FONDATO DA HANNAH MONTANA NEL 2009
{{Stato Storico
|nomeCorrente = Impero romano
|nomeCompleto =
|nomeUfficiale = ''IMPERIVM ROMANVM''
|portale = Antica Roma
|linkStemma = Vexilloid of the Roman Empire.svg
|linkBandiera =
|linkLocalizzazione = LocationRomanEmpire.png
|linkMappa = L'IMPERO ROMANO 125.svg
|paginaStemma = Aquilifero
|paginaBandiera =
|motto = [[SPQR|''Senatus PopulusQue Romanus]]'' (traduzione: "Il Senato e il popolo romano")
|lingua = [[lingua latina|latino]]: ufficiale, di cultura e, in [[Impero romano d'Occidente|Occidente]], d'uso; [[Greco antico|greco]]: di cultura e, in [[Impero romano d'Oriente|Oriente]], d'uso
|capitale principale= [[Roma]]
|altre capitali= [[Treviri]], [[Milano]], [[Nicomedia]],[[Sirmio]], [[Ravenna]], [[Antiochia]] e [[Costantinopoli]]
|governo = [[Principato (storia romana)|Principato]], [[Dominato (storia romana)|Dominato]]
|titolo capi di stato = [[Imperatore romano|Imperatore]] ([[Cesare (titolo)|Cesare]] e [[Augusto (titolo)|Augusto]])
|elenco capi di stato = [[Imperatori romani|Elenco]]
|organi deliberativi = [[Senato romano]]
|inizio = 16 gennaio 27 a.C.
|primo capo di stato = [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]]
|stato precedente = [[Repubblica Romana]]
|evento iniziale = [[Guerre Civili (storia romana)|Guerre civili]]
|fine = 17 gennaio 395
|ultimo capo di stato = [[Teodosio I]]
|stato successivo = [[Impero romano d'Occidente]]<br />[[File:Flag of the Byzantine Empire.svg|20 px]][[Impero romano d'Oriente]]
|evento finale = Divisione tra gli eredi al trono [[Onorio (imperatore)|Onorio]] e [[Arcadio]]
|area geografica = [[Europa]] e [[Mediterraneo]]
|territorio originale = [[Italia]]
|province = [[Suddivisioni e cronologia delle province romane|elenco]]
|superficie massima = 2,3 milioni di miglia quadrate (circa 5.957.000 km²)
|periodo massima espansione = [[II secolo]]
|popolazione = tra 55 milioni e 120 milioni
|periodo popolazione = [[IV secolo]]
|moneta = [[Solido (moneta)|Solido]], [[aureo]], [[denario]], [[sesterzio]], [[Asse (moneta)|asse]]
|risorse = [[oro]], [[argento]], [[ferro]], [[stagno]], [[ambra]], [[cereali]], [[pesca (attività)|pesca]], [[ulivo]], [[Vitis|vite]], [[marmo|marmi]]
|produzioni = [[vasellame]], [[oreficeria]], [[armi]]
|commerci con = [[Parti]], [[Africa|Africa subsahariana]], [[India]], [[Arabia]], [[Ceylon]], [[Cina]]
|esportazioni = [[oro]]
|importazioni = [[schiavi]], [[animali]], [[seta]], [[spezie]]
|religioni preminenti = [[religione romana]], [[religione greca]], [[Mitologia egizia|religione egiziana]], [[mitraismo]]
|religione di stato = [[religione romana]] sino al [[27 febbraio]] [[380]], quindi [[cristianesimo|religione cristiana]]
|altre religioni = [[religione ebraica]], [[druidismo]]
|classi sociali = cittadini romani ([[patrizi]] e [[plebei]]), ''[[peregrinus|peregrini]]'' (sudditi dell'impero senza cittadinanza), [[Ius gentium|stranieri]], [[Liberto|liberti]] [[Schiavitù nell'antica Roma|schiavi]]
}}
L''''Impero romano''' (in [[lingua latina|latino]] ''Imperium Romanum'') è lo [[Stato]] [[Roma|romano]] consolidatosi nell'area [[Europa|euro]]-[[Mediterraneo|mediterranea]] tra il [[I secolo a.C.]] e il [[IV secolo]].
Le due date che generalmente identificano l'inizio e la fine di un'entità statuale unica sono il [[27 a.C.]], primo anno del [[principato]] di [[Augusto|Ottaviano]], con il conferimento del titolo di [[Augusto (titolo)|Augusto]], e il [[395]], allorquando, alla morte di [[Teodosio I]], l'impero viene suddiviso in una ''[[Impero romano d'Occidente|pars occidentalis]]'' e in una ''[[Impero romano d'Oriente|orientalis]]''. L'[[Impero romano d'Occidente]] si fa terminare per convenzione nel [[476]], anno in cui [[Odoacre]] depone l'ultimo imperatore legittimo, [[Romolo Augusto]]. La vita dell'[[Impero romano d'Oriente]] si protrarrà invece fino al momento della [[conquista di Costantinopoli]] da parte degli [[Ottomani]] nel [[1453]].
== Definizione e concetto di Impero romano ==
Le due date indicate come inizio e fine convenzionali di un Impero romano unitario, come spesso accade nelle definizioni dei periodi storici sono puramente arbitrarie. In particolare per tre ragioni: sia perché non vi fu mai una vera e propria fine formale della ''[[Repubblica Romana|Res publica romana]]'', le cui istituzioni non furono mai abolite, ma semplicemente persero il potere effettivo a vantaggio dell'[[imperatore romano|imperatore]]; sia perché nei quattrocentoventidue anni tra esse compresi si alternarono due fasi caratterizzate da forme di organizzazione e legittimazione del potere imperiale profondamente diverse, il [[Principato (storia romana)|Principato]] e il [[Dominato (storia romana)|Dominato]]; sia perché anche dopo la divisione dell'impero le due parti continuarono a sopravvivere, l'una sino alla deposizione dell'ultimo [[Impero romano d'Occidente|cesare d'Occidente]] [[Romolo Augusto]] nel [[476]] (o più precisamente fino alla morte del suo predecessore, [[Giulio Nepote]], che si considerava ancora imperatore), l'altra perpetuandosi per ancora un millennio in quell'entità nota come [[Impero bizantino]]. L'anno 476 è stato inoltre convenzionalmente considerato come data di passaggio tra evo antico e [[Medioevo]].
Se per alcuni - e in parte per gli stessi antichi - già l'assunzione nel [[49 a.C.]] della [[Dittatore romano|dittatura]] da parte di [[Gaio Giulio Cesare]] può segnare la fine della Repubblica e l'inizio di una nuova forma di governo (tanto che il nome stesso di ''caesar'' divenne titolo e sinonimo di imperatore), è anche vero che per essi l<nowiki>'</nowiki>''impero di Roma'' esisteva già da tempo, da quando cioè la città repubblicana aveva iniziato a legare a sé i territori conquistati sotto forma di [[Provincia romana|province]], estendendo su di esse il proprio ''[[imperium]]'', cioè l'autorità politico-militare dei propri magistrati (ciò accadde a partire dalla [[Sicilia]], nel [[241 a.C.]]).
Il [[31 a.C.]], invece, anno in cui la flotta romana comandata dal generale [[Marco Vipsanio Agrippa]] sconfisse quella [[Egitto|egiziana]] guidata da [[Marco Antonio]] e [[Cleopatra]] presso [[Azio]], in [[Grecia]], segnando la fine del [[secondo triumvirato]] e la definitiva sconfitta dell'unico vero avversario di [[Ottaviano Augusto|Ottaviano]] per il predominio a Roma, rappresenta l'inizio effettivo del potere di Augusto, ponendo infatti fine a quella lunga serie di [[guerra civile|guerre civili]] che avevano segnato nell'ultimo secolo la crisi della [[Repubblica Romana|Repubblica]]. In breve tempo, Ottaviano divenne arbitro e padrone dello Stato: inaugurò nel [[27 a.C.]] la definitiva forma del suo principato e governò pur senza detenere nessuna carica, con una formula di ''primus inter pares'', ''pater patriae'', ''princeps'' e, soprattutto, ''[[Augusto (titolo)|augustus]]'', titolo onorifico conferitogli in quell'anno dal [[Senato romano|Senato]], per indicare il carattere sacrale e propiziatorio della sua persona. È vero anche che Augusto ebbe pieni poteri solo nel 12 a.C., quando divenne Pontefice Massimo. Durante l'anarchia militare infatti, quando alla guida di Roma c'erano due imperatori, quello che aveva più potere era quello che ricopriva anche la carica di Pontefice Massimo.
In realtà, però, la denominazione di ''imperium'' ha un senso più generale di quello a noi oggi familiare: è [[Tito Flavio Vespasiano]] il primo ad assumere la carica formale di ''Imperator''. Prima di Vespasiano, il titolo di ''Imperator'' era attribuito semplicemente al comandante in capo dell'[[esercito romano]]. Ottaviano, del resto, rispettò formalmente le istituzioni repubblicane, ricoprendo diverse cariche negli anni che lo portarono comunque ad ottenere un potere tale, che nessun altro uomo prima di lui a Roma aveva mai ottenuto.
L'Impero romano arrivò all'apice della sua potenza durante i principati di [[Traiano]], [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]], [[Antonino Pio]] e [[Marco Aurelio]]. Alla morte di quest'ultimo, il potere passò al figlio [[Commodo]], che portò il principato verso una forma più autocratica e teocratica. Il potere delle istituzioni tradizionali si andò indebolendo e il fenomeno proseguì con i suoi successori, sempre più bisognosi dell'appoggio dell'esercito per governare. Il ruolo del Senato nei secoli successivi si ridusse progressivamente, fino a divenire del tutto formale. La dipendenza sempre più accentuata del potere imperiale dall'esercito condusse, nel [[235]] circa, a un periodo di crisi militare e politica, definito dagli storici come [[anarchia militare]].
Dopo circa mezzo secolo di instabilità, salì al potere il generale [[Illiria|illirico]] [[Gaio Aurelio Valerio Diocleziano]], che riorganizzò il potere imperiale istituendo la [[tetrarchia]], ovvero una suddivisione dell'impero in quattro parti, due affidate agli ''augusti'' ([[Massimiano (imperatore)|Massimiano]] e lo stesso Diocleziano) e due affidate ai ''cesari'' ([[Costanzo Cloro]] e [[Galerio]]), che erano anche i successori designati. Il sistema, però, non resse, e quando Diocleziano si ritirò a vita privata scoppiarono nuove lotte per il potere, dalle quali uscì vincitore [[Costantino I|Costantino]], figlio di Costanzo Cloro.
Dopo la sua morte ripresero le lotte per il potere e i territori dell'impero furono spesso suddivisi, seppure con finalità di indole amministrativa e difensiva, tra diversi imperatori co-regnanti. L'ultimo imperatore dell'Impero romano unito fu [[Teodosio I]], Teodosio, che, con l'[[editto di Tessalonica]] (e [[Decreti teodosiani|decreti successivi]]), proibì qualsiasi culto pagano, decretando in tal modo la trasformazione dell'impero in uno stato [[cristianesimo|cristiano]]. Teodosio nominò suoi eredi con pari dignità i due figli: [[Arcadio]] per la parte orientale ed [[Onorio]] per la parte occidentale. Alla sua morte, avvenuta nel [[395]], l'Impero si divise pertanto in due parti, che non furono mai più riunite. Anche in questo caso i contemporanei non sentirono di vivere un evento epocale, poiché percepivano di essere ancora parte di un unico mondo, di un'unica ''romanità'', anche se amministrata separatamente, come del resto era già accaduto più volte in passato.
