Mera Peak: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m - avviso copyviol
'''Grassetto'''Alla conquista delle cime dell’Himalaya
Etichetta: Probabile click accidentale sulla toolbar
Riga 27:
[[fr:Mera Peak]]
[[pnb:میرا چوٹی]]
 
'''Grassetto'''Alla conquista delle cime dell’Himalaya
Spedizione veronese scala la vetta Mera Peak in Nepal''Corsivo''
Il Mera Peak, con i suoi 6476 metri è una tra le più alte cime dell’Himalaya, è situato precisamente tra la valle del Kumbu, famosa perché è l’accesso nepalese all’Everest, e la valle della Barum, che porta al Makalu,il quinto ottomila. Dalla vetta del Mera Peak si possono vedere ma anche quasi toccare, simbolicamente, alcuni degli altri famosi giganti himalayani come il Cho-Oyu (8201m), il Pumori (7165m), l’Everest (8848m), il Lhotse (8501m), il Makalu (8475m), l’Amadablam, il Thamserhu e il Kanchenjunga (8598m).
Un gruppo di alpinisti della sezione Cai Cesare Battisti hanno tentato, con successo, di raggiungere l’obiettivo prefissato da questa sfida contro la natura: raggiungere la cima del Mera Peak.
La spedizione era composta da: Beppe Pighi, Ezio Berti (alpinista settantenne), Marco Vignola, Davide Masotto, Mario Esposito, Gianluca Agostini, Francesco Nicolis, Stefano Laiti, Paola Finali, Federica Costa, Evelina Menna e Marco Venturini.
La spedizione, una volta partita dal campo base ha proseguito poi verso il mitico passo dell’Amphulapsa (5860m) che collega la valle dell'Hinko e la valle dal Makalu all'Everest, cioè quella del Kumbu.
Dopo diciotto giorni di cammino, la spedizione ha finalmente raggiunto la vetta del Mera Peak.
Gli sforzi a cui sono stati sottoposti per affrontare questa impresa sono stati ripagati dalla bellezza delle montagne nepalesi e dalla conoscenza di una nuova cultura, quella del popolo Sherpa. Un popolo umile con il quale la spedizione ha condiviso
difficoltà, fatica, freddo ma soprattutto gioia e panorami spettacolari. Dopo la discesa i componenti della spedizione si sono riuniti ad un secondo gruppo, sempre di veronesi, che hanno affrontato un trekking al campo base dell'Everest. Tra questi
veronesi vi era anche Maurizio Boni, dipendente dell’Amia, che insieme all’amore per la montagna si è portato dietro la sensibilità per l’ambiente, ha fatto in modo che il gruppo di alpinisti ed escursionisti lasciasse i campi base esattamente come li avevano trovati, in ordine ma soprattutto puliti.