Libro Quinto della Metafisica: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 88:
L'unità viene intesa da Aristotele in due modi: ''per [[accidente (filosofia)|accidente]]'' e ''di per sé''.
Nel primo caso, lo Stagirita sostiene che siano unità accidentali quelle:
*di una sostanza con un accidente:"Corisco" e il "musico";
*di due accidenti fra loro:"musico" e "giusto";
*di una sostanza con un accidente rispetto alla medesima sostanza considerata assieme a un altro accidente:"Corisco musico" e "Corisco giusto";
* una sostanza con un accidente considerata rispetto alla stessa sostanza: ""Corisco musico "e "Corisco";
*vedi sopra, ma in senso universale:"uomo" e "uomo musico".
Nel secondo caso, egli sostiene che le cose possano essere unità di per sé in questi modi:
*per continuità naturale o artificiale (ad esempio un fascio o pezzi di legno uniti da colla,una gamba,un braccio) ;
*in caso di sostrato che non varia per specie :''si dice che il vino è uno e che l'acqua è una in quanto sono indivisibili secondo la specie e si dice che tutti i liquidi costituiscono un'unità perché il loro sostrato è identico:essi infatti sono tutti acqua o aria'';
*perché hanno un soggetto unico per specie al quale si riferiscono più cose che non presentano differenze sensibili specifiche;
*perché hanno un genere unico:cavallo (similee auomo soprasono un'unità in quanto tutti animali)
*perché le definizioni delle cose che costituiscono un'unità non possono essere distinte.
In sintesi ''tutto ciò che è indivisibile viene detto unità''.
Nel delineare l'uno, Aristotele non riassume le precedenti definizioni. In questo caso fa un discorso più ampio, perché il termine "''uno''" richiede un'analisi più complessa.
In generale leLe cose hanno ''unità'' quando sono in relazione con ciò che costituisce un'unità. Ma questa definizione non è molto precisa, perché ha una struttura ricorsiva (ciò nella definizione viene chiamato in causa il termine da definire).
Aristotele comincia a definire l'unità nel suo senso principale, cioè quello di '''unità per sostanza'''. Scendendo un po' più nel dettaglio, è "uno" ciò che ha unità di sostanza per ''continuità'', ''specie'' o ''definizione''. Ma non sempre la continuitàècontinuità è garante di un'unità di sostanza: per esempio le parti di un scarpa mess in ordine casuale, hanno la continuità (sono tutte parti di un'unica cosa) ma non hanno unità. Ma per essere veramente una scarpa (unica) devono essere disposte secondo un ordine preciso. In alcuni casi, quindi, per garantire l'unità è necessario che ci sia '''unità di forma'''.
 
Aristotele tratta poi dell'uno inteso come ''principio del numeronumerico''. Con ciò non vuole intendere che l'uno sia l'inizio della serie numerica, bensì che il principio da cui tutti i numeri derivano.
Correlato a questo, viene trattato l'uno come '''unità di misura'''. Noi infatti conosciamo il mondo che ci circonda attraverso la misurazione, e ciò è posiibile perché confrontiamo tutto con l'uno. Per esempio nella misura delle estensioni, prendiamo un segmento di lunghezza 1, e lo confrontiamo con la lunghezza che vogliamo misurare.
L'unità di misura non è la stessa per tutti i generi: non si può misurare in rapporto all'Uno, ma in rapporto a un'unità di misura che varia da genere a genere. In ambito matematico-geometrico, Aristotele afferma che ''è unità ciò che è indivisibile per quantità o per specie''. Infatti se fosse divisibile in tre dimensioni, si chiamerebbe corpo; se lo fosse in due dimensioni, sarebbe una superficie; se lo fosse in ua dimensione, sarebbe linea, se non fosse divisibile ma avesse posizione si chiamerebbe punto. Se non avesse né dimensione né posizione, allora sarebbe effettivamente un'unità.