Fenomenologia: differenze tra le versioni

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=== DifferenzePrincipali principalidifferenze fra Husserl e [[Scheler]] ==
SulScheler rientra solo per certi aspetti all'interno del movimento fenomenologico. Ad es. sul problema dell’a priori materiale (o “apriori” nella forma usata da Scheler) Husserl e Scheler non pensano esattamente la stessa cosa, anche se tuttavia sono più vicini di quanto lasci supporre la violenta polemica innescata nel 1913 da Scheler contro l’“idealismo” di Husserl. Quando Husserl, nelle ''Ricerche Logiche'', scrive che le forme categoriali si danno nell’intuizione categoriale, Scheler fraintendendo pensa di poter leggere che esistono riempimenti materiali empirici che possono essere colti indipendentemente dalla percezione sensibile, ma poi quando Husserl, in ''Ideen I'', fa supporre che le forme categoriali siano da intendere nel senso di Bolzano, cioè in termini di essenze distinte dai dati empirici e tuttavia basate su dati sensibili, Scheler deluso bolla troppo frettolosamente tutto il discorso come idealismo. Per venir fuori da questi fraintendimenti è allora opportuno vedere se quella di Husserl e di Scheler possano essere considerate come due posizioni complementari <ref> G. Cusinato, ''La Totalità incompiuta'', Milano 2008, pp. 189-191 </ref>.
Le divergenze e i fraintendimentio derivano dalla differente concezione di sensazione e portano Scheler a criticare il rapporto che Husserl stabilisce fra intuizione categoriale e sensibile. Scheler teorizza un riempimento non sensibile ma tuttavia empirico, un ambito materiale puro costituito da oggetti né sensibili né ideali ma caratterizzati dall’autodatità. Se la datità è la forma in cui si costituisce la sensibilità, l’autodatità è un modo di costituirsi alternativo alla sensibilità e proprio di quello che già Schelling chiamava empirismo filosofico. Husserl e Scheler aprono cioè due prospettive molto diverse, ma forse complementari, sul concetto di “essenza”. E' da notare inoltre che il concetto scheleriano di essenza risulta caratterizzato da una ambiguità di fondo in quanto da un lato viene descritto come un ''Sosein'', cioè un oggetto ideato, dall’altro considerato come un ''Tatsache'', cioè un dato di fatto. Queste ambiguità vengono in parte risolte considerando il senso ultimo che viene dato da Scheler alla riduzione fenomenologica: non metodo conoscitivo, ma tecnica di trasformazione del proprio stile esistenziale. In questa prospettiva l’essenza diventa qualcosa di molto simile al ''Vorbild'': diventa cioè un’esperienza esemplare capace di funzionalizzare una trasformazione del modo di vivere, cioè una rinascita <ref> Cfr. G. Cusinato, ''La Totalità incompiuta'', cit. </ref>. Altrettanto il concetto di ''Entwircklichung'', la derealizzazione alla base della riduzione, viene inteso nel senso di una riduzione che più che fenomenologiche potrebbe essere definita "kathartica" <ref> Cfr. G. Cusinato, ''Katharsis'', Napoli 1999 </ref>, e cioè non come sospensione di tutta la realtà, bensì come sospensione della realtà che fa riferimento alla sfera dell’Io per consentire la rinascita del centro personale.
 
 
== La fenomenologia esistenzialista ==