Liberalismo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Bot: Aggiungo: war:Liberalismo
Xqbot (discussione | contributi)
m Bot: Aggiungo: ug:لىبېرالىزىم; modifiche estetiche
Riga 9:
Il liberalismo è probabilmente la dottrina che ha più influenzato la concezione moderna dello [[Stato]] e del suo rapporto con la [[società]]. Si può dire che abbia contribuito a definire quasi tutte le altre dottrine politiche: si parla infatti di "liberaldemocrazia" in modo generico per indicare una moderna [[democrazia]] che non sia basata esclusivamente sulla volontà della maggioranza ma - anche e soprattutto - sul rispetto delle minoranze.
 
== Storia ==
Dall'inizio del [[XIX secolo]], ''liberale'' cominciò a divenire equivalente di "favorevole al riconoscimento delle [[libertà individuali]] e politiche". La prima citazione in [[lingua inglese]] con questo significato risale al [[1801]]. In senso moderno si ritiene che il termine ''liberalismo'' sia stato usato per la prima volta nel [[1812]] in [[Spagna]] nel parlamento regionale (Cortes) di [[Cadice]]. Le radici del liberalismo sono tuttavia molto più antiche. Possono essere trovate nelle dottrine [[giusnaturalismo|giusnaturalistiche]] di [[John Locke]], nelle teorie dei filosofi scozzesi [[David Hume]] e [[Adam Smith]] e nell'[[illuminismo]] [[Francia|francese]].
 
=== John Locke e la Gloriosa Rivoluzione inglese ===
[[ImmagineFile:Locke-John-LOC.jpg|thumb|200px|[[John Locke]], [[filosofia|filosofo]] [[Inghilterra|inglese]], è uno dei fondatori del liberalismo politico]]
 
Il filosofo inglese [[John Locke]] può essere considerato a tutti gli effetti il precursore del liberalismo, così come la Seconda Rivoluzione inglese ([[Gloriosa Rivoluzione|Gloriosa Rivoluzione inglese]]) può essere vista come l'antecedente delle [[Rivoluzioni Liberali]] dell'inizio del [[XIX secolo]]. In [[Inghilterra]] l'imposizione di limiti al potere del sovrano avviene, a differenza che negli altri paesi europei, attraverso un processo storico graduale che viene fatto iniziare addirittura nel [[Medio Evo]] con la concessione della [[Magna Charta]]. Il passaggio dal [[feudalesimo]] allo Stato liberale avviene senza la mediazione dell'[[assolutismo monarchico]], se si esclude il periodo di regno dei [[Tudor]], caratterizzato da un notevole accentramento dei poteri nelle mani dei sovrani. Il tentativo della successiva dinastia degli [[Stuart (famiglia)|Stuart]] di prolungare il sistema assolutistico con minore abilità portò allo scoppio della [[Rivoluzione inglese|Prima Rivoluzione inglese]], guidata dal leader [[Repubblicanesimo|anti-monarchico]], ma non liberale, [[Oliver Cromwell]]. Dopo numerosi sconvolgimenti politici nel [[1689]] il [[Parlamento]] inglese riuscì a portare sul trono la dinastia degli [[Hannover]] che si impegnava a garantire al Parlamento stesso e ai cittadini inglesi una serie di diritti e libertà solennemente proclamati nel [[Bill of Rights]]. L'Inghilterra fu così il primo Stato al mondo ad essere governato da una [[monarchia costituzionale]], la tipica [[forma di governo]] del liberalismo classico.
Riga 19:
Negli [[1690]] Locke, che apparteneva al Partito [[Whig]] (più tardi chiamato Partito Liberale), pubblicò anonimo i [[Due Trattati sul Governo]], che contenevano la giustificazione morale della Rivoluzione, il [[diritto di resistenza]] contro un governo ingiusto. Locke partiva dalla teoria del [[Contratto sociale|contrattualismo]] (già avanzata da [[Thomas Hobbes]] e ripresa poi nel celebre [[Contratto sociale]] di [[Jean-Jacques Rousseau]]). Nello [[Stato di natura]] tutti gli uomini sono uguali e godono di una libertà senza limiti. A differenza di Hobbes, Locke riteneva che gli uomini cedano al corpo politico una parte della loro libertà solo perché esso tuteli il loro diritto alla proprietà. Lo Stato non può perciò ledere i [[diritti naturali]], la famosa triade "vita, libertà e proprietà", violando il contratto sociale.
 