La parte occidentale, più provata economicamente, politicamente, militarmente, socialmente e demograficamente per via delle continue lotte dei secoli precedenti e per la pressione delle popolazioni barbariche ai confini entrò ben presto in uno stato irreversibile di decadenza e, fin dal primo ventennio del [[V secolo]], gli Imperatori d'Occidente videro venir meno la loro influenza in tutto il nord Europa ([[Gallia]], [[Britannia]], Germania) ed in Spagna, mentre gli [[Unni]], negli stessi anni, si stabilivano in [[Pannonia]].
L'Impero d'Occidente, secondo la storiografia classica, ebbe termine nel [[476]], con la deposizione di [[Romolo Augusto]] da parte di [[Odoacre]], generale [[mercenario]] di origini [[sciri|scire]]. Romolo era stato posto sul trono appena l'anno prima dal padre, il generale [[Flavio Oreste]]. Secondo un'altra corrente storiografica, però, la fine formale dell'Impero d'Occidente la si può stabilire con l'assassinio, avvenuto nel [[480]] e commissionato da Odoacre, di [[Giulio Nepote]], l'ultimo imperatore legittimo, che pure regnò solo formalmente.
La fine dell'impero occidentale rappresentò la fine dell'unità romana del bacino mediterraneo (il cosiddetto ''[[mare nostrum]]'') e privò la romanità superstite dell'antica patria. La perdita di Roma costituì un evento di capitale importanza che segnò il tramonto definitivo di un mondo.
La parte orientale, per la quale è, d'altra parte, incerto il momento in cui sia corretto parlare di [[Impero Bizantino]], continuò ad esistere sino alla caduta di Costantinopoli ([[1453]]) e degli ultimi baluardi di [[Mistrà]] ([[1460]]) e [[Trebisonda]] ([[1461]]): essa continuò ad autodefinirsi e a sentirsi ''Impero romano''.
Pur non essendo il più vasto impero mai esistito, spettando tale primato innanzitutto all'[[Impero Mongolo]], quello di [[Roma]] è considerato il più grande in termini di gestione e qualità del territorio, di organizzazione socio-politica e di importanza del segno lasciato nella storia dell'umanità. In tutti i territori sui quali estesero i propri confini i [[romani]] costruirono città, strade, ponti, acquedotti, fortificazioni, esportando ovunque il loro modello di civiltà e al contempo assimilando le popolazioni e civiltà assoggettate, in un processo così profondo che per secoli ancora dopo la fine dell'impero queste genti continuarono a definirsi ''romane''. La civiltà nata sulle rive del [[Tevere]], cresciuta e diffusasi in epoca repubblicana ed infine sviluppatasi pienamente in età imperiale, è alla base dell'attuale civiltà occidentale.
Oltre all'Impero romano d'Oriente, unico Stato successore a pieno titolo dell'Impero romano, le altre entità statuali che si rifecero ad esso, in [[Occidente (civiltà)|Occidente]] (il [[Franchi|Regno franco]] e il [[Sacro Romano Impero]]) ed in [[Orientalismo|Oriente]] (l'impero [[Bulgaria|bulgaro]] prima, e successivamente la [[Russia]] degli [[Zar]]) continuarono ad usare i titoli adottati dall'Impero romano, sino all'epoca delle rivoluzioni e ancora oggi le istituzioni politiche, sociali e giuridiche delle democrazie occidentali si ispirano a [[Roma]] ed alla sua storia millenaria.
=== Roma, le province e Costantinopoli ===
La vita politica, economica e sociale durante i primi secoli dell'Impero gravitava attorno all'Urbe.
Roma era la sede dell'autorità imperiale e dell'amministrazione, principale luogo di scambio commerciale tra Oriente ed Occidente oltre ad essere di gran lunga la più popolata città del mondo antico; per questo migliaia di persone affluivano quotidianamente nella capitale via mare e via terra ed arricchendola di artisti e letterati provenienti da tutte le regioni dell'Impero.
Esisteva una netta differenza tra il vivere a [[Roma]] o nelle [[province romane|province]]; gli abitanti della capitale godevano di privilegi ed elargizioni mentre il peso fiscale si riversava più pesantemente sulle province.
Anche tra città e campagna, ovviamente tenendo conto del ceto sociale, la qualità di vita era migliore e più agiata per i cittadini che usufruivano dei servizi pubblici come terme, acquedotti, teatri e circhi.
Dall'epoca di [[Diocleziano]], [[Roma]] perse il suo ruolo di guida dello stato a favore di altre sedi (Milano, Treviri, Nicomedia ecc.), fino a quando, nel corso del V secolo, si andò sempre più imponendo [[Costantinopoli]] (la ''Nova Roma'' voluta da Costantino), anche grazie ai mutati rapporti di forza tra un Oriente ancora prospero ed un Occidente in balia delle orde barbariche e sempre più prostrato dalla crisi economica, politica e demografica.
Dopo la crisi che paralizzò l'Impero nei decenni centrali del III secolo, le frontiere si fecero più sicure a partire dal regno di [[Diocleziano]] (284-305), il quale introdusse profonde riforme nell'amministrazione e nell'esercito. L'Impero poté così vivere ancora un periodo di relativa stabilità fino almeno alla battaglia di [[Edirne|Adrianopoli]] ([[378]]) e, in Occidente, fino ai primi anni del V secolo, quando si produsse una prima, pericolosa incursione da parte dei [[Visigoti]] di [[Alarico]] (401-402) cui ne seguirono altre che culminarono nel celebre [[sacco di Roma (410)|sacco di Roma]] del [[410]], avvertito dai contemporanei ([[san Girolamo]], [[sant'Agostino d'Ippona]]) come un avvenimento epocale e, da alcuni, perfino come la fine del mondo. Gli ultimi decenni di vita dell'Impero romano d'Occidente (quello d'Oriente sopravviverà, come si è detto, per un altro millennio) furono vissuti in un clima apocalittico di morte e di miseria che falcidiarono la popolazione di molte regioni dell'Impero e che ebbero come conseguenza la caduta della stessa struttura imperiale.
== Cronologia dei principali eventi politici ==
=== Alto Impero (27/23 a.C. - 284 d.C.) ===
==== Dalla Repubblica al Principato ====
{{Storiaroma}}
===== Augusto =====
{{vedi anche|Augusto}}
Quando la [[Repubblica romana]] ([[509 a.C.]] - [[31 a.C.]]) era ormai preda di una crisi istituzionale irreversibile, [[Augusto|Gaio Giulio Cesare Ottaviano]], pronipote di [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] e da lui adottato, rafforzò la sua posizione con la sconfitta del suo unico rivale per il potere, [[Marco Antonio]], nella [[battaglia di Azio]]. Anni di [[guerra civile]] avevano lasciato Roma quasi senza legge. Essa, tuttavia, non era ancora del tutto disposta ad accettare il controllo di un despota.
Ottaviano agì astutamente. Per prima cosa sciolse il suo esercito ed indisse le elezioni. Ottenne, in tal modo, la prestigiosa carica di [[Console (storia romana)|console]]. Nel [[27 a.C.]], restituì ufficialmente il potere al [[Senato (storia romana)|Senato]] di Roma, e si offrì di rinunciare alla sua personale supremazia militare ed egemonia sull'[[Egitto]]. Non solo il Senato respinse la proposta, ma gli fu anche dato il controllo della [[Iberia (storia romana)|Spagna]], della [[Gallia]] e della [[Siria]]. Poco dopo, il Senato gli concesse anche l'appellativo di "Augusto".
[[File:Augustus Bevilacqua Glyptothek Munich 317.jpg|thumb|left|200px|[[Augusto]], fondatore dell'impero romano.]]
[[Augusto (imperatore romano)|Augusto]] sapeva che il potere necessario per un governo assoluto non sarebbe derivato dal [[Console (storia romana)|consolato]]. Nel [[23 a.C.]] rinunciò a questa carica, ma si assicurò il controllo effettivo, assumendo alcune "prerogative" legate alle antiche magistrature repubblicane. Gli fu, innanzitutto, garantita a vita la ''tribunicia potestas'', legata in origine alla magistratura dei [[tribuno della plebe|tribuni della plebe]], che gli permetteva di convocare il [[Senato (storia romana)|Senato]], di decidere, porre questioni avanti ad esso, porre il veto alle decisioni di tutte le magistrature repubblicane e di fruire della sacrale inviolabilità della propria persona. Ricevette, inoltre, l'''imperium proconsolare maximo'', ossia il comando supremo su tutte le milizie in tutte le provincie(questo era uno delle prerogativa del proconsole nella regione di sua competenza). Il conferimento da parte del Senato di queste due prerogative gli dava autorità suprema in tutte le questioni riguardanti il governo del territorio. Il [[27 a.C.]] e il [[23 a.C.]] segnano le principali tappe di questa vera e propria riforma costituzionale, con la quale si considera che Augusto assumesse concretamente i poteri propri di [[Imperatori Romani|imperatore di Roma]]. Egli tuttavia fu solito usare titoli quali "Principe" o "Primo Cittadino".
Con i nuovi poteri che gli erano stati conferiti, Augusto organizzò l'amministrazione dell'Impero con molta padronanza. Stabilì moneta e tassazione standardizzata; creò una struttura di servizio civile formata da cavalieri e da uomini liberi (mentre in precedenza erano prevalentemente schiavi) e previde benefici per i soldati al momento del congedo. Suddivise le province in senatorie (controllate da proconsoli di nomina senatoria) ed in imperiali (governate da legati imperiali).
Fu un maestro nell'arte della [[propaganda]], favorendo il consenso dei cittadini alle sue riforme. La pacificazione delle guerre civili fu celebrata come una nuova età dell'oro dagli scrittori e poeti contemporanei, come [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]], [[Tito Livio|Livio]] e soprattutto [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]. La celebrazione di giochi ed eventi speciali rafforzavano la sua popolarità.
Augusto inoltre per primo creò un corpo di [[Vigili (storia romana)|vigili]], ed una forza di [[polizia]] per la città di [[Roma]], che fu suddivisa amministrativamente in 14 regioni.
Il controllo assoluto dello stato gli permise di indicare il suo successore, nonostante il formale rispetto della forma [[Repubblica Romana|repubblicana]]. Inizialmente si rivolse al nipote [[Marco Claudio Marcello]], figlio della sorella Ottavia, al quale diede in sposa la figlia Giulia. Marcello morì tuttavia nel [[23 a.C.]]: alcuni degli storici successivi ventilarono l'ipotesi, probabilmente infondata, che fosse stato avvelenato da [[Livia Drusilla]], moglie di Augusto.
Augusto maritò quindi la figlia alla sua "mano destra", [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]]. Da questa unione nacquero tre figli: [[Caio Cesare]], [[Lucio Cesare]] e [[Agrippa Postumo|Postumo]] (così chiamato perché nato dopo la morte del padre). I due maggiori furono adottati dal nonno con l'intento di farne i suoi successori, ma morirono anch'essi in giovane età. Augusto mostrò anche favore per i suoi figliastri (figli del primo matrimonio di Livia) [[Tiberio (imperatore romano)|Tiberio]] e [[Druso maggiore|Druso]], che conquistarono a suo nome nuovi territori nel nord.
