Luciano Liggio: differenze tra le versioni

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A vent'anni uccise un ''[[campiere]]'' che lavorava per il possidente Corrado Caruso e prese il suo posto. Nel [[1948]] si macchiò dell'omicidio del sindacalista [[Placido Rizzotto]], ucciso su ordine di [[Michele Navarra]], capomafia di [[Corleone]], di cui Liggio era uno dei più feroci killer. Negli [[anni 1950|anni cinquanta]], insieme ai compari [[Totò Riina]], [[Bernardo Provenzano]] e [[Calogero Bagarella]], macellava clandestinamente la carne di bestiame rubato al feudo di Piano di Scala. Divenuto troppo potente, fece assassinare [[Michele Navarra]] e divenne capo del clan dei [[corleonesi]]. Poco dopo guidò la sua gang all'assalto di [[Palermo]] dove, in aperto contrasto con le altre famiglie mafiose, conquistò i mercati illegali.
 
Fece fortuna con l'[[abusivismo edilizio]] (grazie alla copertura istituzionale che gli assicurava il politico [[Vito Ciancimino]]) e non esitò ad ordinare l'omicidio di chi tentava di fermarlo. Il [[14 maggio]] [[1964]] venne arrestato a [[Corleone]] dai militari dell'Arma al comando del tenente colonnello Ignazio Milillo e la partecipazione di personale della Pubblica Sicurezza diretti dal commissario Angelo Mangano(era nascosto nella casa di Leoluchina Sorisi, presunta fidanzata di [[Placido Rizzotto]] che lo stesso Liggio aveva ucciso). Durante l'arresto fu trovato con un [[catetere]] e confessò ai carabinieri che lo trovarono di avere il [[morbo di Pott]]. Venne successivamente assolto per insufficienza di prove (in verità i giudici vennero fortemente minacciati) nel processo di [[Catanzaro]] nel [[1968]] ed in quello di [[Bari]] nel [[1969]]. Il [[19 novembre]] [[1969]] riuscì a fuggire da una clinica di [[Roma]] dove era ricoverato, mezz'ora prima dell'arrivo dei [[carabinieri]] che avevano un mandato di arresto per lui.
 
Nel [[1971]], d'accordo con [[Totò Riina|Riina]], fece assassinare il procuratore [[Pietro Scaglione]], che aveva tentato di far luce sulle sue attività. Dopo un lungo periodo di latitanza al nord, ed in particolare in [[Lombardia]] (dove si arricchì con i sequestri di persona), venne arrestato una seconda volta dagli uomini della [[guardia di finanza]] del colonnello Giovanni Vissicchio il [[16 maggio]] [[1974]] in una casa di via Ripamonti a [[Milano]] mentre era insieme alla sua ennesima compagna Lucia Parenzan e al figlio che era nato dalla loro relazione: processato dal giudice [[Cesare Terranova]], fu condannato all'[[ergastolo]] per l'assassinio del boss mafioso [[Michele Navarra]].