Fusione nucleare fredda: differenze tra le versioni

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27 aprile 2006: accordo Pirelli-ENEA: - Capitolo tolto in quanto fuori contesto e che comunque è rimasto ''lettera morta'' senza nessuna particolare rilevanza.
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[[File:Mizuno schema reattore 01it.jpg|thumb|300px|right|Schema della cella elettrolitica al plasma di Ohmori e Mizuno]]Alla fine degli anni novanta<ref>E. Mallove. "''[http://www.padrak.com/ine/NEN_6_3_2.html Ohmori Mizuno experiment replicated]''". New Energy News (NEN), luglio1998, vol. 6, No. 3, pp. 1-2.<BR>T. Ohmori and T. Mizuno. "''Excess Energy Evolution and Transmutation...''". Infinite Energy Magazine, giugno-Luglio 1998, No. 20, pp. 14-17.</ref>, i ricercatori giapponesi T. Ohmori e T. Mizuno<ref>Ricercatori presso la Hokkaido University, Sapporo (Japan).</ref> hanno annunciato<ref>Ohmori, T. and T. Mizuno. "''Strong Excess Energy Evolution, New Element Production, and Electromagnetic Wave and/or Neutron Emission in the Light Water Electrolysis with a Tungsten
Cathode''". The Seventh International Conference on Cold Fusion (ICCF-7). Vancouver (Canada), 1998.
</ref> dichiarando la possibilità di ottenere reazioni di fusione fredda, con riproducibilità del 100%<ref name=ETI_Wreport>Scott R. Little, H. E. Puthoff Ph.D, Marissa Little. "''[http://www.earthtech.org/experiments/Inc-W/Wreport.html The Incandescent W Experiment]''". [http://www.earthtech.org/ ErthTech International Inc. (ETI)], August 1998. Nella prima serie di prove, nonostante l'esecuzione di ben 10 esperimenti, con gli elettrodi di tungsteno puro forniti direttamente dai ricercatori giapponesi Ohmori e Mizuno, non fu riscontrato nessun eccesso di produzione di calore. Successivamente i ricercatori ricontattarono Mizuno al fine di poter avere maggiori informazioni sul processo, proprio grazie a tali informazioni i ricercatori si accorsero di un errore da essi commesso legato al fatto che avevano mal interpretato la configurazione sperimentale pubblicata dai due ricercatori giapponesi ''invertendo quindi la polarità delle celle''. Corressero immediatamente il problema e svolsero quindi una nuova tornata sperimentale, questo lavoro andò avanti fino al gennaio del 2000, ma nonostante tutti i loro sforzi dovettero, ''con loro grande costernazione'', riscontrare che nessun chiaro eccesso di calore era stato da loro riscontrato. Perciò interruppero gli esperimenti ed asserirono, ''con ragionevole certezza'', che l'elettrolisi al plasma, nelle condizioni proposte da Ohmori e Mizuno non era capace di produrre un misurabile eccesso di calore e che quindi i due ricercatori giapponesi avevano commesso degli errori nella misura della effettiva energia elettrica impiegata dalla cella durante la reazione.</ref>, senza utilizzare il costoso e raro [[palladio]] né l'acqua pesante (D<sub>2</sub>O), ma solo attraverso una particolare elettrolisi realizzata con elettrodi di [[tungsteno]], sommersi in una soluzione di comune acqua (H<sub>2</sub>O) e [[Carbonato di potassio]] (K<sub>2</sub>CO<sub>3</sub>) tra i quali venga fatta passare una corrente con differenza di potenziale di circa 160-300 V. In tali condizioni, quando la temperatura della soluzione supera i 70-80 °C si ottiene, intorno alla parte immersa dell'elettrodo di tungsteno, la formazione di una bolla di plasma, che porta rapidamente alla ebollizione dell'elettrolita. In tali condizioni, come comunicato dai due ricercatori, si può produrre un bilancio energetico positivo, composto da una emissione termica dal 20-100% superiore all'energia elettrica spesa per sostenere la reazione, più una certa quantità di idrogeno gassoso, quest'ultimo, secondo quanto affermato dagli stessi ricercatori, può portare il rendimentoCOP (coefficient of performance) complessivo del sistema ad oltre il 500%<ref>Mizuno, T., T. Akimoto, and T. Ohmori. ''"Confirmation of anomalous hydrogen generation by plasma electrolysis"''. 4th Meeting of Japan CF Research Society. 2003. Iwate, Japan: Iwate University.</ref>.
 
Essendo il protocollo sperimentale assai semplice ed alla portata di qualsiasi laboratorio di elettrochimica, immediatamente, parecchi ricercatori pubblici e privati, hanno eseguito moltissime repliche dell'esperimento, ottenendo risultati non sempre positivi<ref name=ETI_Wreport />, spesso con alcune varianti<ref>La variante più comune, dell'esperimento di Ohmori e Mizuno, è quella di modificare la composizione della soluzione elettrolitica con altri composti</ref>, dell'esperimento<ref>J.F. Fauvarque, P.P. Clauzon, G.J-M. Lalleve (CNAM di Parigi). "''Abnormal excess heat observed during MIZUNO-type experiments''". Documento presentato al ICCF12 Conference (Yokohama, Giappone), novembre 2005.<BR>P. Clauzon- J.F. Fauvarque- G. Lallevé (CNAM Electrochimie Industrielle) e G. Le Buzit (CNAM, Laboratoire de Sciences Nucléaires). ''"[http://jlnlabs.online.fr/cfr/nfrcnam/NFR_CNAM.pdf A boiling - water calorimeter for the study of the abnormal excess heat observed during MIZUNO-like experiments]"''. 13th International Conference on Condensed Matter Nuclear Science (ICCF-13) at Dagomys, Sochi (Russia), 25 giugno - 1 luglio, 2007.</ref>, quasi tutte dichiarate dagli autori aventi esito positivo, ovvero con la formazione della bolla di plasma e la fusione dell'elettrodo di tungsteno, ed una emissione termica dal 20 al 100% superiore all'energia spesa per sostenere la reazione.<BR>Le misurazioni di assorbimento, necessarie per determinare l'efficienza complessiva, sono, per loro natura, affette da un notevole rumore elettrico dovuto alla presenza della scarica di plasma, questo fatto può porre serie difficoltà di misura e quindi la certezza di aver determinato l'effettiva quantità di corrente assorbita dalla cella; per questo, diversi autori, hanno utilizzato contemporaneamente vari metodi di misura dell'assorbimento elettrico, in modo da verificare la reale convergenza delle misure.