=== Cappella Maggiore ===
La '''Cappella Maggiore''' si ispira all'architettura gotica più pura di matrice transalpina, pur mediata dalla sobrietà all'italiana, con un forte slancio verticale, sottolineato dalle nervature ''a ombrello'' nella volta e dalle strette [[bifore]], estremamente lunghe. Gli affreschi che la decorano sono le ''Storie dell'invenzione della vera croce'', un tributo al nome della chiesa, realizzati da [[Agnolo Gaddi]] attorno al [[1380]].
Di Agnolo Gaddi sono anche i disegni per le vetrate, tranne gli oculi più alti, che sono più antichi. La croce dipinta è del [[Maestro di Figline]], mentre il polittico dell'altare maggiore è frutto di una ricomposizione: la ''Madonna'' al centro è di [[Niccolò Gerini]], mentre i ''Dottori della Chiesa'' sono di [[Giovanni del Biondo]] e di un altro pittore sconosciuto.
[[File:Giotto di Bondone 060.jpg|250px|thumb|''Morte di San Francesco'', [[Giotto]], Cappella Bardi]]
[[File:Giotto di Bondone 051.jpg|250px|thumb|''Ascensione di San Giovanni'', [[Giotto]], Cappella Peruzzi]]
Ma ben più importanti sono gli affreschi nelle due successive cappelle a destra, la '''[[Cappella Peruzzi]]''' e la '''[[Cappella Bardi]]''', entrambe decorate da [[Giotto]] tra il [[1320]] e il [[1325]]. Nella prima sono raffigurate le ''Storie di San Giovanni Battista'' e quelle di ''San Giovanni Evangelista'', mentre in quella Bardi le ''Storie di san Francesco''. Entrambi i cicli di affreschi furono eseguiti in tarda età dal maestro rinnovatore dell'arte occidentale e rappresentano una ''summa'' della sua opera pittorica e un testamento artistico, che molto influenzerà le generazione successiva dei pittori fiorentini (per esempio [[Domenico Ghirlandaio]] 150 anni dopo si rifece ancora agli schemi della Cappella Bardi per creare le scene francescane della [[Cappella Sassetti]] in [[chiesa di Santa Trinita|Santa Trinita]]). I particolari che rivelano la mano del maestro sono la straordinaria spazialità, resa con grande padronanza della disposizione delle figure nella scena e la resa drammatica della narrazione sottolineata dall'espressività dei personaggi. Per esempio nella scena della ''Morte di San Francesco'' i confratelli del Santo si disperano davanti alla salma distesa, con gesti ed espressioni incredibilmente realistici.
La vetrata della cappella Bardi, disegnata da [[Jacopo del Casentino]], proviene dalla vicina Cappella Velluti.
Le altre tre cappelle di destra sono: la '''Cappella Giusti''', con le tombe di [[Giulia Bonaparte]] (opera di [[Luigi Pampaloni]]) e di [[Carlotta Bonaparte]] (con busto di [[Lorenzo Bartolini]]); la '''Cappella Riccardi''', che conserva il busto-reliquiario in argento della [[Beata Umiliana de' Cerchi]] e affreschi sulla volta e sulle lunette di [[Giovanni da San Giovanni]] e tre tele della fine del Cinquecento/inizio del Seicento: a destra l<nowiki>'</nowiki>''Estasi di San Francesco'' di [[Matteo Rosselli]], sull'altare il ''Ritrovamento dell Croce'' di [[Giovanni Bilivert]] e sulla parete sinistra l<nowiki>'</nowiki>''Elemosina di San Lorenzo'' di [[Domenico Passignano]]; la '''Cappella Velluti''', con affreschi tardo trecenteschi di autore ignoto e un polittico sull'altare di [[Giovanni del Biondo]] con [[predella]] di [[Neri di Bicci]].
