Storia del Regno d'Italia (1861-1946): differenze tra le versioni

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La Sinistra abbandonò l'obiettivo del [[pareggio di bilancio]] e avviò delle politiche di democratizzazione e ammodernamento del paese, investendo nell'istruzione pubblica e allargando il suffragio, e avviando una politica protezionistica di investimenti in infrastrutture e sviluppo dell'industria nazionale coll'intervento diretto dello stato nell'economia.
 
Per ciò che concerne la politica estera Depretis abbandonò l'alleanza con la [[Francia]], a causa della conquista da parte dello stato d'oltralpe della [[Tunisia]]. L'Italia entrò quindi nella [[Triplice Alleanza (1882)|Triplice Alleanza]], alleandosi con la [[Germania]] e l'[[Impero Austroaustro-Ungaricoungarico]]. Favorì lo sviluppo del [[Impero coloniale italiano|colonialismo italiano]], innanzitutto con l'occupazione di [[Massaua]] in [[Eritrea]].
 
===L'epoca giolittiana===
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Oltre all'acquisizione di Assab da parte della società Rubattino, lo stato italiano cercò di occupare il porto di [[Zeila]], a quel tempo controllato dagli egiziani, ma con esito negativo. Quando gli egiziani si ritirarono dal [[Corno d'Africa]] nel [[1884]], i diplomatici italiani fecero un accordo con la [[Gran Bretagna]] per l'occupazione del porto di [[Massaua]] che assieme ad Assab formò i cosiddetti ''possedimenti italiani nel mar Rosso''. Dal [[1890]] assunsero la denominazione ufficiale di [[Eritrea (governo)|Colonia Eritrea]].
 
L'interesse per la fondazione di colonie italiane continuò anche durante i governi di [[Francesco Crispi]]. La città di [[Massaua]] diventò il punto di partenza per un progetto che sarebbe dovuto sfociare nel controllo del Corno d'Africa. Agli inizi degli anni '80ottanta questa zona era abitata da popolazioni etiopiche, [[Dancali|dancale]], somale e [[oromo]], autonome oppure soggette a dominatori. All'epoca i signori della zona erano gli egiziani (lungo le coste del [[mar Rosso]]), alcuni [[Sultano|sultanati]] (i più importanti furono gli [[Harar]], gli [[Obbia]], e i [[Zanzibar]]), [[emirato|emiri]] o capi tribali. Diverso il caso dell'[[Etiopia]], allora retta dal Negus Neghesti (Re dei Re, cioè [[Imperatore]]) [[Giovanni IV d'Etiopia|Giovanni IV]], ma con la presenza di un stato relativamente autonomo nei territori del sud, retto da [[Menelik II d'Etiopia|Menelik II]].
 
Attraverso i commercianti e gli studiosi italiani che frequentavano la zona, già dagli [[anni 1860|anni Sessantasessanta]], l'[[Italia]] cercò di dividere i due Negus al fine di penetrare, prima politicamente e poi militarmente, all'interno dell'Etiopia. Tra i progetti ci fu l'occupazione della città santa di [[Harar]], l'acquisto di [[Zeila]] dai britannici e l'affitto del porto di [[Chisimaio]], posto alla foce del [[Giuba (fiume)|Giuba]], in [[Somalia]]. Tutti e tre i progetti non si conclusero positivamente.
[[Immagine:Umberto I di Savoia.jpg|thumb|left|200 px|[[Umberto I di Savoia|Umberto I]], Re d'Italia dal 1878 al 1900]]
Nel [[1889]] l'Italia ottenne, tramite un accordo da parte del Console italiano di [[Aden]] con i i Sultani che governavano la zona, i protettorati su Obbia e su [[Migiurtina]]. Nel [[1892]] il [[Sultano]] di [[Zanzibar]] concesse in affitto i porti del [[Benadir]] (fra cui [[Mogadiscio]] e [[Brava]]) alla società commerciale "Filonardi". Il [[Benadir]], sebbene gestito da una società privata, fu sfruttato dal Regno d'Italia come base di partenza per delle spedizioni esplorative verso le foci del Giuba e dell'[[Omo]], e per ottenere il protettorato sulla città di [[Lugh]].
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A seguito della sconfitta e della morte dell'Imperatore Giovanni IV in una guerra contro i [[dervisci]] sudanesi (1889), l'esercito italiano occupò una parte dell'altopiano etiopico, compresa la città di [[Asmara]], sulla base di precedenti accordi fatti con [[Menelik II d'Etiopia|Menelik]] il quale, con la morte del rivale, era riuscito a farsi riconoscere [[Negus]] Neghesti, cioè “Re di Re” (“Imperatore”). Con il trattato che seguì, [[Menelik II d'Etiopia|Menelik]] accettò la presenza degli italiani sull'altopiano etiope e riconobbe nell'Italia l'interlocutore privilegiato con gli altri paesi europei. Quest'ultimo riconoscimento fu interpretato dagli italiani come l'accettazione di un [[protettorato]] e negli anni seguenti sarà fonte di discordie fra i due paesi.
 
La politica di progressiva conquista dell'Etiopia si concretizzò con la [[campagna d'Africa Orientale]] (1895-1896) e terminò con la [[battaglia di Adua|sconfitta di Adua]] ([[1º marzo]] [[1896]]). Fu uno dei pochi successi della resistenza africana al [[colonialismo]] europeo del [[XIX secolo]]. Anche dopo questa cocente sconfitta la politica coloniale nel Corno d'africa continuò con il protettorato sulla [[Somalia]], dichiarata colonia nel [[1905]].
 
