Cardinal nipote: differenze tra le versioni

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Sebbene [[papa Leone XI]] ([[1605]]) morì prima di elevare al cardinalato suo nipote, [[Roberto Ubaldini]], questi fu creato cardinale dal successore di suo zio, Paolo V, nel [[1615]]<ref name="s144">Signorotto e Visceglia, p. 144.</ref>, divenendo così una sorta di cardinal nipote "postumo".
 
Alcuni storici considerano [[Scipione Caffarelli-Borghese]], nipote di Paolo V, il "prototipo" del cardinal nipote, creato, a differenza dei suoi predecessori, "per conseguire e assicurare la permanente ascesa sociale ed economica della famiglia del papa regnante tra le filafile dell'aristocrazia romana"<ref>Robert Bireley, recensione a ''Bürokratie und Nepotismus unter Paul V. (1605–1621): Studien zur frühneuzeitlichen Mikropolitik in Rom'', di Birgit Emich, in: "The Catholic Historical Review", XC (2002), 1: pp. 127–129.</ref>. Ad esempio, nel [[1616]], secondo una pratica che il Concilio di Trento aveva cercato invano di eliminare, 24 delle 30 abbazie detenute in [[commenda]] dal cardinale Borghese vennero ridistribuite<ref name="ekelund"/>. Un'analisi completa delle finanze del cardinale Borghese, basata su alcuni libri di conti, è stata tentata da Reinhard Volcker, e getta luce sulle strategie usate da Borghese per accumulare ricchezze, non solo di provenienza ecclesiastica, durante il pontificato di suo zio, strategie ritenute da Volcker esemplari del comportamento delle famiglie papali nel periodo [[barocco]]<ref>Duane J. Osheim, recensione di ''Kardinal Scipione Borghese, 1605–1633: Vermögen, Finanzen und sozialer Aufstieg eines Papstnepoten'', in: "The American Historical Review", XC (2002), 4: pp. 971–972.</ref>. Si calcola che Paolo V Borghese trasferì alla sua famiglia circa il 4% del totale delle entrate della Santa Sede durante il suo pontificato<ref>Thomas Munck, ''Europa XVII wieku'', Warszawa, 1999, p. 341.</ref>.
 
[[Papa Gregorio XIV]] ([[1590]]-[[1591]]) inaugurò la pratica di creare cardinali nipoti la cui investitura formale coincideva ''de facto'' con la nomina, separandola così dalla prassi ordinaria seguita per gli altri cardinali<ref name="s144"/>, e, quando si ammalò, autorizzò suo nipote, il cardinale [[Paolo Emilio Sfondrati]], ad apporre il ''[[Fiat ut petitur]]'' sulle suppliche rivolte al papa, una prerogativa che fu successivamente tolta su pressione del Sacro Collegio<ref>Tizon-Germe, Anne-Cécile, Levillain (a cura di), "Gregory XIV", 2002, p. 666.</ref>. Paolo V, con ''[[motu proprio]]'' del [[30 aprile]] [[1618]], conferì formalmente al suo cardinal nipote la stessa autorità di cui [[papa Clemente VIII]] aveva investito [[Pietro Aldobrandini]], inaugurando quella che la storica Laurain-Portemer definisce "l'età classica" del [[nepotismo]]<ref>Signorotto e Visceglia, 2002, pp. 144–145.</ref>.
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===Dopo il 1692===
[[File:Pope Innocent XII.jpg|thumb|right|[[Papa Innocenzo XII]] abolì l'ufficio curiale del cardinal nipote il [[22 giugno]] [[1692]] e ampliò le prerogative del [[Cardinale Segretario di Stato]].]]
[[Papa Innocenzo XII]] ([[1691]]-[[1700]]), con la [[bolla pontificia|bolla]] ''[[Romanum decet pontificem]]'' del [[22 giugno]] [[1692]], abolì l'ufficio di cardinal nipote, imponendo ai suoi successori la limitazione di un solo cardinale della famiglia, eliminando varie ''[[sinecura]]'' tradizionalmente riservate ai cardinali nipoti, e fissando il tetto dello stipendio o dote del nipote di un papa a 12.000 [[scudo (moneta)|scudi]]<ref name="nepotism"/><ref name="standenc305"/><ref name="c305standen"/>. La bolla fu successivamente incorporata nel [[Codice di diritto canonico]] del [[1917]], ai canoni 240, 2; 1414, 4; e 1432, 1<ref>Miranda, Salvator. 1998. "[http://www.fiu.edu/~mirandas/guide-xvii.htm Guide to documents and events (76–2005)]".</ref>. La serie di riforme di Innocenzo XII proseguì nel [[1694]], con un'estesa campagna di abolizione della venalità degli uffici, rimborsando i presenti detentori delle cariche<ref name="l468"/>. Secondo alcuni studiosi, queste riforme sono una tardiva reazione alla crisi finanziaria del papato originatasi durante il pontificato nepotista di [[papa Urbano VIII|Urbano VIII]]<ref name="nepotism"/>.
[[File:Popepiusvi.jpg|thumb|left|200px|[[Papa Pio VI]], della famiglia Braschi, creò cardinale il nipote [[Romoaldo Braschi-Onesti]].]]
Tuttavia, anche dopo la ''Romanun decet pontificem'' solo tre degli 8 papi del XVIII secolo non nominarono cardinale un nipote o un fratello<ref name="c304"/>: a quanto sembra, il collegio cardinalizio preferiva il criterio dei nipoti a quello dei favoriti, che percepiva come alternativo. Ad esempio, fece pressioni su [[papa Benedetto XIII]] ([[1724]]-[[1730]]) perché nominasse un cardinal nipote, che sperava avrebbe preso il posto del suo braccio destro, [[Niccolò Coscia]]<ref name="c305">Chadwick, 1981, p. 305.</ref>: anche [[papa Gregorio XIII]] ([[1572]]-[[1585]]) dovette a suo tempo essere incalzato da alcune figure preminenti del collegio a creare il suo cardinal nipote, [[Filippo Boncompagni]]<ref name="s142">Signorotto e Visceglia, 2002, p. 142.</ref>.
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*[[Cardinale della corona]]
*[[Cardinale laico]]
 
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