Sempre a destra, alla testata del transetto, si trova la '''[[cappella Baroncelli]]''', composta da due campate (una ampia la metà dell'altra) e affrescata da [[Taddeo Gaddi]] con ''Storie della Vergine'' ([[1332]]-[[1338]]), dove il grande discepolo di Giotto condusse i suoi studi sulla luce (con la prima raffigurazione pervenutaci di una scena notturna nell'arte occidentale) e autore anche dei disegni per la vetrata, delle quattro profeti all'esterno e forse anche della pala d'altare, da alcuni attribuita a [[Giotto]]. Sulla parete destra si trova una ''Madonna della cintola'', affrescata da [[Sebastiano Mainardi]]. Alla famiglia Baroncelli apparteneva la tomba gotica posta sulla parete esterna, opera di [[Giovanni di Balduccio]] del [[1327]], lo stesso autore delle statuette dell'[[Arcangelo Gabriele]] e dell'Annunziata sui pilastri dell'arcata. La scultura della ''Madonna col bambino'' dentro la cappella è di [[Vincenzo Danti]] ([[1568]])
La '''Cappella Castellani''', a doppia campata, invece fu affrescata da suo figlio [[Agnolo Gaddi]] con aiuti e presenta ''Storie dei santi Antonio Abate, Giovanni BattistaGiovanni Evangelista e Nicola di Bari''. Il tabernacolo della cappella è opera di [[Mino da Fiesole]], mentre la Croce dipinta è di [[Niccolò Gerini]]. Le statue di scuola [[robbiana]] rappresentano ''San Francesco'' e ''San Domenico'', mentre tra le lastre tombali spicca quella a Luisa Stolberg contessa d'Albany, opera di gusto neorinascimentale di [[Luigi Giovannozzi]] e [[Emilio Santarelli]] su disegno di [[Charles Percier]] ([[1824]] circa).
=== Cappelle di sinistra ===
[[File:Crocifisso di donatello, 1406-08 01.JPG|thumb|200px|left|Il [[Crocifisso di Santa Croce (Donatello)|Crocifisso di Donatello]] (fuori sede)]]
Per quanto riguarda le cappelle di sinistra, partendo dalla Cappella Maggiore, si incontrano: la '''Cappella Spinelli''', ridecorata nel [[1837]] da [[Gasparo Martellini]]; la '''Cappella Capponi''', dedicata nel [[1926]] alle madri dei Caduti di guerra e decorata da statue di [[Libero Andreotti]]; la '''Cappella Ricasoli''', che presenta affreschi del primo Ottocento con le ''Storie di Sant'Antonio da Padova'', opera di [[Luigi Sabatelli]] e dei suoi figli [[Francesco Sabatelli|Francesco]] e [[Giuseppe Sabatelli|Giuseppe]]; la '''Cappella Pulci-Berardi''', che è affrescata da [[Bernardo Daddi]] con il ''Martirio di San Lorenzo'' e il ''Martirio di Santo Stefano'' ([[1330]] circa) e contiene una [[Terracotta invetriata|terracotta policroma invetriata]] di [[Giovanni della Robbia]] sull'altare; l'ultima della serie è la '''[[Cappella Bardi di Vernio]]''', affrescata da [[Maso di Banco]] con le ''Storie di San Silvestro'', tra le migliori opere in assoluto della [[scuola di Giotto]] (anche le vetrate sono su disegno di Maso). Sull'altare si trova il trittico di [[Giovanni del Biondo]] con ''[[San Giovanni Gualberto]] e storie della sua vita'' e la parete di sinistra presenta due tombe entro nicchioni, affrescati rispettivamente con un ''Giudizio finale con ritratto di Bettino de' Bardi inginocchiato'', opera probabilmente pure di Maso di Banco ([[1367]] circa), e ''Deposizione e ritratto della donatrice'' di [[Taddeo Gaddi]].
Si chiama '''"dei Bardi di Vernio'''" anche la cappella alla testa del transetto, dove è conservato il [[Crocifisso di Santa Croce (Donatello)|Crocifisso]] di [[Donatello]] che diede luogo ad una disputa, secondo il [[Vasari]], fra lui e [[Filippo Brunelleschi]]: egli giudicò questo Cristo troppo rozzo e ''contadino'' e realizzò come termine di paragone l'unica sua scultura lignea a noi pervenuta, il ''[[Crocifisso di Brunelleschi|Crocifisso]]'' che ora si trova nella [[Cappella Gondi]] della [[basilica di Santa Maria Novella]]. La cappella ha la cancellata originaria del [[1335]], inoltre vi sono collocati il ciborio e i due angeli in legno dorato che all'epoca di Vasari erano stati creati per decorare l'altare maggiore della chiesa. La parete esterna ospita un sarcofago trecentesco di scuola pisana.
