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Nell'opera di Čapek i robot (si tratta, più precisamente, di [[androide|androidi]]) vengono costruiti nella fabbrica Rossum, ispirata da un delirio [[golem]]ico tutto [[Praga|praghese]] ma ubicata, come molte altre fucine di incubi, su un’isola sperduta in mezzo all’oceano. In seguito, il fortunatissimo termine robot prese ad indicare soprattutto organismi meccanici, mentre i robot di Čapek sono in realtà replicanti, cioè prodotti di quella che oggi definiremmo [[ingegneria genetica]]. La procedura di costruzione degli androidi di Rossum appare piuttosto anacronistica: si parla di macchine per impastare e di tini per il trattamento di [[protoplasma]] chimico.
 
L’[[utopia]] di Domin, l’incauto demiurgo della Rossum, è di liberare l’umanità dalla schiavitù della fatica fisica. Il richiamo al [[Golem]] è evidente. Ma gli effetti sono catastrofici, l’umanità reagisce male, affonda nel vizio e nell’indolenza. In breve raggiunge il baratro dell’estinzione. Quando la moglie di Domin, con intuito e determinazione tutti femminili, distrugge i manoscritti che contengono le istruzioni per la fabbricazione degli androidi, è ormai tardi: i più evoluti di essi hanno scoperto (e sembrano gradire) il modo in cui si riproducono gli esseri umani.
Hellen Glory, la moglie di Domin, con intuito e determinazione tutti femminili, distrugge i manoscritti che contengono le istruzioni per la fabbricazione degli androidi, ma è tardi, perché i più evoluti di essi hanno scoperto (e sembrano gradire) il modo in cui si riproducono gli esseri umani: in una romantica sera di luna, Helena e Primus, due androidi del modello più avanzato, si scambiano preoccupanti effusioni.
 
== Voci correlate ==