Castell'Arquato: differenze tra le versioni

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Castell'Arquato si trova sui [[Colli piacentini|Colli Piacentini]] zona [[Denominazione di Origine Controllata|DOC]] per la produzione dei vini tra cui il [[Gutturnio]], la [[Bonarda]], la [[Barbera]] e l'[[Ortrugo]], oltre al [[Monterosso]], vino tipico del luogo.
 
vcs são um bando de idiotas.
==Storia==
Le origini non sono storicamente provate. Si presume fosse un ''[[castrum]]'' militare risalente ai tempi della [[colonizzazione]] romana della zona. In [[Impero romano|epoca imperiale]] si sviluppò come piccolo [[capoluogo]] rurale, grazie alla posizione favorevole di dominanza sulla rete viaria.
 
Le prime notizie riguardanti la pieve di Castell’Arquato sono dell’[[VIII secolo]] d.C. costruita da un “nobile e potente Signore nomato Magno”. Magno fece edificare il [[castello]] a base quadrata e una chiesa in onore della gran [[Maria (madre di Gesù)|Madre di Dio]] ([[756]]-[[758]]).
Ai tempi Castell’Arquato aveva una organizzazione militare “castrum”, la sua ''curtis'' (organizzazione agricola del territorio), la sua [[curia]] (amministrazione della giustizia), la sua [[pieve]] (amministrazione religiosa).
 
Magno dona alla sua morte nel [[789]] al [[Diocesi di Piacenza|vescovo di Piacenza]] il paese, la chiesa di Santa Maria e i beni annessi e Castell’Arquato assume un'importante indipendenza come Pieve. Con la donazione di Magno, Castell’Arquato passa sotto il dominio del vescovo di Piacenza.
 
Ci sono testimonianze che negli ultimi decenni del [[I millennio]] il borgo arquatese godesse di notevole vitalità. Il vescovo godeva per il territorio arquatese del [[fodro]] (diritto di esazione delle imposte dirette) su tutti gli uomini, ''nobiles'', ''burgenses'' o castellani che posseggono case e terreni e sugli ecclesiastici di Santa Maria.
 
Dal [[1204]] al [[1207]] il vescovo di Piacenza Grimerio scelse come dimora Castell’Arquato. Il borgo assume una maggiore autonomia rispetto al comune di Piacenza. La concessione del governo autonomo avviene ufficialmente nell’estate del [[1220]].
 
Il primo documento dell’archivio storico della comunità arquatese è del [[10 agosto]] [[1220]] e certifica che il vescovo Vicedomio cede al comune e agli ''homines'' di Castell’Arquato tutti i suoi beni nel borgo e nel territorio, dandoli in [[enfiteusi]] per 700 lire piacentine. Per 200 lire e un piccolo canone annuo cede anche “a titolo di investitura in perpetuo tutte le giurisdizioni, onori e ragioni di decimare” di Castell’Arquato, Lusurasco, San Lorenzo e Vernasca.
 
Castell’Arquato viene retta da un [[podestà]] nominato dal Comune di Piacenza tra i membri più illustri delle famiglie piacentine e restava in carica tre anni. Il podestà aveva funzioni civili e politiche, amministrava la giustizia.
 
La fase podestarile termina nel [[1290]] quando [[Alberto Scotti]], sostenuto dal [[Guelfi|partito guelfo]], dal ceto [[mercanti]]le e dalle [[corporazione|corporazioni]] degli [[artigiani]], diventa signore di Piacenza. Anche Castell’Arquato diventa una [[signoria]] vera e propria. Scotti si lega alla famiglia [[Visconti]] ed estende il proprio dominio al territorio di Piacenza. A Castell’Arquato insedia il podestà Tedesio de’ Spectinis. L’alleanza coi Visconti finisce nel [[1302]]; il figlio di [[Matteo Visconti]], [[Galeazzo Visconti]], sposa [[Beatrice d'Este]] e sposta il peso delle alleanze, dando il via ad un periodo di scontri che porteranno gli [[Scotti]] a Milano.
 
