Marquardo di Randeck: differenze tra le versioni

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|PreData =
|Sesso = M
|LuogoNascita = AugsburgAugusta
|LuogoNascitaLink = Augusta (Germania)
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[1296]]
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Originario della regione tedesca della [[Svevia]], apparteneva alla famiglia dei signori di Randeck, che al tempo, governava la regione.
Nato nel [[1296]] dal cavaliere Enrico di Randeck, venne educato presso lo zio paterno Corrado, che era canonico e custode della città di Augusta, l'odierna [[AugsburgAugusta (Germania)|Augusta]].
La carriera ecclesiastica di Marquardo iniziò come [[prevosto]] della città di [[Bamberg]], in tale veste si unisce al seguito inviato da [[Carlo IV del Sacro Romano Impero|Carlo IV]] come Gran cancelliere a papa [[Clemente VI]] ad Avignone. Fu poi nominato [[Diocesi di Augusta|vescovo della città di Augusta]] nel [[1348]], dopo la rinuncia di Enrico III di Schönegg, come tale nel [[1354]] accompagnò l'imperatore durante il suo primo viaggio a [[Roma]], la sua firma segue immediatamente quella dell'imperatore; il [[21 Maggio]] [[1355]] Marquardo si recò a [[Pisa]] per sedare una rivolta contro l'imperatore, la sua divisione venne sconfitta e lui fu ferito (anche se in modo non grave). Egli rimarrà a Pisa come capitano generale in Italia e come governatore regio responsabile per la riscossione del risarcimento dei ribelli. Vicario imperiale contro i [[Visconti]], fu sconfitto e catturato a [[Casorate Primo]], presso Pavia il [[13 novembre]] [[1356]] da [[Lodrisio Visconti]]. Il [[24 marzo del]] [[1365]] Gli fu conferito dall'imperatore il titolo di ''locutenentem et capitanum generalem'' del [[Friuli]].
 
==La nomina a patriarca di Aquileia==
 
Nel 1365 la carica di patriarca di Aquileia era rimasta vacante. Il 23 agosto [[papa Urbano V]] lo nominò patriarca di Aquileia, carica che ricoprì fino al momento della morte, nel 1381.
Il [[7 giugno]] [[1366]], il patriarca Marquardo entrò nella città di [[Cividale del Friuli]], sede del patriarcato, attraverso la porta di San Pietro, accolto con grandi onori da tutta la popolazione della città, che visse sotto questo patriarca, il momento della sua massima potenza giurisdizionale. Nella [[cattedrale]] venne collocata in segno del potere temporale, una spada sguainata, che il patriarca ripose in una guaina bianca; tale evento viene ricordato ancora oggi, il [[6 gennaio]] di ogni anno, nella [[Messa dello Spadone]].
 
Per l'occasione dell'entrata in città del patriarca, venne convocato il [[Parlamento della Patria del Friuli]]. Il patriarca venne omaggiato con la consegna di prodotti della terra da parte dei deputati, che posero al suo servizio i loro [[Feudalesimo|feudi]] e [[gastaldie]] con le insegne e i soldati.
 
Marquardo dovette però affrontare la difficile situazione lascitalagli in eredità dal predecessore: il vicedomino Francesco Savorgnan riuscì a sconfigge presso [[Fagagna]] i feudatari ribelli Gualtiero Bertoldo IV signore di [[Spilimbergo]] (che venne catturato), Villalta, [[Strassoldo]], Pertistain e [[Ragogna]] con truppe degli [[Asburgo]] ([[1365]]); anche [[Venzone]] (in mani asburgiche) si arrense ai patriarcali e venne conclusa la pace con [[Alberto III d'Asburgo|Alberto III]] e [[Leopoldo III d’Asburgo|Leopoldo III “Il Pio”]] duchi d’d'[[Austria]], ai quali restarono solo i beni patriarcali presi in [[Stiria]], [[Carinzia]] e [[Carniola]]. Inoltre Marquardo ottenne il giuramento di fedeltà da Ugo signore di [[Duino]] ([[1366]]) e rioccupa [[Tolmino]] caduta in mano ai [[conti di Gorizia]].
 
Marquardo si dedicò con impegno alla guerra contro la [[Serenissima]]: contro Venezia, alleata con i [[Visconti]] signori di [[Milano]] e con i [[Lusignano]] re di [[Cipro]] si formò l’alleanza tra il patriarca, [[Luigi I d'Ungheria|Luigi I "Il Grande" re d’Ungheria]], Alberto III e Leopoldo III “Il Pio” d’Asburgo, la [[repubblica di Genova]], Enrico IV e Giovanni Mainardo conti di Gorizia e [[Francesco I da Carrara|Francesco "Il Vecchio" da Carrara]] signore di [[Padova]]. Trieste venne attaccata dai veneziani e fu soccorsa da Leopoldo III con 10.000 uomini che affrontarono i veneziani nella valle di Montecavo mentre Taddeo Giustiniani sbarcava un contingente alle loro spalle, e furono sconfitti ([[5 settembre]] [[1369]]) costringendo la città alla resa. Con il trattato di Lubiana ([[30 ottobre]] 1370) il duca d’Austria uscì dall’alleanza; patriarcali, carraresi ed ungheresi furono sconfitti dai Veneziani sul [[Piave]] ([[1372]]) e presso [[Treviso]] ([[1 luglio]] [[1373]]) dal doge [[Andrea Contarini]], che impiegò anche mercenari turchi. Le parti firmano la pace il [[12 settembre]] [[1373]] riconfermando la situazione ante bella, con la sola eccezzione di [[Feltre]] e [[Belluno]] tolte da Venezia a Francesco “Il Vecchio”.
Il patriarca non si diede per vinto e, durante la [[Guerra di Chioggia]], approfittando dell'inizale svantaggio veneziano il patriarca, appoggiato da Leopoldo III “Il Pio” d’Asburgod'Asburgo con contingenti ungheresi e dalla flotta genovese invase l'[[Istria]]: [[Capodistria]] e [[Pola]] cadono mentre [[Pirano]] e [[Parenzo]] resistono; nel mentre Trieste, che era stata di nuovo occupata, si libera solo per venire di nuovo assediata; Leopoldo III d’Asburgod'Asburgo accorre in supporto con 10.000 uomini ma è nuovamente sconfitto; tuttavia ha più fortuna e il [[26 giugno]] [[1380]] prende definitivamente la città. In Istria i veneziani riprendono Capodistria e Pola e la guerra si chiude con la pace di Torino [[2 maggio]] [[1381]]. Trieste rimane in mani patriarcali mentre vengono persi alcuni territori in Istria.
 
Dotato di una profonda cultura [[Giurisprudenza|giuridica]], promulgò la ''Constitutiones Patriae Foriiulii'' detta anche '''Codice Marquardiano''', il corpus delle leggi, soprattutto civili e procedurali, che formò la base principale del ''diritto friulano'', in vigore fino alla fine del XVIII secolo, con la caduta della [[Serenissima]]. Il patriarca si dedicò anche al restauro della [[Basilica di Aquileia]], danneggiata da un grave terremoto nel [[1348]] e ricostruita in [[stile gotico]].
Attua una riforma legislativa nota come "Constituiones Patriae Forijulii" (1366), , in uso fino al XVIII sec.secolo, adottato anche dai conti di Gorizia.
 
Nel 1369 lo troviamo ancora al servizio dell'imperatore che lo inviò a Pisa ed a [[Lucca]].
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|immagine=Bandiere dal Friûl.svg
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