Dopo la morte di Agrippa nel [[12 a.C.]], il figlio di Livia, Tiberio, divorziò dalla prima moglie, figlia di Agrippa e ne sposò la vedova, Giulia. Tiberio fu chiamato a dividere con l'imperatore la ''tribunicia potestas'', che era fondamento del potere imperiale, ma poco dopo si ritirò in esilio volontario a [[Rodi]]. Dopo la morte precoce di Caio e Lucio nel [[4 a.C.|4]] e [[2 a.C.]] rispettivamente, e la precedente morte del fratello Druso maggiore ([[9 a.C.]]), Tiberio fu richiamato a [[Roma]] e venne adottato da Augusto, che lo designava in tal modo proprio erede.
Il [[9 agosto]] [[14]], [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]] morì. Poco dopo il [[Senato (storia romana)|Senato]] decretò il suo inserimento fra gli [[Pantheon|dei di Roma]]. Postumo Agrippa e Tiberio erano stati nominati coeredi. Tuttavia Postumo era stato esiliato e venne ben presto ucciso. Si ignora chi avesse ordinato la sua morte, ma [[Tiberio (imperatore romano)|Tiberio]] ebbe la via libera per assumere lo stesso potere che aveva avuto il padre adottivo.
==== La dinastia giulio-claudia ====
{{vedi anche|Dinastia giulio-claudia|Albero genealogico giulio-claudio}}
[[File:Tiberius bust.jpg|thumb|200px|L'imperatore [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]].]]
===== Tiberio =====
{{vedi anche|Tiberio Claudio Nerone}}
I primi anni del regno di [[Tiberio (imperatore romano)|Tiberio]] furono pacifici e relativamente tranquilli. Tiberio consolidò il potere di [[Roma]] e assicurò la ricchezza e la prosperità dell'[[Roma|Urbe]] e del suo Stato. Adottò [[Gaio Giulio Cesare Claudiano Germanico|Germanico]], figlio di [[Druso]], suo fratello, e lo inviò in una spedizione contro i [[Germani]], grazie alla quale suo nipote acquistò gran popolarità presso i propri soldati e l'opinione pubblica romana. Più tardi Tiberio lo spedì in Oriente per combattere contro i [[Parti]] ([[18]]), ma l'anno successivo, ad [[Antiochia]], Germanico morì in circostanze mai del tutto chiarite. [[Gneo Calpurnio Pisone]], uomo di fiducia di Tiberio che lo aveva imposto come consigliere al generale, fu sospettato da taluni di averlo fatto avvelenare. Questo fu anche il convincimento di Germanico prima di spirare. Lo stesso imperatore fu ritenuto in qualche modo responsabile di avere provocato la morte del nipote, avendogli posto al fianco un uomo a lui ostile come Pisone. Nel [[23]] Tiberio perse anche suo figlio, Druso minore.
Dopo la morte di Germanico e di Druso l'imperatore iniziò a ritirarsi sempre più in se stesso, convinto di aver perso i favori del popolo e di essere circondato da persone che cospiravano contro di lui. Vennero istruiti una serie di processi ed eseguite un certo numero di condanne a morte per tradimento. Nel [[26]] Tiberio si ritirò nella propria villa di [[Capri (isola)|Capri]], lasciando il potere nelle mani del comandante della [[guardia pretoriana]], [[Seiano|Elio Seiano]], che portò avanti le persecuzioni. Anch'egli iniziò a consolidare il proprio potere e nel [[31]] fu nominato console insieme a Tiberio, che gli concesse in sposa sua nipote Livilla. Nello stesso anno l'imperatore scoprì una congiura che Seiano sembrava avesse ordito contro di lui e lo mise a morte insieme a molti dei suoi amici. Le persecuzioni non si arrestarono che alla scomparsa di [[Tiberio (imperatore romano)|Tiberio]], avvenuta nel [[37]] a [[Capo Miseno]].
===== Caligola =====
{{vedi anche|Caligola}}
Al momento della morte di Tiberio, molti dei personaggi che avrebbero potuto succedergli erano stati brutalmente uccisi. Il successore più logico (scelto anche da Tiberio) era Gaio (meglio conosciuto col nome di [[Caligola]], per la sua abitudine di portare particolari sandali chiamati ''caligae''), suo pronipote e figlio di Germanico. Caligola iniziò il regno ponendo fine alle persecuzioni e bruciando gli archivi dello zio. Sfortunatamente, però, cadde presto malato: gli storici successivi, probabilmente alterando in parte la verità, riportano una serie di suoi atti insensati che avrebbero avuto luogo a partire dalla fine del [[37]]. Pare, ad esempio, che avesse ordinato ai suoi soldati di invadere la [[Britannia]], ma che avesse cambiato parere all'ultimo minuto, mandandoli invece a raccogliere conchiglie sulla riva del mare. Venne inoltre accusato di intrattenere rapporti incestuosi con le proprie sorelle. Celebre è anche la sua presunta decisione di nominare senatore un suo cavallo. Il suo ordine di erigere nel [[tempio di Gerusalemme]] una statua che lo raffigurasse, sebbene fosse di normale amministrazione nelle province orientali (in cui il culto riservato al sovrano aveva funzione di collante istituzionale), scatenò l'opposizione degli [[Ebrei]]. Nel [[41]], Caligola cadde vittima di una congiura, assassinato dal comandante dei pretoriani [[Cassio Cherea]]. L'unico membro rimasto della famiglia imperiale era un altro nipote di [[Tiberio (imperatore romano)|Tiberio]]: Tiberio Claudio Druso Nerone Germanico, meglio noto come [[Claudio (imperatore romano)|Claudio]].
===== Claudio =====
{{vedi anche|Tiberio Claudio Druso}}
[[Claudio (imperatore romano)|Claudio]] era stato a lungo considerato un debole ed un pazzo dal resto della famiglia. E tale fama, alla quale contribuì anche lo scrittore [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], gli rimase per tradizione. Egli non fu tuttavia né paranoico come lo zio Tiberio, né pazzo come il nipote Caligola, e fu invece capace di amministrare con responsabile capacità. Riorganizzò la burocrazia e mise ordine nella cittadinanza e nei ruoli senatoriali. Proseguì la conquista e colonizzazione della [[Britannia]], creando nel [[43]] la nuova provincia, ed aggiunse all'Impero molte province orientali. In [[Italia]] costruì un [[porto]] invernale ad [[Ostia Antica|Ostia]], creando magazzini per accumulare granaglie e cereali provenienti da altre parti dell'Impero e da usare nella cattiva stagione.
Sul fronte familiare, Claudio ebbe meno successo. La moglie [[Messalina]] lo tradiva e fu quindi messa a morte; successivamente sposò la nipote [[Agrippina minore|Agrippina]]. Questa, insieme con molti dei suoi liberti, aveva uno straordinario potere su di lui e probabilmente lo uccise nel [[54]]. Claudio nello stesso anno fu inserito fra gli dei. La morte di Claudio spianò la strada al figlio di Agrippina, il sedicenne Lucio Domizio Enobarbo, che adottato da Claudio aveva preso il nome di Tiberio Claudio Nerone Domiziano, noto come [[Nerone]].
===== Nerone =====
{{vedi anche|Nerone}}
Inizialmente, [[Nerone]] lasciò il governo di [[Roma]] a sua madre ed ai suoi tutori, in particolare a [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]]. Tuttavia, divenendo adulto, il suo desiderio di potere aumentò: fece giustiziare la madre ed i tutori. Durante il suo regno ci fu una serie di rivolte e ribellioni in tutto l'Impero: in [[Britannia]], [[Armenia]], [[Partia]] e [[Giudea]]. L'incapacità di Nerone di gestire le ribellioni e la sua sostanziale incompetenza divennero rapidamente evidenti e nel [[68]], cosicché perfino la guardia Imperiale lo abbandonò. Nerone si suicidò, e l'anno [[69]] (noto come l'anno dei quattro Imperatori) fu un anno di [[guerra civile]], con gli Imperatori [[Servio Sulpicio Galba (imperatore romano)|Galba]], [[Otone]], [[Vitellio]] e [[Tito Flavio Vespasiano|Vespasiano]] al trono in rapida successione. Alla fine dell'anno, Vespasiano riuscì a consolidare il suo potere come Imperatore di Roma.
==== I Flavi ====
{{vedi anche|Dinastia Flavia}}
===== Vespasiano =====
{{vedi anche|Tito Flavio Vespasiano}}
[[Tito Flavio Vespasiano|Vespasiano]] era stato un [[Generale (storia romana)|Generale]] Romano di notevole successo ed aveva amministrato molte
parti esterne dell'Impero. Sua grande azione fu la repressione della rivolta in Giudea.
[[File:Vespasianus01 pushkin edit.png|thumb|left|200px|[[Tito Flavio Vespasiano]]]]
Aveva sostenuto la candidatura imperiale di [[Servio Sulpicio Galba (imperatore romano)|Galba]]; tuttavia alla sua morte, Vespasiano divenne il maggior aspirante al trono. Dopo il suicidio di [[Otone]], Vespasiano riuscì a dirottare la
[[Fornitura di grano per la città di Roma|fornitura invernale del grano per Roma]], mettendosi in ottima posizione per sconfiggere l'ultimo rivale, [[Vitellio]]. Il [[20 dicembre]] [[69]], alcuni sostenitori di Vespasiano occuparono Roma. Vitellio fu ucciso dalle sue truppe, ed il giorno successivo il [[Senato (storia romana)|Senato]] confermò Imperatore Vespasiano.
Vespasiano fu praticamente un autocrate, ed ebbe molto meno appoggio dal Senato dei suoi predecessori
Giulio-Claudii. Questo è esemplificato dal fatto che lui stesso riferisce la sua salita al potere il [[1º luglio]] quando fu proclamato Imperatore dalle truppe, invece del [[21 dicembre]] quando fu confermato dal [[Senato (storia romana)|Senato]]. Egli volle, negli anni successivi, espellere i Senatori a lui contrari.
Vespasiano riuscì a liberare [[Roma]] dai problemi finanziari creati dagli eccessi di [[Nerone]] e dalle [[guerra civile|guerre civili]]. Aumentando le tasse in modo drammatico (talvolta più che raddoppiate), egli riuscì a
raggiungere una eccedenza di bilancio ed a realizzare progetti di [[lavori pubblici]]. Egli fu il primo committente del [[Colosseo]] e costruì un [[Foro (storia romana)|Foro]] il cui centro era il [[Tempio della Pace]].
Vespasiano fu inoltre effettivamente imperatore delle [[Provincia (storia romana)|province]]. I suoi [[Generale (storia romana)|Generale]] soffocarono ribellioni in [[Siria]] e [[Germania]]. Infatti in Germania riuscì ad allargare le [[frontiera|frontiere]] dell'Impero, e gran parte della [[Bretagna]] fu portata sotto il dominio di [[Roma]]. Inoltre estese la [[cittadinanza romana]] agli abitanti della [[Spagna]].
Un altro esempio delle sue tendenze monarchiche fu la sua insistenza che gli succedessero i figli [[Tito (storia romana)|Tito]] e [[Tito Flavio Domiziano|Domiziano]]; il potere imperiale non era visto allora come ereditario. Tito, che aveva avuto qualche successo militare all'inizio del regno di Vespasiano, fu visto come il supposto erede al trono; Domiziano era visto come meno disciplinato e responsabile. Tito affiancò il padre nei compiti di [[censore (storia romana)|censore]] e [[console (storia romana)|console]] e lo aiutò nel riorganizzare i ruoli del [[Senato (Storia romana)|Senato]]. Il [[23 giugno]] [[79]], alla morte di Vespasiano, Tito fu immediatamente confermato imperatore.
