Pulo di Molfetta: differenze tra le versioni

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== Cenni storicisulla storia e sulle dinamiche di formazione ==
Questa grande voragine si apre, improvvisamente, tra i campi coltivati, nel [[calcare|suolo calcareo]] con le pareti praticamente verticali che mostrano con grande evidenza le ordinate giaciture delle [[rocce sedimentarie|stratificazioni geologiche]] sovrappostesi durante il lunghissimo processo di deposizione e successiva [[rocce sedimentarie|diagenizzazione]] dei sedimenti calcarei che originarono la formazione del basamento calcareo risalente al Cretaceo inferiore, la cui emersione ha dato origine allo scheletro strutturale della [[Puglia]], processo che viene concordemente datato dai geologi tra i 250 milioni ed i 60 milioni di anni fa.<br/> Nelle pareti a strapiombo si aprono gli spechi di innumerevoli grotte, molte delle quali disposte su vari livelli, cioè intercomunicanti anche in senso verticale, tutte censite e catalogate con rigore scientifico nel corso degli studi che, a varie riprese, hanno interessato questo sito sin dal [[XVIII secolo]]<ref>Natura, Archeologia e Storia del Pulo di Molfetta - a cura di Francesca Radina, Mario ADDA editore, 2007.</ref>.
 
Questa grande voragine si apre, improvvisamente, tra i campi coltivati, nel [[calcare|suolo calcareo]] con le pareti (praticamente verticali sulla quasi totalità del perimetro) che mostrano con grande evidenza le ordinate giaciture delle [[rocce sedimentarie|stratificazioni geologiche]] sovrappostesi durante il lunghissimo processo di deposizione e successiva [[rocce sedimentarie|diagenizzazione]] dei sedimenti calcarei che originarono la formazione del basamento calcareo, risalente al Cretaceo inferiore, la cui emersione ha dato origineche allocostituisce scheletrol'ossatura strutturale della [[Puglia]],. Tale processo chedi formazione viene concordemente datato dai geologi tra i 250 milioni ed i 60 milioni di anni fa.<br/> Nelle pareti a strapiombo si aprono gli spechi di innumerevoli grotte, molte delle quali disposte su varidiversi livelli, cioè intercomunicanti anche in senso verticale, tutte censite e catalogate con rigore scientifico nel corso degli studi che, a varie riprese, hanno interessato questo sito sin dal [[XVIII secolo]]<ref>Natura, Archeologia e Storia del Pulo di Molfetta - a cura di Francesca Radina, Mario ADDA editore, 2007.</ref>.<br/> Una di queste è la cosiddetta "'''grotta del Pilastro'''", che si sviluppa su tre livelli e presenta in quello superiore un pilastro calcareo, ultimo residuo di un setto che in passato divideva in due la cavità, che presenta un restringimento di sezione in basso, lì dove le acque che si incanalano al di sotto del piano campagna in occasione degli eventi meteorici più importanti operano la loro azione di erosione e di ''scalzamento al piede'' delle sponde dell'alveo. Quando la sezione minore del pilastro non sarà più in grado di sostenere il peso delle rocce sovrastanti, esso collasserà e si verificherà un crollo che coinvolgerà gran parte di quella parete ed avrà come risultato un ampliamento del perimetro superiore della dolina.
Nel [[Neolitico]] il Pulo di Molfetta era frequentato dalle comunità che vivevano nei pressi della dolina, in villaggi all'aperto ed in piano (non in grotta, come erroneamente taluni credono), come si evince dai numerosi resti rinvenuti nei dintorni, soprattutto nel ''fondo Azzollini'' e nel non lontano fondo ''Spadavecchia'' (dai cognomi dei proprietari dell'epoca) dove fin dai primordi del [[XIX secolo|1800]] avvenne la interessante scoperta archeologica. Poichè qui si è trovata per la prima volta in Puglia, tale tipologia di reperti ceramici fu denominata ''ceramica "Tipo Molfetta"'', anche se rinvenuti in siti diversi, ma omologhi lungo le coste e nell'immediato entroterra pugliesi.<br/>
Ancora degna di nota è la circostanza che verso il termine del XVIII secolo sul fondo del Pulo fu autorizzata dal [[Borboni|governo borbonico]] una ''nitriera'', cioè una vera e propria fabbrica - i cui resti sono stati oggetto di un restauro terminato nel 2003 - in cui veniva prodotta [[polvere da sparo]] a partire dal [[salnitro]], sale (nitrato di Potassio) contenente [[azoto]] (N) e [[potassio]] (K), riconosciuto tra i sedimenti del sito dall'abate Fortis, studioso padovano che trovavasi in Puglia per altri motivi e che fu chiamato a dare il suo parere dal fratello del noto [[canonico]] Giuseppe Maria Giovene, grande studioso [[naturalista]], molto attivo in quei tempi di grande influenza del [[Positivismo]].
 
