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=== Territorio ===
 
Moderna cittadina costiera affacciata sul [[mar Tirreno]], Torregrotta si adagia sulla fertile pianura alluvionale del fiume [[Niceto]] a circa 30 km dal capoluogo provinciale. L’abitato è circondato da ampi frutteti e campi agricoli cui fanno da contorno le prime pendici settentrionali dei [[monti Peloritani]]; queste ultime sono costituite da basse colline ricoperte d'uliveti e vigneti, da cui si domina l’intera città e le [[Isole Eolie]]. Il territorio comunale si estende su una superficie di 4,22 kmq con una variazione altimetrica da 0 a 191 metri; essendo la [[casa comunale]] posta a 44 metri sul livello del mare, tale è l'[[altitudine]] ufficiale del comune. Torregrotta ha per limiti naturali i torrenti Bagheria (o Monforte), Caracciolo (o Fondachello) e Cannitello (o Cardà); confina inoltre con i seguenti comuni: [[Valdina]] ad est, [[Roccavaldina]] a sud, [[Monforte San Giorgio]] ad ovest.
 
==== Orografia e idrografia ====
 
Oltre che da una piccola zona collinare, la situazione orografica di Torregrotta è caratterizzata da un bacino alluvionale formato dal torrente Niceto e dal suo affluente, il Bagheria. Tali corsi d’acqua insieme ad un terzo torrente, il Lavina (oggi ormaiinsignificante prosciugatorivolo d'acqua al confine con la frazione Marina del comune di Monforte san Giorgio), formavano anticamente un vasto delta. cheLungo nellagli zonaargini costieradei davatorrenti, originegià a paludipartire perennidal che[[medioevo]], si estendevano perrigogliose uncoltivazioni ampiodi territorioorti e frutteti. Gran parte della zona costiera era invece caratterizzata da paludi perenni, oltresoprattutto glinei dintorni degli sbocchi a attualimare confinidei comunalifiumi. Tali zone acquitrinose, luogo ideale per lo sviluppo di ampie macchie di [[Arundo donax|canna comune]], erano prevalentemente alimentate soprattutto da sorgenti naturali d’acqua aventi la caratteristica di essere molto copiose nel periodo estivo quando i torrenti erano in secca. Tale anomalo fenomeno era conosciuto già in tempi antichi: [[Plinio il Vecchio]], infatti, nella sua opera Storia Naturale, pubblicata nel ’77 d.C., segnala che tra Messina e Milazzo le sorgenti essudano in estate ed inaridiscono in inverno <ref>''Storia Naturale'', libro XXXI, 28 - (… in Sicilia quidam circa Messanam et Mylas hieme in totum inarescunt fontes, ipsa aestate exudant amnemque faciunt…)</ref>. Recenti studi scientifici<ref>Domenico Ryolo, ''Notizie sul territorio di Milazzo. Falda acquifera e storia geologica'', Rotary Club Milazzo, 1980</ref> dimostrano che effettivamente esiste uno sfasamento di circa 6 mesi tra la stagione delle piogge (settembre-febbraio) e il riaffiorare delle acque sorgive, legate alla particolare composizione del terreno. Oggi la zona è completamente bonificata grazie alla costruzione sin dal 1800 di canali di scolo (detti “saje” nel dialetto locale) che costituirono anche dei veri e propri sistemi di irrigazione trasformando la palude in fertili orti, vigneti e frutteti che si unirono a quelli già presenti nella parte alta della vallata. Sebbene le recenti attività umane del vicino polo industriale abbiano fatto abbassare considerevolmente la falda acquifera, a Torregrotta è ancora oggi possibile osservare lo strano fenomeno delle “sorgenti di Plinio” che in estate formano ruscelli di acque fresche e limpide che scorrendo attraverso i pochi canneti superstiti sfociano in mare tra le chiare e sabbiose spiagge del litorale.
 
==== Geologia ====