Leonardo Fibonacci: differenze tra le versioni

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Assieme al padre Guglielmo, rappresentante dei mercanti della [[Repubbliche marinare|Repubblica di Pisa]] nella regione di Bugia (oggi Barberia o Bejaia), passò alcuni anni ad [[Algeri]], dove studiò i procedimenti aritmetici che gli Arabi stavano diffondendo nelle regioni assoggettate al loro dominio. Alcuni di tali procedimenti erano stati introdotti per la prima dagli Indiani, cultura molto diversa da quella mediterranea. Proprio per perfezionare queste conoscenze, Fibonacci viaggiò molto, arrivando fino a [[Costantinopoli]], alternando il commercio con gli studi matematici.
 
Verso il [[1200]] rientrò a [[Pisa]], dove negli anni successivi pubblicò nel [[1202]] e nel [[1228]] la sua opera di quindici capitoli ''Liber AbbaciAbaci'', tramite la quale introdusse per la prima volta in [[Europa]] le nove cifre (da lui chiamate ''indiane''), assieme al segno 0, "che in arabo è chiamato zefiro" (cap. I, con confronti con il sistema romano), presentò criteri di divisibilità, regole di calcolo di radicali quadratici e cubici ed altro. Introdusse con poco successo la barretta delle frazioni (nota al mondo arabo prima di lui) (cap. II-IV).
Per mostrare "ad oculum" l'utilità del nuovo sistema egli pose sotto gli occhi del lettore una tabella comparativa di numeri scritti nei due sistemi, romano e indiano (che era si conosciuto ma se ne dubitava la superiorità su quello romano).
 
Sono anche compresi quesiti che gli furono posti, con la loro soluzione (uno dei capitoli trattava aritmetica commerciale, problemi di cambi, ecc...). Nonostante si tratti di un manoscritto, ne sono giunte alcune copie fino ai nostri tempi, assieme ad alcuni altri suoi libri; si ha notizia anche di altri scritti, però non rintracciabili.