Quello appena descritto è il processo di formazione che ha portato alla conformazione attuale e non si arresterà mai finchè la [[Terra]] esisterà.
In seguito al disastroso terremoto del [[23 novembre]] [[1980]], noto come il [[terremoto dell'Irpinia]], i cui effetti si fecero sentire in maniera pesante anche a tanti chilometri di distanza, nelle grotte che si affacciano sul Pulo si verificarono numerosi crolli e cedimenti strutturali che ne minarono l'assetto statico tanto da determinarne la chiusura al pubblico. Inoltre una frana ostruì l'ingresso di alcune grotte che in precedenza erano accessibili. In seguito a tali fatti si ebbe l'intervento da parte degli Enti competenti al fine della messa in sicurezza del sito e del suo recupero funzionale alla fruizione da parte del pubblico, finalmente ripartita in data 30 novembre [[2008]].
 
 
Nel [[Neolitico]] medio ed inferiore ([[VI secolo|VI]] - [[VIII secolo|VIII sec.]] [[a.C.]]) il Pulo di Molfetta era frequentato dalle comunità che vivevano nei pressi della dolina, in villaggi all'aperto ed in piano (non in grotta, come erroneamente taluni credono), come si evince dai numerosi resti rinvenuti nei dintorni, soprattutto nel ''fondo Azzollini'' e nel non lontano fondo ''Spadavecchia'' (dai cognomi dei proprietari dellall'epoca) dovedei finprimi daiscavi) primordidove delnel [[XIX1900 secolo|1800]]avvennero avvennele laprime interessanteinteressanti scopertascoperte archeologicaarcheologiche. Poichè qui la si è trovata per la prima volta in Puglia, tale tipologia di reperti ceramici fu denominata ''ceramica "Tipo Molfetta"'', anche se rinvenuti in siti diversi, ma omologhi lungo le coste e nell'immediato entroterra pugliesi.<br/>
Ancora degna di nota è la circostanza che verso il termine del XVIII secolo sul fondo del Pulo fu autorizzata dal [[Borboni|governo borbonico]] una ''nitriera'', cioè una vera e propria fabbrica - i cui resti sono stati oggetto di un restauro terminato nel 2003 - in cui veniva prodotta [[polvere da sparo]] a partire dal [[salnitro]], sale (nitrato di Potassio) contenente [[azoto]] (N) e [[potassio]] (K), riconosciuto tra i sedimenti del sito dall'abate Fortis, studioso padovano che trovavasi in Puglia perperché altridiretto motivia Brindisi e che fu chiamato a dare il suo parere dal fratello del noto [[canonico]] Giuseppe Maria Giovene, grande studioso [[naturalista]], molto attivo in quei tempi di grande influenza del [[Positivismo]].
 
In seguito al disastroso terremoto del [[23 novembre]] [[1980]], noto come il [[terremoto dell'Irpinia]], i cui effetti si fecero sentire in maniera pesante anche a tanti chilometri di distanza, nelle grotte che si affaccianoprotendono suldalle pareti del Pulo si verificarono numerosi crolli e cedimenti strutturali che ne minarono l'assetto statico tanto da determinarne la chiusura al pubblico. Inoltre una frana ostruì l'ingresso di alcune grottecavità che in precedenza erano accessibili. In seguito a tali fatti si ebbe l'intervento da parte degli Enti competenti al fine della messa in sicurezza del sito e del suo recupero funzionale alla fruizione da parte del pubblico, finalmente ripartita in data 30 novembre [[2008]].
 
== Caratteristiche geo-morfologiche ==