Biagio Miraglia: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Figlio naturale di Francesco Saverio Miraglia, un possidente di Cosenza, e di Anna Loria, fece gli studi medi al seminario di Cariati, poi al famoso collegio italo albanese ''Sant'Adriano'' di [[San Demetrio Corone]]; si laureò in [[teologia]] a Napoli e infine ordinato [[presbitero|sacerdote]].
Come poeta Biagio Miraglia si è formato nel cenacolo di giovani poeti [[Calabria|calabresi]], estremisti in [[politica]] e [[romanticismo|romantici]] in [[letteratura]] che attorno agli [[1840|anni '40 dell'800]] partecipavano al dibattito culturale con [[Domenico Mauro]] e [[Vincenzo Padula]]<ref>[[Carlo Muscetta]], «Vincenzo Padula». In: [[Vittore Branca]] (a cura di), ''Dizionario critico della Letteratura Italiana'', Torino : UTET, 1973</ref>. Tipicamente, le sue prime composizioni in versi assumevano i toni della novella [[George Gordon Byron|byroneggiante]] ambientata in un cupo paesaggio della Sila<ref>Isodiana Crupi, ''Il brigantaggio in letteratura : Domenico Mauro, Biagio Miraglia, Vincenzo Padula, Nicola Misasi''. Cosenza : Periferia, 1993</ref>.
Repubblicano in politica fece parte della setta "I figli della giovine Italia" fondata da [[Benedetto Musolino]] e [[Luigi Settembrini]]. Nel [[1844]] fu condannato a 6 anni di reclusione per adesione ai moti [[Cosenza|cosentini]] del [[15 marzo]] [[1844]] che diedero origine alla spedizione dei [[Fratelli Bandiera]]<ref>[[Giuseppe Ricciardi]], ''Storia dei fratelli Bandiera e consorti, narrata da Giuseppe Ricciardi'', corredata d'una introduzione, d'illustrazioni e di una appendice da Francesco Lattari. Firenze : F. Le Monnier, 1863, p. 120 ([http://books.google.it/books?id=eMtd_0sg05cC&pg=RA1-PA120&dq=Biagio+Miraglia&lr=&as_brr=3#v=onepage&q=Biagio%20Miraglia&f=false on-line])</ref>
Successivamente si moderarono i toni cupi dei suoi [[versi]], sia quelli della sua militanza politica. Rifugiato nel [[Regno di sardegna|Piemonte]], nel [[1857]] aderì alla [[Società nazionale italiana]] sposando la politica di [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]]<ref>Nicomede Bianchi, ''Il conte Camillo di Cavour: documenti editi e inediti''. Torino : Unione tipografico-editrice, 1863, p. 104 ([http://books.google.it/books?id=ymIMAAAAYAAJ&pg=PA104&dq=Biagio+Miraglia&lr=&as_brr=3#v=onepage&q=Biagio%20Miraglia&f=false on-line])</ref>. Dopo l'[[unità d'Italia]] fu [[prefetto]] del Regno a [[Pisa]] e a [[Bari]].
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