=== Dalla Sirte al Ciad ===
Uno dei tentativi di creare un Impero coloniale oltre il Corno d'Africa era quello di un'espansione che andasse dal [[mare Mediterraneo]] al [[golfo di Guinea]]. Il progetto non venne mai esplicitato pubblicamente, ma fu chiaro durante le trattative per il [[Trattato di Versailles (1919)]], dopo la [[prima guerra mondiale]], che causò frizioni diplomatiche con la [[Francia]]. Per realizzare questa intenzione, avendo già formale possesso della [[Libia]], il corpo diplomatico italiano chiese di avere la colonia tedesca del [[Camerun]] e cercò di ottenere, come compenso per la partecipazione alla guerra mondiale, il passaggio del Ciad dalla Francia all'Italia. Il progetto fallì quando il Camerun venne assegnato alla [[Francia]] e l'Italia ottenne solamente l'[[Oltregiuba]], oltre a una ridefinizione dei confini tra la Libia e ed il [[Ciad]], possedimento francese.
 
Una delle richieste italiane durante il [[Trattato di Versailles (1919)| Trattato di Versailles]] dopo la [[prima guerra mondiale]] fu quella di annettere la [[Somalia Francese]] e il [[Somaliland]] in cambio della rinuncia alla partecipazione nella ripartizione delle colonie tedesche tra le forze dell'[[Intesa]]. Il tentativo non ebbe seguito. Fu l'ultima manovra dello “stato liberale”, prima del [[fascismo]], relativa alla penetrazione nel [[Corno d'Africa]].
 
=== Colonie italiane ===
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[[Immagine:Menelik II.jpg|200px|right|thumb|Menelik II, [[imperatore]] d'[[Abissinia]] (oggi [[Etiopia]]) dal [[1889]] al [[1913]]]]L'area del [[mar Rosso]] fu una delle zone che suscitò il maggior interesse dei governi della [[Sinistra storica|Sinistra]] italiana.
 
Primo nucleo della futura colonia Eritrea fu l'area commerciale stabilita dalla società [[Rubattino]] nel [[1870]] presso la baia di [[Assab]]. Abbandonata per quasi dieci anni, fu poi acquistata dallo stato italiano agli inizi degli [[Anni 1880|anni Ottantaottanta]] e assieme al porto di [[Massaua]], occupato nel [[1884]], compose i possedimenti italiani del mar Rosso.
 
Con il [[Trattato di Uccialli]] i possedimenti italiani vennero estesi nell'entroterra fino alle sponde del fiume [[Mareb]]. Di conseguenza il [[1º gennaio]] [[1890]] fu istituzionalizzato il possesso di quei territori con la creazione di una colonia retta da un Governatore e avente capoluogo la città di [[Asmara]] (climaticamente più confortevole per gli italiani rispetto a Massaua).
 
La massima espansione dei suoi confini fu raggiunta agli inizi del [[1896]], quando il Governatore della colonia, [[Oreste Baratieri]] dovette tramutare in realtà il progetto di occupazione dell'entroterra etiopico. Nel [[1894]] aveva fatto occupare la città sudanese di [[Kassala|Cassala]], allora possedimento [[derviscio]], mentre nel [[1895]] durante la [[campagna d'Africa Orientale]], occupò ampie zone del Tigray, comprendenti la città di [[Axum]]. A seguito della sconfitta nella battaglia di [[Adua]], i confini della colonia ritornarono ad essere quelli stabiliti dal Trattato e tali rimasero fino alla guerra d'Etiopia.
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==== Libia (1911 - 1943) ====
{{Vedi anche|Libia italiana}}
Dopo una breve [[guerra italo-turca|guerra]] contro l'[[Impero ottomano]] nel [[1911]], l'Italia acquisì il controllo della [[Tripolitania]] e della [[Cirenaica]], ottenendo il riconoscimento internazionale a seguito degli accordi del [[Trattato di Losanna]]. Le mire italiane sulla Libia, vennero appoggiate dalla [[Francia]], che vedeva di buon occhio l'occupazione di quel territorio in funzione anti-inglese. Con il [[fascismo]], alla Libia venne attribuito l'appellativo di ''quarta sponda'', quando in realtà per gran parte degli anni '20venti fu impegnata in una sanguinosa pacificazione della colonia (durante la quale si fece ricorso ai gas asfissianti e alle deportazioni di massa).
 
==== Il Dodecaneso (1912 - 1943) ====
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L'isola di [[Saseno]] fu occupata il [[30 ottobre]] [[1914]] dal [[Regno d'Italia]], fino a quando, dopo la [[prima guerra mondiale]], il [[18 settembre]] [[1920]], grazie ad un accordo italo-albanese (accordo di [[Tirana]] del [[2 agosto]] [[1920]], in cambio delle pretese italiane su [[Valona]]) e ad un accordo con la [[Grecia]], entrò a far parte dell'[[Italia]] che la voleva per la sua posizione strategica.
 
Fece prima parte della [[provincia di Zara]] (dal 1920 al [[1941]]), poi nel 1941 entrò a far parte della [[provincia italiana di Cattaro|provincia di Cattaro]] ([[Dalmazia]]). Occupata dai Tedeschitedeschi nel settembre del [[1943]] e dai partigiani albanesi nel maggio del [[1944]], l'isola venne restituita all'Albania per effetto del [[Trattato di Parigi (1947)|Trattato di Parigi]] del [[10 febbraio]] ([[1947]]).
 
