Il conte di Montecristo: differenze tra le versioni
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== Trama ==
=== Da marinaio a prigioniero ===
==== Lo sbarco ====
[[24 febbraio]] [[1815]]: [[Edmond Dantes|Edmond Dantès]], [[marinaio]] diciannovenne a bordo della [[nave#navi mercantili|nave mercantile]] ''Pharaon'', ritorna a casa a [[Marsiglia]]. All'arrivo incontra il suo [[armatore]], il signor Pierre Morrel, a cui comunica la morte del precedente capitano ed amico Leclérc. Nonostante il momento di lutto, Morrel fa capire a Edmond che il ruolo del defunto sarà presto suo, essendo onesto e bravo, cosa che aveva già dimostrato a bordo del ''Pharaon'' durante il viaggio, capitanando la nave in quanto secondo. Spinto dalle insinuazioni dettate dal feroce odio di Danglars, scrivano della nave, Morrel domanda a Dantès perché aveva fatto fermare la nave all'[[isola d'Elba]]. Edmond racconta come dovesse consegnare un plico per il gran Maresciallo Bertrand, eseguendo le ultime volontà di Leclérc, e come in quell'occasione avesse scambiato due parole con [[Napoleone]]. Si scoprirà in seguito che in questa occasione il maresciallo chiede ed ottiene che Edmond porti una lettera confidenziale ad un uomo a [[Parigi]], con l'assicurazione che il suo contenuto è inoffensivo. Morrel è soddisfatto della risposta, anche se teme, e glielo riferisce, che gli incontri fatti sull'[[isola]] potrebbero causare dei guai al giovane. Riconfermando nuovamente la promessa del suo prossimo incarico di capitano, Morrel lascia che Edmond torni a terra per incontrare il padre Louis e la sua futura sposa, la [[Catalogna|catalana]] Mercédès.
==== Il ritorno a casa ====
La prima visita di Edmond è per il vecchio padre, che ritrova dimagrito e senza soldi nella sua piccola camera: infatti l'anziano si era incaricato di saldare il [[debito]] con il vicino di casa Gaspard Caderousse, e le finanze rimaste gli erano bastate appena per sopravvivere. Edmond rimprovera affettuosamente il padre, gli offre subito i pochi beni che ha "contrabbandato" oltre la dogana (piccole quantità di caffè, tabacco e altri generi di conforto) e gli mostra i soldi guadagnati con il viaggio, assicurandolo che con essi e i futuri compensi da capitano non vi saranno più problemi economici. In quel momento entra il [[sarto]] Caderousse, che nonostante i complimenti affettuosi a Edmond, non riesce a celare del tutto l'invidia del benessere del vicino e la cupidigia per i denari che gli vede in possesso.
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Mentre i due innamorati passeggiano lungo il promontorio, tre uomini si incontrano; le fortune del protagonista, infatti, non passano inosservate a tre "amici" di Dantès che stavano bevendo in un [[bar]] nelle vicinanze, l'osteria della ''Riserva'': il pescatore Fernand, a cui ha sottratto l'amore di Mercédès, l'invidioso Caderousse e Danglars, che farebbe di tutto affinché il comando del ''Pharaon'' non andasse all'odiato Edmond.
==== La lettera ====
Mentre Edmond e Mercédès si allontanano, Danglars stuzzica il giovane Fernand sul matrimonio tra i due, mentre Caderousse, alticcio, segue la conversazione con vago interesse. Danglars nasconde ai due amici la sua invidia per la promozione a capitano di Dantès, sottolineando il fatto di non voler fare del male al suo futuro capitano, ma di essere dispiaciuto per la situazione di Mondego. Così i due, quasi per scherzo, arrivano a concludere che la soluzione migliore sarebbe mandare Edmond in prigione per lungo tempo, allontandolo così da Mercédès senza ucciderlo. Sempre con fare scherzoso Danglars, a conoscenza del fatto che all'[[Isola d'Elba|Elba]] Edmond avesse ricevuto una lettera da recapitare in [[Francia]], si fa portare carta e penna e scrive, modificando la propria [[calligrafia]], una lettera anonima che denuncia Edmond come agente bonapartista
{{quote|Il signor Procuratore del Re è avvisato, da un amico del [[trono]] e della [[religione]], che un tale, nominato Edmond Dantès, secondo del [[bastimento]] ''Pharaon'' giunto questa mattina da [[Smirne]], dopo aver toccato [[Napoli]] e [[Portoferraio]], fu incaricato da Murat di una lettera per l'[[Napoleone Bonaparte|usurpatore]], e dall'usurpatore di una lettera per il Comitato bonapartista di [[Parigi]]. Si avrà del suo delitto arrestandolo poiché si troverà questa, o nelle sue tasche, o in casa di suo padre, o nella sua cabina a bordo del ''Pharaon''.}}
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Una volta scritta, Danglars si rivolge ai due compari: Caderousse, nonostante il [[vino]], si rende conto dell'atto infame che potrebbe essere la spedizione della lettera, al che Danglars gli ripete che nemmeno lui vuole male a Dantès, e spiegazza il foglio gettandolo in un angolo. Poco dopo i tre si separano, Danglars e Caderousse tornano a Marsiglia, Mondego invece fa finta di tornare ai ''Catalani'' mentre, dopo aver raccattato da terra il foglio, si reca in [[città]] per spedirlo. Danglars voltandosi e vedendo le mosse del giovane catalano si rende conto che il suo piano è ormai avviato. Adesso deve solo aspettare l'evolversi della situazione.
==== L'arresto ====
Il giorno seguente Edmond e Mercédès tengono il loro [[pranzo]] di [[fidanzamento]] all'osteria della ''Riserva'', e alla presenza di amici e parenti, tra cui il vecchio Dantès, Fernand, Caderousse, Morrel e Danglars, annunciano, con sorpresa (e sgomento per Mondego) che si sposeranno il pomeriggio stesso. Mentre la coppia e il seguito sta per partire per dirigersi al Palazzo della città per essere uniti in [[matrimonio]], un commissario e quattro soldati traggono in [[arresto]] Edmond. Se da una parte Mercédès e Louis Dantès sono sconvolti, Danglars e Fernand vedono realizzarsi i loro intenti (Morrel lo nomina capitano finché la faccenda non si risolverà); il solo Caderousse è sinceramente preoccupato della situazione e sulle prime vorrebbe spiegare tutto, ma Danglars lo fa desistere.
==== Villefort e l'interrogatorio ====
La lettera spedita da Fernand era stata, infatti, consegnata al sostituto [[procuratore]] del re e [[magistrato]] pubblico Gérard de Villefort. Costui, a soli ventisette anni, era giunto ad un importante posto nella magistratura, e stava, con sua grande felicità, per sposare Renata, erede dei [[Marchesi]] di S. Méran, ricchi e molto legati alla [[monarchia]] (quindi particolarmente severi verso i bonapartisti). L'unico suo motivo di preoccupazione è il padre, Noirtier, ex membro del governo [[napoleonico]] e bonapartista, che era stato quasi rinnegato dal figlio per preservarne carriera e rapporti con la famiglia della fidanzata (aveva addirittura mutato il nome da Noirtier a Villefort). Ed è proprio durante il pranzo di fidanzamento tra Renata e Gérard, che Villefort deve assentarsi per interrogare Edmond. Nonostante il Marchese e la Marchesa di S. Méran ricordino al futuro genero di tenere un atteggiamento non indulgente, il giovane (rispondendo alla richiesta della fidanzata) si reca ben disposto, nei limiti del possibile, all'interrogatorio.