===== Tito =====
[[File:Colosseum in Rome, Italy - April 2007.jpg|thumb|300px|L'[[Colosseo|anfiteatro Flavio]], simbolo di [[Roma]] e del potere imperiale ancora ai nostri giorni.]]
{{vedi anche|Tito Flavio Cesare}}
Il breve regno di [[Tito (imperatore)|Tito]] durato circa due anni fu segnato da numerosi disastri: nel [[79]] l'[[eruzione]] del [[Vesuvio]] distrusse [[Pompei]] ed [[Ercolano]], e nell'[[80]] un incendio distrusse gran parte di [[Roma]]. Nello stesso anno poi si diffuse una pestilenza. La sua generosità nella ricostruzione dopo le tragedie, lo rese molto popolare. Tuttavia il [[Colosseo]] fu completato solo durante il regno di Domiziano. Tito fu molto fiero dei suoi progressi nella costruzione del grande [[Colosseo|anfiteatro]] cominciato dal padre.
Egli tenne la cerimonia inaugurale nell'edificio non ancora terminato durante gli [[anni 80|anni ottanta]], con un grandioso spettacolo in cui si esibirono cento [[gladiatore|gladiatori]] e che durò cento giorni. Tito morì nell'[[81]] a 41 anni e ci furono voci che fosse stato assassinato dal fratello [[Domiziano]] impaziente di succedergli.
===== Domiziano =====
{{vedi anche|Tito Flavio Domiziano}}
Fu con [[Domiziano]] che i rapporti già tesi tra la dinastia flavia ed il senato si andarono sempre più logorando. Le cause di questo difficile sodalizio furono dapprima la divinizzazione del culto personale dell'imperatore secondo modalità tipicamente ellenistiche ed in seguito il divorzio dalla moglie Domizia, di estrazione senatoria. Anche sul fronte esterno le cose non andavano meglio; nonostante i successi della guerra britannica, finita nell'[[84]], e la vittoria sui Catti, la [[Guerra Dacica]] ([[85]]-[[89]]) finì col pagamento dell'alleanza con [[Decebalo]]. Nell'89 Domiziano dovette reprimere la ribellione di Antonino Saturnino a Magonza. La parte finale del suo regno fu macchiata dalla condanna dei filosofi e, nel [[95]], dalla persecuzione contro i Cristiani. L'anno seguente Domiziano morì, vittima di una congiura.
==== Imperatori adottivi ed Antonini ====
{{vedi anche|Dinastia degli Antonini|Albero genealogico degli Antonini}}
Il periodo che va dalla fine del I alla fine del II secolo è caratterizzato da una successione non più dinastica, ma adottiva, basata sui meriti dei singoli scelti dagli imperatori come loro successori.
===== Nerva =====
[[File:Traianus Glyptothek Munich 336.jpg|thumb|left|200px|[[Traiano]], l'[[Optimus princeps]], ovvero il migliore degli [[imperatori romani]].]]
{{vedi anche|Marco Cocceio Nerva}}
[[Marco Cocceio Nerva]] fu un [[aristocrazia|aristocratico]] romano, divenuto poi [[Imperatori romani|imperatore]].
Era figlio di Cocceio Nerva, famoso [[giureconsulto]], e di Sergia Plautilla, figlia del [[console (storia romana)|console]] [[Popilio Lenate]].
Fu l'ultimo imperatore italiano sia di nascita che di famiglia. Nerva non aveva seguito l'usuale carriera amministrativa (il ''[[cursus honorum]]''), anche se era stato console durante l'impero di [[Vespasiano]] nel [[71]] e con [[Domiziano]] nel [[90]].
Nerva era molto stimato come anziano [[Senato (storia romana)|senatore]] ed era noto come persona mite e accorta. Alla morte di Domiziano, Nerva acconsentì a divenirne il successore e fu acclamato imperatore in Senato da tutte le classi concordi sul suo nome.
Durante il suo regno, breve ma significativo, apportò un grande cambiamento: il "principato adottivo". Questa riforma prevedeva che l'imperatore in carica in quel momento dovesse decidere, prima della sua morte, il suo successore all'interno del senato. Questo faceva sì che i senatori venissero responsabilizzati.
===== Traiano =====
{{vedi anche|Marco Ulpio Nerva Traiano}}
[[Marco Cocceio Nerva|Nerva]] adottò un eminente personaggio militare, [[Traiano]]. Durante l'impero di quest'ultimo ([[98]]-[[117]]), le conquiste derivanti dalle guerre [[Storia della Dacia|daciche]] e dalle campagne contro i [[Parti]], con la creazione di tre nuove province ([[Armenia]], [[Mesopotamia]] e [[Assiria]]), consentirono all'impero di raggiungere la sua massima estensione.
Traiano si dedicò anche alla costruzione di opere pubbliche. Fu predisposto un piano regolatore per Roma, furono innalzati il foro e il mercato di Traiano, opere ideate dall'architetto [[Apollodoro di Damasco]]. Furono costruiti inoltre un arco di trionfo, la basilica Ulpia, con le due biblioteche accanto, e la [[colonna traiana]], sulla quale sono rappresentate le vicende della conquista della Dacia. Importante al di fuori della città di Roma fu la costruzione della [[via Traiana]] che rappresentava una valida alternativa alla [[via Appia]]. Essa partiva da [[Benevento]] e passava per [[Canosa di Puglia]], [[Bitonto]] ed [[Egnazia]], fino a [[Brindisi]].
===== Adriano =====
[[File:Hadrian's Wall view near Greenhead.jpg|300px|thumb|Scorcio del [[Vallo di Adriano]].]]
{{vedi anche|Publio Elio Traiano Adriano}}
A Traiano succedette [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]] (117-[[138]]). Egli accrebbe i poteri del principe rispetto a quelli del senato ed unificò la legislazione dell'impero. Negli anni del suo regno vi fu un periodo di pace, turbata esclusivamente dalla seconda rivolta giudaica ([[132]]-[[135]]), e l'imperatore si occupò della fortificazione dei confini settentrionali, con la realizzazione del [[Vallo di Adriano]] in [[Britannia]] ed il consolidamento del confine [[Germania|germanico]].
===== Antonino Pio =====
{{vedi anche|Antonino Pio}}
[[Antonino Pio]] (138-[[161]]), capostipite della [[Dinastia degli Antonini]], continuò la politica pacifica del predecessore, fu un saggio amministratore e riconfermò al senato le prerogative passate, tanto da meritarsi l'appellativo di ''Pio''.
===== Marco Aurelio =====
[[File:Marcus Aurelius Metropolitan Museum.png|200px|left|thumb|Statua bronzea di Marco Aurelio al Campidoglio]]
{{vedi anche|Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto}}
Alla sua morte gli succedettero [[Marco Aurelio]] (161-[[180]]) e [[Lucio Vero]], morto nel [[169]].
Il periodo del regno dell'imperatore filosofo non fu felice come i precedenti: dal [[162]] al [[165]] vi fu una guerra contro i [[Parti]], nel [[166]] scoppiò una pestilenza, dal [[167]] al [[175]] le campagne contro [[Marcomanni]] e [[Quadi]] e la rivolta di [[Avidio Cassio]] in Oriente misero a dura prova le finanze e l'impero stesso. I prodromi della crisi che investì l'impero romano nel [[III secolo]] si fecero maggiormente sentire con la successione al trono di [[Commodo]] (180-[[192]]).
===== Commodo =====
{{vedi anche|Commodo}}
Il figlio di Marco Aurelio incrinò l'equilibrio istituzionale raggiunto e con il suo atteggiamento dispotico favorì il malcontento delle province e dell'aristocrazia. Il suo assassinio diede il via ad un periodo di guerre civili.
L'ultimo periodo della ''[[pax romana]]'' può essere considerata l'età più felice dell'impero romano: tramite la politica di pace instaurata e la prosperità derivatane il governo imperiale attirò consensi unanimi, tanto che Nerva ed i suoi successori sono anche noti come i [[cinque buoni imperatori]].
Lo sviluppo economico e la coesione politica ed ideale, raggiunta anche per l'adesione delle classi colte [[Ellenismo|ellenistiche]], che contraddistinsero il secondo secolo, non devono, comunque, trarre in inganno, in quanto da lì a poco l'impero comincerà a mostrare i primi sintomi della decadenza.
==== I Severi ====
{{vedi anche|Dinastia dei Severi|Albero genealogico dei Severi}}
È ormai evidente come gli aspiranti imperatori debbano passare attraverso il consenso militare. I pretendenti alla più alta carica sono di due tipi: italici, cioè persone che fino ad allora hanno formato la classe dirigente dell'impero e che cercano il consenso dell'esercito attraverso forti donazioni. I secondi sono invece militari provenienti dalle zone periferiche e che durante la loro carriera hanno già guadagnato il consenso del loro esercito. Nel [[192]] riesce ad acquistare il titolo di imperatore [[Pertinace]]. Tre mesi dopo [[Didio Giuliano]] riesce a farlo eliminare dai pretoriani in cambio di forti donazioni. Intanto dalle periferie arrivano [[Clodio Albino]], [[Pescennio Nigro]] e [[Settimio Severo]], tre militari che aspirano a prendere il posto di Giuliano. Sarà Severo, fondatore di una nuova dinasta, a essere nominato nuovo imperatore dal Senato.
===== Settimio Severo =====
{{vedi anche|Lucio Settimio Severo}}
[[File:Septimius Severus busto-Musei Capitolini.jpg|thumb|200px|Busto di [[Settimio Severo]] presso i [[Musei Capitolini]].]]
Settimio Severo passerà i primi quattro anni di regno a eliminare gli altri aspiranti imperatori. Muore nel [[211]].
===== Caracalla =====
{{vedi anche|Caracalla}}
Nel 211 succede a suo padre [[Settimio Severo]] ed è imperatore Caracalla. Nel [[212]] egli promulga la ''constitutio antoniana de civitate'', l'editto con il quale estende la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell'impero, con rare eccezioni. Tra i vari motivi di tale decisione vi è sicuramente un'esigenza finanziaria: con tale editto non solo vengono estesi i diritti, ma anche i doveri. Del resto tutti i sudditi dovevano pagare le tasse per la successione o per la manumissione (l'atto con cui si affrancano gli schiavi). Muore nel [[217]].
===== Macrino =====
{{vedi anche|Marco Opellio Macrino}}
Nominato da [[Caracalla]] [[Prefetto del pretorio]], complottò contro di lui e l'11 aprile [[217]], dopo la sua uccisione, Macrino si autoproclamò imperatore. Egli fu il primo a divenire imperatore senza essere prima membro del Senato.
Dovette affrontare i [[Parti]] e lo scontento delle legioni. La famiglia di Caracalla aizzò una rivolta contro Macrino, in favore di [[Eliogabalo]] (descritto come figlio naturale ed erede di Caracalla). Macrino fu catturato in Asia Minore e giustiziato come usurpatore.
===== Eliogabalo =====
{{vedi anche|Eliogabalo}}
Succede a Macrino il quattordicenne [[Eliogabalo]], grazie alla nonna Giulia Mesa, la quale sostiene tra le milizie orientali una campagna a suo favore. Inoltre si pone come continuatore dei Severi, in quanto parente di Settimo e Caracalla. Ciò che lo caratterizza è un progetto di rinnovamento religioso e di classe dirigente, motivo per il quale verrà assassinato dai pretoriani nel [[222]].
===== Alessandro =====
{{vedi anche|Alessandro Severo}}
Succede a Eliogabalo suo cugino Alessandro, quasi della stessa età, che lo ha adottato. Costui governerà poco più a lungo del suo predecessore, in quanto si piegherà agli interessi della classe dirigente romana e occidentale.