Oggi sull'isola esiste un deposito e una caserma della [[Guardia Costiera]] aperta nel 1997 per reprimere i traffici illeciti tra l'[[Italia]] e l'[[Albania]] e restano le installazioni (incluso un faro e varie fortificazioni) costruite durante la precedente occupazione italiana.
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===L'iniziale neutralità===
{{Vedi anche|Neutralità italiana (1914-1915)}}
[[Immagine:Armando Armando_DiazDiaz.jpg|right|thumb|150px|[[Armando Diaz]]]]
Nella [[prima guerra mondiale]] l'Italia rimase inizialmente neutrale, per poi scendere al fianco degli alleati il [[23 maggio]] [[1915]] dopo la firma del segreto [[Patto di Londra]].
 
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Visti gli esiti dell'ultima offensiva italiana e i rinforzi provenienti dal fronte orientale, austro-ungarici e tedeschi decisero di tentare l'avanzata.
{{vedi anche|Battaglia di Caporetto}}
Il [[24 ottobre]] gli austro-ungarici e i tedeschi ruppero il fronte convergendo su Caporetto e accerchiarono la 2<sup>a</sup> [[Armata]] comandato dal generale [[Luigi Capello]]. Il generale Capello e Luigi Cadorna da tempo avevano il sospetto di un probabile attacco, ma sottovalutarono le notizie e l'effettiva capacità offensiva delle forze nemiche. Gli austriaci avanzarono per 150 km in direzione sud-ovest raggiungendo Udine in soli quattro giorni. L'unica armata che resistette al disastro<ref>Puntata del "La grande storia" dal tiolo "Casa Savoia" andata in onda su Rai Tre</ref> fu la 3<sup>a</sup>, guidata da [[Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta| Emanuele Filiberto di Savoia]], cugino di Re [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]].
[[Immagine:Battle of Caporetto IT.svg|200px|thumb|left|Mappa dell'avanzata austro-ungarica tedesca in seguito alla rotta italiana]]
La rottura del fronte di Caporetto provocò il crollo delle postazioni italiane lungo l'Isonzo, con la ritirata delle armate schierate dall'[[Mare Adriatico|Adriatico]] fino alla [[Valsugana]], in Trentino. I 350.000 soldati dislocati lungo il fronte si diedero a una ritirata disordinata assieme a 400.000 civili che scappavano dalle zone invase. Ingenti furono le perdite di materiale bellico. Inizialmente si tentò di fermare la ripiegamento portando il nuovo fronte lungo il fiume [[Tagliamento]], con scarso successo, poi al fiume Piave, dove , l'11 novembre 1917, la ritirata ebbe fine anche grazie al diniego di Re Vittorio Emanuele III alla proposta di indietreggiare fino al [[Mincio]].
 
A seguito della disfatta, il generale Cadorna, nel comunicato emesso il 29 ottobre 1917, indicò, in modo errato e strumentale «la mancata resistenza di reparti della II armata» come la motivazione dello sfondamento del fronte da parte dell'esercito austro-ungarico.
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{{quote|La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S. M. il Re Duce Supremo, l'Esercito italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. [...] <br />
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo, risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.|comunicato del Comando Supremo ("Bollettino della Vittoria")}}
Da [[Battaglia di Vittorio Veneto| Vittorio Veneto]], il [[23 ottobre]] partì l'offensiva, con condizioni climatiche pessime. Gli italiani avanzarono rapidamente in Veneto, Friuli e Cadore e il [[29 ottobre]] l'Austria-Ungheria si arrese. Il [[3 novembre]], a [[Villa Giusti (Padova)|Villa Giusti]], presso [[Padova]] l'esercito dell'Impero firmò l'armistizio; i soldati italiani entrarono a [[Trento]] mentre i [[bersaglieri]] sbarcarono a [[Trieste]], chiamati dal locale comitato di salute pubblica, che però aveva richiesto lo sbarco di truppe dell'Intesa. Il giorno seguente, mentre il generale Armando Diaz annunciava la vittoria, venivano occupate [[Rovigno]], [[Parenzo]], [[Zara (Croazia)|Zara]], [[isola di Lissa|Lissa]] e [[Fiume (Croazia)|Fiume]]. Quest'ultima pur non prevista tra i territori nei quali sarebbero state inviate forze italiane venne occupata, come previsto da alcune clausole dell'Armistizio, in seguito agli eventi del [[30 ottobre]] 1918 quando il Consiglio Nazionale, insediatosi nel municipio dopo la fuga degli ungheresi, aveva proclamato, sulla base dei [[Quattordici punti|principi wilsoniani]], l'unione della città all'[[Italia]].
[[Immagine:Redipuglia 01.jpg|thumb|right|200px|<center>Il [[Sacrario Militare di Redipuglia]]]] L'esercito italiano forzò comunque la linea del Trattato di Londra intendendo occupare anche [[Lubiana]], ma fu fermato poco oltre [[Postumia]] dalle truppe serbe. I cinque reparti della [[Regia Marina|Marina]] entravano a [[Pola]]. Il giorno seguente venivano inviati altri mezzi a [[Sebenico]] che diventava la sede principale del [[Governo Militare della Dalmazia]].
 