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Villefort cade nello sconforto; benché riconosca l'innocenza di Edmond e sia sul punto di rilasciarlo, sa che il legame tra il padre e il possibile [[complotto]], se scoperto potrebbe portare ad una speculazione mortale per la sua [[carriera]] e l'imminente [[matrimonio]]. Per seppellire questo segreto Villefort decide che vi è un'unica via, benché a discapito del povero Dantès, l'unico a conoscenza del destinatario della lettera e, forse, del contenuto. Villefort rassicura Edmond sulla sua situazione, promettendogli a breve la libertà, anche se dovrà trattenerlo ancora un poco al Palazzo di Giustizia. Detto ciò brucia la lettera diretta al padre e convince il giovane a non parlarne più, assicurandogli in questo caso la sicura salvezza; Edmond, credendo che l'uomo davanti a lui si stia adoperando con ogni mezzo per la sua scarcerazione, giura di fare ciò che gli è stato consigliato. Villefort fa così condurre nella [[prigione]] del [[Palazzo di Giustizia]] Dantès, e poi comincia a mettere in atto il piano che potrà salvarlo dalla catastrofe che pochi minuti prima si prospettava davanti a lui.
==== La prigionia di Dantès ====
Verso le dieci di sera del [[1 marzo]] Edmond viene prelevato dalla [[prigione]] e portato al [[porto]], dove un battello lo porta verso il [[Castello d'If]], terribile prigione su una roccia in mezzo al mare. Edmond durante il viaggio è inizialmente ottimista sul suo destino, ma una volta venuto a sapere la meta del viaggio cade nello sconforto: arrivato al castello è rinchiuso in una cella. Il giorno seguente domanda al suo carceriere informazioni sulla sua condizione; per la disperazione arriva a minacciarlo se non gli darà una mano, e per pronta risposta viene rinchiuso nelle segrete:
{{quote|La porta fu chiusa, e Dantès camminò con le mani stese innanzi a sé fino a che urtò nel muro; allora si sedette e restò immobile mentre i suoi occhi, abituandosi un poco alla volta all'oscurità cominciarono a distinguere gli oggetti.
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Il carceriere aveva ragione, mancava ben poco a Dantès per diventare pazzo.}}
==== Villefort alle Tuileries ====
Intanto a [[Marsiglia]] Villefort rientra in casa del [[Marchese]] di S. Méran e, dopo aver ricevuto una lettera che gli permetteva di essere ricevuto dal re, si congeda dalla fidanzata e dai suoi genitori, e si prepara per andare a Parigi. Prima di prendere la carrozza incontra però Mercédès, che gli chiede notizie sul fidanzato, senza ottenere nulla; l'incontro con la catalana colpisce Villefort, che per qualche minuto è indeciso sul da farsi, capendo la proporzione del suo misfatto, poi però non arretra e parte per Parigi.
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Rientrato in albergo, Villefort riceve inaspettatamente la visita del padre, con cui ha modo di parlare degli ultimi eventi: la lettera che doveva ricevere da Leclerc, la ricerca dell'assassino di Epinay, e l'imminente arrivo nella capitale di Napoleone. Una volta rassicurato il figlio che in caso di un ritorno al potere di Bonaparte la sua persona sarà salvaguardata, Noirtier si separa da Gérard de Villefort (non prima di essersi cambiato d'aspetto per non essere riconosciuto e catturato da chi, certo, lo stava seguendo).
==== Il ritorno di Napoleone e la seconda Restaurazione ====
Il [[20 marzo]] [[1815]] [[Napoleone]] entra trionfalmente a [[Parigi]]: sotto il suo secondo e breve regno Villefort riesce comunque a conservare la sua posizione grazie all'influenza del padre, di nuovo alla corte dell'[[Imperatore]]. Un giorno riceve la visita di Morrel che, avvalendosi del prestigio acquistato in seguito al mutamento della situazione politica, cerca di far liberare Dantès. Villefort si rende conto che accontentando l'armatore sarebbe finito, quindi gli fa scrivere una [[petizione]] al Ministro della giustizia, garantendogli il suo appoggio, in cui si sottolineano i meriti di Edmond come agente bonapartista, in modo che leggendola il ministro avrebbe dovuto scarcerarlo. In realtà però Villefort non inoltra il documento, bensì lo tiene pronto nel caso in cui la monarchia torni, per avvalorare il provvedimento nei confronti di Dantès.
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Nello stesso periodo Danglars si reca in [[Spagna]] per lavorare come commesso presso un banchiere, mentre Caderousse e Fernand (che spera al ritorno di sposare Mercédès) sono [[coscritti]]. Il padre di Edmond dopo la seconda caduta di Napoleone perde ogni speranza e muore poco tempo dopo.
=== Fuga dalla prigione ===
==== L'ispezione ====
Durante un'ispezione nella prigione, in data [[30 luglio]] [[1816]], Edmond chiede disperatamente ad un funzionario di poter affrontare un regolare [[processo]], cosa finora negatagli: l'ispettore, tale signor de Boville, colpito dalle parole del giovane, controllerà nel registro di consegna la situazione del detenuto "numero 34":
{{quote| Edmond Dantès: bonapartista arrabbiato; ha preso parte attiva al ritorno dall'[[isola d'Elba]]. Da tenersi in segreta, e sotto la più stretta sorveglianza.}}
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Questa nota, scritta da Villefort in un periodo successivo all'arresto di Edmond, tronca sul nascere ogni possibile iniziativa in suo favore, data la gravità dell'accusa. Durante l'ispezione il lettore fa conoscenza dell'[[abate]] Faria, un religioso, rinchiuso nelle segrete con il numero 27, che dice di essere a conoscenza di un grande tesoro, appartenente alla famiglia Spada, di cui offrirebbe una parte a chi lo liberasse. Nemmeno questo ispettore però crede a Faria che, deluso, torna nel buio della sua cella alle prese con i suoi ragionamenti.
==== L'incontro con Faria ====
Il tempo passa, e Dantès diventa sempre più afflitto: ogni giorno che passa la sua speranza di uscire dal [[castello d'If]] si attenua; a ciò si aggiunge la solitudine a cui è sottoposto nelle segrete. Edmond arriva a pregare intensamente [[Dio]] affinché venga rilasciato, ma la sua è solo "una fede passeggera", a cui segue una rabbia incontenibile verso gli uomini e verso lo stesso Dio. Gli anni passano, il desiderio di [[suicidio]] cresce; decide infine di farla finita, e inizia a gettare via il cibo, con l'intenzione di lasciarsi morire di fame. Tuttavia, quando ormai il suo corpo sta per abbandonarlo, sente scavare sotto il pavimento. Spera sia opera di un prigioniero e questo gli dà speranza.
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Faria, numero 27, è imprigionato nel castello d'If fin dal [[1811]], e ormai da molti anni stava scavando un tunnel che lo doveva condurre fuori dalla prigione, permettendogli di fuggire a nuoto verso una delle [[isole]] lì vicino. Purtroppo i calcoli erano sbagliati e quindi l'abate capita appunto nella cella di Edmond, con grande disperazione del religioso.
