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Tutto quel che sappiamo di questo antico [[incisore]] greco si trova in un passo della ''[[Naturalis historia]]''<ref>«Proximi ab eo [Mentore] in admiratione Acragas et Boëthus et Mys fuere. Exstant omnium opera hodie in insula Rhodiorum, Boëthi apud Lindiam Minervam, Acragantis in templo Liberi patris in ipsa Rhodo Centauros Bacchasque caelati scyphi, Myos in eadem aede Silenos et Cupidines. Acragantis et venatio in scyphis magnam famem habuit.»<br>(Plinio il Vecchio, ''Naturalis Historia'', XXXIII, 155, o 12, 55}</ref> di [[Plinio il Vecchio]]. Nel XXXIII libro del suo trattato naturalistico, infatti, parlando di [[mineralogia]] e soprattutto di [[metallurgia]], Plinio elenca una serie di cesellatori in argento particolarmente famosi, citando per primo Mentore come il più rinomato, seguito nella graduatoria della celebrità da Acragante, Boeto e Mys. Egli ricorda che ai suoi tempi ([[I secolo d.C.]]) opere di questi tre artisti erano ancora conservate in alcuni templi dell’isola di [[Rodi]]. Quelle di Boeto si trovavano nel tempio di [[Atena]] Lindia (sull’acropoli della cittadina costiera di [[Lindos]]), quelle di Acragante erano degli [[scifo|scifi]] cesellati con [[centauri]] e [[baccanti]] ed erano custoditi nel tempio di [[Dioniso]] (poco distante dal precedente), quelle di Mys infine raffiguravano [[sileni]] e [[Cupido|cupidi]] ed erano anch’esse nel tempio di Dioniso. Il passo di Plinio si conclude segnalando che Acragante si era conquistato grande fama anche cesellando coppe con scene di caccia.
Di lui non ci è noto altro: non dove, non come, non quando nacque, visse o morì. Poco di più sappiamo di Boeto,
Il passo di Plinio, citando insieme i tre artisti, induce a ritenere che fossero tutti più o meno della stessa epoca e, poiché Mys dovrebbe essere contemporaneo di [[Fidia]], li si può collocare sul finire del V secolo a.C.
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