Notte di Taranto: differenze tra le versioni
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In quella data, nota anche come la [[Battaglia di Pearl Harbor|prima Pearl Harbor]] [[italia]]na<ref>Il Giappone si ispirò a questa battaglia per organizzare l'attacco alla base di Pearl Harbor.</ref>, la flotta navale della [[Regia Marina]] italiana, dislocata nel porto di [[Taranto]], riportò gravi danni in seguito ad un massiccio bombardamento ad opera della flotta aerea della [[Royal Navy]] [[Gran Bretagna|britannica]].
== Premessa ==
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Tuttavia si riscontravano gravi carenze per tutto ciò che riguardava la protezione contraerea e la protezione antisiluramento delle navi in [[porto (struttura)|porto]]: le batterie contraeree erano del tutto insufficienti sia come numero che come calibro, e a questo si aggiungeva la scarsa protezione notturna determinata dall'assenza del [[radar]], per cui la rilevazione di eventuali [[aeroplano|aerei]] ostili in avvicinamento era affidata a vecchi proiettori di scarsa portata, guidati da [[aerofono|aerofoni]] risalenti alla [[prima guerra mondiale]].
Per quanto riguarda la protezione antisiluro, questa era affidata alle reti anti[[siluro]], anch'esse poco numerose a causa della scarsità di materie prime che affliggeva l'industria italiana: si producevano infatti 3
== Scenario ==
Nell'[[agosto]] del [[1940]], entrarono in servizio due nuove unità da battaglia della Regia Marina: le imponenti [[nave da battaglia|navi da battaglia]] ''[[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|Vittorio Veneto]]'' e ''[[Littorio (nave da battaglia)|Littorio]]''.
[[Immagine:Nave_Littorio_equipaggio.jpg|thumb|left|175px|Nave ''Littorio'' con l'equipaggio schierato]]
Queste erano lunghe 238 metri, potevano sviluppare una velocità massima di 30 [[nodo (unità di misura)|nodi]] ed avevano un dislocamento di 41.300 [[tonnellata|t]] standard. Il peso complessivo della sola corazzatura era di 13
Due mesi più tardi le truppe italiane invasero l'[[Epiro]], nell'ambito della [[Guerra Greco-Italiana]], costringendo la Gran Bretagna ad impegnarsi militarmente al fianco della [[Grecia]], sia per evitare che gli italiani finissero per controllare il [[Mar Egeo]], mettendo così in pericolo la sicurezza di [[Alessandria d'Egitto]], sia per scoraggiare la [[Turchia]] dall'entrare nel conflitto come alleata dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]].
Questo comportò un aumento notevole del numero di convogli marittimi britannici in partenza dall'[[Egitto]], per consentire un sempre crescente rifornimento di materiale bellico ai porti greci e all'isola di [[Malta]], roccaforte britannica strategica tra la [[Sicilia]] e la [[Tunisia]], vicino alla quale transitavano i convogli marittimi italiani diretti in [[Libia]].
La vicinanza di Taranto a queste manovre preoccupò notevolmente l'ammiragliato britannico, in quanto le navi italiane che vi facevano base avrebbero potuto facilmente raggiungere e distruggere i convogli marittimi britannici in navigazione.
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[[Immagine:Caio_Duilio_riparazione.jpg|thumb|right|175px|Nave Caio Duilio seriamente danneggiata]]
Il pomeriggio del [[6 novembre]] 1940 l'operazione ebbe inizio: le navi da battaglia ''[[HMS Malaya (1915)|Malaya]]'', ''[[HMS Ramillies (07)|Ramillies]]'', ''[[HMS Valiant (1914)|Valiant]]'' e ''[[HMS Warspite (1913)|Warspite]]'', la [[portaerei]] ''[[HMS Illustrious (R87)|Illustrious]]'', gli [[incrociatore|incrociatori]] ''[[HMS Gloucester (C62)|Gloucester]]'' e ''[[HMS York (90)|York]]'' e 13 [[cacciatorpediniere]] salparono da Alessandria d'Egitto diretti verso Malta, nei cui pressi stazionava la portaerei ''[[HMS Eagle (1918)|Eagle]]''.
L'[[8 novembre]], allarmato da queste manovre nel [[Mar Mediterraneo]], il Comando supremo della Marina italiana inviò unità cacciatorpediniere, [[torpediniere]] e [[sommergibile|sommergibili]] di pattuglia nel [[canale di Sicilia]], mentre nella base di Taranto fu fatto concentrare il grosso della forza navale italiana.
Le navi britanniche raggiunsero Malta nella giornata del [[10 novembre]], ed il giorno seguente la portaerei ''Illustrious'' cominciò a dirigersi verso il punto prefissato per il lancio degli aerei verso Taranto. La portaerei ''Eagle'' non poté invece salpare a causa di un'avaria al motore: questo inconveniente dimezzò praticamente il numero di aerei disponibili, ma non costrinse a rinviare l'incursione.