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===L'esito del conflitto===
L'Italia completò la sua riunificazione nazionale acquisendo il [[Trentino-Alto Adige]], la [[Venezia Giulia]], l'[[Istria]] ed alcuni territori del [[Friuli]] ancora irredenti. Queste regioni avevano fatto parte, fino ad allora, della [[Cisleitania]] nell'ambito dell'[[Impero Austroaustro-Ungaricoungarico]] (ad eccezione della città di [[Fiume]], incorporata nel Regno d'Italia nel [[1924]] e posta in [[Transleitania]]).
[[Immagine:Kingdom of Italy 1919 map.svg|thumb|left|300px|L'[[Italia]] nel [[1924]], con [[Fiume (Croazia)|Fiume]], Zara e [[provincia di Zara|la sua provincia]].]]
Inoltre al [[Regno d'Italia]] furono assegnate alcune compensazioni territoriali in Africa, come l'[[Oltregiuba]] in [[Somalia]].
 
Ma il prezzo fu altissimo: 651.010 soldati, 589.000 civili per un totale 1.240.000 morti su di una popolazione di soli 36 milioni, con la più alta mortalità nella fascia di età compresa tra 20 e 24 anni.<ref>G. Mortara, ''La Salute pubblica in Italia durante e dopo la Guerra'', Yale University Press, New Haven, 1925.</ref> <ref> D. A. Glei S. Bruzzone G. Caselli, ''The effects of war losses on mortality estimates for Italy - A first attempt'' (L'effetto delle perdite di guerra nella stima della mortalità in Italia - Un primo tentativo) [http://www.demographic-research.org/Volumes/Vol13/15/default.htm]</ref> <ref>Dati Censimento Istat [http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/dawinci.jsp?q=pl01000100112000 Dati Censimento Istat]</ref>
 
Le conseguenze sociali ed economiche furono pesantissime: l'Italia con la sua economia basata sull'agricoltura perse una grossa fetta della sua forza-lavoro causando la rovina di moltissime famiglie.
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Tra gli strati sociali più scontenti e più soggetti alle suggestioni ed alla propaganda nazionalista che, a seguito del [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|Trattato di Pace]], si infiammò ed alimentò il mito della ''[[vittoria mutilata]]'', emersero le organizzazioni di reduci ed in particolare quelle che raccoglievano gli ex-''[[arditi]]'' (truppe scelte d'assalto), presso le quali, al malcontento generalizzato, si aggiungeva il risentimento causato dal non aver ottenuto un adeguato riconoscimento per i sacrifici, il coraggio e lo sprezzo del pericolo dimostrati in anni di duri combattimenti al fronte.
 
Con la fine della IPrima guerra mondiale ed essendo l'[[Italia]] risultata vittoriosa nel conflitto, alla conferenza di pace di Parigi richiese che venisse applicato alla lettera il patto (memorandum) di Londra, che preveda l'annessione anche della [[Dalmazia]] così non fu a causa del parere contrario del presidente [[Stati uniti d'America|americano]] Wilson. La Francia inoltre non vedeva di buon occhio una [[Dalmazia]] italiana poiché avrebbe consentito all'Italia di controllare i traffici provenienti dal [[Danubio]]. Il risultato fu che le potenze dell'[[Intesa]] alleate dell'Italia opposero un rifiuto e ritrattarono quanto promesso nel 1915.[[Immagine:Mussolini and D'Annunzio.jpg|thumb|left|200px|Incontro tra [[Benito Mussolini]] e [[Gabriele D'Annunzio]], il poeta attivo nella [[Prima Guerraguerra Mondialemondiale]] ed anche nella lotta per l'indipendenza di [[Fiume]]]]
L'Italia fu divisa sul da farsi, e [[Vittorio Emanuele Orlando]] abbandonò per protesta la conferenza di pace di Parigi. Le potenze vincitrici furono così libere di disegnare il nuovo confine orientale dell'Italia senza che essa presenziasse, e applicarono il trattato di Londra secondo il loro giudizio; la [[Dalmazia]], che pure fu occupata militarmente dall'Italia dalla fine della prima guerra mondiale alla prima conferenza di pace di Parigi, fu assegnata al neonato regno dei Serbi, Croati, e Sloveni, la [[Jugoslavia]].
 
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[[Immagine:CoA of the Regia Aeronautica.svg|thumb|200px|left|Stemma di Stato durante il fascismo.]]Il primo grosso problema che la dittatura dovette affrontare fu la pesante svalutazione della lira. La ripresa produttiva successiva alla fine della [[prima guerra mondiale]] portò effetti negativi quali la carenza di materie prime dovuta alla forte richiesta e ad un'eccessiva produttività rapportata ai bisogni reali della popolazione. Nell'immediato, i primi segni della crisi furono un generale aumento dei prezzi, l'aumento della disoccupazione, una diminuzione dei salari e la mancanza di investimenti in Italia e nei prestiti allo stato.
 
Per risolvere il problema, come in [[Germania]], venne deciso di stampare ulteriore moneta per riuscire a ripagare i debiti di guerra contratti con [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] e [[Gran Bretagna]]. Ovviamente questo non fece altro che aumentare il tasso di inflazione e far perdere credibilità alla [[Lira_italianaLira italiana|lira]], che si svalutò pesantemente nei confronti di [[dollaro]] e [[Sterlina britannica|sterlina]].
 