==== La crisi del III secolo e l'anarchia militare ====
[[File:Maximinus Thrax Musei Capitolini MC473.jpg|thumb|200px|left|Busto di [[Massimino Trace]].]]
{{Vedi anche|Crisi del III secolo|Anarchia militare}}
I cento anni che seguono la morte di Alessandro segnano la sconfitta dell'idea di impero che vi era stata sotto la dinastia giulio-claudia e antonina. Tale idea si basava sul fatto che l'Impero era fondato sulla collaborazione tra l'imperatore e le forze politico-economiche interne. Ora tutte le energie dello Stato venivano spese per difendere i confini dalle invasioni barbare. Nei primi trent'anni del [[III secolo]] si succedettero ben 28 imperatori acclamati dall'esercito, quasi tutti morti assassinati.
===== Da Massimino a Gordiano III (235-244) =====
{{vedi anche|Massimino Trace|Gordiano I|Gordiano II|Balbino|Pupieno|Gordiano III}}
Nel [[236]] diviene imperatore Massimino, proveniente dalla Tracia: fu il primo tra gli imperatori a poter vantare solo umilissimi origini. Il fatto che la sua carriera sia legata esclusivamente all'esercito dimostra come nobili senatori o ricchi finanzieri stanno perdendo il loro potere. Si crede addirittura che facesse parte di una famiglia ''dediticia'', cioè di quelle famiglie che anche dopo l'editto di Caracalla non era stata riconosciuta la cittadinanza romana. Il suo regno avrà una vita breve, giusto il tempo di difendere i confini nella zona del Danubio.
Nel [[238]] le province africane (un "feudo" di nobili senatori) in rivolta contro la politica fiscale di Massimino, volta a compiacere l'esercito, eleggono nuovo imperatore Gordiano I, il quale affianca alla guida dell'impero suo figlio Gordiano II. Dopo pochi mesi verrà assassinato da uomini fedeli a Massimino. Dopo l'assassinio di Gordiano I il Senato elegge due imperatori: Balbino e Pupieno. Sarà quest'ultimo a sconfiggere definitivamente Massimino e nominare suo successore Gordiano III.
Poco dopo essere stato nominato imperatore dall'esercito e con il consenso del Senato, Gordiano III decide di affrontare l'impero persiano, rinato sotto la nuova dinastia dei [[Sasanidi]]. Gordiano III affianca come suo consigliere il prefetto Temesiteo. Tuttavia muore durante il conflitto e verrà sostituito da Giunio Filippo, figlio di un cittadino romano dell'Arabia.
===== Da Filippo l'arabo a Gallieno (244-268) =====
[[File:Altes Museum-Gallienus.jpg|thumb|200px|L'imperatore Gallieno.]]
{{Vedi anche|Filippo l'Arabo|Decio|Valeriano|Gallieno}}
Nel [[244]] il prefetto Giunio Filippo, chiamato [[Filippo l'Arabo]] per le sue origini, tradisce il suo imperatore e ne prende il posto, affrettandosi a stipulare una pace con i [[Persiani]]. Poi raggiunge immediatamente la zona del [[Danubio]] per affrontare e sconfiggere i Carpi. Filippo l'Arabo viene ricordato come l'imperatore che organizzò e celebrò, nel 248, i giochi e gli spettacoli per i mille anni dalla fondazione di [[Roma]]. L'imperatore (paradossalmente un "non-romano") predispose che tale festività dovesse essere celebrata con giochi grandiosi (lotte gladiatorie ed esibizioni di animali esotici) sia per celebrare nel modo più solenne l'evento, sia per dimostrare la forza e la grandezza dell'[[Impero]]. Una grandezza oramai del tutto apparente se si pensa che a distanza di pochi mesi dall'evento i [[goti]] forzeranno il ''[[Limes romano|limes]]'' mettendo la [[Grecia]] a ferro e fuoco, devastando [[Atene]] e [[Sparta]]. Nel [[249]] verrà assassinato dal suo successore, Treboniano Gallo.
Nel 249 diviene imperatore [[Decio]]. Egli avvia una feroce repressione verso i cristiani: questo soprattutto per una politica di rafforzamento dell'autorità imperiale attraverso il culto dell'Imperatore, collante fondamentale per un Impero che sta crollando. Morirà assassinato, mentre combatte contro i Goti in Mesia, dal suo luogotenente, Treboniano Gallo.
È il [[251]] quando [[Treboniano Gallo]] è proclamato imperatore. Anch'egli verrà assassinato dal suo luogotenente Emiliano due anni dopo, nella stessa regione.
Nel [[253]] diviene imperatore [[Marco Emilio Emiliano|Emiliano]]. Tre mesi dopo l'esercito pone termine al suo mandato.
Succede [[Valeriano]]. Appena eletto, Valeriano nomina Augusto d'Occidente suo figlio Gallieno, mentre per sé manterrà il controllo della parte orientale, dove deve affrontare i [[Goti]]. Dopo averli sconfitti, nel [[260]], comincia una guerra contro il regno persiano. Tuttavia Valeriano cadrà prigioniero del re dei persiani, Sapore, lasciando tutto l'impero al figlio [[Gallieno]].
Gallieno, divenuto imperatore, troverà difficoltà a mantenere il territorio unito. Nelle zone occidentale è nato il ''Regnum Gallicum'', di cui Postumo è il re. Nelle zone orientali, un certo Macriano, un ufficiale dell'esercito stanziato in Oriente, cerca di prendere il potere. Gallieno allora chiede aiuto a Odenato, un nobile di Palmira, città carovaniera, punto di incontro tra l'Impero romano e le zone interne dell'Asia. In cambio Odenato otterrà una specie di sovranità sulla parte orientale dell'Impero, ricevendo il titolo di ''Dux Orientis'', anche se in realtà questo porterà alla nascita di una nuova potenza, il [[Regno di Palmira]], a causa dell'ambizione della moglie di Odenato, [[Zenobia]], e quindi ritornerà in sostanza alla situazione di Macriano. In campo amministrativo decide di reclutare i prefetti non più solo tra i senatori, ma anche dai centurioni, uomini di umili origini la cui carriera è legata all'esercito. Morirà assassinato nel [[268]] da ufficiali illirici.
===== Gli imperatori illirici (268-284) =====
{{Vedi anche|Claudio il Gotico|Aureliano|Marco Aurelio Probo|Marco Aurelio Caro}}
Nel 268 è imperatore di nuovo un militare: [[Claudio il Gotico|Claudio II]] detto il Gotico, proveniente dalle zone illiriche. Nelle zone balcaniche si impegna nell'arginare le incursioni gotiche. Morì a Sirmio a causa della [[peste]] che in quegli anni falciò l'Illiria.
Nel [[270]] è imperatore [[Aureliano]]. Intanto i due regni di Gallia e Palmira sono passati rispettivamente a Pio Tetrico e a Zenobia. Primo obiettivo di Aureliano è la riconquista di Palmira, che avviene tra il [[271]] e il [[273]]. Tornando in Occidente riconquisterà anche il regno gallico, riunificando l'Impero romano e guadagnandosi il titolo di ''restitutor orbis''. Succede [[Marco Claudio Tacito]], imperatore dal dal [[275]] al [[276]]. Diventa imperatore [[Marco Annio Floriano]] imperatore nel solo 276. Di rilievo furono: [[Marco Aurelio Probo]], imperatore dal 276 al [[282]] che si fece notare per aver sconfitto ripetutamente i barbari sul [[Reno]] e il [[Danubio]], [[Marco Aurelio Caro]] imperatore dal 282 al [[283]], [[Numeriano]] e [[Marco Aurelio Carino|Carino]].
Numeriano fu imperatore dal 283 al [[284]]. Riesce a dare vita ad un brevissimo periodo di recupero economico e culturale, inaugurando più di 50 giorni di festività un po' dappertutto nell'impero, da Nimes a Roma, da Olympia a Antiochia. Carino fu imperatore dal 284 al [[285]].
=== Tardo o basso impero (284-476) ===
{{Vedi anche|Tarda antichità}}
La [[crisi del terzo secolo]] viene in qualche modo frenata dall'imperatore [[Diocleziano]] istituendo la [[tetrarchia]], un regime collegiale di due Augusti e due Cesari che amministrano raggruppamenti distinti di province dell'Impero, accresciute in numero e riunite in diocesi. In questa circostanza anche l'Italia viene suddivisa in province. Più in generale si verifica in questi anni una progressiva marginalizzazione delle aree più antiche dell'impero a vantaggio di un oriente, forte di tradizioni civiche più antiche e di un'economia mercantile maggiormente consolidata, assai più prospero quanto a politica, amministrazione e cultura.
==== La tetrarchia (284-305) ====
[[File:DSC04500i Istanbul - Museo archeol. - Diocleziano (284-205 d.C.) - Foto G. Dall'Orto 28-5-2006.jpg|thumb|200px|left|Busto di [[Diocleziano]].]]
{{Vedi anche|Diocleziano|Tetrarchia}}
La struttura dell'Impero romano si è evoluta, partendo dal percorso augusteo fino a Diocleziano, in una specie di dualismo tra la città di [[Roma]], amministrata dal [[Senato]], e l'Imperatore, che invece percorre l'impero e ne amplia o difende i confini. Il rapporto tra Roma e l'Impero è ambivalente, se essa è il punto di riferimento ideale della ''"romània"'', pure il potere passa gradualmente al monarca (l'Imperatore) che sposta il suo luogo di comando man mano si sposta nell'Impero, e si assiste ad un chiaro decadimento di Roma. Nel tardo impero autori come Jones calcolano che con l'Imperatore si spostassero qualcosa come 12.000 persone, compresi i funzionari, i dignitari, perfino la zecca. Un istituto particolare è quello del "comitatus". Dai "comites" (coloro che accompagnano l'Imperatore) deriva (con altro significato pratico) il titolo di "[[conte]]".
L'imperatore stabilisce le quattro ''"residenze imperiali"'' due in Oriente e due in Occidente: [[Nicomedia]] (poi spostata a [[Costantinopoli]] da [[Costantino]]) fu la residenza di Diocleziano, Augusto d'Oriente. [[Sirmio]], fu la residenza di [[Galerio]], Cesare d'Oriente. [[Milano]] divenne la residenza di [[Massimiano]], Augusto d'Occidente. [[Costanzo Cloro]] infine, Cesare d'Occidente si stanziò a [[Treviri]]. Nel 305 [[Diocleziano]] e [[Massimiano]] abdicano, probabilmente per mettere alla prova il sistema tetrarchico: Galerio e Costanzo Cloro divenivano augusti, scegliendo come cesari Massimino e Severo.
==== Le guerre civili (306-324) ====
{{Vedi anche|Galerio|Massimino Daia|Massenzio|Licinio|Costantino I}}
Nel [[306]], alla morte di [[Costanzo Cloro]], scoppiarono una serie di rivalità, che sfociarno in lunghi anni di guerre civili, interrotte da alcune tregue. [[Costantino I]] combatté per lunghi anni, contro [[Massenzio]] (acclamato imperatore dai [[pretoriani]] e dalla plebe di Roma), vincendolo nella [[battaglia di Ponte Milvio]] del [[312]]. Massenzio a sua volta era stato costretto a combattere contro [[Lucio Domizio Alessandro]] negli anni [[308]]-[[310]].<ref>Y.Le Bohec, ''Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero romano'', Roma 2008, p.274.</ref> Divenuto unico imperatore in Occidente, Costantino nel [[313]] proclama a [[Milano]] l'[[Editto di Milano|editto di tolleranza]] verso i [[cristianesimo|cristiani]]. La guerra civile si protrasse negli anni successivi, risultando in pratica uno scontro tra Occidente romano (Costantino) ed Oriente greco (dove regnava [[Licinio]] dal [[308]]). Alla fine Costantino ebbe la meglio su Licinio, ottenendo di poter riunire nuovamente l'impero romano sotto un unico comando (nel [[324]]). L'anno successivo il nuovo imperatore d'Occidente ed Oriente partecipò al [[Concilio di Nicea]].
