François Augustin Reynier de Jarjayes: differenze tra le versioni

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l' esercito piemontese
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Da Napoleone alla Restaurazione
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La regina ha chiesto che sua moglie rimanga a Parigi per essere in grado di mantenere comunicazioni con l'esterno, grazie a lei e a Toulan. Jarjayes è molto in ansia per la separazione con la moglie ma non pensa ad altro che al suo dovere nei confronti della regina. Il suo unico compagno in questo viaggio è un certo de Joly, che aveva chiamato al deposito della guerra quando ne era stato il direttore. Raggiunge senza incidenti il Piemonte ed è ammirabilmente ricevuto a Torino. Le notizie che ha portato, le storie che racconta, colpiscono il Re di Sardegna [[Vittorio Amedeo III di Savoia|Vittorio Amadeo III]] (padre di [[Carlo Emanuele IV di Savoia|Carlo Emanuele IV]], il cognato di Luigi XVI) in modo così vivido che lo prende al suo servizio e si rifiuta di lasciarlo andare. Il [[6 maggio]] 1793, è nominato aiutante di campo del re e decorato con l'[[Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]] come ricompensa per i suoi servizi alla corona. Jarjayes accetta l'offerta del re e, a seguito di questa nomina, partecipa alla [[Prima coalizione|campagna militare]] di Francia del 1793, nell'esercito Sardo-Piemontese (comandato dai generali austriaci Johann Provera e [[Michelangelo Alessandro Colli-Marchini|Luigi Colli]]), alleatosi con l'imperatore del [[Sacro Romano Impero]], [[Francesco II del Sacro Romano Impero|Francesco II]], nipote di Maria Antonietta. Ha però un'altra missione da compiere. Vittorio Amadeo III si impegna a trasmettere al conte di Provenza, che si trova ad [[Hamm]], attraverso un inviato speciale, i messaggi dei prigionieri del Tempio. Jarjayes non è affatto ansioso di vedere personalmente il conte di Provenza temendo l'accoglienza che è in serbo per lui: la sua persistenza nel rimanere in Francia è stata erroneamente interpretata da coloro che avevano pensato bene di attraversare la frontiera, che lo accusano di aver offerto i suoi servizi al governo rivoluzionario. Queste insinuazione hanno raggiunto le orecchie del conte di Provenza che, sempre pronto ad ascoltare ciò che il suo entourage gli dice, naturalmente ci ha creduto. Grande è la sua sorpresa a ricevere tale souvenir, e attraverso Jarjayes. Ha poi riconosciuto coome è stato ingiusto e manifesta il suo profondo rammarico per aver ascoltato il parlare male e infondato relativo al cavaliere, e che rappresenta come un traditore il confidente e messaggero della regina. Il conte d'Artois riceve la fede nuziale con l'incisione. Il [[14 maggio]] 1793 il conte di Provenza gli manda una lettera di ringraziamento dove parla apertamente di questo. Jarjayes ha avuto successo nella sua missione con vero rispetto. Impiega molti mesi per far giungere l'anello a Fersen e il giorno in cui il conte lo riceve è, per coincidenza, il [[21 gennaio]] [[1794]] (primo anniversario della morte di Luigi XVI), un ricordo tragico che per Fersen non sarebbe mai stato cancellato.
 
Durante questo lasso di tempo, e nonostante il patrocinio del Re di Sardegna (che lo ha molto bene accolto ed è sempre pieno di attenzioni nei suoi confronti), il generale ha condotto una vita di povertà, avvicinandosi alla miseria, e subito dall'inerzia in cui è costretto a restare. Come spiega in una lettera che scrive al conte di Fersen a [[Bruxelles]] il [[18 febbraio]] 1794 (e che giunge a destinazione solo dopo il [[25 marzo]]), le sue intenzioni, così come quelle del suo amico de Joly, sono di servire nell'esercito austriaco del [[Federico Giosia di Sassonia-Coburgo-Saalfeld|principe de Saxe-Cobourg]] ([[Feldmaresciallo|feldmaresciallo]] d'[[Austria]] e vincitore di Dumouriez nella [[Battaglia di Neerwinden (1793)|battaglia di Neerwinden]], a nord-ovest di [[Liegi]], il [[18 marzo]] 1793) per cercare di salvare la sua povera moglie e i suoi figli dalla Francia rivoluzionaria e di godere in pensione il ricordo della benevolenza della loro grande e sfortunata regina, che ha sempre servito con assoluta devozione. Sua moglie, infatti, è stata arrestata il [[15 ottobre]] 1793 (il giorno prima della decapitazione di Maria Antonietta) e rinchiusa nella prigione de La Force. Vi rimane prigioniera per un periodo di sei settimane, dopo il quale viene rilasciata. Ma, arrestata di nuovo poco tempo dopo, è incarcerata nel Convento delle inglesi. Il suo nome poteva esser inserito nella lista dei prigionieri chiamati a comparire davanti al tribunale rivoluzionario, che l'avrebbe certamente condannata a morte. È stata salvata da morte sicura dal [[colpo di stato]] del 9 termidoro ([[27 luglio]] 1794), che pone fine al periodo del Terrore di [[Maximilien de Robespierre|Robespierre]], e liberata dalla prigionia il 16 termidoro ([[3 agosto]] [[1794]]). I Jarjayes divorziano, per convenienza (ma quale?), nel 1794 per poi risposarsi nel [[1797]].
 
