Vendita per corrispondenza su catalogo in Italia: differenze tra le versioni

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==Postalmarket==
[[Anna Bonomi Bolchini]] appartenente alla ricca borghesia milanese, amministratrice unica della società ereditata alla morte del padre ([[1940]]), la Beni Immobili Italia, “costruttrice”, con la nuova società, “Impresa costruzioni Bonomi e Comolli”, del grattacielo[[Grattacielo Pirelli]], ispirandosi alla realtà americana, fonda [[Postalmarket]]. Il primo catalogo appare nel [[1958]] e raccoglie una serie di articoli da regalo, seguito poi da altri 2 numeri nel [[1959]] con articoli di abbigliamento e casalinghi. Il primo catalogo Postalmarket despecializzato viene pubblicato nel [[1960]] (7-E. Sabbadin, op. cit. p. 167): constava di 48 pagine con una tiratura di 10.000 copie (8-E. Sabbadin, op. cit.). Il secondo numero, della durata di 6 mesi, dall’aprile 1961 al settembre 1961 recitava sul frontespizio “…scegliete con comodo…comperate a casa vostra” (http://www.bncf.firenze.sbn.it/ - catalogo POSTALMARKET N. 2 – APRILE 1961/SETTEMBRE 1961: collezione “materiale minore”, Biblioteca Nazionale Centrale Firenze).
Le condizioni di acquisto prevedevano la clausola “soddisfatti o rimborsati” con la sostituzione dell’articolo, ovvero la restituzione dell’intera somma versata (spese di ritorno a carico del cliente).<br>
I marchi degli articoli sono fra i più prestigiosi: Bassetti, Kodak, Hoover, Remington, Lanerossi, Zucchi, Bialetti, porcellana Laveno, argenteria Chirstofle, penne Aurora, valige Valaguzza, ecc.<br>
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In Italia il “libro dei desideri” racconta al fruitore una realtà meravigliosa, esotica e ancora poco conosciuta, fatta di tovagliette in plastica per servizi “all’americana”, “sedile per gabinetto con coperchio” (£ 1320), “olio di tartaruga antirughe” (£ 2000), aspirapolvere Hoover (£ 42.500), fonovaligia (£ 15.000), fasciatoio per neonati (£ 11.900), box per neonati (£ 4800), scaldabiberon elettrico (£ 2900): ritratto della alta borghesia milanese, specchio della Fondatrice, ma fortemente avulsa dal resto del Paese. Ciò nondimeno il catalogo stesso diventa appuntamento gradito e atteso, vero libro dei desideri, portatore di una autoreferenzialità base del suo successo. Al di là dei prezzi, che negli anni rimangono sempre piuttosto alti, altri sono i motivi del fallimento sostanziale della vendita a distanza in Italia: le manchevolezze del servizio postale giocarono un ruolo di primo piano, insieme al rincaro sui prezzi dell’Iva (9-CALANO I CONSUMI E LA VESTRO CHIUDE - Corriere della Sera, 28 marzo 1996 – POSTALMARKET ADDIO, FINE DELLO SHOPPING – Corriere della Sera, 23 giugno 1998 - http://archiviostorico.corriere.it/). A tal proposito sia Vestro che Postal Market stigmatizzavano dalle loro pagine l’impatto dell’imposta sul valore aggiunto sui prezzi, indicando chiaramente quanto essa incideva sul costo dell’articolo: “6% sul tessile, 30% sugli articoli cine-foto-radio-ottica e 12% per tutti gli altri articoli” (catalogo Postal Market n. 34 – primavera-estate 1977, p. 5); a sua volta Vestro, dalle pagine del catalogo n. 34, della primavera estate 1978 (p. 380): “9%, 14%, 35% aliquote fissate dallo Stato”.<br>
Ma il catalogo rimane ancora oggi, nell’immaginario, se non libro dei desideri, certamente icona di una realtà dove il “comprare” assume una valenza che va oltre l’acquisto di un oggetto, “ogni pacco che mi arriva è una festa” recitava lo slogan pubblicitario di Postal Market. Sfogliare un catalogo despecializzato, ricco di oggetti fra i più vari, conduce il fruitore in un meta-luogo dove contestualmente ha a disposizione centinaia di articoli su cui fantasticare, organizzare, sognare anche. Ecco che la scelta su catalogo rende l’acquisto un meta-acquisto.
 
 
 
==Vestro==