Sotto il dominio degli [[Scotti]] Castell’Arquato acquista prestigio politico e si arricchisce di molte delle costruzioni che si possono ammirare ancora oggi, tra cui il Palazzo di Giustizia, nucleo di quello che oggi è il Palazzo del Duca e il [[Palazzo del Podestà (Castell'Arquato)|Palazzo del Podestà]].
 
Nel [[1304]] Alberto Scotti viene cacciato da Castell’Arquato dal comune di Piacenza, ma vi tornò tre anni dopo nel [[1307]]. Dopo la discesa di [[Arrigo VII]] del [[1310]], Scotti governerà il borgo a fasi alterne fino al [[1316]], quando Galeazzo Visconti [[assedio|assediò]] Castell’Arquato che capitolò l’anno seguente.
 
Galeazzo Visconti concesse al borgo “grazie speciali”: facoltà di emanciparsi giuridicamente da [[Piacenza]], privilegio di dotarsi di un autonomo ''corpus'' di norme legislative: sarà il fondamento degli statuti quattrocenteschi. Iniziò il dominio visconteo che durerà fino al [[1450]].
 
Nel [[1324]] Castell’Arquato viene ceduta al comune di Piacenza, soggetta anch’essa al dominio della Chiesa, che governa sul borgo per dodici anni. Piacenza torna ai Visconti nel [[1336]] con [[Azzone Visconti]], che favorisce l’autonomia degli arquatesi da Piacenza, insediando un podestà di sua fiducia, Galvagno de’ Comini e facilitando la fortificazione di una zona così importante dal punto di vista strategico e militare. Muore a trentasette anni. A [[Luchino Visconti]], suo successore, si deve la costruzione della Rocca (dal [[1342]]), promossa dal comune di Piacenza.
 
Nel [[1403]] [[Gian Galeazzo Visconti]] investe [[Borromeo de' Borromei]] e la sua discendenza dei [[feudatario|poteri feudali]] su Castell’Arquato, con annesse rendite fiscali. Minacciati dalla potente famiglia fiorenzuolana degli [[Arcelli]], cedono i loro diritti agli arquatesi, che li rimettono a [[Filippo Maria Visconti]], duca di [[Milano]]. Dal [[1416]] al [[1470]] il borgo si chiamerà '''Castel Visconti'''.
 
Nel [[1438]] Filippo Maria Visconti offre il feudo al condottiero Niccolò Piccinino; sotto il suo governo vengono promulgati gli statuti comunali, gli ''Statuta et decreta Terrae Castri Arquati''. Da Niccolò il borgo passa ai figli Francesco e Jacopo. Il cupo periodo del dominio visconteo si chiude con la morte di Filippo Maria Visconti senza eredi. Su [[Milano]] si allunga la mano di suo genero [[Francesco I Sforza]], che viene proclamato dopo il [[1447]] anche signore di Piacenza e del contado.
 
Nel [[1541]] [[papa Paolo III]] [[Farnese]] concede l’indipendenza al borgo, avendone già gettato le premesse nel [[1538]]. Rende anche visita al borgo nella primavera del [[1543]] in cui è acclamato dalla popolazione, riconoscente poiché l’indipendenza da Piacenza comportava anche alleggerimenti economici.
 
Il governo della dinastia Sforza continua fino al [[1707]], quando il territorio arquatese entra a far parte del [[Ducato di Parma e Piacenza]], è il momento dei [[Farnese]] e dei [[Borboni]]. Fino al [[1860]] il Ducato di Parma e Piacenza diventa parte dei domini di [[Maria Luisa d'Austria]], a questa data risale l’entrata nello [[Regno d'Italia|stato unitario]] dei [[Savoia]].
 
==Evoluzione demografica==