Accanto a questa cappella, sempre alla testa del transetto, si trova la '''Cappella Niccolini''', eretta da [[Giovanni Antonio Dosio]] nel [[1584]], con una cupola affrescata dal [[Volterrano]], statue di [[Pietro Francavilla]] e due pale di [[Alessandro Allori]]. Infine, sul lato ovest del transetto sinistro, si trova la '''Cappella Machiavelli-Salviati''', con la pala d'altare raffigurante il ''Martirio di San Lorenzo'' di [[Jacopo Ligozzi]]; conserva varie tombe all'interno, tra le quali spicca quella della contessa Sofia Zamoyska di [[Lorenzo Bartolini]] ([[1837]]-[[1844]]), in stile neorinascimentale aggiornato con un tocco di realismo nel lenzuolo scomposto.
Poco avanti, sul pavimento del transetto, resta la lastra tombale di [[Bartolomeo Valori]], opera di [[Lorenzo Ghiberti]] oggi molto consunta ([[1427]] circa).
L'androne e la cappella sono opera di [[Michelozzo]] per i [[Medici]], come testimoniano i numerosi [[stemma Medici|stemmi della famiglia]], su commissione di [[Cosimo il Vecchio]] nel [[1445]] circa. La copertura dell'androne è [[volta a botte|a botte]] e sul lato sinistro ha una panca in pietra che ricorda quella della [[Cappella Pazzi]]. Sulla porta per la cappella si trova una lunetta affrescata con la ''Madonna col Bambino e santi'', attribuita a [[Fra Bartolomeo]]. La parete destra è decorata anche dalla grande pala della ''Deposizione'' di [[Alessandro Allori]]. Il pavimento è composto da lastra tombali di marmo e sulla parete sinistra si trova un monumento a [[Lorenzo Bartolini]] (che è invece sepolto nella Cappella di San Luca nella [[Basilica della Santissima Annunziata]]).
La '''Cappella Medici''', o '''"del Noviziato'''", ha una decorazione molto semplice ed essenziale, a base rettangolare coperta da volte e con una [[scarsella]] che racchiude l'altare. La pala principale della cappella è la terracotta invetriata di [[Andrea della Robbia]] con la ''Madonna col Bambino tra angeli e santi'', risalente attorno al [[1480]]. La vetrata è su disegno di [[Alesso Baldovinetti]]. Sulla parete destra si trova il monumento a [[Francesco Lombardi]], composto con più frammenti quattrocenteschi, tra i quali una ''Madonna col Bambino e angeli'' della scuola di [[Donatello]].
=== Sacrestia ===
Sopra la decorazione geometrica della parte inferiore, si dispone sulla parete sud una serie di scene della vita di Cristo eseguite da alcuni dei più importanti pittori della scuola giottesca: [[Niccolò Gerini]] (''Ascensione, Resurrezione''), [[Taddeo Gaddi]] (la ''Crocefissione'') e [[Spinello Aretino]] (''Salita al Calvario''). Sulla sinistra il lavabo in marmo è opera di [[Pagno Portigiani]], mentre il busto in terracotta policroma, raffigurante il Redentore, è opera di [[Giovanni della Robbia]].
Sul lato est, in corrispondenza delle vetrate che danno luce alla stanza, si apre la grande '''Cappella Rinuccini''', con gli affreschi eseguiti tra il [[1363]] e il [[1366]] da [[Giovanni da Milano]] (alcuni li attribuivano a Spinello Aretino). La parete destra presenta le ''Storie della Maddalena'' e quella di sinistra le ''Storie della Vergine'', con la parte inferiore completata da [[Matteo di Pacino]]. Benché l'affresco non fosse il tipo di pittura congeniale del grande continuatore della pittura giottesca Giovanni da Milano, in queste opere è comunque significativamente apprezzabile la ricchezza della sua gamma cromatica calda e pallida (a differenza dei pittori contemporanei fiorentini, più fedeli ai forti toni del rosso e del blu), superfici lisce e sfumate delicatamente, scene maestose e composte. Il polittico sull'altare è di [[Giovanni del Biondo]]. La cancellata della cappella è originale e risale al [[1371]].