Le mosse per contrastare la crisi non si fecero attendere: venne messo in commercio un tipo di pane con meno farina, venne aggiunto [[alcool]] alla [[benzina]], vennero aumentate le ore di lavoro da 8 a 9 senza variazioni di salario, venne istituita la tassa sul celibato, vennero aumentati tutti i possibili prelievi fiscali, venne vietata la costruzione di case di lusso, vennero aumentati i controlli tributari, vennero ridotti i prezzi dei giornali, bloccati gli affitti e ridotti i prezzi dei biglietti ferroviari e dei francobolli.
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[[Immagine:Italobalbo.jpg|thumb|left|200px|Italo Balbo]]All'inizio degli [[anni 1930|anni trenta]] la dittatura si era ormai stabilizzata ed era fondata su radici solide. I bambini, così come tutto il resto della popolazione, erano inquadrati in organizzazioni di partito, ogni opposizione era stroncata sul nascere, la stampa era profondamente asservita al fascismo.
 
Fu in questo clima che vennero organizzate diverse imprese aeronautiche. Dopo le crociere di massa nel mediterraneo e la prima trasvolata dell'[[Oceano Atlantico|Atlantico meridionale]] (1931), nel [[1933]] il quadrumviro della [[marcia su Roma]], [[Italo Balbo]], organizzò la seconda e più famosa trasvolata dell'Atlantico settentrionale per commemorare il decennale dell'istituzione della [[Regia Aeronautica]] ([[28 marzo]] [[1923]]). A bordo di 25 [[idrovolante|idrovolanti]] [[SIAI-Marchetti S.55|SIAI-Marchetti S.55X]] dal [[1º luglio]] al [[12 agosto]] [[1933]] Balbo e i suoi uomini compirono la traversata fino a [[New York]] e ritorno attraversando tutte le maggiori nazione europee e buona parte degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]. Per l'epoca fu un'impresa epica che diede al giovane ferrarese una fama addirittura superiore a quella di Mussolini.
 
===Gli anni del consenso===
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==L'Impero==
{{Vedi anche|Africa Orientale Italiana}}[[Immagine:Italian_empire_1940Italian empire 1940.PNG|300px|right|thumb|L'Impero coloniale italiano nel [[1940]], nel momento di massima espansione.]]A partire dal [[1926]]-27 l'[[Albania]] entrò gradualmente nella sfera d'influenza dell'Italia ma solo nell'aprile del [[1939]] fu occupata militarmente da questo paese che le impose come sovrano [[Vittorio Emanuele III]].
 
Nel [[1928]], inoltre, gli italiani cominciarono a penetrare in [[Etiopia]], divenuta ormai il principale interesse del fascismo, e gli etiopi ad attaccare il territorio italiano in Eritrea. L'incidente più importante, però, avvenne a [[Incidente di Ual Ual|Ual Ual]], nel [[1934]], e Mussolini lo usò in seguito per giustificare la sua guerra contro lo stato etiopico.
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{{Vedi anche|Impero Italiano d'Etiopia}}
{{S sezione|storia|Italia}}
L'Abissinia (l'odierna [[Etiopia]]) fu conquistata dalle truppe italiane, comandate dal Generalegenerale [[Pietro Badoglio]] dopo la [[Guerra d'Etiopia|guerra del 1935-1936]]. La vittoria fu annunciata il [[9 maggio]] [[1936]], il [[Elenco dei Re d'Italia|Re d'Italia]] [[Vittorio Emanuele III]] assunse il titolo di Imperatore d'Etiopia, Mussolini quello di Fondatore dell'Impero, e a [[Pietro Badoglio|Badoglio]] fu concesso il titolo di Duca di [[Addis Abeba]].
 
Con la conquista dell'Etiopia, i possedimenti italiani in africa orientale (Etiopia, [[Somalia]] ed [[Eritrea]]) furono unificati sotto il nome di [[Africa Orientale Italiana]] A.O.I., e posti sotto il governo di un Viceré.
 
[[Immagine:ResaGondarUolchefit.jpg|thumb|right|200px|Il Generalegenerale [[Guglielmo Nasi]] e le sue ultime truppe ottenero gli onori militari dagli inglesi a [[Gondar]] (Etiopia), nel Novembrenovembre 1941]]
L'Etiopia fu la colonia italiana, insieme all'Eritrea, più interessata dalla costruzione di nuove strade, grandi infrastrutture (ponti, ecc.) e anche dalla sistemazione delle città, specie della capitale Addis Abeba secondo un piano regolatore prestabilito (nuovi quartieri, una nuova ferrovia). La breve presenza italiana, di soli 5 anni, e le difficoltà di pacificazione della zona, non permise la sistemazione totale della città, che sarebbe dovuta essere il fiore all'occhiello del colonialismo italiano. Tuttavia, quale membro della [[Lega delle Nazioni]], l'Italia ricevette la condanna internazionale per l'occupazione dell'Etiopia, che era uno stato membro.
 
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[[Vittorio Emanuele III]] ottenne la corona albanese, e venne insediato un governo fascista guidato da [[Shefqet Verlaci]]. Le forze dell'esercito albanese vennero incorporate in quello italiano.
 
Nel [[1941]] vennero uniti all'[[Albania]] il [[Kosovo]], alcune piccole aree del [[Montenegro]] ed una parte della [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]] ( territori già [[Regno di Jugoslavia|iugoslavi]]).
 
La resistenza contro l'occupazione italiana inizió nell'estate [[1942]] e si fece più violenta e organizzata nel [[1943]]: nell'estate del [[1943]] le montagne interne erano difatti sotto il controllo diretto della resistenza albanese guidata da [[Enver Hoxha]]. Nel [[settembre]] [[1943]] dopo la caduta di [[Benito Mussolini|Mussolini]], il controllo sull'Albania venne assunto dalla [[Germania nazista]].
 
