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==Tecnica dello straniamento==  
La tecnica dello straniamento ''"...consiste nell'adottare, per [[Narratologia|narrare]] un fatto e descrivere una persona, un '' [[punto di vista]] '' completamente estraneo all'oggetto''''"<ref>Guido Baldi, ''Verga e il verismo. Sperimentalismo formale e critica del progresso'', Paravia, Torino, 1980, pag.219</ref> e questo procedimento narrativo lo troviamo usato in larga misura nelle opere [[Verismo|veriste]] del [[Giovanni Verga|Verga]]. 
La definizione di [[straniamento]] venne data dai [[formalismo russo|formalisti russi]] degli [[anni 1920|anni venti]] che adottano, per narrare un fatto e descrivere una persona, un punto di vista completamente diverso. Un esempio è  il [[racconto]] di [[Lev Nikolaevic Tolstoj|Tolstoj]], ''"[[Cholstomer]]"'', un bellissimo [[cavallo]], costretto a fare la bestia da soma, che è perplesso sull'uso che gli uomini fanno del linguaggio e soprattutto delle parole ''mio'', ''mia'', ''miei'' 
Come risultato si ottiene quello di far apparire insolite e incomprensibili cose normali, o viceversa, solo perché presentate attraverso un punto di vista estraneo.<br/> 
===Tecnica dello straniamento nelle opere di Giovanni Verga=== 
Verga, per [[eclissi|eclissarsi]] dalla vicenda narrata, evitando di dare un qualsivoglia giudizio, utilizza una tecnica molto efficace, quella dello [[Tecnica dello straniamento nelle opere di Giovanni Verga|straniamento]]. 
====Tecnica delo straniamento nei I Malavoglia==== 
Molti esempi di straniamento si trovano nel romanzo ''[[I Malavoglia]]'' dove tutto quello che provano i protagonisti di vero e disinteressato viene visto dal punto di vista della gente del paese che, non avendo gli stessi valori, è portata a dare giudizi solamente in base all'interesse economico e al diritto di chi è più forte facendo così apparire "strano" ciò che, secondo la scala dei valori universalmente accettata, è "normale" . 
Così, ad esempio, l'onestà di [[padron 'Ntoni]], che pur 
Verga vuole pertanto dimostrare, con questo effetto di "straniamento", come sia impossibile praticare valori puri e disinteressati in un mondo regolato dalla [[legge]] della lotta per la [[vita]] e mettere in evidenza il prevalere dei principi dell'[[interesse]] e della [[forza]], a cui non è possibile contrapporre nessuna alternativa.  
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La '''tecnica dello straniamento''' che assicura l’[[Giovanni Verga (tecnica dell'impersonalità)|impersonalità]] dell’autore, è necessaria soprattutto per veicolare il [[pessimismo]] che muove la scelta dei contenuti [[Giovanni Verga|verghiani]].  
{{vedi anche|Rosso Malpelo}} 
Il [[pessimismo]] e lo straniamento si possono ampiamente osservare nella [[Novella (letteratura)|novella]] [[Rosso Malpelo]] che può considerarsi ''"il primo testo della nuova maniera verghiana ad essere pubblicato''":<ref>in ''note'', Guido Baldi, [[Verga e il verismo. Sperimentalismo formale e critica del progresso]], Paravia,Torino, 1980, pag.122</ref> 
:''“  Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone. Sicché tutti alla cava della rena rossa lo chiamavano Malpelo; e persino sua madre, col sentirgli dir sempre a quel modo, aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo.'' 
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Il carattere di Rosso Malpelo viene sempre visto in modo distorto, quando viene rinvenuto il cadavere del padre si scopre che il pover’uomo aveva scavato nel senso opposto a quello dove scavava il figlio, ma nessuno disse niente al ragazzo non certo per pietà ma perché temevano che Rosso potesse pensare a chissà quale vendetta generalizzata.  
Ed ancora quando Malpelo si attacca alle [[reliquia|reliquie]] del padre e dimostra così l’attaccamento filiale che egli nutriva, il suo comportamento è considerato incomprensibile dal coro che gli sta intorno: 
:''“Malpelo se li lisciava sulle gambe, quei calzoni di fustagno quasi nuovi, gli pareva che fossero dolci e lisci come le mani del babbo, che solevano accarezzargli i capelli, quantunque fossero così ruvide e callose. Le scarpe poi, le teneva appese a un chiodo, sul saccone, quasi fossero state le pantofole del papa, e la domenica se le pigliava in mano, le lustrava e se le provava; poi le metteva per terra, l'una accanto all'altra, e stava a guardarle, coi gomiti sui ginocchi, e il mento nelle palme, per delle ore intere, rimuginando chi sa quali idee in quel cervellaccio. …”.''<ref>op. cit., pag., 183</ref> 
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Anche la famiglia di Malpelo si disinteressa di lui; quando la sorella si sposa la madre va via con lei e lascia il ragazzo da solo senza alcun rammarico dando  per scontato che un ''Malpelo'' non possa avere sentimenti di nessun genere. 
Nella seconda parte del racconto emerge la visione del protagonista, il punto di vista impercettibilmente cambia ed ecco che affiora la visione cupa e pessimistica di Rosso. Il ragazzo ha compreso la legge che regola la vita, la lotta per l’esistenza quella sociale e quella naturale, comprende che sopravvive il più forte e che il debole rimane schiacciato. Questa consapevolezza lo ha indurito, egli non tenta rivolte di nessun genere perché sa che quella realtà è immodificabile e vi si rassegna in modo disperato. Egli ha saputo dunque interpretare la realtà ed è  orgoglioso di aver capito ed agisce in modo consapevole, non come gli altri che vivono inconsapevolmente la realtà in cui sono costretti dal [[fato]]. 
In Rosso Malpelo si proietta dunque 
Verga così dà voce ad un mondo popolare aspro ed a tratti disumano o meglio: il mondo popolare di Verga è fuori dal [[mito]] della povera ma buona gente custode di valori genuini, antichi e sovrani.<br/> 
Non c’è alcuna visione nostalgica del mondo popolare, nel mondo contadino vigono le stesse leggi crudeli che regolano la vita degli strati più ricchi ed evoluti. Nessuna [[illusione]] pertanto di trovare lontano dalle luci e dal caos cittadino un genuino e bucolico mondo contadino dove rifugiarsi e dove trovare brava e buona gente. 
==Il discorso indiretto libero== 
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