Umberto II di Savoia: differenze tra le versioni
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Nel 1911 la famiglia si trasferì dal Quirinale, considerata una reggia troppo sfarzosa, nella più raccolta [[Villa Ada]], circondata da ampio parco che la rendeva quasi un doppione del paesaggio agreste di san Rossore. Nello stesso anno venne dichiarata guerra all'[[Impero ottomano]] per la sovranità sulla [[Guerra italo-turca|Libia]] ed Umberto con le sorelle iniziarono ad essere portati in visita dei feriti e dei mutilati alloggiati negli ospedali militari ed anche, per volontà della regina, in un'ala del Quirinale e della [[Reggia di Caserta]].
==1913-1925: apprendistato da
Il 13 novembre 1913 Vittorio Emanuele III conferì all'ammiraglio [[Attilio Bonaldi]] il compito di occuparsi dell'educazione del principe ereditario, seguendo quella tradizione educativa radicata in Casa Savoia, di cui lo stesso sovrano aveva pagato il prezzo divenendo un "uomo dal cuore freddo e dalla testa chiara" <ref>D. Bartoli, ''La fine della monarchia'', Mondadori, Milano, 1947, p. 65 </ref>. Bonaldi impartì al giovanissimo Umberto un'educazione eccessivamente rigida, che ebbe certamente delle conseguenze sulla personalità del futuro sovrano. E se Vittorio Emanuele III mantenne fino all'ultimo dei rapporti addirittura affettuosi con il suo precettore Osio, Umberto preferì prendere le distanze dal suo austero educatore, fino al punto da non recarsi alle sue esequie. Anni dopo Umberto avrebbe commentato così: "Io stesso credo di aver dato il segno di non aver gradito il peso, ma allora nella mia casa si usava così. A nessuno sarebbe mai passato per la mente di farmi diventare un buon uomo di scienza o o un esperto giurista. I Savoia erano re soldati e si preparavano fin da bambini a questo destino. Con mio padre avevo contatti normali nell'ambito di questa educazione" <ref>G. Orecchia, ''Maria Josè, regina di maggio'', MAE, Milano, 1988, p. 25</ref> Nessuna scuola pubblica per l'erede, ma una decina di precettori coordinati da un militare: se un tipo di educazione simile poteva essere anche considerata accettabile nel 1880, dopo oltre trent'anni era del tutto anacronistica ed fuori dai mutamenti pedagogici e sociali nel frattempo occorsi: <ref>G.Oliva, Umberto II, p. 46</ref>. Obbediente e rispettoso, cresce in solitudine e si forma un carattere dominato dall'ossequio all'autorità e alla gerarchia fortemente dominato da un rigido autocontrollo <ref>G.Oliva, Umberto II, p. 47</ref>
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