Testimonium Flavianum: differenze tra le versioni
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{{quote|Allo stesso tempo circa, visse Gesù, un uomo saggio, poiché egli compì opere straordinarie, e fu maestro di persone che accoglievano con piacere la verità. Egli conquistò sia molti Giudei che molti Greci. Quando Pilato udì che era accusato dai principali nostri uomini, lo condannò alla croce, [ma] coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti Cristiani.<ref>R.E.van Voorst 'Gesù nelle fonti extrabibliche', pagg. 112.</ref>}}
Dal punto di vista
1. Nel primo gruppo confluiscono gli studiosi "credenti": questo pezzo diventa infatti una colonna portante dell'esistenza storica di Gesù e una conferma della sua personalità così come traspare dagli scritti neotestamentari. Quest'ultimi poi sembrano liberarsi d'un colpo delle etichette di "scritti di parte" che diversamente qualsiasi contestatore potrebbe affibbiargli;
2. Se si rigetta la testimonianza di Giuseppe allora diventa più difficile giustificare l'attendibilità storica di gran parte del Nuovo Testamento, fino a scadere nel caso più estremo nel rifiuto del suo contenuto e quindi della credibilità del messaggio cristiano (bisogna però osservare che quasi nessuno dubita dell'attendibilità dell'altro passo di Giuseppe citato sopra, dal XX libro). Questi studiosi però non dubitano del resto della letteratura latina, passata anch'essa attraverso le stesse vicende del Testimonium flavianum (trascrizione ad opera di cristiani, manoscritti più antichi risalenti al medioevo, scarsità di copie);
3. La terza posizione sembra salvare l'esistenza storica di Gesù ma pone rilevanti dubbi sulle interpolazioni dei copisti cristiani (dubbi simili sono stati sollevati in passato per le lettere 96-7 del decimo libro di Plinio il Giovane, ma in quel caso l'analisi stilistica e storica li ha dimostrati infondati).
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