Chiostro di San Gregorio Armeno: differenze tra le versioni
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Altra principale caratteristica del chiostro, sono le reti idriche ideate per usufruire delle acque provenienti dal condotto del [[Fontane di Napoli|Carmignano]] e quelle piovane, dunque in maniera completamente indipendente. I canali che facevano sopraggiungere l'acqua alle cisterne, vennero collocati su due archi rampanti sollevati tra l'orto e il portico adiacente alla chiesa. Le cisterne furono rivestite da [[volta a padiglione|volte a padiglione]] in [[lapillo]] battuto e rese accessibili attraverso una piccola finestra, dalla quale poteva passarci tranquillamente un uomo. Il pozzo che raccoglieva le acque piovane, invece, fu posizionato lungo l'asse orientale. Ben 135 scalini conducevano ai cunicoli dell'acquedotto e a numerosi depositi ricavati negli ambienti sottostanti.
Il chiostro è formato da numerosi altri ambienti, come ad esempio la farmacia e il forno (convertito poi a refettorio per le orfanelle, nel [[XVIII secolo]]). I lavori che furono effettuati dopo il [[1664]], sotto direzione di [[Francesco Antonio Picchiatti]], modificarono sensibilmente la struttura del chiostro, riducendo sensibilmente le sue dimensioni; infatti, fu construito il refettorio al piano terra, mentre le celle occuparono il piano sovrastante. Nel cortile di servizio vi si trovavano diciassette cucine, il che ha fatto intuire quanto le religiose tenessero ad ogni comodità: come ben spiega [[Enrichetta
Il chiostro, per secoli negato alla cittadinanza comune, fu aperto a tutti nel [[1922]] circa, quando la clausura fu abolita.
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