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Con questa frase l'ingegnere [[Gabriello Busca]], nel suo trattato, pone il risalto una delle maggiori cause - la guerra di pirateria - che costringeva le popolazioni costiere ad escogitare ogni mezzo di difesa capace di affrontare una minaccia apparentemente perenne.</br>
Questa necessità , fu un'esigenza vitale, che dalla seconda metà del '400 al primo '600, in forme e modi diversi affrontarono vari architetti militari.<ref>Busca op.cit, pag.9</ref></br>
Il Busca, tendette a emanciparsi dal concetto di ''"città-darsena recinta"'', per proporre invece un sistema di torri d'avvistamento, [[batterie (militari)|batterie]], [[fortezze]] e grandi torrioni con cannoniere "a pelo d'acqua" <ref>Busca op.cit. pag.9</ref>, per sbarrare l'entrata nel porto.</br>
Nel caso di [[Genova]], il Busca, tendette a emanciparsi
[[Gerolamo Maggi]], illustrò nella sua opera del [[1564]] ''Della fortificazione delle città..., Libro III'', come a queste opere fortificative, si potesse integrare un ingegnoso sistema di sbarramento all'entrata del porto.</br>Innanzitutto il Maggi consiglia di realizzare dei parapetti per cannoniere per offendere il nemico attaccante, e consiglia poi l'uso di ostacoli artificiali nascosti sott'acqua come catene e cassoni.
 
 
==La difesa del Golfo nel XVII secolo==