==== Costantino ed i costantinidi (324-363) ====
[[File:Rome-Capitole-StatueConstantin.jpg|thumb|200px|[[Costantino I]] detto il Grande, primo imperatore cristiano.]]
{{Vedi anche|Costantino I|Dinastia costantiniana}}
Nel 324 iniziano invece i lavori per la fondazione della nuova capitale, [[Costantinopoli]]. Alla morte di [[Costantino]], gli succedono i tre figli, che divengono presto due: si evidenzia così la separazione tra le due parti dell'impero, con Costanzo II in Oriente e Costante in Occidente.
Nel 361 viene proclamato Augusto [[Giuliano (imperatore romano)|Giuliano]], cesare in [[Gallia]]. Il suo impero dura solo tre anni, eppure ha grande importanza, sia per il suo tentativo di ristabilire un sistema religioso politeistico (e per questo sarà detto l'[[Apostata]]), sia per la campagna militare condotta contro i [[Sasanidi]].
==== Da Valentiniano a Teodosio (364-395) ====
Nel 364 viene incoronato imperatore Valentiniano; quest'ultimo, su richiesta dell'esercito, nominò un collega (il fratello Valente) a cui assegnò la parte orientale dell'Impero. Se dobbiamo credere allo storico antico Ammiano Marcellino, Valentiniano fu un sovrano crudele, che lanciò una violenta persecuzione contro tutti coloro accusati di stregoneria (una persecuzione così violenta che, usando le parole del Gibbon, pare che «nelle province meno piacevoli i prigionieri, gli esuli e i fuggiasci costituissero la maggioranza degli abitanti»<ref>Gibbon, pag. 346. Nella nota del curatore a pag. 344 si legge che «La persecuzione contro i filosofi e le loro biblioteche fu condotta con tale furia che da quel momento il nome dei filosofi pagani quasi si estinse.»</ref>) e godeva nel vedere la sua orsa Innocenza sbranare i condannati a morte nella sua camera da letto.<ref>Gibbon, pag. 347.</ref> Pur con i suoi difetti, Valentiniano si dimostrò comunque un buon sovrano: egli infatti mise fine a molti degli abusi che avvenivano ai tempi di Costanzo, promulgò alcune leggi a favore del popolo (condannò l'esposizione dei neonati e istituì nei quattordici quartieri di Roma altrettanti medici), e favorì l'insegnamento della retorica, una scienza ormai in declino.<ref>Gibbon, pag. 348.</ref> Inoltre istituì l'ordine dei ''Difensori'', una sorta di avvocati che difendevano i diritti del popolo.<ref>Gibbon, pag. 349.</ref> Inoltre ottenne anche alcuni successi contro i Barbari. Durante una guerra contro i Quadi, alcuni ambasciatori quadi si recarono dall'imperatore per chiedere clemenza; l'Imperatore si arrabbiò talmente tanto che gli scoppiò un grosso vaso sanguigno e morì.<ref>Gibbon, pag. 369.</ref>
Venne nominato suo successore in Occidente Graziano. Nel frattempo orde di barbari (soprattuto Goti), pressati dagli Unni che invasero le loro terre, chiesero ai Romani di potersi stanziare in territorio romano; alla fine i Romani decisero di accettare ma a condizione che i Barbari consegnassero tutte le loro armi e si separassero dai figli; una volta entrati in territorio romano, i Goti vennero talmente maltrattati che decisero di rivoltarsi, dando così inizio alla Guerra Gotica. Nel tentativo di fermare i Barbari, l'Imperatore Valente morì nel corso della Battaglia di Adrianopoli, che fu una disfatta per i Romani. Alla fine l'Imperatore Teodosio (successore di Valente in oriente) fu costretto a riconoscere i Goti come ''foederati''.
Nel 382 l'imperatore [[Graziano]] abolirà definitivamente ogni residuo di paganesimo: il titolo di [[Pontefice massimo (storia romana)|pontefice massimo]], i finanziamenti pubblici ai sacerdoti pagani, la statua e l'ara della Vittoria ancora presenti nella curia.
Bisogna tener presente che gli imperatori provengono spesso dalle zone periferiche dell'Impero (in gran parte dall'Europa Orientale di lingua latina) ma proprio per questo pervasi da un più profondo sentimento di romanità (come [[Aureliano]], [[Diocleziano]] o [[Costantino I]]). Molti Imperatori quasi non conoscono Roma, la vita militare li costringe a vivere (e spesso a morire) in prossimità della frontiera danubiana, in Siria, Mesopotamia o Britannia. Le loro visite all'Urbe si faranno sempre più sporadiche ed effettuate in taluni casi per celebrare un trionfo, o per esercitare una forma di controllo su un senato sempre più esautorato.
È importante notare che la pressione dei barbari sull'Impero non sempre è distruttiva, nel senso che molti barbari non desiderano altro che entrare a far parte dell'Impero, stanziandosi sul territorio o offrendosi al servizio di questo (si vedano i generali barbari come il grande [[Stilicone]], o il caso di [[Magnenzio]], che tuttavia si autoproclamò imperatore, [[Arbogaste]], che dopo una onorevole carriera in cui fece addirittura le veci dell'Imperatore in Occidente probabilmente fece assassinare l'imperatore [[Valentiniano II]], etc.).
Tuttavia, quando si accorgono che il rapporto di forze è loro favorevole, a volte i capi barbari non esitano a rompere gli indugi e misurarsi in battaglia con le forze imperiali. A questo proposito è indicativa la clamorosa sconfitta subita da [[Valente]] da parte dei [[Goti]] che successivamente distruggeranno anche [[Milano]] o il [[Sacco di Roma (410)|sacco di Roma]] da parte di [[Alarico]] frustrato nella sua ambizione di venir nominato [[maresciallo]] dell'Impero e sentitosi tradito dai romani che lo avevano lusingato con fallaci promesse.
==== Due imperi ====
{{Vedi anche|Impero romano d'Occidente|Impero romano d'Oriente}}
Sotto Teodosio I l'Impero fu per l'ultima volta unito. Con la morte di quest'ultimo nel 395 l'Impero venne suddiviso definitivamente in due parti, ognuna delle quali andò ai figli dell'imperatore: l'[[Impero romano d'Occidente]] al figlio Onorio mentre l'[[Impero romano d'Oriente]] o [[Impero bizantino]] (da Bisanzio, la sua capitale) al figlio maggiore Arcadio.
===== Declino e caduta dell'Impero d'Occidente (395-476) =====
{{D|caduta dell'Impero romano d'Occidente}}
{{vedi anche|Impero romano d'Occidente|Invasioni barbariche}}
[[File:628px-Western and Eastern Roman Empires 476AD(3).PNG|thumb|350px|L'Impero romano nel 476]]
Dopo il 395, gli Imperatori d'Occidente erano di solito imperatori fantoccio, i veri regnanti erano generali che assunsero il titolo di ''[[magister militum]]'', ''[[patrizio]]'' o entrambi—[[Stilicone]] dal 395 al 408, [[Costanzo III|Constanzo]] dal 411 al 421, [[Flavio Ezio|Ezio]] dal 433 al 454 e [[Ricimero]] dal 457 al 472.
Il 31 dicembre del [[406]] molte popolazioni barbariche attraversarono il [[Reno]] e conquistarono nel corso degli anni sempre più territori. Nel [[410]], dopo l'assassinio di Stilicone, Roma venne saccheggiata dai [[Goti]]; un avvenimento del genere non accadeva da secoli. Sempre nel 410 la [[Britannia]] venne abbandonata; [[Franchi]], [[Burgundi]] e [[Visigoti]] si erano stanziati in [[Gallia]], [[Suebi]] e [[Vandali]] in [[Spagna]]; l'Africa intorno al [[430]] venne invasa dai Vandali di [[Genserico]], che in seguito conquistarono anche [[Sicilia]], [[Sardegna]], [[Corsica]] e [[Isole Baleari]] e saccheggiarono nuovamente Roma nel [[455]]. L'impero si ridusse all'[[Italia]], alla [[Dalmazia]] e alla Gallia settentrionale, nonostante i vani tentativi di risollevarne le sorti da parte di [[Ezio]] e [[Maggioriano]].
L'anno [[476]] viene di solito indicato come fine formale dell'Impero d'Occidente: [[Ravenna]], la capitale dell'Impero, cadde e l'ultimo imperatore [[Romolo Augusto]] venne deposto. Tutta l'Italia era in mano a [[Odoacre]], che mandò le insegne Imperiali all' imperatore d'Oriente Zenone. Odoacre richiedeva che il suo controllo sull'Italia fosse formalmente riconosciuto dall'Impero, mentre [[Giulio Nepote]] (deposto pochi anni prima da Oreste) gli chiedeva aiuto per riavere il trono. Zenone garantì a Odoacre il titolo di [[Patrizio (storia romana)|patrizio]] e Nepote fu dichiarato formalmente imperatore; tuttavia, Nepote non ritornò mai dalla Dalmazia, anche se Odoacre fece coniare monete col suo nome. Dopo la morte di Nepote nel 480, Zenone rivendicò la Dalmazia per l'Oriente; [[J. B. Bury]] considera questa la fine reale dell'Impero d'Occidente. Odoacre attaccò la Dalmazia, e la guerra finì con la conquista dell'Italia da parte di [[Teodorico il Grande]], Re degli [[Ostrogoti]], sotto l'autorità di Zenone.
===== Sopravvivenza dell'Oriente: la trasformazione nell'Impero bizantino (395-1453) =====
[[File:Justinien 527-565.svg|thumb|420px|left|[[Impero Bizantino]] sotto [[Giustiniano I di Bisanzio|Giustiniano]] nel [[550]].]]
{{vedi anche|Impero bizantino}}
Mentre l'Impero d'Occidente declinò durante il [[V secolo]], il più ricco Impero d'Oriente attraversò un periodo di prosperità e nella metà del VI secolo, sotto l'imperatore [[Giustiniano I]], riconquistò l'[[Italia]] e l'[[Illiria]] strappandole agli [[Ostrogoti]], il Nord Africa sottratta ai [[Vandali]], e la [[Spagna]] meridionale tolta ai [[Visigoti]]. La riconquista della Spagna meridionale fu effimera, ma il Nord Africa rimase in mano bizantina per un altro secolo, l'Italia (o parte di essa) per altri 5 secoli, e l'Illiria per un millennio.
