Utente:Laurom/sandbox5: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Laurom (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Laurom (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 30:
 
Da un atto notarile del 1462 apprendiamo che Antoine si era traferito nel [[ducato di Savoia]], ad [[Avigliana]], presso [[Torino]], e che cedeva ad un suo fiduciario il credito residuo che aveva per la pala d’altare del monastero agostiniano di Miralles. <br />
Non si conosce la circostanza che portò Antoine a lavorare nel ducato di Savoia; è verosimile che sia lui il destinatario di un pagamento disposto a favore di un "maistre Anthoine pintre" per alcuni lavori decorativi eseguiti per [[Amedeo IX di Savoia|Amedeo IX]] a [[Chambéry]]. Lo stesso Amedeo IX, "il beato", è ritratto in un affresco, eseguito dopo la sua morte ([[1474]]) e prima della sua beatificazione nella chiesa di San Domenico a Torino. Per [[Iolanda di Francia]], moglie di Amedeo IX e figlia di [[Carlo VII di Francia|Carlo VII, re di Francia]], Antoine eseguì una serie di miniature delper il trattato ''Breve dicendorum compendium''. Anche le così dette ''Ore di Saluzzo'' conservate alla British Library di Londra (che Antoine contribuì a miniare) sono opera di ambiente artistico savoiardo.
 
Il catalogo delle opere eseguite da Antoine de Lonhy nel suo periodo di permanenza in Piemonte si è andato arricchendo di nuove attribuzioni: oltre la celebre ''Trinità'' ([[1465]]-[[1470]]) conservata al [[Museo Civico di Arte Antica]], le sei piccole tavole con figure di Apostoli (provenienti dalla predella di un ignoto polittico smembrato) acquistate nel [[2000]] dallo stesso Museo Civico, una tavola con ''Sant'Anna, la Vergine e il Bambino'' nel Duomo di Torino (sacrestia), il polittico nella chiesa parrocchiale di [[Novalesa]], l'importante ciclo di affreschi (recentemente restaurati) nella chiesa abbaziale dei Santi Pietro ed Andrea ancora a Novalesa, ed altro ancora.
 
L'influenza di Antoine del Lonhy, un pittore aggiornato sui raffinati modi stilistici delle Fiandre (forse meditati anche attraverso la lezione franco- provenzale di [[Berthélemy d’Eyckd'Eyck]], il pittore ufficiale di [[Renato d’Angiòd'Angiò]]<ref> M. Caldera, “Antoine''Antoine de Lonhy”Lonhy'', in “Corti e Città”</ref>), passato attraverso il confronto con le novità artistiche del contesto barcellonese, sulle arti figurative piemontesi della seconda metà del [[XV secolo]] fu alquanto marcata, ma forse senza comprendere appieno il portato innovativo del suo linguaggio artistico .
G. Romano osserva a questo riguardo
“{{quote|L'itinerario piemontese di Antoine de Lonhy, lungo e ricco di opere, è destinato a lasciare una traccia più apparente che sostanziale, e soprattutto inciderà nelle tipologie di polittici, nell’ornato dei fondi oro e nelle damascature dei tessuti; le rischiose esplorazioni psicologiche sottotraccia dovranno attendere [[Pietro Grammorseo]] per vedersi riproposte con altrettanta febbrile acutezza; la gamma cromatica, ora trasparente ora speziata soccomberà sotto le proposte non meno seducenti dello [[Martino Spanzotti|Spanzotti]] |G. Romano, ''Da Giacomo Pitterio ad Antoine de Lonhy'', in "Primitivi piemontesi nei musei di Torino", }}