Julius Evola: differenze tra le versioni
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Nel [[1943]], riprendendo temi già trattati nei suoi anni giovanili, pubblica ''La dottrina del risveglio'', un saggio sull'ascesi buddhista. Nel 1951 l'opera viene poi tradotta in inglese<ref>Julius Evola, ''The Doctrine of Awakening'', Londra, Luzac & Co., 1951. Ora in Julius Evola, ''The Doctrine of Awakening: The Attainment of Self-Mastery According to the Earliest Buddhist Texts'', Rochester, Inner Traditions, 1996. ISBN 9780892815531.</ref> da Harold Edward Musson (''Ñāṇavīra Thera'') con l'avallo della ''[[Canone pāli|Pali Society]]'', anche se l'unica fonte che riporta questa informazione è lo stesso Evola: «L'edizione inglese aveva avuto il crisma della Pali Society, noto istituto accademico di studi sul buddhismo delle origini, che aveva riconosciuto la validità della mia trattazione».<ref>Julius Evola, ''Il cammino del cinabro'', ''op. cit.'', p. 158.</ref>
Ancor oggi rimane aperto, tra gli studiosi, il dibattito sull'adesione di Evola alla [[Repubblica Sociale Italiana|Repubblica Sociale]], alla quale fanno accenno saggi ed opere enciclopediche di larga diffusione.<ref>Fra queste la ''Piccola Treccani'', Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1995, vol. 4, p. 461.</ref> In realtà subito dopo l'8 settembre, il filosofo romano, che si trova in Germania per tenere alcune conferenze, raggiunge a [[Monaco di Baviera|Monaco]] gli altri esuli fascisti «[...] osservando con distacco reazionario scelte che non lo convincono».<ref>Giorgio Bocca, ''La Repubblica di Mussolini'', Roma-Bari, Editori Laterza, 1977, p. 14.</ref> Farà ritorno nell'Italia liberata solo al termine della guerra. Essendo Evola rigorosamente contrario all'abrogazione della [[Monarchia]] e alla trasformazione dell'Italia in una [[Repubblica]], intraprende tentativi di influenza sulle [[SS]] e sui nazisti tedeschi, compreso lo stesso [[Heinrich Himmler]]. Si scopre poi, nel dopoguerra, che Evola è – sia in Germania che in Italia – tenuto sotto stretta sorveglianza dall<nowiki>'</nowiki>''[[Ahnenerbe]]''.<ref>Cfr. Bruno Zoratto (a cura di), ''Julius Evola nei documenti segreti dell'Ahnenerbe'', Roma, Fondazione Julius Evola, 1997.</ref> Le SS gli permettono di avere ruoli culturali di rilievo solo nei casi in cui questo giovi alla causa tedesca.
Nel [[1945]] Evola si trova a [[Vienna]] e nell'intento «di non schivare anzi di cercare i pericoli, nel senso di un tacito interrogare la sorte»<ref>Julius Evola, ''Il cammino del cinabro'', ''op. cit.'', p. 93.</ref> si avventura in una passeggiata durante i bombardamenti sovietici che colpiscono la capitale austriaca. Sbalzato da uno spostamento d'aria, subisce una lesione al midollo spinale che gli provoca una paralisi permanente agli arti inferiori. Solo nel [[1948]], grazie all'interessamento di [[Umberto Zanotti Bianco]] – presidente della [[Croce Rossa Internazionale]] – viene trasferito prima al sanatorio di [[Cuasso al Monte]], poi a [[Bologna]] e infine, nel [[1951]], a Roma, come egli stesso riporta in una lettera inviata all'amico poeta [[Girolamo Comi]].<ref>Cfr. Gianfranco De Turris (a cura di), ''Lettere di Julius Evola a Girolamo Comi (1933-1964)'', Roma, Fondazione Julius Evola, 1987, p. 25.</ref>
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