==== Faria e Dantès ====
Fin dal primo incontro Edmond è colpito dalla figura di Faria: dotato di una tenacia e di una astuzia fuori dal comune, era riuscito a progettare ed eseguire il complesso piano di fuga, con pazienza in tanti anni. Ciò risolleva le speranze del giovane e lo convince a non arrendersi. Faria, con il quale Dantès instaurerà un'amicizia profonda, gli mostra il suo arsenale di oggetti utilizzati per l'evasione, il trattato [[Filosofia|filosofico]] che ha scritto (con mille arguzie), gli narra della sua enorme cultura datagli dalla lettura assidua di classici nel periodo precedente alla prigione. Il giovane [[marinaio]], impressionato dal sapere dell'[[abate]], gli racconta allora la sua storia, nella speranza che quell'uomo straordinario trovi le cause delle peripezie che lo hanno portato al [[castello d'If]]. In pochissimo tempo, sfruttando il suo ingegno e alcune conoscenze personali, Faria ricostruisce il complotto che ha portato alla rovina il suo amico, compreso il ruolo di Gérard de Villefort. È in seguito a questa atroce scoperta che Dantès giura che, una volta uscito, la vendetta sarebbe caduta terribile e inesorabile su coloro che lo avevano privato di tutto ciò che aveva caro al mondo.
In seguito Faria, su desiderio di Dantès, lo istruisce in varie materie, dall'[[economia]], alla [[matematica]], alle lingue straniere ed alla filosofia.
==== Il secondo tentativo di fuga ====
Faria elabora un secondo piano di fuga, per il quale i due passano ore a scavare un tunnel: dopo quindici mesi di lavoro tutto è pronto, ma il vecchio Faria viene colto sotto gli occhi di Edmond da un attacco apoplettico, che lo rende infermo. Dantès si rifiuta di fuggire senza l'amico, il quale si convince del tutto della bontà d'animo del giovane, e della devozione che nutre per lui. Sentendo prossimo un terzo attacco, che lo ucciderebbe, l'abate confida a Dantès la posizione di un grande tesoro, appartenuto alla famiglia Spada (era stato segretario dell'ultimo discendente della casata), nascosto sull'[[isola di Montecristo]]. Inizialmente Edmond crede, come tutti, che sia una fandonia, ma la vista di un documento che indica la locazione del tesoro, oltre al rispetto per Faria, lo convince sulla veridicità del racconto.
Faria fa imparare a memoria a Dantès la locazione del tesoro, in modo che, quando uscirà, con o senza lui, possa venirne in possesso.
==== L'evasione ====
Una notte Dantès viene destato dagli urli di Faria: giunto nella sua cella vede che sta per essere preso da un terzo attacco apoplettico. Dopo aver ricordato a Edmond del tesoro di [[Isola di Montecristo|Montecristo]], e prima di essere colpito dalla crisi vera e propria, dà l'addio all'amico:
{{quote|"Oh! Eccola...viene...tutto è finito...la mia vista si perde....la mia ragione svanisce....la vostra mano Dantès...addio!..."
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Una volta finito l'attacco Edmond spera che, come la scorsa volta, la somministrazione di una medicina risvegli Faria, ma non c'è niente da fare: il suo caro amico e maestro è morto. Quando il carceriere si accorge di quello che è successo al "prigioniero 27" avverte il Governatore, che predispone la sepoltura per la sera. Dantès, ritrovatosi di nuovo solo, perde ogni speranza di uscire dalla prigione, ma poi la vista dell'amico defunto gli suggerisce un piano: si sostituisce al corpo di Faria nel sacco che ne contiene le spoglie, portando il corpo dell'abate nel suo letto, e attende l'arrivo dei [[Becchino|becchini]], tenendo a portata di mano un coltello. Essi non si accorgono dello scambio, portano il sacco fuori dalla prigione e, legatogli una pietra ai piedi, lo gettano nel mare, il "cimitero" del Castello d'If. Per quanto sorpreso Dantès, che pensava di essere sepolto sotto terra, con il coltello riesce faticosamente a uscire dal sacco e tagliare la corda alle gambe, risalendo in superificie appena in tempo per non affogare.
==== Di nuovo marinaio ====
Vedendo che il [[mare]] minaccia tempesta Edmond si dirige a nuoto all'[[isola di Tiboulen]], dove aspetta un momento migliore per riprendere la fuga; il mattino dopo avvista una tartana genovese, la ''Giovane Amelia'', si tuffa e riesce a raggiungerla a nuoto. Il naviglio, con a bordo [[contrabbandieri]], accoglie Dantès, che riesce a entrare nell'equipaggio grazie alla sua bravura. Edmond, il [[28 febbraio]] [[1829]], è finalmente libero:
{{quote|Erano 14 anni precisi, giorno dopo giorno, che Dantès era stato arrestato. Era entrato nel Castello d'If a 19 anni, e ne usciva a 33.}}
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Giunto a [[Livorno]], dopo pochi giorni Edmond riparte per varie spedizioni, acquistando la fiducia di tutta la ciurma della ''Giovane Amelia'' e in particolare del giovane corso Jacopo, in cui si rivede al tempo che l'abate Faria gli faceva da padre. Durante questo periodo Dantès si rende sempre più conto di come la sua lunga esperienza in prigione lo abbia cambiato: sia fisicamente, dandogli vigore fisico e aspetto "vampiresco", sia mentalmente, dandogli una profondità e una ampiezza di conoscenza molto più grandi, e pure socialmente, dal momento che ora possiede un'immensa ricchezza. Tuttavia il cambiamento più grande è psicologico: da giovane idealista è diventato un uomo intenso, vicino all'ossessione per i suoi propositi di ripagare in natura ciò che hanno fatto a lui, vendicandosi.
==== Il tesoro degli Spada ====
Edmond coglie al volo l'occasione di una spedizione di [[contrabbando]] in cui si fa scalo all'[[isola di Montecristo]] per cercare il [[tesoro]] indicato da Faria. Durante la sosta nell'isola Edmond cerca il tesoro e, una volta trovata traccia sicura del luogo dove è conservato, fa finta di farsi male cadendo da una sporgenza, in modo da essere lasciato per qualche giorno libero sull'isola per cercare il tesoro. Dopo affannose ricerche, finalmente Edmond trova l'apertura che dava accesso a un sotterraneo, all'interno del quale rinviene un [[baule]], il famigerato tesoro di Guido Spada:
{{quote|Il baule era diviso in tre parti: nella prima brillavano fulgidi [[Scudo (moneta)|scudi]] d'[[oro]], dai gialli riflessi; nella seconda verghe d'oro non brunite ma disposte in buon ordine; nella terza, piena a metà, Edmond rimosse ed alzò a manciate i [[diamanti]], le [[perle]] ed i [[rubini]] che, qual cascata sfavillante, facevano nel ricadere il rumore della grandine sui vetri.}}
=== La ricompensa ===
==== Il ritorno a Marsiglia e l'incontro con Caderousse ====
Quando la ''Giovane Amelia'' ritorna in [[Italia]], Dantès ha con sè alcune gemme con le quali si procura grandi liquidità: acquista così due [[barche]], una per Jacopo (con la quale deve recarsi a Marsiglia per avere informazioni su coloro che amava), ed uno [[yacht]] per se stesso con il quale prelevare indisturbato il tesoro dall'[[isola di Montecristo]].
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Alla fine l'abate si accommiata da Caderousse donandogli il [[diamante]]: l'albergatore in fondo è già stato punito in qualche modo (la sua vita familiare ed economica non sono certo rosee), ed il suo ruolo nel complotto è stato marginale: è giusto che abbia una possibilità di redenzione (anche se l'avidità dell'uomo lo potrebbe portare alla rovina).