All'epoca di Giustiniano, la mentalità e i costumi bizantini quasi nulla avevano di romano; le influenze orientalistiche, e la religione cristiana, avevano infatti impresso all'Impero tendenze nuove, da quando gli Imperatori avevano deciso di interferire negli affari di Chiesa, tentando di porsi al di sopra del Papa ([[cesaropapismo]]). In questo modo l'Impero d'Oriente si trasformò ben presto in una [[teocrazia]] e l'Imperatore aveva assunto un carattere sacro. <ref>Enciclopedia Treccani, lemma ''Civiltà bizantina''</ref>
Nonostante questa evoluzione del potere imperiale, fino all'epoca di Eraclio (610-641) l'Impero romano d'Oriente/bizantino era ancora romano per leggi, esercito, istituzioni (il sistema provinciale era ancora quello di Diocleziano e Costantino, mentre le varie cariche ([[proconsole]], [[console]], [[prefetto del pretorio]], [[Augusto]], [[Cesare]]) caratterizzanti l'Impero romano erano ancora presenti nell'Impero bizantino) e lingua (il [[lingua latina|latino]] rimase lingua ufficiale fino a Eraclio anche se va detto che il [[lingua greca|greco]] era la lingua più diffusa); per questo motivo alcuni storici<ref>si potrebbero citare: [[J. B. Bury]], autore di una ''History of the Later Roman Empire, from Arcadius to Irene'', Jones, autore della ''[[The Prosopography of the Later Roman Empire]]'' (che considera "romano" l'Impero bizantino fino al 641), e [[George Finlay]], che considera "romano" l'Impero bizantino fino al 717</ref> definiscono l'Impero bizantino fino a Eraclio con l'appellativo di "Tardo Impero Romano" (ing. "Later Roman Empire").
Tuttavia ben presto si ebbe un graduale processo di perdita della romanità: Giustiniano nel [[541]] abolì il consolato, considerato troppo dispendioso, e nel corso del suo lungo regno riformò il sistema provinciale (tale riforma provinciale, secondo J.B. Bury, anticipa la riforma dei temi di Eraclio, in quanto i molti casi si aveva l'accentramento delle autorità civili e militari nelle mani di un'unica persona); [[Maurizio di Bisanzio|Maurizio]] (582-602) negli [[anni 580]] abolì le Prefetture del Pretorio in [[Prefettura del pretorio d'Italia|Italia]] e [[Prefettura del pretorio d'Africa|Africa]] trasformandole in [[esarca]]ti, con un'autonomia maggiore rispetto alle altre province (si pensi al fatto che gli esarcati dovevano provvedere da se alla loro difesa, con l'utilizzo di truppe locali); e [[Eraclio I di Bisanzio|Eraclio]] (610-641) ellenizzò l'Impero, trasformandolo profondamente per sempre. Egli (o forse uno dei suoi successori, Costante II, come afferma il Treadgold nella sua opera ''History of the Byzantine State and Society'') abolì l'antico sistema provinciale romano di Diocleziano e Costantino, rimpiazzando province (o eparchie) e diocesi con distretti militari detti temi (themata). La riforma dei temi consisteva nell'assegnazione dell'autorità civile e militare del tema al comandante dell'esercito (strategos) e nell'assegnazione di terre da coltivare ai soldati (stratioti); tale riforma permise di tagliare le spese militari dei 2/3 e rese più motivati i soldati, poiché nella provincia da difendere dai nemici vi erano la loro famiglia e tutti i loro possedimenti. Grazie ai temi, Bisanzio riuscì a resistere per molto tempo a nemici molto forti come Arabi e Bulgari. Eraclio inoltre, oltre a rendere il greco la lingua ufficiale dello Stato, al posto del [[lingua latina|latino]] (ormai parlato da pochissimi), ellenizzò tutte le cariche politiche: l'Imperatore non veniva più chiamato ''Imperator Caesar Augustus'' ma ''Basileus'' (Βασιλεύς, re); anche il senato, i titoli di magister militum, curopalate ecc. vengono tradotti in greco; un cambiamento nel titolo non vuol dire necessariamente che sia avvenuto un cambiamento della funzione ma esso indica come la romanità dell'Impero d'Oriente si stesse man mano affievolendo.
L'Impero romano d'Oriente aveva ormai perso in massima parte le proprie connotazioni romane. Dal [[610]] l'Impero romano d'Oriente, che, come si è accennato, era ormai un'entità statuale più greca che romana, divenne quello che molti storici moderni chiamano [[Impero bizantino]], anche se non venne mai definito sotto tale nome dai suoi abitanti (veniva chiamato ''Romania'', ''Basileia Romaion'' o ''Pragmata Romaion'', che significa "Terra dei Romani", "Impero dei Romani"), che si consideravano ancora romani (''romaioi'', si pronuncia [[romei]]) e consideravano il loro impero il successore di diritto dell'Impero romano. Varie popolazioni (come Arabi e Persiani) chiamavano effettivamente i bizantini "Romani". Il termine ''bizantino'' venne coniato da storici del cinquecento che essendo rinascimentali disprezzavano tutto ciò che riguardava il medioevo, visto come un'età di declino, e non volendo chiamare gli abitanti dell'Impero romano d'Oriente "Greci" o "Romani" in quanto non li ritenevano degni di essere chiamati così, coniarono il termine "bizantino" dall'antico nome della capitale Costantinopoli. Tale termine venne poi diffuso dagli illuministi che non vedevano di buon occhio l'Impero bizantino, vedendolo come un'epoca di decadenza e di rovina<ref>Per esempio si potrebbe citare il Gibbon che nella sua opera [[Storia del declino e della caduta dell'Impero romano]] scrisse che la storia del tardo Impero romano d'Oriente è «''una monotona vicenda di debolezze e miseria''», uno dei giudizi «''più falsi e di maggiore effetto mai espressi da uno storico attento''» secondo J.B. Bury (Fonte: Gibbon, ''Declino e caduta dell'Impero romano'', prefazione del curatore Saunders, pag. 18).</ref>.
Comunque, anche se il titolo ''basileus'' venne introdotto da Eraclio, solo più tardi con la dinastia isaurica viene introdotto nella monetazione, dove continua a essere usato il termine latino ''Augustus''; questo fatto si può spiegare che la dinastia eracliana proveniva dall'Africa, dove si parlava latino, e dunque era poco propensa a ellenizzare i titoli sulle monete; con Costante II (641-668) si ebbe addirittura il tentativo di occidentalizzare l'Impero spostando la sede imperiale da Costantinopoli a Siracusa e di riconquistare l'Italia ai Longobardi; tuttavia gli ambiziosi progetti di Costante (anacronistici per l'epoca) fallirono e Costante morì assassinato a Siracusa nella sua vasca da bagno. Comunque la spedizione italiana di Costante II contribuì alla permanenza dei Bizantini in Italia fino all'XI secolo.
Con l'ascesa della [[dinastia isaurica]] ([[717]]) l'Impero si ellenizzò ulteriormente, e gradualmente tutti i titoli latini scomparvero dalle monete. Nel corso dell'[[VIII secolo]], la controversia iconoclastica e le minacce dei Longobardi e dei Franchi contribuirono a separare l'Italia e la città di Roma dall'Impero romano d'Oriente, e nella seconda metà dell'VIII secolo l'intero centro Italia cadde in mano longobarda; il Papa, non potendo più contare sui Bizantini, chiese aiuto ai Franchi che scesero in Italia e annichilirono il regno longobardo, cedendo poi il Centro Italia ai Papi invece di restituirlo ai Bizantini; Roma, l'antica capitale, andò di nuovo perduta finendo in mano papale. Nel 797 [[Irene di Bisanzio|Irene]] per impossessarsi del potere accecò, depose e uccise il figlio [[Costantino VI di Bisanzio|Costantino VI]]; questo atto venne condannato dall'Occidente latino, al punto che gli Occidentali consideravano il trono vacante con l'uccisione di Costantino VI; fu a quel punto che il Papa e l'Occidente latino decisero di conferire all'Imperatore dei Franchi Carlo Magno il titolo di Imperatore dei Romani, decidendo di riservare all'Imperatore bizantino (prima di allora considerato Imperatore romano) il titolo di Imperatore dei Greci. Da quel punto in poi i Latini negarono la romanità dei bizantini chiamandoli greci e dando il titolo di Imperatore dei Romani al Sacro Romano Imperatore. Essere chiamati greci per i bizantini equivaleva a un'offesa grave, in quanto per i bizantini greco significava pagano.
Bisanzio conobbe un periodo di rinascita sotto la dinastia dei Macedoni, nel corso della quale l'Impero riconquistò a spese di Arabi e Bulgari Cipro, parte della Siria e della Palestina, parti di Armenia e Mesopotamia, e tutti i Balcani; con la morte di [[Basilio II di Bisanzio|Basilio II]] (noto come lo sterminatore di Bulgari, perché fu l'artefice della distruzione dell'[[Impero bulgaro]]) nel 1025 tuttavia iniziò un nuovo declino per Bisanzio anche a causa dell'ascesa di nuovi nemici, come Normanni e Selgiuchidi; i primi cacciarono definitivamente i Bizantini dall'Italia mentre i secondi conquistarono gran parte dell'Anatolia e della Siria. Per cacciare i Selgiuchidi dal Santo Sepolcro, vennero organizzate delle [[crociate]] contro di essi; una di esse fu fatale per Bisanzio: infatti la [[Quarta Crociata]] non fu volta contro gli Infedeli ma contro i Bizantini; e nel [[1204]] Costantinopoli, ritenuta inespugnabile, venne espugnata dai crociati, che posero momentaneamente fine all'Impero d'Oriente dando vita all'[[Impero latino]].
Tuttavia nel 1261 i [[Bizantini]] riuscirono a riconquistare Bisanzio facendo rinascere l'Impero d'Oriente; sotto la dinastia dei [[Paleologhi]] tuttavia l'Impero non riuscì a recuperare l'antico splendore anche a causa dell'ascesa di un nuovo nemico, gli [[Impero ottomano|Ottomani]], che nel [[1453]] espugnarono Costantinopoli ponendo definitivamente fine all'Impero romano. Anche se [[Maometto II]], il conquistatore della città, si dichiarò Imperatore dell'Impero romano (''Cesare di Roma / Qayṣer-i Rum'') nel 1453, [[Costantino XI di Bisanzio]] viene generalmente considerato l'ultimo imperatore romano-orientale.
== Cause della crisi e caduta dell'Impero ==
{{Vedi anche|Regni romano-barbarici}}
Le cause della crisi e della caduta dell'Impero furono sia interne che esterne.
=== Cause interne ===
[[File:Invasioni dell'Impero Romano.png|thumb|300px|Le [[invasioni barbariche]] del [[II secolo|II]]-[[VI secolo]].]]
Le cause interne furono varie: l'[[anarchia militare]] e i conflitti interni tra i vari pretendenti al trono nel III e nel IV secolo, che distrussero l'unità imperiale; la crisi economica con l'[[inflazione]] che salì a livelli altissimi e i commerci che diminuirono, indebolendo notevolmente l'apparato produttivo-sociale nei territori dell'impero; lo stato di abbandono e spopolamento, che costrinse inoltre molti imperatori ad apporre leggi che anticipavano il medioevo (come l'obbligatorietà dei cittadini a svolgere il mestiere dei loro padri); la perdita del carattere romano che secoli prima formò soldati disciplinati e induriti da mille battaglie, capaci di conquistare l'area mediterranea, ma che durante il periodo imperiale era progressivamente svanito al punto che gli stessi cittadini romani, se non volevano arruolarsi (come accadde con [[Stilicone]]) erano interdetti dagli stessi generali che preferivano rifornirsi nelle province (ciò ha generato inoltre un secolare dibattito riguardo la diffusione del [[cristianesimo]], da un lato visto come colpevole di aver ulteriormente indebolito, con il suo [[pacifismo]] e la credenza in una vita dopo la morte, la combattività dei soldati romani, dall'altro ininfluente su di una società divenuta decadente e impoverita da sola se non anzi artefice di una maggiore unificazione fra la popolazione).
