Autocoscienza: differenze tra le versioni

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{{C|Confusa la definizione di autocoscienza come "prima e unica forma di sapere certo, assoluto ed innato". Dubbi che nella filosofia presocratica si possa rintracciare un concetto di autocoscienza e che la dottrina di Socrate e di Platone possa essere intesa come una filosofia dell'interiorità spirituale, il che è certo da escludere per il pensiero di Aristotele tutto teso alla conoscenza scientifica del mondo esterno.|Filosofia|febbraio 2009}}
{{quote|Conosci te stesso|Motto greco iscritto sul tempio dell'[[oracolo di Delfi]]}}
L’'''autocoscienza''' è l'attività riflessiva del [[pensiero]] con cui l'[[io (filosofia)|io]] diventa [[coscienza|cosciente]] di sé.
 
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====Socrate====
Fu con [[Socrate]] che l'autocoscienza passò a indicare per la prima volta la [[riflessione]] dell'[[anima]] umana su di sé,<ref>Cfr. "autocoscienza" in [http://digilander.libero.it/education/dati_box/FIL_1/dizionario_socrate2.pdf Dizionario dei termini socratici]</ref> intesa come ''[[individuo|io individuale]]''. Socrate era convinto di non sapere, ma proprio per questo egli si accorse di essere il più sapiente di tutti. A differenza degli altri, infatti, pur essendo ignorante come loro, Socrate era dotato di autocoscienza, perché "sapeva" di non sapere, cioè era consapevole di quanto fosse vana e limitata la propria conoscenza della realtà. Per Socrate tutto il sapere è vano se non è ricondotto alla coscienza critica del proprio "io", che è un "sapere del sapere". L'autocoscienza è quindi per lui il fondamento e la condizione suprema di ogni sapienza. «[[Conosci te stesso]]» sarà il motto delfico che egli fece proprio, a voler dire: solo la conoscenza di sé e dei propri limiti rende l'uomo sapiente, oltre a indicargli la via della [[virtù]] e il presupposto [[morale]] della felicità. Per Socrate infatti una vita inconsapevole è indegna di essere vissuta.
 
Una tale autocoscienza tuttavia non è insegnabile né trasmissibile a parole, poiché ognuno deve trovarla da sé; il maestro può solo aiutare i discepoli a farla nascere in loro, all'incirca come l'ostetrica aiuta la madre a partorire il bambino: non lo partorisce lei stessa. Questo metodo socratico era noto come [[maieutica]]; e l'oggetto a cui mirava era da lui chiamato ''dàimon'', ovvero il demone interiore, lo spirito guida che alberga in ogni persona.
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==Bibliografia==
*Salvatore Lavecchia, ''[http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/filosofiaantica/lavecchia.pdf Sophìa e autocoscienza nel pensiero di Platone]'', Esercizi Filosofici 2, 2007, pp. 126-136 ISSN 1970-0164
*L.M. Napolitano Valditara, ''Il sapere dell’anima: Platone e il problema della consapevolezza di sé'', in ''Interiorità ed anima: la ‘psychè’ in Platone'', Vita e pensiero, Milano 2007, pp. 165-200.
*Giorgia Salatiello, ''L'autocoscienza come riflessione originaria del soggetto su di sé in san Tommaso d'Aquino'', Pontificia Univ. Gregoriana, 1996