==== Nell'ufficio di De Boville ====
Il giorno dopo Dantès si presenta, sotto le sembianze dell'[[inglese]] Lord Wilmore (primo commesso della casa Thomson e French di [[Roma]]) dal [[sindaco]] di [[Marsiglia]], dal quale apprende che Pierre Morrel, per quanto onesto e probo, è sull'orlo della [[bancarotta]] ed ha un grosso [[debito]] con il signor de Boville. Edmond si reca quindi nell'ufficio di de Boville, che altri non era che l'ispettore cui Dantès aveva chiesto aiuto quando era rinchiuso al Castello d'If. De Boville conferma di dover ricevere duecentomila [[Franco francese|franchi]] da Morrel, ma di riporre poche speranze sul pagamento dato che il ''Pharaon'' non è ancora giunto in [[porto]], e che senza i soldi del suo carico Morrel non potrà pagarlo. Lord Wilmore compra il [[credito]] da de Boville, e chiede un favore all'uomo, che ricopriva ancora l'incarico di ispettore delle prigioni: poter vedere i registri delle prigioni, con la scusa di consultare le note su Faria. Riesce anche a venire a sapere, con sua grande gioia, che la sua fuga dal Castello d'If è stata archiviata con la sua dichiarazione di morte. Nei registri Dantès trova la denuncia scritta da Danglars, di cui si appropria; scopre inoltre l'inganno tessuto da Villefort, come Faria aveva intuito, e come lui stesso, divenuto adesso Procuratore del Re, avesse sfruttato (dopo la caduta definitiva di Napoleone) la petizione di Morrel per evitare che Dantès uscisse di prigione.
==== La salvezza di Morrel ====
Dantès entra in casa Morrel sotto le mentite spoglie di Lord Wilmore, e scopre che la famiglia è ormai impoverita: due soli impiegati rimangono, Coclite, fedele contabile della famiglia, ed il giovane Emmanuel Herbault, innamorato della figlia dell'[[armatore]], Julie. La casa è ormai spoglia e pervasa da un'aria di tristezza. Mentre Morrel e Wilmore discorrono, giunge all'armatore la terribile notizia dell'affondamento del ''Pharaon'', che sancisce di fatto la [[bancarotta]] della ''Morrel e Figlio''.
Morrel si comporta comunque molto bene nei confronti dell'equipaggio sopravvissuto, anche se è costretto a licenziarli. Quando però Morrel rimane solo con il presunto inviato della Thomson e French scopre che quest'ultimo, accollatosi molti dei suoi [[debiti]], ha deciso di offrigli una dilazione del pagamento di [[tre]] [[mesi]].
Riga 145:
{{quote|"Ora" disse l'uomo sconosciuto, "addio bontà, addio umanità, addio riconoscenza...addio a tutti quei sentimenti che inteneriscono il [[cuore]]!"}}
==== Franz d'Epinay e Sinbad il marinaio ====
Il romanzo riprende a narrare facendo un salto temporale in avanti di dieci anni dagli eventi narrati, anni che Dantès trascorre viaggiando, soprattutto in Oriente, per raccogliere tutte le informazioni necessarie alla sua vendetta.
Riga 154:
Al mattino Franz non trova più colui che lo aveva ospitato, solo scorge il suo [[yacht]] allontanarsi all'orizzonte.
==== Le peripezie romane ====
A [[Roma]] Franz e Albert si incontrano e alloggiano all'[[albergo]] Londra, in attesa dell'inizio del [[carnevale]]; dopo aver visitato la [[Basilica di San Pietro|S. Pietro]] i due vogliono ammirare il [[Colosseo]], ma il proprietario dell'albergo li mette in guardia dai briganti che infestano le strade nei pressi del monumento. Tra essi c'è il temibile Luigi Vampa, alla cui storia i due giovani si mostrano interessati, cosicché l'albergatore gliela narra. Con sua gran sorpresa Franz scopre come Vampa in gioventù avesse incontrato Sinbad il marinaio, proprio colui che gli aveva fatto da [[anfitrione]] a [[Isola di Montecristo|Montecristo]]. Finito il racconto Franz ed Albert si recano in visita al [[Colosseo]]: qui Franz assiste inavvertitamente all'incontro tra Luigi Vampa e Sinbad, dove quest'ultimo promette di salvare dal patibolo un amico del [[brigante]], sfruttando le sue conoscenze. La sera successiva Franz e Albert si recano a [[teatro]], e mentre assistono alla ''[[Parisina d'Este]]'' di [[Donizetti]], lo sguardo di Franz è attratto da una giovane e bellissima donna dai lineamenti greci, seduta in un palco: alle sue spalle, nell'ombra, si trovava Sinbad il marinaio. Durante i preparativi per il carnevale i due giovani fanno la conoscenza del misterioso ed enormemente ricco e aristocratico Conte di Montecristo, così si faceva chiamare Sinbad il marinaio. Il Conte diventa loro amico, aiutandoli a passare con spensieratezza il carnevale romano, offrendo loro cene e passaggi in carrozza. La sera stessa in cui si chiude il carnevale, Albert si reca ad incontrare una donna che durante i giorni passati aveva dimostrato interesse per lui, sperando in un'avventura a lieto fine. Purtroppo per lui la donna era Teresa, compagna di Luigi Vampa, che in occasione dell'incontro lo fa rapire, e manda la richiesta di riscatto a Franz:
{{quote| "Mio caro amico, <br /> Appena avrete ricevuta la presente, abbiate la compiacenza di prendere nel mio portafogli, che troverete nel cassettino del mio scrigno, la credenziale: uniteci la vostra, se non basta. Correte da Torlonia, e ritirate da lui sul momento quattromila scudi, che consegnerete al latore della presente. Preme grandemente che questa somma mi giunga senza alcun ritardo. Non insisto di più, contando su voi, come voi potreste contare su di me. <br />
Riga 168:
L'indomani, poiché Albert deve tornare a [[Parigi]], Dantès si accommiata dai due giovani, chiedendo ad Albert un favore: quando verrà a Parigi gradirebbe essere introdotto alle alte personalità della città, dato che laggiù non era conosciuto. Albert accetta con entusiasmo la proposta, e dà appuntamento al Conte per il [[21 maggio]] di quell'anno nella sua dimora.
=== Vendetta ===
==== La colazione in casa de Morcerf ====
[[21 maggio]] [[1838]]: quasi dieci anni dopo il suo ritorno a [[Marsiglia]], Dantès inizia a mettere in atto il suo piano di vendetta. Con la solita falsa identità del [[Conte]] di [[Isola di Montecristo|Montecristo]], si trasferisce a [[Parigi]]. Il primo evento mondano è la mattina stessa, a colazione da Albert de Morcerf, assieme a Lucien Debray, il signor Beauchamp, il signor Château-Renaud e Maximilien Morrel. Durante il pasto Dantès riesce a tessere i primi buoni rapporti con gli altri commensali, sfruttando, adesso come in seguito, la sua notevole [[cultura]] ([[arte]], [[chimica]], [[storia]]...) e la sua abilità retorica. Riesce inoltre ad ottenere preziose informazioni, quali il prossimo [[matrimonio]] del giovane de Morcerf con la figlia di Danglars, Eugenie, e la già avvenuta unione tra Emmanuel Herbault e Julie Morrel.
Rimasto solo con il Conte, Albert lo introduce ai due genitori, Fernand Mondego e Mercédès: mentre la [[Catalogna|catalana]] sembra riconoscere Edmond, Mondego no, anzi ne ha un'ottima impressione, anche grazie alle lusinghe che il Conte gli fa.