Le ricognizioni degli aerei britannici su Taranto si protrassero fino alla sera dell'11 novembre, quando la Royal Navy apprese che nelle due rade del porto di Taranto si erano riunite le navi da battaglia ''[[Andrea Doria (nave da battaglia)|Andrea Doria]]'', ''[[Caio Duilio (nave da battaglia)|Caio Duilio]]'', ''[[Conte di Cavour (nave da battaglia)|Conte di Cavour]]'', ''[[Giulio Cesare (nave da battaglia)|Giulio Cesare]]'', ''[[Littorio (nave da battaglia)|Littorio]]'' e ''[[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|Vittorio Veneto]]'', gli [[incrociatore pesante|incrociatori pesanti]] ''[[Bolzano (incrociatore)|Bolzano]]'', ''[[Fiume (incrociatore)|Fiume]]'', ''[[Gorizia (incrociatore)|Gorizia]]'', ''[[Pola (incrociatore)|Pola]]'', ''[[Trento (incrociatore)|Trento]]'', ''[[Trieste (incrociatore)|Trieste]]'' e ''[[Zara (incrociatore)|Zara]]'', i due [[incrociatore leggero|incrociatori leggeri]] ''[[Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi (incrociatore)|Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi]]'' e ''[[Giuseppe Garibaldi (incrociatore 1936)|Giuseppe Garibaldi]]'' e vari [[cacciatorpediniere]]. Per citare un'espressione dell'ammiraglio Andrew Cunningham:
A difesa del porto erano previsti 87 [[pallone di sbarramento|palloni di sbarramento]], ma le cattive condizioni climatiche dei giorni precedenti ne avevano strappati 60 e non si erano ancora potuti rimpiazzare a causa della mancanza di [[idrogeno]].
Le unità navali erano protette da reti parasiluri, ma degli 8.600 metri necessari per una difesa efficace, erano stati posati appena 4
L'attacco alla base di Taranto era stato programmato per il [[21 ottobre]], in onore dell'anniversario della [[battaglia di Trafalgar]], ma problemi tecnici a bordo dell<nowiki>'</nowiki>''Illustrious'' posticiparono l'attacco all'11 novembre.
Alle ore 20
Giunti sull'obiettivo pochi minuti prima delle ore 23
Contemporaneamente quattro aerosiluranti danneggiarono i cacciatorpediniere ''[[Libeccio (cacciatorpediniere)|Libeccio]]'' e ''[[Emanuele Pessagno (cacciatorpediniere)|Pessagno]]'' e bombardarono i depositi di carburante.
Alle 23
Alle 23
Infine un ultimo attacco danneggiò seriamente l'incrociatore ''Trento''. Gli ultimi aerei si ritirarono alle ore 0
▲Alle 23.20 gli aerei della prima ondata si ritirarono, ma alle 23.30 arrivarono gli aerei della seconda ondata. Nonostante il fuoco di sbarramento, un primo ''Swordfish'' sganciò un siluro contro la ''Caio Duilio'' colpendola a dritta, mentre due aerosiluranti colpirono la ''Littorio''. Un altro aereo mirò alla ''Vittorio Veneto'' che anche questa volta fu risparmiata, mentre un secondo ''Swordfish'' venne abbattuto nel tentativo di attaccare la ''Gorizia''.
▲Gli ultimi aerei si ritirarono alle ore 0.30 del 12 novembre: l'attacco contro Taranto era terminato. In 90 minuti gli aerosiluranti della Royal Navy avevano prodotto danni ingenti, in quanto metà della forza navale italiana era stata messa fuori combattimento.
Il bilancio fu di 85 morti, di cui 55 civili, e 581 feriti, sette navi da guerra fuori uso e diversi mercantili danneggiati. Loaconico, per ovvie ragioni di natura militare, il
{{quote|Nelle prime ore della notte sul 12, aerei nemici hanno attaccato la base navale di Taranto. La difesa contraerea della piazza e delle navi alla fonda ha reagito vigorosamente. Solo un'unità è stata in modo grave colpita. Nessuna Vittima|Bollettino di
L'esito dell'incursione dimostrò soprattutto quanto fosse sbagliata la convinzione secondo cui gli aerosiluranti non avrebbero potuto colpire le navi all'interno delle basi, a causa dei bassi fondali, ma soprattutto segnò un punto di svolta nelle strategie della guerra sul mare, affidando all'[[aviazione]] e quindi alle portaerei un ruolo fondamentale nei futuri combattimenti.
==Effetti==
L'effetto principale, fu che la flotta rimanente venne spostata a [[Napoli]]. Nonostante il duro colpo, la [[Regia Marina|Marina italiana]] non era sconfitta e lo dimostrò nella [[
==Note==
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