Plainview
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''Sentieri selvaggi'' è una rivista cinematografica fondata nel 1988 da '''Federico Chiacchiari''' e '''Demetrio Salvi'''. Dopo una “coesistenza” all’interno della rivista cinematografica
'''1. Le origini'''
Il primo storico numero della rivista – costituito da poche pagine, una tiratura limitata e una distribuzione universitaria e settoriale – venne coraggiosamente dedicato a un genere cinematografico ancora poco frequentato e apprezzato dalla critica ufficiale. “Belushi & Co.” celebra infatti, come è chiaro sin dal titolo, il cinema americano demenziale con omaggi a John Landis, Ivan Reitman, David e Jerry Zucker e, ovviamente, John Belushi e Dan Aykroyd, ritratti in copertina sul set di 1941 Allarme a Hollywood. Nel numero oltre agli articoli scritti da Chiacchiari e Salvi figuravano le firme del critico Roberto Silvestri e del filosofo Anselmo Aportone. Nonostante la tiratura clandestina di questo primo numero, Sentieri selvaggi riuscì a farsi notare tra critici, cinefili e addetti ai lavori. Così ben presto la fanzine trovò un proprio spazio all’interno della già affermata ''Cineforum'', mensile di critica cinematografica fondato nel 1961. La “fusione” con ''Cineforum'' fu un momento cruciale: permise al progetto di Chiacchiari e Salvi di ampliarsi a livello redazionale (con l'innesto di altri validi redattori come
Nel gennaio 1989 uscì, così, il secondo numero (il primo all'interno di Cineforum) dedicato al “Cinema della mutazione”. David Cronenberg, Joe Dante, Walter Hill, John Carpenter e, ovviamente, John Landis, diventarono gli autori presi a modello dalla redazione per una riflessione sulle nuove dinamiche commerciali, contenutistiche e spettacolari del cinema di genere americano. Tra il 1989 e il 1991 Sentieri selvaggi proseguì ad affrontare la critica e il cinema secondo un'impostazione spesso antiaccademica, originale, di ricerca e scoperta filmologica. Di questo periodo sono infatti gli speciali dedicati a Sylvester Stallone (primo serio lavoro critico sull'attore e regista) e al cinema Cyberpunk (forse il numero più esteso, ambizioso e “definitivo” da un punto di vista progettuale e qualitativo).
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