Al di là del principio di piacere: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 45:
1){{quote|[[Egon Schiele]] sa che tutto ciò che vive è anche morto, porta in sé il suo esistenziale compimento, fin dall'istante del concepimento, come attesta il funesto dipinto del [[1910]]: ''La madre morta'', in cui il grembo appare come un lugubre mantello, un involucro mortuario che racchiude il ''Sein zum Tode'' [Essere-per-la-morte] del nascituro, ne circoscrive la parabola esistenziale.|[[Marco Vozza]], ''Il senso della fine nell'arte contemporanea'', in ''L'apocalisse nella storia'', ''Humanitas'' 5/1999, p. 884.}}
2){{quote|Schiele introduce un evento di grande rilievo nell'iconografia della [[malinconia]] e della ''[[vanitas]]'', operandone una trasfigurazione tragica: l'uomo non [...] medita più sulla morte raffigurata in un teschio posto nel suo studiolo come altro da sé, ma assume sul proprio volto l'icona funebre, diventa ''morte incarnata'', esibita nel gesto d'esistere, nel godimento del sesso e nella prostrazione della sofferenza. Nessuna iconoclastìa sopravvive nel gesto pittorico di Schiele: si pensi all<nowiki>'</nowiki>''Agonia'' del [[1912]] [...], sacra rappresentazione di stupefacente intensità cromatica, allegoria del dolore immedicabile, emblema di una eterna e impietosa Passione, sublime omaggio a quell'incomparabile maestro di sofferenza che è stato [[Matthias Grünewald|Grünewald]].|Marco Vozza, op. cit., p. 885.}}
3) {{quote|La ''Madre con i due bambini'' [...] esibisce un volto già visibilmente cadaverico, mentre un infante osserva sgomento il deliquio orizzontale del fratellino. [...] Nessuno meglio di Schiele ha saputo ''render visibile'' quella che l'analitica esistenziale ha chiamato ''[[Geworfenheit]]'', l'indifeso essere gettati in un mondo ostile. Insieme a lui soltanto [[
== Note ==
|