== L'Italia nella Seconda Guerraguerra Mondialemondiale (1940-1945)==
{{Vedi anche|Seconda guerra mondiale|Storia militare dell'Italia durante la seconda guerra mondiale}}
===1940===
[[Immagine:AirRaidSomaliland.png|thumb|left|200px|Mezzi motorizzati inglesi distrutti da un attacco aereo italiano nel [[Somaliland]]]]
Nel [[1940]] l'Italia fu alleata con la [[Germania nazista]] nella [[Seconda Guerraguerra Mondialemondiale]] contro [[Francia]] e [[Regno Unito]], dichiarando nel [[1941]] guerra alla [[Unione Sovietica]] e con l'[[Impero giapponese]] agli [[Stati Uniti d'America]]. Mussolini credeva infatti in una guerra lampo a favore della [[Germania]] di [[Adolf Hitler|Hitler]] da cui poter trarre vantaggi come alleato. Il [[10 giugno]] [[1940]] l'[[Italia]] entrò quindi in guerra. I primi scontri ebbero luogo il [[21 giugno]] sulle [[Alpi]], contro la [[Francia]], ormai attacatta dai tedeschi con la tattica del [[blitzkrieg]], che portò allo stato fascista italiano la sola conquista di una piccola striscia nel sud del Paese, riportando i confini a prima del [[1850]], con l'esclusione di [[Nizza]]. Tra agosto e settembre cominciarono le operazioni nell'[[Africa]]. Il [[3 agosto]] venne attaccata la [[Somalia britannica]], che venne conquistata il [[19 agosto]]. Contemporaneamente, a nord, le truppe comandate dal generale [[Rodolfo Graziani]] attaccarono gli inglesi stanziati in [[Egitto]] e si spinsero fino a [[Sidi el Barrani]]. Nello stesso momento lo stato maggiore fascista concentrò le sue mire espansionistiche in [[Grecia]]. Più volte bloccati dalla [[Germania]] durante l'estate nell'ottobre del [[1940]] gli italiani cominciarono a muoversi verso la penisola. Pensando di non trovare alcuna resistenza le truppe italiane avanzarono, ma tra novembre e dicembre i greci, aiutati anche dagli inglesi, passarono all'azione e costrinsero gli italiani a ritirarsi in [[Albania]]. Anche la flotta italiana subì alcune perdite tra gli uomini e il parziale affondamento della ''Corazzata Cavour'' e il danneggiamento di altre due navi a causa di un attacco dell'aviazione inglese al porto di [[Taranto]]. Intanto la situazione peggiorò anche in [[Africa]].
[[Immagine:Nave Conte di Cavour Taranto.jpg|thumb|right|200px|La corazzata Cavour parzialmente affondata nella [[Notte di Taranto]] dall'aviazione inglese]]
Gli insuccessi in [[Grecia]] portarono poi, il [[4 dicembre]] alle dimissioni dal ruolo di [[Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano|capo di Stato Maggiore]] [[Pietro Badoglio]], che venne sostituito dal [[generale]] [[Ugo Cavallero]]. Pochi giorni dopo, tra il [[6 dicembre|10]] e l'[[16 dicembre]] gli inglesi iniziarono un'offensiva in Nord Africa, sconfiggendo le truppe italiane e riprendendosi [[Sidi el Barrani]] e la [[Baia di Sollum]].
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===1942===
[[Immagine:Granatieri Roma.jpg|thumb|left|200px|I granatieri difendono [[Roma]] il [[9 settembre]] del [[1943]]]]
Nel [[1942]] le operazioni italiane si concentrarono in [[Unione Sovietica]] e [[Africa]]. In entrambi i fronti, grazie alle truppe tedesche si ebbero frequenti successi: in Russia si conquistarono vasti territori e si arrivò a controllare durante l'estate anche [[Stalingrado]], mentre nel nord Africa Rommel si spinse in [[Egitto]], conquistò varie città, più importante delle quali [[Tobruch]], facendo prigionieri molti inglesi, ma a causa degli attacchi dell'aviazione anglo-americana e dei rinforzi sempre meno frequenti si arrivò ad una sconfitta nella battaglia di [[Seconda_battaglia_di_El_AlameinSeconda battaglia di El Alamein|El Alamein]], che segnò la fine delle speranze dell'Asse di conquistare l'Egitto ed i campi petroliferi del [[Medio Oriente]]. A seguito di questa sconfitta cominciò la ritirata e gli italiani, non muniti di mezzi veloci vennero sconfitti dagli inglesi, con le divisioni [[Divisione Ariete|Ariete]] e [[Divisione Littorio|Littorio]] che vennero quasi completamente annientate dalla controffensiva.
 
La situazione peggiorò poi anche in [[Russia]] con l'avvicinarsi dell'inverno, infatti Mussolini non si era curato di rafforzare l'equipaggiamento delle truppe italiane appartenenti all'[[ARMIR]],<ref>{{cite book | last = | first = | title = La seconda guerra mondiale e il dopoguerra| publisher = La biblioteca di Repubblica|date=2004| pages = p.194| isbn =}}</ref> ex [[CSIR]]. Già nell'estate vi erano state pesanti decimazioni nell'esercito italiano e nel dicembre [[1942]] cominciano le prime pesanti sconfitte, seguite dalla ritirata.
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{{vedi anche|Resistenza Italiana}}
 
Con un paese troncato in due, occupato da diversi eserciti impegnati in una lotta all'ultimo sangue, gli [[Italia|italianiitalia]]ni si ritrovarono in una posizione decisamente difficile.
 
