Il nipote di Rameau: differenze tra le versioni

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==Trama==
La conversazione immaginata e riportata da [[Diderot]] si svolge per mezz’ora, dalle cinque alle cinque e mezzo, nei giardini del ''[[Palais Royal]]'' (unità di tempo, di luogo, di azione). Rameau intrattiene il filosofo raccontando episodi della propria vita; gli confessa senza pudore la propria immoralità, e dà prova del suo straordinario talento di pantomimo e di una sensibilità musicale fuori dal comune. Parente del celebre [[Jean-Philippe Rameau]], il Nipote è un musicista fallito, un adulatore di professione, un miserabile di talento; uno scroccone che sopravvive facendo il buffone di corte nei salotti della borghesia parigina. Agli occhi del filosofo, quest’individuo spregevole appare come un misto di delirio e di buonsenso, di abiezione e di onestà. E proprio per questa sua contraddittorietà, Rameau sconcerta e affascina [[Diderot]], il quale constata stupefatto e a tratti inorridito come sia possibile che una stessa persona sia dotata della più profonda sensibilità estetica e del tutto sprovvista del sentimento morale <ref> « ''MOI{{q|IO. – CommentCom’è sepossibile fait-ilche qu’avecuna persona con un tacttatto aussicosì finfine, unecon siuna grandetale sensibilitésensibilità pourper lesle beautésbellezze dedell’arte l’art musicalmusicale, vouspossa soyezessere aussicosì aveuglececa surriguardo lesalle bellesbelle chosescose endella morale, aussicosì insensibile auxal charmesfascino dedella la vertu.virtù?
''<br/>LUI. – C’estIl apparemmentfatto qu’ilè yche aper pourqueste ultime lescose ci unesvuole un senssenso queche jeio n’ainon pasho, uneuna fibrefibra quiche nenon m’ami pointè étéstata donnedata proprio per niente, uneuna fibrefibra lâcherammollita qu’onche asi beaupuò pincerpizzicare etquanto quisi nevuole vibrema pas;che oudi peut-êtrevibrare c’estnon quene j’aivuole toujourssapere. vécuO avecforse, deil bonsfatto musiciensè etche desho méchantessempre gens;vissuto d’oùcon ilgrandi estmusicisti arrivée quegente monmalvagia; oreillee estcosì devenueil mio orecchio è diventato trèsmolto fine, ete queil monmio coeurcuore estè devenudiventato sourd''''»sordo.|[[Denis D.Diderot]], ''Le Neveu de Rameau'', in ''Le Neveu de Rameau et autres textes'', ed. Le Livre de Poche, 2002; pp.145-146.|MOI. – Comment se fait-il qu’avec un tact aussi fin, une si grande sensibilité pour les beautés de l’art musical, vous soyez aussi aveugle sur les belles choses en morale, aussi insensibile aux charmes de la vertu.
<br />LUI. – C’est apparemment qu’il y a pour les unes un sens que je n’ai pas, une fibre qui ne m’a point été donne, une fibre lâche qu’on a beau pincer et qui ne vibre pas; ou peut-être c’est que j’ai toujours vécu avec de bons musiciens et des méchantes gens; d’où il est arrivé que mon oreille est devenue très fine, et que mon coeur est devenu sourd.|lingua=fr}}</ref>. Jean-François Rameau è in fondo la cattiva coscienza della società parigina di metà Settecento; è colui che ha il coraggio (la spudoratezza) di confessare ciò che tutti pensano, e di fare per mestiere, come satiro e pantomimo, ciò che tutti fanno nella loro vita: l’adulatore.
 
[«IO. – Com’è possibile che una persona con un tatto così fine, con una tale sensibilità per le bellezze dell’arte musicale, possa essere così ceca riguardo alle belle cose della morale, così insensibile al fascino della virtù?
LUI. – Il fatto è che per queste ultime cose ci vuole un senso che io non ho, una fibra che non mi è stata data proprio per niente, una fibra rammollita che si può pizzicare quanto si vuole ma che di vibrare non ne vuole sapere. O forse, il fatto è che ho sempre vissuto con grandi musicisti e gente malvagia; e così il mio orecchio è diventato molto fine, e il mio cuore è diventato sordo.» ]
</ref>. Jean-François Rameau è in fondo la cattiva coscienza della società parigina di metà Settecento; è colui che ha il coraggio (la spudoratezza) di confessare ciò che tutti pensano, e di fare per mestiere, come satiro e pantomimo, ciò che tutti fanno nella loro vita: l’adulatore.
 