=== Liberalismo e illuminismo ===
Il liberalismo è di solito considerato, insieme alla [[democrazia]] moderna, una filiazione dell'[[Illuminismo]]. Infatti esso si ispira agli ideali di tolleranza, libertà ed eguaglianza propri del movimento illuminista, contesta i privilegi dell'[[aristocrazia]] e del [[clero]] e l'origine divina del potere del sovrano.
 
Riga 26:
Bisogna osservare comunque che non tutti gli illuministi sostennero concezioni politiche liberali. [[Voltaire]] e [[Jean-Jacques Rousseau]], ad esempio, pur avendo influito sulla nascita del liberalismo non possono essere considerati liberali. Voltaire non è infatti interessato alla questione della rappresentanza politica e della divisione dei poteri: per lui l'ideale resta quello di un [[dispotismo illuminato]] retto da un re-filosofo saggio e tollerante. Rousseau, da parte sua, rifiuta la [[democrazia rappresentativa]] preferendo la [[democrazia diretta]]. La sua concezione della [[volontà generale]] alla quale i cittadini devono sottomettersi non sembra prevedere inoltre la tutela delle minoranze. Rousseau viene perciò considerato più il padre della [[democrazia]] che del liberalismo.
 
=== Diritti civili, Stato di diritto e costituzionalismo ===
[[ImmagineFile:Us declaration independence.jpg|thumb|200px|La della [[Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti|Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti d'America]], madre dei [[diritti umani]] contemporanei]]
 
John Locke coniò, come abbiamo visto, l'espressione che riassume la concezione liberale classica dei diritti individuali: "vita, libertà, proprietà".
Riga 40:
Si sviluppa la consuetudine di fissare in un documento solenne questi diritti, sull'esempio del [[Bill of Rights]] inglese: le Carte dei diritti dei nuovi Stati americani indipendenti e i primi emendamenti alla [[Costituzione degli Stati Uniti d'America]] sono gli antenati degli elenchi di diritti previsti dalle [[Costituzione|Costituzioni]] [[Secolo XIX|ottocentesche]] e da quelle attuali.
 
=== Rivoluzioni liberali ===
[[ImmagineFile:Prise de la Bastille.jpg|thumb|right|200px|La [[presa della Bastiglia]] segna l'inizio della [[Rivoluzione francese]], prototipo delle rivoluzioni liberali in [[Europa]]]]
 
La [[rivoluzione francese]] del [[1789]] e la maggioranza delle rivoluzioni della prima metà del [[XIX secolo]] sono dette [[rivoluzioni liberali]]: esse hanno infatti come scopo la concessione di una [[Costituzione]] che limiti i poteri del monarca, e hanno di solito a capo la [[borghesia]] benestante (per questo sono anche dette [[rivoluzioni borghesi]]). I pareri in proposito tuttavia non sono concordi; alcuni pensatori liberali come ad esempio [[Karl Popper]], [[Marcello Pera]], [[Lucio Colletti]], vedono nella rivoluzione francese (e nel suo sostrato culturale prodotto dal pensiero di [[Voltaire]] e [[Rousseau]]) l'origine dei [[totalitarismo|totalitarismi]] del Novecento.
Riga 48:
Tra i documenti più celebri dell'epoca delle rivoluzioni liberali dobbiamo citare la [[Dichiarazione di Indipendenza Americana]] che altera la triade di Locke parlando di "vita, libertà e ricerca della felicità" e la [[Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino]] emanata durante la [[Rivoluzione francese]].
 
=== Stato liberale e Stato democratico ===
{{vedi anche|Stato liberale}}
 
Riga 56:
Gli Stati Uniti costituiscono un caso a parte: i problemi che devono affrontare sono diversi da quelli dei paesi europei (più che una lotta tra classi sociali perché gli USA diventino una vera democrazia si pone la questione, che sarà risolta solo molto tempo dopo, di includere nel sistema politico gruppi discriminati come gli [[afroamericani]] e gli [[indiani d'America]]).
 
=== Critiche ottocentesche ===
A partire dalla seconda metà del [[XIX secolo]], proprio quando sembra aver trionfato, il liberalismo comincia ad essere oggetto di sferzanti critiche. Gli attacchi sono di segno diverso ma in genere partono da due assunti: il liberalismo avrebbe una "concezione parziale della libertà e dell'eguaglianza" e una "visione astratta e atemporale dell'individuo".
 
