Ricimero: differenze tra le versioni
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Ricimero era un barbaro [[Cristianesimo|cristiano]] [[Arianesimo|ariano]], figlio di un principe dei [[Suebi]] e della figlia di [[Vallia]], re dei [[Visigoti]]. Spese la sua giovinezza alla corte dell'imperatore romano d'occidente [[Valentiniano III]], dove si distinse combattendo al comando di [[Flavio Ezio]], ''[[magister militum]]'' d'occidente di Valentiniano, avanzando di grado nei tardi [[anni 450]]; era amico di [[Maggioriano|Giulio Valerio Maggioriano]], un nobile romano anche lui comandante di Ezio.
Alla morte di Ezio prima e di Valentiniano III poi, in Occidente si creò una situazione di potere vacante: l'
Dopo aver lasciato Roma, Genserico aveva lasciato una potente flotta per bloccare le coste italiche. Nel [[456]], però, Ricimero affrontò la flotta vandala con le sue navi ed ottenne una vittoria vicino alla [[Corsica]]. Poi batté un esercito vandalico anche sulla terraferma, vicino ad [[Agrigento]] ([[Sicilia]]). Acquistata una grande popolarità in seguito a questi successi militari, ottenne dal [[Senato]] il permesso per una spedizione contro l'imperatore [[Avito]], che sconfisse nella sanguinosa battaglia combattuta il [[16 ottobre]] [[456]] a [[Piacenza]]. Avito fu catturato e poco dopo messo a morte. Ricimero ottenne poi il titolo di [[Patrizio (storia romana)|Patrizio]] dall'imperatore [[Bisanzio|bizantino]] [[Leone I di Bisanzio|Leone I ''il Trace'']], il quale confermò l'elevazione al trono del collega di Ricimero, [[Maggioriano]]. Ma Maggioriano si rivelò un sovrano capace e sempre più indipendente, diventando, perciò, scomodo. Nel 461 fu però sconfitto da Genserico (forse a seguito di un tradimento) vicino a [[Valencia|Valenza]] ([[Spagna]]), proprio mentre cercava di organizzare una spedizione contro di lui. Ricimero lo costrinse allora ad abdicare e ne provocò l'assassinio il [[7 agosto]] di quello stesso anno.
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