Nel [[Italia meridionale|Sud]], la situazione era leggermente migliore perché gli anglo-americani lasciarono un minimo di libertà alle popolazioni, seppur litigando continuamente sulle azioni da intraprendere nei confronti del paese a guerra finita.
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[[Immagine:Umberto4.jpg|thumb|right|[[Umberto II di Savoia|Umberto di Savoia]], "Luogotenente del Regno" dal [[5 giugno]] [[1944]]. Fu Re d'Italia dal [[9 maggio]] [[1946]] al [[13 giugno]] dello stesso anno]]L'[[11 gennaio]] [[1944]] furono fucilati a [[Verona]], dopo un [[Processo di Verona|drammatico processo pubblico]], degli ex gerarchi fascisti [[Galeazzo Ciano]], [[Emilio De Bono]], [[Luciano Gottardi]], [[Giovanni Marinelli]], [[Carluccio Pareschi]], a seguito della condanna a morte che il tribunale decretatò a tutti coloro che il [[25 luglio]] [[1943]] avevano votato la sfiducia a Mussolini nell'ordine del giorno proposto da [[Dino Grandi]] al [[Gran Consiglio del Fascismo]].
 
Il [[22 gennaio]] [[1944]] gli anglo-americani sbarcarono nell'[[Italia centrale]], nella zona compresa tra [[Anzio]] e [[Nettuno (Italia)|Nettuno]]. L'attacco, comandato dal [[Maggiormaggior generale|Maggiore Generale]] [[John P. Lucas]], aveva lo scopo di aggirare le forze tedesche attestate sulla [[Linea Gustav]] e di liberare [[Roma]]. La lunga battaglia che ne derivò è comunemente conosciuta come “battaglia[[battaglia di Anzio”Anzio]].
 
Il [[24 marzo]] i nazisti compirono l'[[eccidio delle Fosse Ardeatine]]. Fu un massacro, eseguito a [[Roma]] ai danni di 335 civili italiani, come atto di rappresaglia per un attacco eseguito da [[Resistenza italiana|partigiani]] contro le truppe germaniche ed avvenuto il giorno prima in [[via Rasella]]. Per la sua efferatezza, l'alto numero di vittime, e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, è diventato l'evento simbolo della rappresaglia nazista durante il periodo dell'occupazione. Le "[[Fosse Ardeatine]]", antiche cave di [[pozzolana]] site nei pressi della [[via Ardeatina]], sono diventate un monumento a ricordo dei fatti e sono oggi visitabili.
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Dalla fine della guerra fino agli [[Anni 1950|anni cinquanta]] avvenne anche l'[[esodo istriano]] durante il quale circa gran parte della popolazione di [[lingua italiana]] (in quantità stimata tra un minimo 200.000 e un massimo 350.000 persone,
<ref>A tutt'oggi non vi è accordo fra gli storici su una più accurata valutazione del numero di profughi [http://www.adesonline.com/recensionelibroermannomattioli.htm Sintesi di un testo di Ermanno Mattioli] e [http://www.istoreto.it/pubblicazioni/studi_documenti/marenegliocchi.htm Sintesi di un testo dello storico Enrico Miletto]</ref>) abbandono'abbandonò i territori [[Istria|istrianiistria]]ni e [[dalmazia|dalmati]], occupati dagli [[Jugoslavia|jugoslavi]], rifugiandosi come profughi in [[Italia]].
 
== L'Italia repubblicana ==
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[[Immagine:AlcideDeGasperi.jpg|thumb|right|200px|[[Alcide De Gasperi]]]]
Il primo [[Presidente del Consiglio dei Ministri]] fu [[Alcide De Gasperi]], della [[Democrazia cristiana]] e, salvo poche eccezioni, dal [[1946]] al [[1993]] la [[Presidenza del Consiglio]] fu [[Democrazia Cristiana|democristiana]].
Il [[25 giugno]] [[1946]] cominciarono ufficialmente i lavori dell'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]] con [[Giuseppe Saragat]] alla presidenza e la nuova [[Costituzione della Repubblica Italiana|costituzione repubblicana]] entrò in vigore il [[1º gennaio]] [[1948]].
 