==== Il racconto di Bertuccio ====
Edmond si reca insieme al suo intendente corso, Giovanni Bertuccio, nella casa che ha acquistato ad Auteuil: qui il servitore è preso dal panico. Così, costretto dal Conte a raccontare il perché del suo terrore, inizia una lunga storia. Siamo nel [[1815]]: il fratello di Bertuccio parte per la guerra; dopo Waterloo rimane senza soldi, così Bertuccio parte dalla Corsica e si reca a [[Nîmes]] per aiutarlo, ma al suo arrivo scopre che è stato assassinato. Si rivolge perciò al [[procuratore]] del re della [[città]], Gérard de Villefort, che si era fatto trasferire da [[Marsiglia]] dopo i fatti che ben conosciamo; il [[magistrato]] si rifiuta di aiutare Bertuccio a fare giustizia, sostenendo che l'uccisione di un soldato bonapartista da parte dei sostenitori del [[re]] è cosa normalissima data la situazione. Infuriato dall'atteggiamento di Villefort, Bertuccio promette che lo ucciderà. Un giorno, il [[27 settembre]] [[1817]], Villefort si reca in una casa di Auteuil (la stessa acquistata da Dantès) per incontrare una donna (che scopriremo essere la moglie di Danglars, all'epoca però sposata con un certo barone Louis de Nargonne), con cui aveva una storia e da cui stava per avere un figlio: mentre Villefort esce di casa per sotterrare una cassetta in giardino, Bertuccio esce dal nascondiglio e lo pugnala. Poi, aperta la cassetta, vede che dentro vi è un bambino: Villefort stava infatti seppellendo suo figlio che credeva fosse nato morto, ma Bertuccio riesce a rianimarlo e, mentre fugge, lo lascia ad un [[ospizio]].
Riga 183:
Finita la storia, il Conte consola Bertuccio: la verità ha fatto sparire i suoi dubbi su di lui, mentre le informazioni che ha appreso dal terribile racconto serviranno di certo per la vendetta.
==== Gli incontri con Danglars e Villefort ====
Montecristo incontra Danglars, divenuto un ricchissimo [[banchiere]]: Dantès stupisce il [[barone]] con la sua parlantina; in seguito i due discutono sulla richiesta ricevuta da Danglars dell'apertura di un credito illimitato sulla sua casa in favore del Conte. All'inizio Danglars è restio, ma la ricchezza apparentemente infinita del [[Conte]], assieme al voler mantenere il suo prestigio, gli fanno cambiare idea. Il conte riesce ad estendere il suo credito fino a 6 milioni di [[franchi]]. Dopo aver discusso d'affari Danglars presenta ad Edmond la moglie, Hermine, in compagnia di Lucien Debray (suo amante), i quali, come tutti, rimangono stupiti dall'uomo.
Riga 194:
Dopo l'incontro con Villefort, Dantès si reca nella casa della famiglia Morrel, per vedere come erano andate le cose in seguito alla salvezza della ''Morell e Figlio'' ad opera di [[Sinbad il marinaio]]: Julie Herbault ed Emmanuel Herbault sono felicemente sposati; il signor Morrel è morto lasciando l'azienda con ottimi [[bilanci]], anche se poi il genero e la figlia l'hanno venduta; infine Maximilien Morrel ha un'ottima posizione nell'[[esercito]] ed è innamorato di Valentine de Villefort che, pur ricambiandolo, è promessa (per ferrea volontà del padre Gérard) al [[barone]] Franz d'Epinay. La povera giovane non ha amici, il padre non la considera, mentre la matrigna Héloise è invidiosa del fatto che erediterà un grande patrimonio a discapito del figlio Édouard. Unica sua consolazione è la presenza del nonno, Noirtier de Villefort, rimasto però muto e paralizzato in seguito ad un colpo apoplettico.
==== Cattivi investimenti e fantasmi del passato ====
Nei primi giorni a [[Parigi]] il [[Conte]] di [[Isola di Montecristo|Montecristo]] è riuscito a fare colpo sull'alta società, e si è facilmente procurato le informazioni necessarie sui suoi nemici. Dopo aver conquistato la fiducia di Gérard de Villefort e della moglie, dopo aver stretto l'accordo con Danglars, essersi guadagnato la riconoscenza della consorte, e dopo aver intessuto buoni rapporti con i Morcerf ed i Morrel, Dantès può proseguire nel suo piano di vendetta.
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Intanto Dantès manipola, con astuti stratagemmi, il [[mercato azionario]] e inizia un'opera di distruzione del patrimonio di Danglars. Preoccupato per le sue finanze, Danglars medita di far sposare Eugénie (in realtà già promessa ad Albert de Morcerf) ad Andrea Cavalcanti che, a dire del Conte, è portatore di una ingente fortuna famigliare. Edmond inoltre afferma di aver udito alcune voci poco chiare su presunte malefatte compiute da Fernand, il conte de Morcerf, quando prestava servizio in Grecia, spingendo così Danglars a fare ricerche su questo evento. Inoltre il crollo economico incrina ancora di più la relazione tra Danglars e la moglie, a cui il [[banchiere]] rinfaccia anche la relazione con Debray.
==== I dubbi su Morcerf ed il terzo avvelenamento ====
Mentre Villefort non riesce a capacitarsi del perché il Conte di Montecristo voglia rovinare la sua posizione con la storia del figlio illegittimo avuto da Hermine Danglars, giunge a casa Villefort la signora di S. Méran. I [[marchesi]] di S. Méran erano giunti a Parigi da Marsiglia per concludere il matrimonio della nipote Valentine con Franz d'Epinay, ma durante il viaggio il marchese era morto. A poche ore dalla firma del contratto matrimoniale, quando Valentine e Maximilien Morrel già si preparavano alla fuga insieme per non essere separati, la signora di S. Méran muore, in circostanze simili al marito. Stavolta però il signor d'Avrigny, il [[medico]] di famiglia che era in casa Villefort, comunica a Gérard i suoi forti sospetti sulla tesi dell'avvelenamento. In seguito ai funerali dei S. Méran, Villefort cerca di concludere al più presto il contratto di [[matrimonio]] di Valentine, ma un nuovo colpo di scena sconvolge i suoi piani. Il signor Noirtier rende nota, alla presenza di Franz, Gérard, Valentine e altri, il resoconto della riunione bonapartista del [[5 febbraio]] 1815, quella che seguì la morte del Generale d'Epinay, il padre di Franz. Dal documento si evince come il generale fosse stato ucciso in [[duello]] dal presidente del comitato bonapartista; su precisa domanda di Franz, Noirtier conferma di essere lui l'assassino: a quel punto è Franz a rinunciare al matrimonio con Valentine.
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In casa Villefort la situazione è mutata nuovamente: dopo la confessione di Noirtier dell'omicidio del padre di Franz e il progetto di matrimonio fallito, Valentine viene reinserita nel [[testamento]] del nonno. Valentine è nuovamente destinata ad ereditare l'intera fortuna di suo nonno e dei genitori della madre (la famiglia Saint-Méran). Héloise, che cerca fortuna per suo figlio Édouard, non perde tempo. Dopo aver avvelenato mortalmente i Saint-Méran, cerca di assassinare Nortier (per far ereditare tutto a Valentine e poi ucciderla lasciando il patrimonio a suo figlio), ma il suo servo beve accidentalmente il [[veleno]] e muore. L'omicidio però viene scoperto dal [[dottore]], il signor d'Avrigny, che spiega a Villefort la situazione, incolpando la figlia Valentine: il [[magistrato]], sconvolto, supplica l'uomo di tenere nascosto il triplice assassinio ancora per qualche tempo.
