Louis Rossetto: differenze tra le versioni

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== Carriera ==
Dopo essersi laureato in Scienze politiche (con specializzazione in marketing) alla [[Columbia University]], all'inizio degli [[anni Settanta]] scrisse un romanzo, ''Takeover'', rigurdante l'allora presidente degli Stati Uniti [[Richard Nixon]]; in seguito andò a lavorare in Europa e girò un documentario sull'invasione sovietica in Afghanistan<ref name="ideazione">[http://www.ideazione.com/RIVISTA/1998/luglio_agosto_1998/mancia_4_98.htm Andrea Mancia, ''La [[rivoluzione digitale]] ha i suoi guru'' - Ideazione, n.4, luglio-agosto 1998]</ref>.
 
Nel 1985 si unì allo staff di INK Taalservice, una compagnia di traduzioni ad [[Amsterdam]]. Nel 1987 INK lanciò una rivista in [[lingua inglese]], la cui direzione fu affidata a Rossetto, intitolata ''Language Technology'' e dedicata alle tecnologie usate per elaborare le informazioni. La rivista fu poi venduta ad una piccola azienda olandese di comunicazioni, che la rinominò ''Electric Word'', ed infine chiusa nel 1990 a causa degli scarsi introiti.
 
Nel 1991, assieme alla sua compagna Jane Metcalfe (conosciuta in Olanda), ritornò negli Stati Uniti, a [[San Francisco]], in modo da trovare i soldi necessari per creare una nuova rivista basata sulle tecnologie e sull'idea di "[[rivoluzione digitale]]": [[Wired]]. Nel gennaio del 1993, grazie al supporto economico di [[Nicholas Negroponte]] (che vi investì 75.000 dollari)<ref name="ideazione"/>, fu pubblicato il primo numero; negli anni successivi, correlati alla rivista, furono creati un sito Internet (HotWired, ottobre 1994), un libro (HardWired) ed un canale televisivo (Wired TV), oltre alla nascita delle prime edizioni estere di ''Wired'' in [[Giappone]] e [[Regno Unito]].
 
A causa della rapida espansione della società creata da Rossetto e Metcalfe per la gestione delle attività di Wired, ''Wired Ventures'', i due soci lanciarono un'[[offerta pubblica iniziale]] ma, dopo il fallimento di quest'operazione, agli inizi del 1997 dovettero accettare Providence Equity come partner finanziario. La rivista ''Wired'' assicurava profitti, mentre le attività on-line, riunite in ''Wired Digital'', non lo erano: per questo motivo, Providence assunse il controllo di ''Wired Ventures'' da Rossetto e Metcalfe nell'aprile del 1997<ref name="salon">{{en}} [http://archive.salon.com/21st/feature/1999/02/cov_17feature.html "The War for Wired" by Kevin Kelleher]</ref>. Un anno dopo, nel maggio 1998, Providence vendette la società in più parti, cedendo prima ''Wired'' alla casa editrice [[Condé Nast Publications]] e poi ''Wired Digital'' a [[Lycos]]<ref name="salon"/>.