=== Cause esterne ===
{{Vedi anche|Invasioni barbariche}}
Le cause esterne furono: le [[invasioni barbariche]]. I barbari si fecero sempre più pressanti: i germani pressavano sul limes renico e danubiano e spesso compivano incursioni e saccheggi in territorio romano, mettendo spesso in difficoltà l'esercito romano. Le modalità di questi scontri erano molto diverse da quelle di secoli prima, non si trattava più di grandi spostamenti di individui a piedi ma di rapidi attacchi condotti da soldati a cavallo, per i quali le legioni non potevano rispondere in tempo (causando diverse riforme, come quella di [[Costantino]], per farvi fronte).
Lo stesso fece la nuova Dinastia Persiana dei [[Sasanidi]], che nel [[224]] aveva causato la caduta dell'agonizzante (ma un tempo potente) Regno dei [[Parti]], e che sognava di restaurare l'antico Impero achemenide di Ciro, [[Cambise]] e Dario strappando ai Romani le province orientali.
Nel [[III secolo]] l'Impero perse la [[Dacia]] (odierna [[Romania]]) e gli Agri Decumati (in [[Germania]]). Nel [[IV secolo]] la crisi si stabilizzò ma nel [[V secolo]] l'occidente romano crollò; i vari popoli germanici ([[Vandali]], [[Suebi]], [[Alemanni]], [[Visigoti]], [[Ostrogoti]] ecc.) conquistarono vaste zone dell'Impero ([[Gallia]], [[Spagna]], [[Africa]], [[Britannia]]) riducendo l'Impero d'Occidente a Italia e Dalmazia. E fu proprio un barbaro, il re degli [[Eruli]] Odoacre, a deporre l'ultimo imperatore d'Occidente, Romolo Augusto, ponendo formalmente fine all'[[Impero romano d'Occidente]].
== L'eredità di Roma ==
L'Impero romano d'Occidente rischiò di rinascere nel corso del [[VI secolo]]. Infatti gli imperatori bizantini [[Tiberio II di Bisanzio|Tiberio II]], prima, e [[Maurizio di Bisanzio|Maurizio]], poi, ebbero il progetto di dividere l'impero in due parti: una occidentale, con Roma capitale, e una parte orientale, con Costantinopoli capitale. Tiberio II ci ripensò e nominò unico successore il generale Maurizio. Lo stesso Maurizio, che aveva espresso nel suo testamento l'intenzione di lasciare in eredità la parte occidentale al figlio Tiberio, mentre la parte orientale sarebbe andata al primogenito Teodosio, venne ucciso insieme alla sua famiglia da una ribellione.<ref>Treadgold, ''History of the Byzantine State and Society'', pag. 226-227; Smith, ''Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology'', pag. 978</ref>
L'impero romano d'Occidente rinacque ''de facto'' per un anno il 22 dicembre del [[619]], quando l'[[esarca]] [[eunuco]] di [[Esarcato di Ravenna|Ravenna]], [[Eleuterio (esarca)|Eleuterio]] si fece incoronare dalle sue truppe imperatore d'Occidente con il nome di ''Ismailius''.<ref>[http://www.porphyra.it/Porphyra12.pdf]</ref>. Su consiglio dell'arcivescovo ravennate decise di marciare su Roma per farsi incoronare nella antica capitale. Tuttavia, giunto a ''Castrum Luceoli'' (presso l’odierna [[Cantiano]]) venne ucciso dai suoi soldati.
[[File:Dürer karl der grosse.jpg|thumb|left|200px|Erede dell'impero romano fu [[Carlo Magno]].]]
{{Vedi anche|Carlo Magno}}
Oltre all'[[Impero bizantino]], unico e legittimo successore dell'Impero romano dopo la caduta della sua [[Impero romano d'Occidente|parte occidentale]], altre tre entità statuali ne rivendicarono l'eredità. La prima fu il [[Sacro Romano Impero]], inizialmente un grande progetto di ricostituzione dell'impero in Occidente, che fu fondato il giorno di Natale dell' [[800]] allorché [[papa Leone III]] incoronò il re dei Franchi [[Carlo Magno]] imperatore dei Romani. La seconda fu l'[[Impero ottomano]]. Quando gli Ottomani infatti, che basarono il loro stato sul modello bizantino, conquistarono Costantinopoli nel 1453, [[Maometto II]] stabilì nella città la propria capitale e si proclamò iImperatore romano. Maometto II compì anche un tentativo di impossessarsi dell'Italia in modo da "riunificare l'impero", ma gli eserciti [[Stato della Chiesa|papali]] e [[Regno di Napoli|napoletani]] fermarono l'avanzata ottomana verso Roma a [[Otranto]] nel [[1480]]. Il terzo a proclamarsi erede dell'Impero dei Cesari fu l'[[Impero russo]] che, nel [[XVI secolo]], ribbattezzò [[Mosca]], centro del potere zarista, la "Terza Roma" (essendo Costantinopoli considerata la seconda).
Escludendo questi tre ultimi Stati che sostenevano di essere successori dell'Impero, e dando per vera la data tradizionale della [[fondazione di Roma]], lo stato romano durò dal [[753 a.C.]] al [[1461]], anno in cui cadde l'[[Impero di Trebisonda]] (ultimo frammento dell'Impero bizantino che sfuggì alla conquista Ottomana nel 1453), per un totale di 2.214 anni.
=== il Sacro Romano Impero ===
[[File:HRR 10Jh.png|thumb|250 px|L'Impero nell'anno 1000: in blu il [[Sacro Romano Impero]], in arancio gli Stati indipendenti aderenti all'Impero, a strisce blu le marche di confine, in grigio il "Regnum Italicum", in viola lo [[Stato della Chiesa]] e la [[Pentapolis di Ravenna]] e in verde gli stati dell'[[Islam]].]]
{{vedi anche|Impero carolingio|Sacro Romano impero}}
Nel [[natale]] [[800]] l'Imperatore dei [[Franchi]] [[Carlo Magno]] venne incoronato Imperatore dei [[impero carolingio|Romani]] dal Papa Leone III. in seguito [[Ottone I]], nel X secolo, trasformò una parte del vecchio impero carolingio nel [[Sacro Romano Impero]]. I Sacri Romani Imperatori si consideravano, come i [[bizantini]], i successori dell'Impero romano, grazie all'incoronazione papale, anche se da un punto di vista strattamente giuridico l'incoronazione non aveva basi nel diritto di allora; ma i bizantini erano allora governati dall'[[Irene di Bisanzio|Imperatrice Irene]], illegittima agli occhi degli occidentali<ref>Irene per impossessarsi del potere e regnare da sola uccise il figlio Costantino. Questo è il motivo per cui Irene era illegittima agli occhi degli occidentali.</ref>, tale da giustificare il "colpo di mano" e in ogni caso Bisanzio non aveva alcun mezzo militare, né un reale interesse, per far valere le proprie ragioni.
Il Sacro Romano Impero conobbe il suo periodo di massimo splendore nell'[[XI secolo]] quando, insieme al [[papato]], era una delle due grandi potenze della società medioevale. Già sotto [[Federico Barbarossa]] e le vittorie dei [[Comuni]] l'Impero iniziò a declinare, perdendo il reale controllo del territorio, soprattutto in Italia, in favore delle varie autonomie locali. Comuni, signori e principati comunque continuarono a vedere l'Impero come un sacro ente sovrannazionale dal quale trarre legittimità formale del proprio potere, come testimoniano i numerosi diplomi imperiali concessi a caro prezzo. Dal punto di vista sostanziale l'Imperatore non aveva alcuna autorità e la sua carica, se non ricoperta da individui di particolare forza e determinazione, era puramente simbolica.
Nel [[1648]] con la [[Pace di Westfalia]] i principi feudali divennero praticamente indipendenti dall'Imperatore e il Sacro Romano Impero si ridusse in pratica a semplice confederazione di Stati solo formalmente uniti, ma ''de facto'' indipendenti. Esso continuò comunque a esistere formalmente fino al [[1806]], quando l'imperatore francese [[Napoleone Bonaparte]] obbligò l'Imperatore [[Francesco II]] a sciogliere il Sacro Romano Impero e a diventare [[Impero d'Austria|Imperatore d'Austria]].
[[Voltaire]] si prese gioco del Sacro Romano Impero con la celebre affermazione secondo cui non era «''né sacro, né romano, né un impero''».
== Note ==
{{references|2}}
== Bibliografia ==
=== Fonti primarie ===
* [[Ammiano Marcellino]], ''[[Storie (Ammiano Marcellino)|Storie]]''.
* [[Augusto]], ''[[Res Gestae Divi Augusti]]''.
* [[Cassio Dione]], ''[[Storia romana (Cassio Dione)|Storia romana]]''.
* [[Erodiano]], ''[[Storia dell'impero dopo Marco Aurelio]]''.
* [[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]''.
* [[Flavio Giuseppe]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerre giudaica]]''.
* [[Historia Augusta]].
* [[Svetonio]], ''[[De Vita Caesarum]]''.
* [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], ''[[Annales (Tacito)|Annales]]''.
* [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], ''[[Historiae (Tacito)|Historiae]]''.
* [[Velleio Patercolo]], ''Historiae Romanae''.
* [[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova''.
=== Fonti epigrafiche ===
* ''[[L'Année épigraphique]]'' (AE)
* ''Corpus Inscriptionum Graecarum'' (CIG), Böckh A. e Niebhur B.G., [[1825]]-[[1859]]
* ''[[Corpus Inscriptionum Latinarum]]'' (CIL), AAVV, [[1863]]-...
=== Storiografia moderna ===
* Brown, P., ''Società romana e impero tardo-antico'', Laterza, Roma-Bari 1986.
* J.B. Bury, ''A History of the Roman Empire from its Foundation to the death of Marcus Aurelius'', 1913
* Carro, D., ''Classica (ovvero "Le cose della Flotta") - Storia della Marina di Roma - Testimonianze dall'antichità'', Rivista Marittima, Roma, 1992-2003 (12 volumi)
* [[Edward Gibbon]], ''[[Storia del declino e della caduta dell'Impero romano]]'' ([[1776]]-[[1788]])
* Jacques, F. - Scheid, J., ''Roma e il suo impero. Istituzioni, economia, religione, Laterza'', Roma-Bari 1992.
* Jones, A.H.M., ''Il tardo impero romano. 284-602 d.C.'', Milano 1973-1981.
* Le Bohec, Y., ''Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero romano'', Roma 2008, p.274. ISBN 978-88-430-4677-5
* Luttwak, E.N., ''La grande strategia dell'impero romano'', Milano 1991.
* Mazzarino, S., ''L'impero romano'', Laterza, Roma-Bari 1995.
* Rémondon, R., ''La crisi dell'impero romano'', Milano 1975.
* Rostovzev, M., ''Storia economica e sociale dell'Impero romano'', Firenze 1980.
* Saltini Antonio, ''I semi della civiltà. Frumento, riso e mais nella storia delle società umane.'', Prefazione di Luigi Bernabò Brea, Bologna 1995
* Wacher, J. (a cura di), ''Il mondo di Roma imperiale'', Roma-Bari 1989.
* Wheeler, M., ''La civiltà romana oltre i confini dell'impero'', Torino 1963.
== Voci correlate ==
=== Voci generali ===
* [[Imperatori romani]]
* [[Usurpatori romani]]
** [[Impero romano d'Occidente]]
** [[Impero romano d'Oriente]]
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