Riga 69:
Una critica molto seria è quella portata dal [[Premio Nobel per l'economia]] [[Amartya Sen]], il quale nel [[1970]] ha dimostrato [[matematica]]mente l'impossibilità del rispetto contemporaneo del [[liberismo]] e dell'[[ottimo paretiano|efficienza paretiana]]. Questa sua [[dimostrazione]], nota come [[paradosso di Sen]], è stata seguita dallo sviluppo di una teoria sociale scevra da tale paradosso, teoria per cui Sen ha ricevuto il Nobel nel [[1998]].
 
=== Risposte ed evoluzione del pensiero liberale ===
Alcuni filosofi rispondono alle accuse rivolte dai socialisti alla loro concezione cercando di accogliere una parte delle obiezioni e di arrivare a una mediazione tra le due dottrine. Tali filosofi riconoscono cioè la necessità di riforme in alcuni settori della società, specialmente per ridurre le disuguaglianze sociali. Attualmente diversi ideologi e politici che credono nel liberalismo e liberismo ritengono che il problema demografico sia urgentemente da risolvere per il [[bene comune]]. Difatti la popolazione umana continua a crescere in modo notevole soprattutto nei Paesi più poveri quindi, secondo tali studiosi, l'unica soluzione è il [[controllo delle nascite]] nel mondo intero poiché non ci sono abbastanza cibo ed energia per tutti. Tale squilibrio tra popolazione e sussistenze alimentari nonché energetiche per le varie industrie fu teorizzato per primo dall'economista inglese [[Thomas Robert Malthus]]. Infatti la ''legge di Malthus'', formulata nel ''Saggio sul principio di popolazione'' (1798), considera che ''la popolazione tende ad accrescersi in progressione geometrica, mentre i mezzi di sussistenza possono crescere soltanto in progressione aritmetica''. Inoltre gli studiosi valutano che ci sia un limite ai consumi quindi ai rifiuti prodotti che in enorme quantità possono danneggiare notevolmente il nostro pianeta.
 
== Definizione ==
Si può dire ad ogni modo che ciò che contraddistingue il liberalismo politico in ogni epoca storica è la fede nell'esistenza di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all'individuo e l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge ([[eguaglianza]] formale). Il punto di vista dell'individuo e il godimento della libertà individuale è considerato il parametro valido per giudicare la bontà di un ordinamento politico/sociale. In quest'ottica i poteri dello Stato devono incontrare limiti ben precisi per non ledere i diritti e le libertà dei cittadini. Ne deriva il rifiuto di volta in volta dell'[[assolutismo monarchico]], del [[clericalismo]], del [[totalitarismo]] e in generale di ogni dottrina che proclama il sacrificio dell'individuo in nome di fini esterni a esso.
 
Riga 80:
{{quote|Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo.|[[Immanuel Kant]]}}
 
=== Liberalismo e democrazia ===
Il liberalismo classico è essenzialmente una dottrina dei limiti del potere politico. Il problema di chi debba avere questo potere nelle proprie mani è invece l'oggetto della riflessione della [[democrazia]]: la democrazia nel suo spirito originario richiede che il potere politico sia fatto derivare dal popolo e che esso lo eserciti direttamente o attraverso rappresentanti eletti, ma non si preoccupa di evitare la concentrazione del potere né di tutelare le minoranze. Allo stesso modo, come vedremo, nello Stato Liberale dell' 800 un'ampia fetta della popolazione è esclusa dal potere politico e dal diritto di eleggere i suoi rappresentanti. Con la trasformazione degli Stati liberali in Stati democratici la distinzione è andata sfumando. Le democrazie moderne sono anche dette ''liberaldemocrazie'' perché combinano il principio della [[sovranità]] popolare con la tutela dei diritti liberali e con la divisione dei poteri prevista da [[Montesquieu]].
 
