IMAX: differenze tra le versioni

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Alla fine degli anni '60 il San Diego Hall of Science iniziò a cercare un nuovo grande formato video per le proiezioni nella cupola di 76 piedi (circa 24 metri) del nuovo planetario in progetto. Il formato favorito era un sistema con doppia pellicola 35mm, prima di scoprire IMAX. Il proiettore IMAX era inutilizzabile in una sala a cupola perché era alto più di 3,50 metri. Ciononostante, la IMAX Corporation si dimostrò disposta a collaborare e riprogettò l'intero sistema, inserendo un ascensore che elevava il proiettore al centro della sala. La ''Light of Canada'' sviluppò una lente che riusciva a trasferire efficacemente l'immagine su una cupola.
 
Il nuovo sistema, che la ''San Diego Hall of Science'' chiamò '''OMNIMAX''', usa una lente a occhio di pesce sulla camera da presa che distorce l'immagine a 180 gradi e la imprime su una pellicola 70mm. La lente è centrata nella parte inferiore del fotogramma e perciò la maggior parte della metà inferiore dell'immagine circolare viene a trovarsi sotto il bordo della pellicola. Quella parte, che cadrebbe al di sotto della cupola, viene scurataoscurata. Durante le riprese, la macchina da presa viene orientata verso l'alto ad un angolo che corrisponda alla curvatura della cupola. Mentre l'immagine viene proiettata, essa deve passare per una lente a occhio di pesce e le proporzioni originali sono così riprodotte. Questa tecnica debuttò nel [[1973]] al ''Reuben H. Fleet Science Centre'' del Balboa Park, a [[San Diego (California)|San Diego]], con la proiezione di due produzioni OMNIMAX, ''Voyage to the Outer Planets'' (della Graphic Films) e ''Garden Isle'' (della Roger Tilton Film), con biglietto unico per entrambe.
 
Al giorno d'oggi alcune sale IMAX sono presenti in molti musei Americani, in vari parchi tematici e negli hotel di [[Las Vegas]], ma sembra che esse debbano rimanere un'esperienza innovativa piuttosto che una tecnologia diffusa. Infatti, i cinema IMAX hanno una capacità relativamente piccola e costi di manutenzione esorbitanti. I musei supportano le spese grazie a due fattori: il costo minimo dei documentari che proiettano e le numerose raccolte-fondi, sia pubbliche che private, destinate ai musei.