==Tematiche==
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* Se esista la virtù, e se essa conduca alla felicità;
* Che tipo di educazione bisogna impartire ai propri figli? Bisogna insegnare loro la rettitudine, o piuttosto metterli in condizione di conquistare il benessere, la ricchezza, il prestigio, nella società in cui vivono?
* Esiste un’eccellenza nel male, nell’adulazione, nella malvagità? Da ricordare a questo proposito la vicenda, raccontata da Rameau, del rinnegato di [[Lisbona]], che tradì il proprio benefattore denunciandolo all’[[Inquisizione]] e si impadronì dei suoi beni; può esistere un’[[estetica]] del male <ref>{{q|Non «''sapevo più se fosse meglio restare, andarmene, oppure indignarmi. Rimasi, con l’intenzione di spostare la conversazione su un qualche soggetto che scacciasse dal mio animo l’orrore del quale si era riempito. Cominciavo a sopportare con gran pena la presenza di un uomo che discuteva un’azione orribile, un’abominevole misfatto, proprio come un esperto di pittura o di poesia esamina le qualità di un’opera del gusto, o un moralista o uno storico mettono in risalto le circostanze di un’azione eroica. Mio malgrado, mi feci cupo.|[[Denis Diderot]], idem, pp.128-129.|Je ne savais, moi, si je devais rester ou fuir, rire ou m’indigner. Je restai, dans le dessein de tourner la conversation sur quelque sujet qui chassât de mon âme l’horreur dont elle était remplie. Je commencais à supporter avec peine la présence d’un homme qui discutait une action horrible, un exécrable forfait, comme un connaisseur en peinture ou en poésie, esamine les beautés d’un ouvrage de goût; ou comme un moraliste ou un historien relève et fait éclater les circonstances d’une action heroïque. Je devins sombre, malgré moi.''». |lingua=fr}}</ref>?
D.Diderot, idem, pp.128-129.
 
[«Non sapevo più se fosse meglio restare, andarmene, oppure indignarmi. Rimasi, con l’intenzione di spostare la conversazione su un qualche soggetto che scacciasse dal mio animo l’orrore del quale si era riempito. Cominciavo a sopportare con gran pena la presenza di un uomo che discuteva un’azione orribile, un’abominevole misfatto, proprio come un esperto di pittura o di poesia esamina le qualità di un’opera del gusto, o un moralista o uno storico mettono in risalto le circostanze di un’azione eroica. Mio malgrado, mi feci cupo.»]
</ref>?
* La disgiunzione tra sensibilità estetica e sentimento morale;
* In che misura gli uomini sono effettivamente liberi? In che misura, invece, essi sono il prodotto del proprio carattere naturale e dell’ambiente in cui crescono ([[determinismo]])?
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</ref>;
* L’arte della [[pantomima]];
* La vita sociale come una commedia, nella quale ciascuno assume una posa secondo il bisogno del momento <ref>{{q|(IO) «'Chiunque abbia bisogno di qualcun altro è indigente e assume una posa. Il re assume una posa davanti alla sua signora e davanti a Dio; fa la sua sfilata da pantomimo. Il ministro fa la sua sfilata da cortigiano, da adulatore, da servitore o da miserabile di fronte al re. La folla degli ambiziosi danza con le vostre pose davanti al ministro, in cento modi diversi gli uni più abietti degli altri. Il chierico d'alto rango, in facciola e veste lunga, fa lo stesso almeno una settimana davanti al depositario della lista dei benefici. Parola mia, ciò che voi chiamate la pantomima dei miserabili, è il realtà il gran ballo della terra.|[[Denis Diderot]], idem, p.165.|(MOI) Quiconque a besoin d’un autre, est indigent et prend une position. Le roi prend une position devant sa maîtresse et devant Dieu; il fait son pas de pantomime. Le ministre fait le pas de courtisan, de flatteur, de valet ou de gueux devant son roi. La foule des ambitieux dansent vos positions, en cent manières plus vile les unes que les autres, devant le ministre. L’abbé de condition en rabat, et en manteau long, au moins une fois la semaine, devant le dépositaire de la feuille des benefices. Ma foi, ce que vous appelez la pantomime des gueux, est le gran branle de la terre''». |lingua=fr}}</ref>.
D.Diderot, idem, p.165.
 
[«(IO) Chiunque abbia bisogno di qualcun altro è indigente e assume una posa. Il re assume una posa davanti alla sua signora e davanti a Dio; fa la sua sfilata da pantomimo. Il ministro fa la sua sfilata da cortigiano, da adulatore, da servitore o da miserabile di fronte al re. La folla degli ambiziosi danza con le vostre pose davanti al ministro, in cento modi diversi gli uni più abietti degli altri. Il chierico d'alto rango, in facciola e veste lunga, fa lo stesso almeno una settimana davanti al depositario della lista dei benefici. Parola mia, ciò che voi chiamate la pantomima dei miserabili, è il realtà il gran ballo della terra.» ]
</ref>.
 
Fu proprio la violenza degli attacchi (e della derisione) rivolti alla società dei salotti, alla corte, a ministri, ad esponenti del clero, al [[partito anti-filosofico]], all’interna città di Parigi, a consigliare a [[Diderot]] di tenere l’opera segreta, preservandola per una pubblicazione postuma.