Ebraismo: differenze tra le versioni

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La fede monoteistica si incentra nella definizione che Dio medesimo offre di sé in Es. 3,14: {{Citazione necessaria|''Io sono l'Essenza dell'Essere''}} o ''Io Sarò Colui Che Sarò''. Se ci atteniamo alla lettera al [[Bibbia|testo biblico]], questa affermazione (in ebraico ''Ehyèh ashèr èhyèh'') è di fatto, [[intraducibilità|intraducibile]], poiché si dovrebbe disporre di un tempo verbale in grado di rendere, contemporaneamente, il presente, il passato ed il futuro. Infatti, Dio è Colui che, pur non mutando nella Sua essenza, accompagna il popolo ebraico in tutte le vicissitudini storiche. In questo senso, Dio è legato all'uomo nel passato, nel presente e nel [[futuro]].
 
La principale conseguenza di questa consapevolezza monoteistica è, in primo luogo, l'idea della signoria di Dio sul mondo e sulla storia, anche se ciò non significa che la realtà terrena non goda di una sua autonomia espressa dal [[libero arbitrio]]; anzi, il principio stesso di vita terrena intesa come prova da superare per accedere alla vita eterna è basato sul libero arbitrio: l'uomo ha davanti a sé la scelta tra il bene e il male e la sua missione consiste nello scegliere liberamente il bene, cioè la Torah ed i suoi precetti. Nell' Ebraismo però Dio è visto come colui che regna e che si trova nel più alto dei cieli, mentre nel Cristianesimo dio è diventato come noi, per mezzo di suo figlio [[Gesù Cristo]]. Dice [[santSant' agostinoAgostino]]: "Dio si è fatto uomo perchèperché gli uomini si facessero Dio" e anche il [[Siracide]]: "Dio ha messo le tende in mezzo a noi".
 
L'uomo non può percepire la reale essenza della Divinità, come viene detto nell'Esodo 33:20 "Un uomo non può vedermi e vivere"; Dio è conoscibile soltanto dalle Sue opere e dai Suoi attributi, le Sue middòt.