Emilio Canzi: differenze tra le versioni

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</ref>, per finire la sua parabola di militante antifascista come comandante partigiano del Piacentino, subendo anche un arresto da parte di militanti dell'ala comunista filosovietica. Verrà di seguito reintegrato al comando della XIII zona operativa, con la qualifica di comandante unico.
 
Verrà liberato dal breve stato d'arresto grazie anche alla dura presa di posizione del comando delle Brigate Partigiane facenti capo a [[Giustizia_e_LibertGiustizia e Libertà%C3%A0]]<ref> {{quote|Il tentativo di dare la spallata al posto di Comandante Unico incontra la resistenza dell'anarchico, che tenta di appellarsi al sostegno del Comando generale Alta Italia. Del resto i comandanti non comunisti non se la sentono di impegnarsi a fondo nel sostegno a Canzi se questo può significare indebolire la propria posizione. Questa situazione conferma che a sostenere Canzi fino a questo momento non c'è stato un vero e proprio movimento di pressione, ma solo e soprattutto la grande statura morale, etica e politica del vecchio combattente anarchico.
 
La partita della sua destituzione viene giocata all'interno del CU Nord Emilia dove i comunisti hanno la netta maggioranza e decidono di sostituirlo con il colonnello Luigi Marzioli. Marzioli ha vissuto la Resistenza da spettatore e più volte chiamato in causa ha sempre rifiutato di impegnarsi direttamente. Ora, in previsione della Liberazione e dei rapporti di forza successivi, il Partito Comunista non ha uomini adatti al ruolo e pensa di affidarsi a un ex alto ufficiale dell'esercito. Questa è una delle questioni della Resistenza piacentina che più lascia perplessi, soprattutto per la condotta dei comunisti filomoscoviti.