==== La fine di Caderousse ====
Uscito dalla casa di Danglars, dopo aver ottenuto dal banchiere la sicurezza sul matrimonio con Eugénie, Andrea Cavalcanti/Benedetto viene a sapere che Caderousse lo vuole vedere: i due parlano a lungo, e Gaspard, avido, gli dice che i soldi che gli dava mensilmente non sono più sufficienti. Caderousse ha saputo inoltre del suo prossimo [[matrimonio]] con Eugénie Danglars, e quindi sa che può alzare il tiro nelle sue richieste di denaro. Andrea gli racconta di essere convinto che il suo vero padre sia il [[Conte]] di [[Montecristo]], che lo mantiene come Andrea Cavalcanti, dopo averlo affidato al [[maggiore]] Cavalcanti di cui non è figlio. Caderousse è assai interessato alla fortuna del Conte, e si fa descrivere la casa dove alloggia, chiaramente per compiervi un furto. La sera del giorno successivo Caderousse penetra in casa di Montecristo, che però è là presente assieme al servitore muto Alì, avvisato da un biglietto anonimo (scritto ovviamente da Benedetto). Edmond, sotto le mentite spoglie dell'[[abate]] Busoni, coglie il ladro in flagrante. Caderousse chiede pietà a Edmond, che gli rimprovera di aver sempre seguito la via sbagliata tutte le volte che la fortuna lo aveva tratto dai guai: sia dopo il regalo del [[diamante]] da parte di Busoni sia dopo la liberazione (ad opera di Lord Wilmore) dalla [[prigione]], Caderousse si era dato ad azioni criminali. Alla fine Edmond lascia andare il [[ladro]], sapendo che probabilmente sarebbe caduto vittima di un attentato da parte di Benedetto, che stava appostato fuori casa. Appena uscito dalla villa, infatti, Caderousse viene pugnalato dal giovane. Dantès soccorre Caderousse in fin di vita, riesce a fargli firmare la [[denuncia]] contro Benedetto, e un istante prima che spiri gli rivela la sua vera identità, ottenendo il sincero pentimento da parte del malfattore.
==== Il processo a Mondego ====
Beauchamp, di ritorno da Giannina, si reca a casa di Albert con un documento che provava il tradimento del padre:
{{quote|Albert aprì il foglio: era un attestato di quattro dei più nobili abitanti di Giannina che provavano come il [[colonnello]] Fernand Mondego, colonnello istruttore al servizio del [[visir]] Alì-Tebelen, aveva ceduto la fortezza di Giannina, ricevendone in compenso duemila borse di [[monete]] d'[[oro]]. Le firme erano legalizzate dal console.}}
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"Si!" risposero a voce unanime tutti i membri della commissione processante.}}
==== I Morcerf contro Montecristo ====
Terminato il racconto, Albert desidera compiere vendetta contro colui cha ha scatenato questo [[inferno]] contro il padre: su indicazione di Beauchamp si reca da Danglars, il quale gli dice di aver chiesto informazioni su Morcerf a Giannina in seguito ad un dubbio instillatogli dal [[Conte]] di [[Isola di Montecristo|Montecristo]]. Allora Albert raggiunge il conte all'[[Opéra National de Paris|Opéra]], lo incolpa per la rovina di suo padre e pubblicamente lo sfida a [[duello]] per il mattino successivo: la rabbia di Albert si scontra con la placidità del Conte, sicuro della vittoria e ben intenzionato ad uccidere il giovane, fino a poche ore prima suo amico. Mercédès, che ha seguito il figlio a [[teatro]], si reca segretamente a casa del Conte di Montecristo e, affrontandolo come Edmond Dantès (era l'unica ad averlo riconosciuto), gli chiede di risparmiare Albert, in nome di quell'amore che un tempo li legava. Durante questo colloquio Edmond le rivela la verità sul suo arresto e sull'imprigionamento, le spiega che il suo compito adesso è vendicarsi per quei quattordici anni di [[prigione]], di dolore e di sofferenze. Ma alla fine il Conte cede davanti alle richieste di colei che ha tanto amato: affronterà dunque Albert in duello, ma con l'intento di farsi uccidere. Edmond prepara tutto, scrive il [[testamento]], dice addio a Haydée, si congeda da amici e servitori. Il mattino dopo, sul campo del duello e alla presenza di testimoni, inaspettatamente Albert si scusa pubblicamente con il Conte; Mercédès infatti, per salvare la vita ad Edmond, aveva rivelato tutta la verità al figlio.
Albert e Mercédès progettano poi di abbandonare la loro casa e di partire per ricostruirsi una vita. Mentre i due stanno facendo i preparativi per la partenza, il [[conte]] Morcerf, ormai caduto in disgrazia, si reca da Montecristo per affrontarlo. I due parlano, ed Edmond si rivela a Morcerf come Dantès: sconvolto, Fernand fugge via ma, arrivato alla sua casa, vede il figlio e la moglie che se ne vanno senza un saluto. Distrutto per la perdita di tutto ciò che aveva, Fernand si spara. Albert e Mercédès decidono di rifiutare l'eredità loro spettante (che viene donata in beneficenza) e si risolvono di alloggiare per qualche giorno in un piccolo albergo, poi decidono il da farsi: Albert partirà per l'[[Africa]] come [[soldato]] affinché possa ricostruire il suo onore sotto il nome di Herrera (il cognome da nubile di sua madre), mentre Mercédès tornerà ad una vita solitaria a [[Marsiglia]] nella casa del vecchio padre di Edmond Dantès, donatale da quest'ultimo.
==== Un matrimonio all'aria ====
Nello stesso periodo Héloise cerca di concludere il suo piano diabolico: tenta di uccidere Valentine, facendo in modo che Édouard riceva tutta l'[[eredità]]. Durante una visita a casa di Morrel la giovane viene presa dagli stessi attacchi che il [[veleno]] della signora Villefort procurava. Morrel si precipita da Montecristo, mentre Villefort va a chiedere aiuto al [[dottore]] d'Avrigny. Edmond dice a Morrel di essere a conoscenza del dramma mortale che colpisce la famiglia Villefort, e di esserne indifferente; quando però vede la disperazione del giovane e viene a sapere del suo [[amore]] per Valentine, lo assicura che farà di tutto per risolvere la situazione. Intanto a casa Villefort ci sono buone notizie: Valentine è ancora viva. Come Noirtier fa capire a d'Avrigny, egli da tempo aveva intuito che avrebbero avvelenato la nipote, e fino a quel momento era riuscito a salvarla dandole ogni giorno un poco della sostanza mortale, neutralizzandone così parzialmente gli effetti.
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In una sera Danglars è rovinato: ha perso la figlia e il matrimonio che doveva risollevare le sue finanze.
==== Il funerale e il fallimento ====
La signora Danglars si reca da Villefort per chiedergli se poteva rinviare il [[processo]] di Benedetto/Andrea Cavalcanti, per poter aver tempo di risistemare la situazione famigliare, ma il [[procuratore]] del [[re]] è inamovibile.
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La reputazione di Danglars è così destinata ad essere rovinata: è costretto a venire meno alla richiesta del Conte oppure a quella degli ospizi; sceglie di pagare il Conte fornendo il denaro (cinque assegni da un milione di franchi l'uno) in cambio di una ricevuta generale di sei milioni con il quale il loro conto è regolato. Danglars quindi fugge a [[Roma]] per riscuotere (dalla casa Thomson e French) la lettera di credito in contanti e poter vivere in maniera agiata ma necessariamente anonima con i cinque milioni che avrebbe dovuto rendere agli ospizi.
