Publio Cornelio Tacito: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Progetto:Biografie/Liste/Parametri non previsti: fix Template:Bio; formattazione
Riga 19:
|Nazionalità= romano
|Immagine= Gaius Cornelius Tacitus.jpg
|Didascalia = Publio Cornelio Tacito
|Dimensione= 500
}}
 
Riga 35:
 
=== Il prenome ===
Ciò interessa anche il suo stesso [[praenomen|prenome]], tuttora incerto: in alcune lettere di [[Sidonio Apollinare]] ed in alcuni vecchi e scritti di poca rilevanza letteraria lo storico è nominato con '''''Gaius''''', ma nel manoscritto principale <!--gli annales?--> della tradizione con '''''Publius'''''.
Questi, finora, sono riconosciuti come i due praenomina più avvalorati.
Alcuni avevano avanzato anche l'ipotesi di un prenome ''Sextus'', che, tuttavia, non ha trovato seguito.
Riga 42:
==== L'anno e il luogo ====
L'insufficienza di informazioni ci impedisce, allo stesso modo, di individuare inequivocabilmente l'anno e il luogo di nascita dello scrittore.
Si suppone che Tacito sia nato '''tra il [[56]] e il [[58|58 e.v.]] nella [[Gallia Narbonense]]'''.<ref>{{cita libro|cognome=Roncoroni|nome=Angelo||coautori=Roberto Gazich, Elio Marinoni, Elena Sada|titolo=Documenta Humanitatis - Autori, generi e temi della letteratura latina|ede=4|editore=Signorelli Scuola |città=Varese|id=ISBN 978-88-434-1159-7}}</ref>
Il luogo d'origine è deducibile anche dalla simpatia occasionale per i barbari che fecero resistenza contro la ''lex'' romana (come nell'episodio degli ''Annales'' II, 9), nonostante la possibile origine spagnola del Fabius Iustus al quale Tacito dedica il ''Dialogus'' suggerisce un legame con la [[Spagna]] e la sua amicizia con Plinio indica l'Italia del Nord come terra natale.
Allo stesso modo, testimonianza contraria all'ipotesi della [[Gallia Narbonense]] come luogo di nascita è una tradizione tarda che, rifacendosi ad un passo dell'<nowiki/>''[[Historia Augusta]]'' relativo alla vita dell'imperatore romano [[Marco Claudio Tacito]] ([[275]] - [[276]]), attribuisce i natali dello storico alla città di [[Terni]].
 
==== La discendenza ====
Riga 56:
==== La posizione sociale ====
Per quanto riguarda l'agiata famiglia, è il forte legame d'amicizia largamente testimoniato tra Plinio il giovane e Tacito ad aver fatto supporre agli storici un'uguale estrazione sociale dei due: ceto equestre, ricchezza significativa, provincialità.
L'ipotesi, largamente accettata, per la quale lo scrittore latino sarebbe '''nato da una famiglia di rango [[equites|equestre]] oppure [[Senato romano|senatorio]]'''<ref>{{cita libro|cognome=Roncoroni|nome=Angelo||coautori=Roberto Gazich, Elio Marinoni, Elena Sada|titolo=Documenta Humanitatis - Autori, generi e temi della letteratura latina|ede=4|editore=Signorelli Scuola |città=Varese|id=ISBN 978-88-434-1159-7}}</ref> è suffragata anche dal disprezzo per gli arrampicatori sociali su cui insiste Tacito.
Si suppone che la posizione sociale di rilievo di Tacito sia stata ottenuta grazie alla benevolenza degli [[Dinastia flavia|imperatori Flavii]], poiché con la conclusione dell'età repubblicana l'impostazione gentile della società s'era ormai dissolta e, con questa, anche i privilegi riservati alle ''gens'' più influenti in Roma.
 
Riga 75:
}}
 
Divenne [[Console (storia romana)|''consul suffectus'']] nel [[97]] durante il principato di [[Marco Cocceio Nerva|Nerva]], diventando il primo della sua famiglia a ricoprire tale carica. Durante tale periodo raggiunse i vertici della sua fama di oratore nel pronunciare il discorso funebre per il famoso soldato Virginio Rufo. Durante l'anno seguente scrisse e pubblicò sia l'<nowiki/>''Agricola'' sia la ''Germania'', primi esempi dell'attività letteraria che lo occuperà fino alla sua morte.
 
In seguito sparì dalla scena pubblica, a cui tornò durante il regno di [[Traiano]]. Nel [[100]], con il suo amico Plinio il giovane, perseguì [[Mario Prisco]] ([[proconsole|governatore]] dell'[[Africa]]) per corruzione. Prisco fu riconosciuto colpevole e fu esiliato; Plinio scrisse alcuni giorni dopo che Tacito aveva parlato "con tutto la maestosità che caratterizza il suo usuale stile oratorio".
Riga 112:
==== Agricola (De vita et moribus Iulii Agricolae) ====
{{vedi anche|Agricola (Tacito)}}
L'<nowiki/>''Agricola'' (scritto circa nel 98) racconta la vita di Gneo Giulio Agricola, un eminente generale romano e suocero di Tacito; brevemente l'opera esamina anche la geografia e l'etnografia dell'antica Britannia, come nella Germania, Tacito oppone la libertà dei Bretoni indigeni alla corruzione e alla tirannia dell'Impero; l'opera contiene anche un'eloquente e dura polemica contro l'avidità di Roma contenuta nel discorso messo in bocca al capo dei [[Caledoni]], [[Calgaco]] prima della famosa [[battaglia del monte Graupio]] (cap. XXX):
 
{{quote
Riga 123:
 
==== Dialogus de oratoribus ====
La data di composizione del ''Dialogus'' è incerta, ma fu probabilmente scritto dopo l<nowiki>'</nowiki>''Agricola'' e la ''Germania''. Molte caratteristiche lo distinguono dagli altri scritti di Tacito, tanto che l'autenticità può essere messa in discussione, nonostante esso, nella tradizione manoscritta, compaia sempre con l'<nowiki/>''Agricola'' e la ''Germania''.
 
Lo stile -oltre alla scelta del genere letterario- sembra più vicino a [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], che non a Tacito. Lo stile si presenta elaborato ma non prolisso, secondo il canone esortava l'insegnamento di Quintiliano; esso manca delle incongruenze che sono tipiche delle maggiori opere storiche di Tacito. Potrebbe risalire alla giovinezza di Tacito; la dedica a ''Fabiu Iustus'' potrebbe così indicare soltanto la data di pubblicazione dell'opera e non della sua stesura. Più probabilmente, l'inusuale stile classico può essere spiegato dalla volontà di riprendere lo stile ciceroniano, modello di riferimento per le opere che, come questa, trattavano di retorica. Il portavoce del pensiero di Tacito in questo dialogo è Curiazio Materno che indica nel regime liberticida e assolutista dell'età flaviana la causa principale della decadenza oratoria contrariamente a quanto sosteneva Plinio(il giovane), il quale individua la causa della decadenza dell'arte oratoria nella cattiva istruzione della scuola, a quanto sosteneva [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]], che attribuiva a tale causa il degrado della società o a quanto sosteneva [[Petronio]] all'interno del [[Satyricon]].
 
== Le fonti ==