=== Liberalismo e liberismo ===
[[ImmagineFile:Adam Smith.jpg|thumb|right|200px|[[Adam Smith]], filosofo [[Scozia|scozzese]] e padre dell'[[economia politica]], è il teorizzatore del liberalismo economico e della [[liberismo|dottrina liberista]]]]
 
La lingua italiana pone una distinzione tra liberalismo e [[liberismo]]: mentre il primo è una teorizzazione politica, il secondo è una dottrina [[economia|economica]] che teorizza il disimpegno dello Stato dall'economia: perciò un'economia liberista pura è un'[[economia di mercato]] non temperata da interventi esterni.
Riga 100:
La frattura tra i liberali che continuano a rifiutare l'intervento dello Stato nell'economia e quelli che adottano una posizione neutrale o addirittura lo auspicano si collega alla differente reazione alla crisi del liberalismo e alla definizione che si sceglie di dare di libertà: se è intesa solo come non-interferenza di un potere esterno ([[libertà negativa]]) o se in senso più ampio è libertà ''di'' fare determinate cose ([[libertà positiva]]). Nonostante queste ambiguità residue, qui ci occupiamo soltanto di '''liberalismo in senso politico'''.
 
=== Liberalismo e globalizzazione ===
Al liberale piace l'integrazione economica tra i diversi Stati nazionali (o globalizzazione economica), perché permette agli individui di disporre di un più ampio ventaglio di scelte. Non accetta, invece, l'integrazione politica (o globalizzazione giuridica) perché considera l'intervento dello Stato un arbitrio. Un presupposto del liberalismo, infatti, è che lo Stato quando agisce può limitare fortemente i seguenti diritti individuali:
*alla vita (attraverso la regolamentazione);
*alla libertà (col [[Sistema delle fonti|diritto positivo]]);
*e alla proprietà (attraverso la tassazione).
Secondo i liberali, infatti, i diritti alla vita, alla proprietà e alla libertà appartengono solo all'uomo.
 
=== Il "paradosso statunitense" ===
{{vedi anche|Liberalismo negli Stati Uniti}}
A proposito del liberalismo come concepito dai suoi fondatori, che ha invece un'identità piuttosto chiara, parleremo di ''liberalismo classico (o puro)''. È necessario infine ricordare che negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], il termine ''liberal'' ha una sfumatura di significato diversa: potrebbe essere tradotto con ''progressista'' o ''[[socialdemocratico]]'' piuttosto che con ''liberale''. Sembra che l'uso della parola ''liberal'' per definire se stessi da parte degli ex-sostenitori del ''[[New Deal]]'' negli USA sia stato dovuto al fatto che il [[maccartismo]] aveva reso la parola ''socialista'' segno di sospette simpatie [[Unione Sovietica|sovietiche]].
Riga 113:
Tale precisazione, tuttavia, investe soprattutto la sfera economica, in particolare riguardo al ruolo ed alla funzione dello [[Stato sociale]], essendo un liberale nordamericano in tutto e per tutto simile ad un liberale europeo riguardo alla difesa dei diritti umani, civili e politici e delle libertà.
 
=== Filoni del liberalismo ===
{{vedi anche|liberalismo conservatore|liberalismo sociale|liberalismo verde|liberalismo nazionale}}
 
Riga 120:
Il termine liberale rimane però riferito ai movimenti liberali in genere, cioè a tutti coloro che mantengono i caratteri liberali sia in economia sia nel campo sociale seppure con diverse sfumature.
 
== Citazioni ==
Altri filosofi e uomini politici hanno tuttavia continuato a sostenere che liberalismo e liberismo fossero inseparabili, in opposizione in particolare al [[socialismo]]. Possiamo citare [[Luigi Einaudi]] che ne ''Il Buongoverno'' (pubblicato nel [[1954]], pag. 118) scrisse:
 
Riga 149:
[[Antonio Martino]]}}
 
== Bibliografia ==
* [[Frédéric Bastiat]] - [[Gustave de Molinari]], ''Contro lo statalismo'', Macerata, Edizioni Liberilibri, 1995 (1848-49).
* [[Walter Block]], ''Difendere l'indifendibile'', Macerata, Liberilibri, 1993 (1976).
Riga 185:
* [[Ernesto Paolozzi]], ''Il liberalismo come metodo'', Roma, Fondazione "L.Einaudi", 1995.
 
== Note ==
<references/>
 
== Voci correlate ==
*[[Liberismo]]
*[[Capitalismo]]
Riga 194:
*[[Cristianesimo liberale]]
 
== Collegamenti esterni ==
*[http://www.fondazione-einaudi.it/ Sito della Fondazione Einaudi]
*[http://www.brunoleoni.it/default.aspx Istituto Bruno Leoni]
Riga 268:
[[tl:Liberalismo]]
[[tr:Liberalizm]]
[[ug:لىبېرالىزىم]]
[[uk:Лібералізм]]
[[ur:آزاد خیالی]]