Frittola (gastronomia palermitana): differenze tra le versioni

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La materia prima della frittola è il risultato di una particolare lavorazione degli scarti della macellazione del [[vitello]]: attraverso un processo meccanico vengono distaccati i pezzetti di carne, grassetti e piccole cartilagini, dalle ossa. Le ossa verranno polverizzate per usi industriali, i pezzetti di carne vengono invece sottoposti ad un processo di bollitura ad alta temperatura in grandi silos. Dopo la cottura, tutto il prodotto viene torchiato per eliminare l’umido e pressato in balle. Questo procedimento di quasi liofilizzazione consente di conservare la frittola anche per anni.
 
Il ''frittolaru'' fa “rinvenire” la frittola friggendola con lo strutto e riponendola, caldissima, in un apposito, grande cesto di vimini (il ''[[cesto|panaropanaru]]'') coperto da uno straccio dove verranno aggiunti degli aromi quali alloro, pepe.
 
Agli avventori verrà servita estraendone con la mano la giusta dose da sotto lo straccio e ponendola su un foglio di carta oleata o in un panino morbido (''semprefresco'' o ''focaccia'').