musical, vous soyez aussi aveugle sur les belles choses en morale, aussi insensibile aux charmes de la vertu.
''LUI. – C’est apparemment qu’il y a pour les unes un sens que je n’ai pas, une fibre qui ne m’a point été donne, une fibre lâche qu’on a beau pincer et qui ne vibre pas; ou peut-être c’est que j’ai toujours vécu avec de bons musiciens et des méchantes gens; d’où il est arrivé que mon oreille est devenue très fine, et que mon coeur est devenu sourd''''». D.Diderot, ''Le Neveu de Rameau'', in ''Le Neveu de Rameau et autres textes'', ed. Le Livre de Poche, 2002; pp.145-146.
 
 
 
[«IO. – Com’è possibile che una persona con un tatto così fine, con una tale sensibilità per le bellezze dell’arte musicale, possa essere così ceca riguardo alle belle cose della morale, così insensibile al fascino della virtù?
Riga 24 ⟶ 22:
- Esiste un’eccellenza nel male, nell’adulazione, nella malvagità? Da ricordare a questo proposito la vicenda, raccontata da Rameau, del rinnegato di [[Lisbona]], che tradì il proprio benefattore denunciandolo all’[[Inquisizione]] e si impadronì dei suoi beni; può esistere un’[[estetica]] del male <ref> «''Je ne savais, moi, si je devais rester ou fuir, rire ou m’indigner. Je restai, dans le dessein de tourner la conversation sur quelque sujet qui chassât de mon âme l’horreur dont elle était remplie. Je commencais à supporter avec peine la présence d’un homme qui discutait une action horrible, un exécrable forfait, comme un connaisseur en peinture ou en poésie, esamine les beautés d’un ouvrage de goût; ou comme un moraliste ou un historien relève et fait éclater les circonstances d’une action heroïque. Je devins sombre, malgré moi.''».
D.Diderot, idem, pp.128-129.
 
 
[«Non sapevo più se fosse meglio restare, andarmene, oppure indignarmi. Rimasi, con l’intenzione di spostare la conversazione su un qualche soggetto che scacciasse dal mio animo l’orrore del quale si era riempito. Cominciavo a sopportare con gran pena la presenza di un uomo che discuteva un’azione orribile, un’abominevole misfatto, proprio come un esperto di pittura o di poesia esamina le qualità di un’opera del gusto, o un moralista o uno storico mettono in risalto le circostanze di un’azione eroica. Mio malgrado, mi feci cupo.»]
Riga 49 ⟶ 46:
==La vicenda editoriale==
 
La vicenda editoriale dell’opera è travagliata e romanzesca. Il dialogo viene pubblicato per la prima volta in edizione tedesca nel 1805. La traduzione, accompagnata da una nota storico-critica, è curata da [[Goethe]]. E’loÈ lo stesso Goethe ad imporre il titolo con il quale l’opera è nota ancora oggi (in tedesco ''Rameaus Neffe''), a scapito del titolo immaginato da Diderot, ''La Satire seconde''. La copia manoscritta sulla quale ha lavorato Goethe va perduta. Nel 1821 gli editori Saur e Saint-Geniès pubblicano la prima edizione francese. Il testo che essi spacciano per un originale inedito non è altro che la ritraduzione della traduzione di Goethe. Tra il 1875 e il 1884 appaiono nuove traduzioni, preparate a partire da copie manoscritte appartenenti al [[fondo Vandeul]] di San Pietroburgo. Nel 1891 Georges Monval scopre presso un libraio del quai [[Voltaire]] un manoscritto originale in ottime condizioni. Questo manoscritto è conservato oggi presso la [[Pierpont Morgan Library]] di New York, ed è la fonte di tutte le edizioni moderne del dialogo. La prima edizione critica, curata da Jean Fabre, risale al 1950.
 
==Fortuna dell'opera==
Riga 58 ⟶ 55:
 
<references/>
 
 
==Collegamenti esterni==