Battaglia di Stalingrado: differenze tra le versioni
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Le perdite di materiale bellico sono ancor più difficili da computare. Tutto il materiale della VI Armata fu distrutto (tra cui circa 350-400 carri armati e 1800 cannoni); le perdite sovietiche di carri armati furono certo altissime (visto il loro impiego spericolato): ammonterebbero a circa 1500 mezzi nella fase difensiva e ulteriori 2900 in quella offensiva (solo l'Armata Rossa era in grado di subire tali perdite e mantenere ugualmente la coesione e l'efficenza offensiva dei reparti, grazie anche alle continue nuove forniture provenienti dalle fabbriche degli [[Urali]]); le perdite di aerei sono calcolate a circa 2800 velivoli.
Le perdite dell'Asse, come al solito, sono di difficile calcolo: i Rumeni avevano circa 200 carri armati che furono tutti distrutti, gli italiani e gli ungheresi un altro centinaio di mezzi che andarono ugualmente perduti; i tedeschi (oltre ai 350-400 carri armati della VI Armata) persero almeno altri 700-800 carri armati nella fase difensiva invernale (un rapporto dell'OKH calcola 2500 carri distrutti da novembre a febbraio su tutto il fronte Orientale <ref> W.Haupt ''A history of the Panzer Troops'', Schiffer publ., 1990, pag. 192. </ref>) e alcune centinaia anche in estate (totale molto approssimativo: 1800-2000 mezzi corazzati perduti); il computo delle perdite aeree dell'Asse è praticamente impossibile; sicura è soltanto la perdita di ben 488 aerei da trasporto durante la fase del rifornimento aereo della sacca. <ref> I riferimenti sulle perdite sono tratti da
La spinta al morale della coalizione anti-hitleriana data dalla sconfitta tedesca fu grande particolarmente in [[Unione Sovietica]] ma anche nei paesi alleati anglosassoni; la presunta invincibilità della Germania e di Hitler venne distrutta per sempre, mentre tra le potenze dell'Asse le ripercussioni politico-morali furono enormi sia a livello di opinione pubblica sia di quadri dirigenti (in Ungheria, Italia, Romania e anche nella [[Turchia]] non belligerante). La battaglia di Stalingrado rimane la più grande e decisiva sconfitta militare, politica e morale della Germania nella seconda guerra mondiale e una delle più grandi catastrofi della storia tedesca. <ref> Per una analisi delle ripercussioni su Hitler, vedere I.Kershaw ''Hitler 1936-45'' Bompiani 2001, pagg.844-850 e I.Kershaw ''Il mito di Hitler'', Bollati Boringhieri 1998, pagg. 190-197. Per una analisi che ridimensiona in parte la portata della battaglia: AA.VV. ''Germany and the Second World War, Volume VI'', Oxford press 1991, pagg.
Storici e memorialisti sovietici hanno sempre considerato questa battaglia il punto di svolta decisivo non solo della guerra sul fronte Orientale ma di tutto il secondo conflitto mondiale. La vittoria sul [[Nazismo]] apparve per la prima volta possibile (anche se non in tempi così immediati come in un primo tempo Stalin sembra aver creduto). "Eravamo convinti che le maggiori difficoltà fossero ormai alle nostre spalle", dirà Vasilevsky, uno dei grandi artefici della vittoria.<ref> Tratto da G.Boffa ''Storia dell'Unione Sovietica'',
[[File:Vasilevskij A..jpg|thumb|right|170px| Il maresciallo Vasilevsky, capo di SM Generale dell'Armata Rossa e artefice principale della vittoria sovietica]]
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