==== La rovina di Villefort ====
Edmond incontra Morrel dopo il [[funerale]] di Valentine e gli impedisce di suicidarsi: rivelatosi a lui come il salvatore di suo padre e come Edmond Dantès, gli chiede un [[mese]] di tempo per sistemare le cose, promettendogli che al termine di quel periodo non si opporrà al suo intento suicida, anzi lo aiuterà.
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Dantès cerca di riportare in vita Édouard, ma fallisce. Distrutto dallo spettacolo di [[morte]] lasciato in casa Villefort (che si chiude con la pazzia di Gérard), Edmond prende con sé Morrel e assieme lasciano [[Parigi]].
=== Redenzione ===
==== L'addio a Mercédès ====
A [[Marsiglia]], mentre Morrel va a trovare la tomba del padre, Edmond incontra Mercédès (che aveva appena salutato il figlio Albert in partenza per l'Africa) nella casa del vecchio Louis Dantès. I due parlano a lungo: Mercédès non odia l'uomo che ha davanti, ma anzi rimprovera sé stessa per le scelte sbagliate che ha fatto e per non aver avuto [[fede]] in [[Dio]] quando era il momento. Alla fine, le strade dei due, un tempo giovani e felicemente innamorati, si dividono: la catalana resterà a Marsiglia, pregando per il figlio Albert (in missione con gli [[spahis]] in [[Africa]]) e vivendo pensando ai momenti felici passati con Edmond Dantès prima della prigionia. Edmond poi parte, per completare i suoi piani.
==== I dubbi ed il passato ====
La morte inaspettata, e di certo non voluta, del figlio di Villefort, Édouard, fa sorgere in Edmond Dantès una serie di dubbi sulla sua opera di "giustiziere divino". È vero che nei sei mesi trascorsi a Parigi egli è riuscito a compiere quasi del tutto la sua vendetta, ma nel suo cuore sente che qualcosa non va:
{{quote|Giunto al sommo della sua vendetta per il lento e tortuoso declivio che aveva seguito, vide l'abisso del dubbio.}}
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Tali parole rincuorano Edmond, che vi vede una conferma della giustizia per ciò che aveva fatto ai suoi nemici, e del carattere divino che aveva dato alla sua missione di vendetta.
==== Danglars e Dantès ====
Mentre il Conte di Montecristo si allontana da [[Marsiglia]], Danglars giunge a Roma: subito si reca alla casa Thomson e French, dove si fa dare una lettera da cui risulta essere possessore di un credito di cinque milioni di franchi. Intenzione del banchiere è passare da [[Venezia]], riscuotere una parte del denaro, poi recarsi a [[Vienna]] per stabilirvisi. Partita da [[Roma]], la carrozza viene però intercettata da Luigi Vampa e la sua banda, avvisati per tempo dal Conte di Montecristo. Ricondotto nelle campagne romane, Danglars viene portato alle [[catacombe di Roma|catacombe di San Sebastiano]] e rinchiuso nella stessa cella in cui era stato rinchiuso anni addietro Albert de Morcerf. La prigionia di Danglars risulta fin da subito molto particolare: ad ogni richiesta di cibo o bevande, questi gli vengono serviti celermente e sono di grande qualità, ma col difetto di avere un prezzo esorbitante, che Danglars, pur a malincuore, paga con assegni al portatore. Ben presto però il banchiere si stanca dello "scherzo", e domanda di parlare con il capo: Vampa allora gli chiede, in cambio della libertà, cinque milioni di franchi. Danglars rifiuta. Ma col passare dei giorni la fame e la sete diventano insopportabili, così il banchiere cede, tanto che, nel giro di meno di due settimane, non gli rimangono che cinquantamila franchi. Invece di spendere tale cifra, egli la conserva, sperando di essere liberato prima di morire di stenti, e poter così sopravvivere con quei denari.
Alla fine, esausto, ridotto ad uno straccio, reso disperato dalla fame, Danglars supplica Vampa, pronto a cedere anche quegli ultimi soldi che gli restava in cambio non già della libertà ma della vita; in quel momento giunge il Conte di Montecristo che, ottenuto il sincero pentimento del banchiere, lo perdona. Poi, svelatagli la sua identità, gli lascia i cinquantamila [[franchi]], mentre i cinque milioni vengono restituiti agli ospizi. Infine il Conte dà ordine a Vampa di rifocillare bene Danglars, e poi di rendergli la libertà.
==== Una nuova vita ====
È il [[5 ottobre]] [[1838]]. Maximilien Morrel, sempre sconvolto per la perdita di Valentine, approda sull'[[isola di Montecristo]], dove il Conte lo aspetta: la scadenza del mese è finalmente arrivata, e l'ora della morte del giovane Morrel si avvicina. Il [[Conte]] lo fa accomodare nel suo palazzo sotterraneo: qui gli fa ingerire dell'hashish, e fa entrare Valentine. Morrel, sotto l'effetto della droga, vedendo l'amata defunta crede di essere morto. Intanto Dantès affida Haydée a Valentina, chiedendole di proteggerla e di comportarsi con lei come una sorella. Egli, infatti, ora che la sua missione era definitivamente compiuta, ha intenzione di partire solo, ma Haydée, anche lei lì presente, si oppone alla partenza e gli schiude il suo cuore: la giovane greca offre ad Edmond un nuovo amore ed una nuova vita, che forse Edmond sente di meritarsi.
Riga 300:
Vostro amico ''Edmond Dantès'', ''Conte di Montecristo''.}}
== Personaggi ==
=== Edmond Dantès e i suoi travestimenti ===
*'''[[Edmond Dantes|Edmond Dantès]]'''
*'''Conte di Montecristo'''
*'''Lord Wilmore'''
{{quote|Era un uomo pittosto alto, aveva le [[basette]] rade e rosse, la pelle bianca, ed i [[capelli]] biondi grigiastri; era vestito con tutta la eccentricità inglese, cioè, un abito turchino coi bottoni d'[[oro]] e col [[colletto]] alto e imbottito, un [[gilet (abbigliamento)|gilè]] di ''[[cachemire]]'' bianco, ed un [[Pantaloni (abbigliamento)|pantalone]] di nanchino, tre pollici troppo corto, ma a cui i sottopiedi della stessa [[stoffa]] impedivano di risalire fino alle [[ginocchia]].}}
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Questo personaggio è l'esatto opposto del Conte di Montecristo e si suppone che loro due siano rivali.
*'''Sinbad il Marinaio'''
{{quote| (...) Indossava un costume [[Tunisia|tunisino]], vale a dire una calotta rossa con una lunga [[nappa]] di [[seta]] turchina, una veste di panno nero tutta ricamata d'[[oro]], [[pantaloni]] color [[sangue]] di [[bue]] larghi e gonfi, le [[ghette]] dello stesso colore orlate d'[[oro]] come la veste, ed i pianelli gialli, una magnifica [[sciarpa]] di [[cachemire]] gli cingeva la vita al dispora dei fianchi, e un piccolo cangiar acuto e ricurvo passava dentro la [[cintura]].