===Da Napoleone alla Restaurazione===
Nella primavera del 1796, dopo l'invasione delle truppe francesi guidate dadal giovanissimo generale [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] in Piemonte con l'inizio della prima [[Napoleone Bonaparte|Campagna d'Italia]] e la firma dell'armistizio di [[Cherasco]] ([[28 aprile]] 1796) (che impone al regno di Sardegna l'obbligo di rifiutare l'asilo agli emigrati monarchici francesi con l'espulsione di quelli già presenti sul territorio sabaudo), Jarjayes trova il modo di rientrare in Francia per riabbracciare sua moglie ed i figli (ovviamente sempre rimanendo fedele alla causa monarchica). Ma è rovinato siccome tutto il suo patrimonio è stato distrutto dalla rivoluzione (ma anche ridotto da parte dei sacrifici che aveva fatto per Maria Antonietta). Per mantenere la sua famiglia senza servire nell'esercito rivoluzionario, riesce ad ottenere con le sue conoscenze che sono abbastanza vaste dal ministro delle finanze Jacques Ramel de Nogaret una pensione e la funzione di vice-presidente delle [[Saline Reali di Arc-et-Senans]] (la compagnia delle miniere di [[Halite|salgemma]] dell'Est della Francia, nella provincia della [[Franca Contea]], nel dipartimento di [[Doubs (dipartimento francese)|Doubs]]). Tuttavia dopo la presa del potere di Napoleone con il colpo di Stato militare del [[18 brumaio]] ([[9 novembre]] [[1799]]), emigra ancora, ma questa volta in Inghilterra - da sempre la più acerrima ed implacabile nemica della Francia nonchè animatrice delle [[Guerre napoleoniche|coalizioni antinapoleoniche]] - sotto il regno di [[Giorgio III del Regno Unito|Giorgio III di Hannover]], che peraltro è affetto da una grave malattia mentale ed è quindi sostituito di fatto (e dal [[1811]] anche di diritto) dal figlio ed erede [[Giorgio IV del Regno Unito|Giorgio IV]]. Torna in patria solo all'inizio del [[1814]], dopo la caduta di Napoleone e la [[Restaurazione]] dei [[Borboni]] sul trono di Francia nella persona di Luigi XVIII. Come tutti gli altri nobili francesi emigrati e ritornati in patria, con la [[Carta francese del 1814|Carta costituzionale]] promulgata dal re il [[4 giugno]] 1814 (che stabilisce che le terre che hanno fatto parte dei cosiddetti beni nazionali rimangano in proprietà di coloro che le hanno a suo tempo acquistate), non viene risarcito a spese dei contribuenti delle proprietà di cui era stato privato nel periodo rivoluzionario.
 
Il [[23 agosto]] 1814 il re si è degnato di confermare nuovamente il cavaliere de Jarjayes nel suo grado di maresciallo di campo per merito dei suoi servizi alla corona ed ordinare che in questa qualità prenda posto nelle sue armate a far data dell'anno 1792. Un'ordinanza reale del [[4 febbraio]] [[1815]] lo eleva al grado di tenente-generale. Purtroppo il [[13 marzo]] 1815 col Decreto di Lione, emanato da Napoleone tornato al potere dopo la fuga dall'esilio nell'[[isola d'Elba]] (di fronte alla [[Toscana) con cui ripristina l'ordinamento nobiliare dell'Impero francese, viene escluso dall'armata essendo un realista. Riprende il suo posto solo dopo la definitiva abdicazione di Napoleone ([[22 giugno]] 1815) e l'inizio della seconda Restaurazione. Colpito però dal limite d'età, il [[18 ottobre]] 1815 (sei giorni prima del suo settantesimo compleanno) ottiene dal re una gloriosa pensione di 6.000 franchi e si ritira a vita privata nella sua casa di campagna di [[Fontenay-aux-Roses]] (25, Rue Louis Le Grand), nei pressi di Parigi, dove muore sette anni dopo, l'[[11 settembre]] [[1822]], all'età di 77 anni, quando la Francia è ormai completamente riabilitata dai turbinosi e sconvolgenti trascorsi rivoluzionari e napoleonici.
 
Sua moglie muore a Parigi quindici anni dopo, il [[23 giugno]] [[1837]], all'età di 77 anni.