Nel frattempo erano stati firmati nel [[1947]] i [[Trattati di Parigi (1947)|Trattati di Parigi]] con i quali formalmente e definitivamente fu siglata la pace con le potenze alleate e vennero sancite le conseguenze dell'ingresso e sconfitta nella [[Seconda guerra mondiale]], con mutilazioni nazionali territoriali: l'[[Istria]] e la [[Dalmazia]] cedute alla nascente [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia]], il [[Dodecaneso]] alla [[Grecia]], il colle di [[Briga]] ed il [[colle di Tenda]] alla [[Francia]], l'Isola di Saseno all'Albania, il pagamento dei danni di guerra alla [[URSS]] e la perdita di tutti i [[Colonialismo italiano|possedimenti coloniali italiani]].
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All'aumento dell'[[industrializzazione]] si verificò la diminuzione del peso delle attività agricole nel bilancio globale dell'economia del paese. Tra il 1954 e il 1964 in tutta Italia vi fu una diminuzione di 3 milioni di posti di lavoro nel settore agricolo. Il peso dell'[[agricoltura]] si ridusse del 10.8% del [[Prodotto interno lordo]].
[[Immagine:AutoSole4X1964Segni335WP.JPG|thumb|right|200px|[[Antonio Segni]] inaugura l'[[Autostrada del Sole]], il 4 ottobre 1964, a bordo della [[Lancia_Flaminia#Flaminia_presidenziali|Lancia Flaminia]] 335 presidenziale.]]
Questo notevole sviluppo fu possibile anche grazie all'intervento dello Stato nell'[[economia]] che intervenne con [[politica economica| politiche economiche]] di stampo [[John Maynard Keynes| Keynesiano]]. L'intervento del governo avvenne soprattutto attraverso l'aumento della spesa pubblica e la creazione di società a partecipazione statale. Fondamentale fu l'intervento dello Stato nella realizzazione di alcune infrastrutture necessarie per lo sviluppo del mercato. In tale ambito un importante ruolo fu ricoperto dall'[[IRI]] <ref>La cui creazione risaliva al 1933</ref> che intervenne sostanzialmente nella costruzione della rete autostradale (costituì la [[Società Autostrade]]) e nel potenziamento del settore dei trasporti, sia automobilistico, sia navale e aereo (costituzione dell'[[Alitalia]]).
 
Infine, contribuì alla crescita dell'Italia un fattore esterno, cioè, la creazione del [[Mercato Europeo Comune|Mercato comune europeo (MEC)]], preceduta dalla creazione nel 1951 della [[Comunità europea del carbone e dell'acciaio]] e la creazione della [[CEE]] nel 1957, a cui l'Italia aderì immediatamente. Con la creazione del MEC vi fu l'apertura delle frontiere europee ai commerci, col conseguente aumento delle esportazionie scambi commerciali europei.
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Il dualismo dei termini rispecchia la tendenza italiana ad indicare gli eventi con date. Ciò che fuori d'Italia fu ''contestazione'' in Italia viene solitamente definito ''68''.
 
===Gli anni '70settanta===
{{Vedi anche|anni di piombo}}
 
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'''Il golpe Borghese'''
 
L'[[8 dicembre]] [[1970]] ci fu ancora un tentativo di colpo di stato da parte dell'[[estrema destra]], il [[Golpe Borghese]], organizzato da gruppi [[Neofascismo|neofascisti]] capitanati da [[Junio Valerio Borghese]], ex pezzo grosso della [[Repubblica Sociale Italiana]]. Il golpe venne progettato nei minimi dettagli: gli uomini di [[Junio Valerio Borghese|Borghese]] avrebbero dovuto occupare il [[Ministero dell'Interno]], il [[Ministero della Difesa]] e le sedi della [[RAI - Radiotelevisione Italiana|RAI]] e rapire il presidente della Repubblica [[Giuseppe Saragat]] e il capo della polizia [[Angelo Vicari]]; i golpisti avevano anche l'appoggio di organi eversivi ed occulti come la [[mafia siciliana]] e la loggia massonica [[P2]].
 
Mentre però l'operazione stava iniziando, [[Junio Valerio Borghese|Borghese]] annullò l'azione misteriosamente, sancendo il fallimento del golpe.
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Verso la fine degli [[Anni 1970|anni settanta]] lo [[Scandalo Lockheed]] anticipava un degrado della politica che negli anni successivi avrebbe portato a svariate inchieste giudiziarie.
 
===Gli anni '80ottanta===
{{Vedi anche|Accordo di villa Madama}}
[[Immagine:Craxi1.jpg|thumb|left|[[Bettino Craxi]] nel [[1979]]]]
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Dagli anni del [[secondo dopoguerra]] fino ad oggi, [[Cosa nostra]], la più potente [[organizzazione criminale]] presente in [[Sicilia]] e in [[Italia]], ha esteso il suo potere negli ambienti della [[finanza]] e della politica italiana, arrivando addirittura a corrompere uomini politici e banchieri. Per molti anni la [[magistratura]] e il parlamento hanno negato l'esistenza della [[Cosa nostra|mafia]], permettendole di aggire nell'ombra.
 
Tra gli [[Anni 1980|anni ottanta]] e gli [[Anni 1990|anni novanta]], i giudici [[Sicilia|sicilianisicilia]]ni [[Giovanni Falcone]] e [[Paolo Borsellino]], aiutati da valenti uomini della polizia, sono riusciti a fare arrestare i maggiori membri di [[Cosa nostra]], grazie anche alle dichiarazioni dei ''[[collaboratore di giustizia|pentiti]]'' (ex membri dell'organizzazione che hanno accettato di collaborare con la giustizia).
 
Le [[Cosa nostra|cosche mafiose siciliane]], incalzate dalle indagini dei giudici antimafia, ordinarono nel [[1992]] gli assassinii di [[Giovanni Falcone]] e di [[Paolo Borsellino]]. Inoltre nel [[1993]] fecero esplodere [[autobomba|autobombe]] a [[Milano]], [[Firenze]] e [[Roma]], provocando molte vittime e gravi danni al patrimonio artistico italiano. In seguito a questi attentati, il parlamento inviava in [[Sicilia]] contingenti di [[polizia]], [[carabinieri]] e militari per salvaguardare il territorio e i luoghi più a rischio (caserme, tribunali, case dei giudici, ecc...). Inoltre i boss mafiosi più pericolosi che si trovavano in carcere vennero trasferiti in penitenziari siti in località segrete e desolate, per evitare contatti con l'esterno atti ad ordinare omicidi ed intimidazioni.