== Tombe e opere nelle navate ==
Sul pilastro successivo poggia il pregevole pulpito di [[Benedetto da Maiano]], a base ottagonale, mirabilmente decorato da cinque formelle scolpite a [[bassorilievo]], con scene della ''Vita di San Francesco'' a forte effetto di profondità grazie all'uso sapiente della [[prospettiva]]. Sotto ciascuna formella si trovano delle nicchie con statuette delle ''Virtù''.
A fianco dell'altare seguente, il quarto, il monumento a [[Niccolò Machiavelli]] di [[Innocenzo Spinazzi]] ([[1787]]), una delle migliori opere del neoclassico fiorentino con la celebre iscrizione "<small>''TANTO NOMINI NULLUM PAR ELOGIUM''</small>". Particolarmente elegante è l'urna e la figura della ''Politica'', col delicato panneggio e una testa "alla greca".
Dopo il quinto altare si trova il monumento allo storico [[Luigi Lanzi]], di [[Giuseppe Belli (scultore)|Giuseppe Belli]] ([[1810]]), e poco dopo l'edicola con l<nowiki>'</nowiki>''[[Annunciazione Cavalcanti]]'' di [[Donatello]] ([[1435]] circa), capolavoro in [[pietra serena]] con dorature, realizzata con una tecnica inconsueta. Si tratta di un [[altorilievo]] impostato secondo l'anticlassicismo tipico di questa fase dell'opera dello scultore, con contrasto tra la semplicità della materia e la ricchezza della decorazione. I personaggi sono ritratti con una certa inquietudine e una ''contaminatio'' con motivi decorativi antichizzanti.
Chiudono la navata, quasi all'imbocco del transetto, i monumenti ottocenteschi al musicista [[Luigi Cherubini]] e all'incisore [[Raffaello Morghen]] ([[1854]]), opere entrambe di [[Odoardo Fantacchiotti]] (il secondo è solo un [[cenotafio]] voluto dagli allievi del Morghen, che è invece sepolto nella [[chiesa di San Martino a Montughi]]).
== I Chiostri e il ''Museo'' ==
{{Museo
|NomeMuseo= Basilica, chiostri e museo di Santa Croce
Alla basilica corrispondeva uno dei più grandi conventi cittadini. Come a [[Santa Maria Novella]] gli ambienti vennero gradualmente secolarizzati a partire dalla fine del Settecento e destinati ad altri usi. Per esempio la [[Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze]] sorge su un terreno che prima faceva parte del convento ed oggi, fra le varie attività che si tengono nell'ex-cenobio si annoverano una scuola elementare ed una scuola per artigiani del [[cuoio]].
La parte più monumentale del complesso, costituita dall'ex refettorio con il Cenacolo fu allestita come museo già dal [[2 novembre]] del [[1900]], sotto la direzione di [[Guido Carocci]], dove già esisteva un deposito di opere d'arte, in parte provenienti dalle demolizioni del centro storico del periodo del ''[[Risanamento di Firenze|Risanamento]]'' (frammenti architettonici che oggi si trovano nel lapidario del [[Museo nazionale di San Marco]]). Il museo venne gradualmente ampliato e inaugurato con un nuovo allestimento il [[26 marzo]] [[1959]] come '''Museo dell'Opera di Santa Croce''', con i due chiostri, il refettorio principale e qualche altro ambiente, ma il disastro dell'[[alluvione di Firenze]], con l'acqua che qui arrivò a 4,88 metri, rese necessario un lungo periodo di chiusura per approntare i necessari restauri. Venne riaperto solo nel [[1975]] e un anno dopo, in occasione del decennale dell'alluvione, il martoriato ''[[Crocifisso di Santa Croce|Crocifisso]]'' di [[Cimabue]] veniva riportato nel museo.
Dal [[2000]] circa tutto il complesso basilicale fu convertito in un unico grande museo con un unico biglietto a pagamento, che da una parte ha ridotto l'impatto del turismo di massa sui tesori della basilica, dall'altro ha innescato le tipiche polemiche di quando si destina un edificio di culto consacrato ad uso museale, impoverendo il ruolo spirituale di questi ambienti. A fronte di questi cambiamenti oggi non ha più molto senso di parlare di Museo dell'Opera di Santa Croce, essendo tutto il complesso diventato museo.
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