Riga 318:
Quantunque di un pallore quasi livido, quest'uomo aveva una fisionomia molto bella: gli [[occhi]] erano vivi e penetranti, il [[naso]] dritto (...) i [[denti]] bianchi come perle spiccavano mirabilmente sotto i [[baffi]] neri.}}
*'''[[Abate]] Busoni'''
=== Servitori del Conte ===
*'''Bertuccio'''
*'''Haydée'''
{{quote|La bellezza del viso era da beltà greca in tutta la purezza del tipo, coi grandi occhi neri vellutati, la fronte di marmo, il naso dritto, le labbra di [[corallo]], e i denti di [[perle]]. E in questa graziosa donna il fiore della gioventù appariva in tutto il suo splendore e [[profumo]]. Haydée poteva avere diciannove o venti anni.}}
Riga 329:
Quando era ancora molto piccola il padre viene rovesciato dall'acerrimo nemico generale Kourchid, grazie al tradimento di Fernand Mondego. Ridotta in [[schiavismo|schiavitù]] assieme alla madre, dopo la morte di questa viene comprata dal Conte al mercato degli schiavi a [[Costantinopoli]]. Anche se lei è considerata una schiava, il Conte la tratta con il massimo rispetto. Questa donna [[greca]] è innamorata follemente del Conte, che però la considera troppo giovane per lui. Durante il [[processo]] di Fernand Mondego rivelerà la sua vera identità e porterà le prove per farlo condannare. Alla fine del romanzo Edmond capisce l'amore della donna per lui, e decide di partire con lei per farsi una nuova vita, possibilmente felice.
*'''Alì'''
{{quote|"(...) non ha stipendio, non è un domestico, è uno [[schiavo]], è il mio cane; se non facesse il suo dovere, non lo caccerei, ma lo ammazzerei!". (...) <br />
Alì ascoltò, sorrise, si avvicinò al padrone, mise un ginocchio a terra e gli baciò rispettosamente la mano.}}
Egli è muto e totalmente dedito al suo padrone per avergli salvato la vita in [[Tunisia]] dove era stato condannato, a causa di una sua "lussuriosa" incursione nell'[[harem]] del [[Bey (carica)|Bey]], a subire la mutilazione prima della lingua, poi delle mani e infine della testa. Quel che Alì non sa è che Dantès aveva atteso a bella posta che la lingua gli venisse mozzata prima di offrirsi di riscattarlo, in modo da potersi valere di un servitore muto. Alì è un abilissimo domatore di cavalli.
*'''Baptistin'''
*'''Jacopo'''
=== La Famiglia Morcerf ===
*'''Mercédès Herrera Mondego'''
*'''Fernand Mondego'''
*'''Albert de Morcerf'''
=== La Famiglia Danglars ===
*'''Barone Danglars'''
{{quote|"Davvero quest'uomo è una laida creatura. Come mai, dalla prima volta che lo vedono, non riconoscono il serpente dalla fronte schiacciata, l'avvoltoio dal cranio rotondeggiante, lo sperviero dal becco acuto?"|Edmond Dantès}}
*'''Hermine Danglars'''
*'''Eugenie Danglars'''
{{quote|Eugenie Danglars era bella, ma (...) di una bellezza un poco sostenuta. I capelli erano di un bel nero, ma nell'ondulazione si notava una specie di ritrosia al [[pettine]]; gli occhi, neri come i capelli, sotto magnifiche sopracciglia, che non avevano che un difetto, quello cioè di aggrottarsi qualche volta, erano particolarmente notevoli per una espressione di fermezza rara in una donna; il naso aveva quelle proporzioni esatte che un bravo scultore darebbe alla statua di [[Giunone]], soltanto la bocca era un po' grande, ma con bei denti che davano risalto alle labbra, il cui [[carminio]] troppo vivo spiccava sul pallore del viso; infine, un neo nero posto all'angolo della bocca, e più largo del naturale, finiva col dare a questa fisionomia un'indole risoluta (...) <br />
Era (...) una [[Diana]] cacciatrice, ma con qualche cosa di più fermo e di più maschio nella sua bellezza.}}
=== La Famiglia Villefort ===
*'''Gérard de Villefort'''
*'''Valentine de Villefort'''
*'''Noirtier de Villefort'''
*'''Héloise de Villefort'''
*'''Édouard de Villefort'''
{{quote|Era piccolo, gracile, bianco di pelle come i bambini rossi, ad onta di una foresta di capelli neri, ribelli ad ogni acconciatura, che ne copriva la fronte rotondeggiante, e cadendo sulle spalle ne contornava il viso, e raddoppiava la vivacità degli occhi pieni di furba malizia e di giovanile cattiveria; la bocca appena ritornata vermiglia, era sottile nelle labbra, e larga nell'apertura: i lineamenti di questo ragazzino di otto anni, dimostravano un'età almeno di dodici.}}
*'''Benedetto'''
=== Famiglia Morrel e dipendenti ===
*'''Pierre Morrel'''
*'''Maximilien Morrel'''
*'''Julie Herbault'''
*'''Emmanuel Herbault'''
*'''Coclite'''
=== I marchesi di Saint-Méran ===
*'''Marchesi di Saint-Méran'''
*'''Renata di Saint-Méran'''
=== Altri personaggi importanti ===
*'''Abate Faria'''
*'''Luigi Vampa'''
*'''Gaspard Caderousse'''
{{quote| (...) alto, secco e nerboruto, vero tipo [[Sud|meridionale]], cogli occhi infossati e vivaci, col naso a becco d'aquila e i denti bianchi come quelli di un animale carnivoro.}}
*'''Louis Dantès'''
*'''Barone Franz Quesnel d'Epinay'''
=== Personaggi minori ===
*'''Lucien Debray'''
*'''Beauchamp'''
*'''Barone de Château-Renaud'''
== Capitoli ==
# L'arrivo a [[Marsiglia]]
# Padre e figlio
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*Il grande tesoro citato nel romanzo, appartenuto alla famiglia Spada e nascosto sull'[[isola di Montecristo]], riprende una leggenda già esistente legata ad un ipotetico tesoro che i monaci di [[San Colombano]] avrebbero nascosto prima della distruzione del potente [[Monastero di San Mamiliano]] da parte dei [[saraceni]]. Nel romanzo il tesoro è localizzato in una grotta; e in effetti sull'isola esiste, sotto i resti di un eremo, la [[Grotta di San Mamiliano]].
== Adattamenti cinematografici, televisivi e teatrali ==
*''[[Il conte di Montecristo (film 1929)|Il conte di Montecristo]]'' (''Monte-Cristo''), film diretto da [[Henri Fescourt]] ([[1929]])
*''[[Il conte di Montecristo (film 1934)|Il conte di Montecristo]]'' (''The Count of Monte Cristo''), film diretto da [[Rowland V.Lee]] ([[1934]]) con [[Robert Donat]]
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|edizione= 1 ed., collana [[Superbur Classici]]
|pagine= pp. 915, cap. 117
|id= ISBN
}}
== Voci correlate ==
*[[Edmond Dantes|Edmond Dantès]]
*[[Alexandre Dumas (padre)|Alexandre Dumas]]
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{{interprogetto|commons=Alexandre Dumas|etichetta=Alexandre Dumas}}
== Collegamenti esterni ==
*[http://www.radio.rai.it/radio3/terzo_anello/alta_voce/archivio_2004/eventi/2004_07_01_conte_montecristo/index.cfm ''Il Conte di Montecristo'', riduzione radiofonica di Radio 3 Rai] (Il Terzo Anello - Ad alta voce): 44 puntate, formato .ram;
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[[nl:De graaf van Monte Cristo]]
[[no:Greven av Monte Cristo]]
[[oc:Lo Comte de Monte-Cristo]]
[[pl:Hrabia Monte Christo]]
[[pt:O Conde de Monte Cristo]]
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